Due notizie, per così dire, di servizio.
La prima riguarda ancora una volta Violata, la statua “contro la violenza sulle donne” di Ancona. Alle migliaia di firmatari della petizione che la definisce inopportuna, la commissione Pari Opportunità della Regione Marche ha risposto picche: non se ne parla proprio, la statua rimane dov’è, abbiamo fatto bene, le nostre scelte non si discutono.
Le reazioni sono di due tipi: la raccolta firme, che continua, e una protesta sul web e dal vivo. In rete è nato un blog, Figli d’Arte Violata, che raccoglie contribuiti scritti e grafici. Fateci un giro.
Per quanto riguarda le azioni dirette, lascio la parola a Cristina Babino e Alessandra Carnaroli, promotrici della petizione:
“Una serie di post-it colorati con su scritto Non in mio nome, frase con la quale intendiamo ribadire un sentimento comune e condiviso: donne e uomini che non si sentono rappresentati né come vittime né come cittadini consapevoli e impegnati contro la violenza di genere. Ricoprendo la targa con questi innocui, e facilmente rimovibili, post-it – evitando quindi di toccare in alcun modo la scultura in sé, nei confronti della quale, in quanto opera d’arte, continuiamo ad esprimere il nostro rispetto -vogliamo simbolicamente riappropriarci di una battaglia che non può essere combattuta attraverso messaggi svilenti e svianti che sembrano perseguire l’unico fine di dare risalto a chi ha promosso l’iniziativa e che nella realtà continuano a offendere le donne, in particolare quelle che nella loro vita hanno subito violenza e a cui l’opera sarebbe dedicata.
Ribadiamo la convinzione che commemorare le vittime servendosi dell’immagine stereotipata della donna come facile preda esclusivamente sessuale non serva a una riflessione profonda e costruttiva sulla violenza che, in quanto abuso di potere e tentativo di possesso, non è solo fisica ma ha radici e sviluppi culturali, economici, religiosi e sociali.
La nostra è una forma di protesta e resistenza civile che proseguirà, in varie forme e manifestazioni, fino a quando le Istituzioni locali non avvieranno un processo di discussione e confronto sulle numerose istanze e obiezioni avanzate nelle due lettere che abbiamo inviato agli organi competenti sull’argomento e che, lo ricordiamo, non hanno ad oggi ricevuto la benché minima risposta, se non il secco rifiuto, aprioristico e del tutto autoreferenziale, a rimuovere la statua. Atteggiamento, questo, da parte delle istituzioni coinvolte, che riteniamo ingiustificabile e inaccettabile in un Paese che voglia dirsi civile.
La nostra petizione prosegue intanto a ritmi sostenuti, arrivando ad oggi acirca 1700 firme di liberi cittadini da Ancona, dalle Marche e da tutta Italia,e ha trovato il sostegno di personalità autorevolissime come quella dell’europarlamentare On. Silvia Costa, da sempre impegnata nella lotta per l’uguaglianza tra i generi e i diritti civili, che in un messaggio alle promotrici ha espresso condivisione per le ragioni della petizione e ribadito l’importanza dell’impegno diretto dei cittadini in questa battaglia di cultura e civiltà”.
Il messaggio di Silvia Costa è questo:
“Gentile Cristina,
Condivido le sue valutazioni critiche sulla statua che rischia di dare un messaggio ambiguo e morboso su un tema che merita delicatezza e sensibilità nella sua rappresentazione.
Era uno di quei casi in cui il riferimento simbolico o metaforico in chiave artistica avrebbe dovuto avere un significato e una efficacia forte ma più coerente con la controversa materia.
Condivido quindi il senso della vostra petizione anche se non so quale esito potrà avere il mio pronunciamento. Ritengo infatti prioritaria la pressione delle cittadine e dei cittadini più direttamente coinvolti localmente.
Aderirò tramite il vostro sito.
Con molti auguri, Silvia Costa”
La seconda notizia riguarda una lettera aperta ai sindacati da parte di Di.Re. Argomento, lo so già, che verrà giudicato scomodo da molti. Invece, vale la pena di leggere.
“D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza – ritiene grave ed inopportuna la scelta di invitare al concerto del Primo Maggio Fabri Fibra, il rapper italiano che divulga nei testi delle sue canzoni messaggi sessisti, misogini, omofobi, e canta l’apologia della violenza contro le donne.
