DOPO TRENTA GIORNI

Non è facile riprendere, dopo l’ultimo post, e a ben pensarci questa non è una ripresa vera e propria, non ancora.
Certo, molto di quanto è avvenuto ad agosto meriterebbe una riflessione: si tratti di donne (le morte ammazzate di cui non si parla nelle cronache, ché tanto sono sempre il raptus o la gelosia o un momento di scarsa lucidità a ucciderle) o di libri (abbiamo avuto il best seller, e del best seller si sono occupati tutti su tutti i supporti: se questo sia un bene o un male, poco conta. Difatti, non è un bene e non è un male).
Curiosamente, i due ambiti sono intrecciati: il best seller estivo va a confermare quanto avviene nell’immaginario che le donne riguarda. Sposati, sii sottomessa e possibilmente cercati un miliardario. Neanche questa è una novità. Dunque?
Dunque, per prima cosa, occorrerebbe riflettere sui luoghi dove si riflette. Si riflette davvero o, status dopo status, tweet dopo tweet, si lascia che il commento breve incalzi, e che sia arguto, e scivoli via rapidamente?  Come ha scritto Vincenzo Marino su ValigiaBlu, ha perso senso la  cartella “bozze” dei blog, «piena di post mai pubblicati per timore d’ apparire superflui, privi di senso, fuori contesto o in un contesto nel quale l’ apporto individuale vale approssimativamente zero». Oggi, quella che era “la forma lunga” viene sostituita dallo “statement facile”. E tutto scivola via, senza dolore, né cupezza, né “ammissione dell’ irrilevanza”, e senza neppure «l’ individualismo dei reduci che cercano di cavarsela, ché i social network ci fanno tutti animali sociali ai margini dell’ ovvietà e del banale».
Dunque, se ogni minuto porta la propria indignazione, quanto resisterà la medesima, e a quanti arriverà? Ci sono altre strade da seguire, e quali sono?
Queste sono le domande che mi sono posta negli ultimi trenta giorni. Come sempre, le risposte non sono univoche, nè immediate. Diciamo che il terreno su cui lavorare mi sembra questo. Con lentezza, questa volta.  Perché le perdite, caro commentarium, ci cambiano dal profondo: e voglio che il cambiamento detti i propri tempi e le proprie regole. Ben trovati, comunque.

5 pensieri su “DOPO TRENTA GIORNI

  1. I social sono nati per accontentare l’esigenza di cazzeggio e di divertimento, non sono adatti ai dibattiti e alla divulgazione di pensieri troppo strutturati e complessi. Possono peró servire per discussioni e approfondimenti limitati ad una ristretta cerchia di persone con interessi e cultura comuni. Personalmente nel web cerco anche l’occasione e il modo per rilassarmi, dato che il mio impegno sociale é “dal vivo”, ma se c’é l’occasione e le persone mi piace anche affrontare argomenti seri, purché, come già detto, la cerchia sia ristretta e non ci siano troll o persone ignoranti. E intendo ignoranti in senso letterale, infatti non avrebbe senso per me intavolare una discussione sui server di posta, tanto per fare un esempio, con chi non é del mestiere, perderei solo tempo a spiegare i fondamenti. 🙂
    Quindi credo che i blog rimangano il solo mezzo per diffondere pensieri e opinioni, e soprattutto per innescare riflessioni e, perché no, dubbi.
    p.s.: bentornata 🙂

  2. Un paio di giorni fa sono ho visto girare su facebook una lettera, con intestazione del Senato, dell’Onorevole “Frustalupi” in cui si parlava delle ferie a Cuba offerte da Fidel a tutti i suoi “amici di comunismo” del pd, e ora, grazie al prode Frustalupi, estese a tutti i deputati.
    Gran divertimento iniziale nel vedere la lettera condivisa da centinaia di utenti. Fin qui tutto bene. Poi comincio a notare che molti non hanno intuito lo scherzo e scrivono insulti standard, altri nutrono qualche dubbio sulla verosomiglianza della cosa. Tra questi anche pagine fb legate a partiti, un deputato dell’Idv (Barbato) probabilmente non legge nemmeno (si spera) ma promette di cercare chiarimenti.
    Il messaggio originale del profilo “Siamo la gente, il potere ci temono” gruppo visibilmente parodistico, è inondato da messaggi di utenti che hanno scoperto la bufala (o meglio, hanno copianincollato il motivo per cui sarebbe una bufala). E mica hanno notato la grammatica creativa o il contenuto improbabile, no, sono andati sul sito del senato a cercare L’onorevole Frustalupi e non l’hanno trovato!
    A questo punto rifletto sul fatto che gli utenti navigati non ragionano come me, ma in modo più complesso. Io sono ancora troppo analogico.
    “E tutto scivola via, senza dolore, né cupezza”, non ho risposte alla domanda, ho solo allargato la questione: perchè scrivere in modo eseteso se la maggioranza legge una riga? e se legge è in grado di estrapolare correttamente il contenuto?
    Ho paura che noi massa di utenti siamo sempre più alla mercè di influencer, e di chi la comunicazione stringata dei socialnetwork la sa usare davvero.
    Il Messaggio serio dell’onorevole Barbato:
    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=346063018810022&set=a.328397473909910.76004.328396727243318&type=1&theater
    La lettera originale dell’Onorevole Gualtiero Frustalupi: https://www.facebook.com/#!/photo.php?fbid=345594338856890&set=a.328397473909910.76004.328396727243318&type=1&theater

  3. @Giobix:”perchè scrivere in modo eseteso se la maggioranza legge una riga? e se legge è in grado di estrapolare correttamente il contenuto?” La risposta di una mia amica, più grandicella di me che, una ventina di anni fa, insegnava alle scuole medie e poteva campionare un sacco di gente, era: “La maggior parte della gente non capisce quello che legge”. Allora, vent’anni fa. Temo che la situazione, se è cambiata, non sia migliorata. Bentornata Lipperini 🙂

  4. un tempo si fuggiva nel vedere “il treno all’arrivo in stazione”, oggi si dubita molto di più della tv. è un mezzo nuovo con cui fare i conti. ma non dipende dal mezzo più di quanto non dipenda dalla volontà e dalla possibilità data dalla consapevolezza.

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