DONARE: UNA LETTERA DI FORTINI PER ADRIANO OLIVETTI

Ho ricevuto un regalo, e come tutti i doni preziosi lo condivido con voi. Ho conosciuto qualche giorno fa Beniamino de’ Liguori Carino, direttore editoriale delle Edizioni di Comunità, fondate da Adriano Olivetti nel 1946.  Olivetti era il nonno di Beniamino: proprio oggi, peraltro, è in libreria la sua biografia scritta da Valerio Ochetto.
Con Beniamino abbiamo parlato, fra l’altro, di Franco Fortini. Mi ha raccontato di una lettera che Fortini scrisse accompagnando un dono (sì, i doni sono importanti in questo post) per l’amico convalescente: la lettera, che è di proprietà della Fondazione Adriano Olivetti, mi è arrivata via mail, con il permesso di renderla pubblica.
Eccola. E’ un gioiello di grazia e, se posso, di utopia.

Milano, 16 novembre 1950
Caro Adriano,
mi dicono che sei entrato in una lunga convalescenza. La spero per te, invece, breve – e ultima. Credo che non ti dispiacerà questo uccello vivo che ti mando in una gabbia di fil di ferro. Mi sono chiesto quale esempio di vita potesse  far piacere ad un convalescente; ed ho pensato a una delle più allegre creature del mondo. Forse è stato anche un pensiero egoistico; perché quaggiù, diversamente da Ivrea, si vede solo qualche gatto, oltre ai soliti uomini.
Ma siccome un uccello in gabbia può divertire solo per pochi minuti, tu dagli anche subito, se credi, la via; m’han detto che è un piacere tanto raro, al giorno d’oggi, concedere una libertà. E’ una specie viace ovunque, col peggior freddo; è un frosone (phrygius, Asia minore), di becco robusto, un uccello di semplice naturale, come vedi: ma ben disposto e anche, credo, piuttosto furbo. A me quel suo mantello color novembre piace; ho pensato che un uccello più vanitoso non ti sarebbe andato a genio.
Stai meglio che puoi, caro Adriano; te lo augura insieme a Ruth il tuo
Franco Fortini
Ps. Sbattendo contro la gabbia s’è spelato alla fronte e alla coda; non accade solo ai frosoni. Se si dovesse cavar di gabbia, tenerlo con l’indice sotto la gola; perché becca forte.

4 pensieri su “DONARE: UNA LETTERA DI FORTINI PER ADRIANO OLIVETTI

  1. “Secondo me liberare uccelli cresciuti in gabbia equivale a condannarli a morte certa. Il reinserimento in libertà è certamente possibile ma richiede mesi di ambientamento in voliere alberate dove gli uccelli possono allenarsi al volo e abituarsi a nutrirsi di semi di erbe selvatiche, che devono essere fornite loro sostituendo gradualmente il misto per canarini al quale sono stati abituati dalla nascita. Se non hai questa possibilità ti conviene tenerli in gabbia oppure,come giustamente consigliato da Marco62, portarli in un centro di recupero dove effettuare il necessario periodo di reinserimento in natura. Aprire la porticina della gabbietta è certamente poetico ma a loro non lascia alcuna possibilità di sopravvivenza.”
    [dal forum del Portale italiano di ornitologia]

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