NON ERO A PAESTUM

Non ero a Paestum, ma ho letto di Paestum. Ho letto il blog di Femministe nove. Ho letto il resoconto di Luisa Betti sul Manifesto (e per averlo commentato e condiviso su Facebook ho ricevuto una rapida espulsione dalle altrui amicizie: segnale indicativo), ho letto l’intervento di Incroci de- generi e i commenti su Abbatto i muri, ho letto il resoconto de La27ma ora.
Fatevi un’idea direttamente.
Per quel che mi riguarda, e per quel che vale, osservo rischi e istanze: il partire da sè che può diventare un chiudersi in sè, il rapporto con la politica dei partiti, il non dover e voler scindere rivendicazioni di genere da rivendicazioni di classe (sì, classe).  Infine, l’appello contro questo decreto sul femminicidio, che trovate qui (qui trovate il post del 9 agosto in proposito).
Non ero a Paestum perché sono una femminista sui generis. Mi piace agire, e se possibile agire sulle parole, che sono tutto quel che ho e che so. Perchè se cambiano le parole cambiano le pratiche. Forse cambierà  anche l’eterna lotta per conquistarsi una fetta di potere personale all’interno del movimento: quella che ha reso invisibile i vecchi movimenti degli anni Settanta, quella che sta minando da vicino alcuni di quelli attuali.
Non ero a Paestum, e quel che leggo non mi rende ottimista. I conflitti sono benefici, certo, ma se producono cambiamenti. E nulla cambia se l’abbraccio soffocante delle madri non si affievolisce e il coinvolgimento degli uomini (cinque su cinquecento) non aumenta.
Ma si continua, comunque e nonostante tutto.



15 pensieri su “NON ERO A PAESTUM

  1. sono d’accordo con te. Per assurdo, per eterogenesi dei fini, forse (ed uso questo avverbio come uscita di sicurezza) c’erano solo 5 uomini perché il contenzioso ideologico con le compagne femministe degli anni ’70 (le madri), nostre compagne nella vita di allora e in parte di oggi, non si è ancora risolto. E allora per assurdo, per un discorso interrotto, per un non detto che strada facendo è diventato un rimosso, forse gli uomini, quel tipo di uomini è più vicino alle giovani femministe che per assurdo potrebbero essere le “nostre”, anche le nostre figlie. Ma il discorso è pericolosissimo, me ne rendo conto. Pericolosissimo perché è un gioco al massacro, una guerra fratri/sororicida che NON possiamo permetterci né sostenere, nessuno e nessuna lo può. Perché? perché dobbiamo tornare a studiare, a teorizzare, a confrontare, a sperimentare. Già fare questo, dati i tempi e le cose, sarebbe un bel capolavoro.

  2. Credo sia invece importante sostenere e procedere insieme alle donne che erano a Paestum e che hanno avuto il coraggio di dissentire, di rompere l’incantesimo, e di farlo anche simbolicamente sul proprio corpo. Giovani, meno giovani e anche anziane. Lasciare che queste donne che si sono esposte chiedendo di essere incisive sulla realtà con una azione politica diretta di fronte a un sistema politico che legifera sui nostri corpi disposizioni securitarie in un pacchetto sicurezza che passa come una normativa che “difende le donne”, ovvero voltare la faccia dall’altra parte, è grave quanto è stato grave togliere la parola a chi metteva in campo queste istante lì, a Paestum. Sarebbe meglio unirci su contenuti chiari, con una politica che sancisca la centralità dell’autodeterminazione delle donne, perché se siamo tornate indietro e se oggi c’è bisogno di tornare a lottare come 30 anni fa, non è certo responsabilità nostra, ma proprio di quella generazione che ha lottato ma che poi si è fermata, lasciando campo libero all’egemonia di un potere che ci ha distrutte. Lancio quindi l’appello non solo per aderire contro quello che, ora, fa sintesi dell’attacco alle donne (DL femminicidio) ma anche a fare un fronte comune insieme anche a quelle donne che erano a Paestum ma che non vedono l’ora di tornare a lottare (e sono parecchie), con una consapevolezza nuova e su diritti che non sono affatto scontati. Grazie

  3. A proposito di parole…
    Scusate la mia confessione di impotenza, ma leggendo il manifesto non sono riuscito ad arrivare alla fine.
    Ho avuto la continua sensazione mentre leggevo di non aver capito, perso in questo stile frammentato e frenetico.
    Ma una dichiarazione semplice, chiara e distinta era impossibile? So che i manifesti devono colpire più che far capire, però forse si è ecceduto in una sola direzione.

  4. volendo documentarmi (non sapevo niente né di Paestum né del resto…), ho cominciato dal primo link a Femministe nove. Mi si è aperta una pagina con un papiro fitto-fitto da leggere (forse un giorno, nel tremila, capiremo che la comunicazione sul web ha le sue regole…). Arrivata a metà ho dovuto gettare la spugna.
    Non si capisce niente.
    Forse è un linguaggio esoterico per iniziat@.
    Buona fortuna, alle nove!

  5. Ho letto anche l’articolo di Betti. Dove si scopre che a passare sul corpo delle donne sono le donne.
    Comunque, anche senza andare a Paestum, nel mio piccolo è tutto un déjà-vu.
    Quanto al perché non ci sono più uomini in queste manifestazioni… Credo che l’articolo di Betti dia la risposta.
    Trogloditi maschilisti, ma scemi no…

  6. un giorno mi piacerebbe discuterere sulla pericolosità inclita nel pensiero n° 139 di blaise pascal:
    «Tutta l’infelicità degli uomini ha una sola provenienza etc etc

  7. Io a Paestum c’ero. quello che si legge nei vari articoli non restituisce pienamente l’esperienza.
    ci sono molte anime, numerosi gruppi, infinite individualità che si sono incontrate. quell’incontro non si può raccontare completamente.
    in alcuni laboratori sono nate reti e relazioni che metteranno nella pratica dei bisogni condivisi.

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