DOPPIA LETTURA

"1. Dio e Mammona
Il libro è nato molto prima del mercato, ma da
almeno un secolo deve convivere con le sue leggi. Per questo si dice
che deve conciliare il “Dio” della creatività, del contenuto, della sua
anima e “Mammona” della perfomance economica. Per questo l’editore
gioca su due tavoli e deve tenere in piedi un’impresa che,
necessariamnete appartiene a due ordini diversi.
 
2. I Libri non si fabbricano
L’unico genere letterario inventato dall’editoria
libraria è l’enciclopedia; per tutto il resto, cioè per quanto riguarda
l’editoria “calda” il pallino non è nelle mani dell’editore. Anzi,
quella editoriale è l’unica industria al mondo che non possiede il
prodotto che fa. L’editore possiede al limite la carta e l’inchiostro
ma non è proprietario di quello che viene scritto. L’editore quindi
dipende dal fatto che ci siano autori, ed autori bravi, i cui diritti
vengano tutelati. E’ questa per l’editore come una fontana dalla
portata imprevedibile e discontinua, per cui si può dire che la sua
professionalità si giochi essenzialmente sul modo in cui riesce a
pararsi dagli effetti negativi di questa discontinuità.
Per questo motivo, allora, la sua è un’attività di intermediazione tra
creatività e fruizione, tenendo conto dell’enorme potere di attrazione
che ha il versante della creatività. Tutto il mondo editoriale è
infatti attirato dal prestigio dell’autore."

Per chi non c’era, questi sono due momenti della lectio magistralis di Gian Arturo Ferrari sul tema "Il mestiere dell’editore", riassunti da Al top libri. Dove trovate il seguito.

Su Letteratitudine si affronta invece un tema spinosissimo: la maggioranza di lettrici rispetto ai lettori. Non necessariamente è un bene, temo.

6 pensieri su “DOPPIA LETTURA

  1. Chi lavora con Gianni Ferrari, quando ascolta questo discorso -lo stesso da buoni dieci anni- ride, e dopo ride anche con lui.

  2. “L’editore è insostituibile perché è in grado di combinare quei pochi dettagli che differenziano la sua impresa in maniera vincente.” (cito il riassunto. Suppongo che GAF chiami pochi dettagli gli introiti pubblicitari della divisione periodici da investire nel marketing… Se è così, capisco pure perché ci rida su!
    dal NewYorkTimes, tradotta su 24/7, un’altra spigolatura divertente sul mondo dell’editoria:
    http://www.24sette.it/contenuto.php?idcont=931

  3. “l’editore è colui che dà forma e sceglie e si rende responsabile della scelta che ha fatto”.
    mi piace questa frase e insisterei molto sul concetto di responsabilità; chi è responsabile della pubblicazione e promozione di cose orrende, tali da suscitare in ogni lettore la reazione del “questo lo so scrivere anche io” con tutte le conseguenze che ne derivano?

  4. ciao Loredana, ti volevo informare della manifestazione nazionale che si terrà a Napoli il 19 maggio 2007 alle ore 15.00 a piazza Garibaldi contro la Guerra chimica con cui Camorra e company stanno distruggendo la Campania. ciao

  5. ciao Loredana, ti volevo informare della manifestazione nazionale che si terrà a Napoli il 19 maggio 2007 alle ore 15.00 a piazza Garibaldi contro la Guerra chimica con cui Camorra e company stanno distruggendo la Campania. ciao

  6. L’editore conta sempre di meno: quella che conta è la distribuzione. Gli editori sono migliaia, ma nelle librerie ci sono sempre gli stessi. Se il libro non è presente sugli scaffali non viene acquistato, se non viene acquistato non viene letto: poco importa se l’autore è bravo, il libro buono, l’editore in gamba. I libri si vendono come i pannolini: vendono di più quelli che hanno il maggior budget pubblicitario. Se poi il libro fa schifo poco importa: intanto l’hanno comprato. Di libri così, comprati e poco o mai letti, ce ne sono a milioni nelle case italiane. I critici letterari recensiscono sempre gli stessi autori, tutti gli stessi titoli. In fondo è come per il cinema: ci sono centinaia di sale nelle nostre città, ma alla fine i titoli, se sono una ventina, è grasso che cola. Eppure la produzione di qualità a livello mondiale permetterebbe ogni mese di presentare almeno un centinaio di titoli validi… Alaa fine quello che conta è chi conosci, soprattutto se lavora nei media, non quanto sei bravo come scrittore, autore, fotografo, regista… Solo ipocrisia.

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