In Su le mani alcuni passaggi esaltano la violenza con riferimenti a una dolorosissima vicenda che scosse l’Italia negli anni ’80 e che contò 16 vittime.
In Venerdi’ 17 canta lo stupro e l’assassinio di una bambina di 12 anni ed esalta azioni violente contro le donne.
Nel 2012 sono state oltre cento i femicidi. Le donne che si sono rivolte ai centri sono state 14mila: un dato che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno in gran parte sommerso e alimentato da una cultura attraversata da stereotipi sessisti, modelli di mascolinità prevaricanti e violenti, discriminazioni contro le donne. La questione dell’inefficacia delle politiche di contrasto alla violenza contro le donne, anche in relazione alla mancanza di prevenzione tra i giovani e le giovani è stata stigmatizzata nel 2012 da Rashida Manjoo, special rapporteur dell’Onu, che ha richiamato l’Italia ad una corretta applicazione della Cedaw. Il linguaggio dei media e della rappresentazione del corpo delle donne nella pubblicità è un problema che ancora è lontano dall’essere risolto.
Ci domandiamo allora, qual è la motivazione di questa scelta dei sindacati? E’ opportuno che si divulghino dei messaggi violenti in occasione del Concerto del Primo Maggio, a cui assisteranno molti giovani e molte giovani, e che, ancora una volta, si faccia spettacolo con la violenza contro le donne?
L’associazione D.i.Re chiede ai sindacati di fare una scelta responsabile e di revocare l’invito al rapper italiano nel rispetto delle donne e di tutte le vittime di violenza omofoba e di femminicidio”.
Quanto meno, rifletteteci. Solo questo.
Mh sì ora immagino ci sarà chi dice che Fibra la violenza, la misoginia, l’omofobia, non le esalta ma le racconta, le mette in scena, tipo rappresentazione e anche (volendo) critica di questa società vacua, violenta ecc.
Però a me sembra che ci pucci ben bene il biscotto in questa ambiguità.
Il modo in cui usa episodi di cronaca nera nelle sue canzoni poi a me non sembra tanto diverso dal plastico di Cogne di Vespa, cambia lo stile ma mi fa lo stesso effetto, di spettacolarizazione morbosa.
Intervengo nella questione per dire la mia relativamente alle grottesche frasi su Fabri Fibra: ora, può piacere o non piacere come artista. A me piace, anche se ritengo migliori i suoi dischi precedenti che l’ultimo.
E quello che ritengo proprio migliore è “Mr Simpatia”, del 2004, da cui è tratto il passo sull’omicidio della dodicenne.
Prima di tutto non c’è mai, nei suoi testi, esaltazione della violenza: ce la vede solo chi ha malizia e ce la vuole trovare, e questo dimostra quanto sia vero il detto che spesso il “male” è negli occhi di chi guarda.
Poi vorrei anche dire che in quel cd, se entriamo nel dettaglio, si parla anche di droga, depressione, suicidio e cose del genere, e a un primo ascolto molto ma molto superficiale sembra anche che siano esaltati: ma non è così, perché sono i pensieri senza filtri del personaggio che canta, che esprime un disagio che sfocia spesso nel nichilismo.
Ma è un personaggio e, come in letteratura, i personaggi possono essere tutto e il contrario di tutto, e sta all’intelligenza dell’ascoltatore/lettore il capire i messaggi (soprattutto evitando di estrapolare dai contesti, in maniera faziosa e – mi si scusi il termine – stupida dei passi a dimostrazione delle proprie tesi).
Secondo, vorrei dire che nel rap ha grande importanza la rima, e spesso si utilizzano parole prima di tutto per la loro efficacia nella rima e per la musicalità, prima ancora che per il significato: sennò si finisce come Paola Barale che l’ha querelato per un verso – certo volgare, ma volutamente volgare – in cui viene utilizzato il suo cognome, ma per la efficacia nella rima, non certo per darle addosso. O la Chiatti l’avrebbe dovuto querelare perché ha usato il suo nome per delle rime sconce?
E dire queste cose di Fabri Fibra, che esalta la violenza di genere, è come dire che Jonathan Littel esalta il nazismo e l’omicidio solo perché ha scritto “Le benevole”.
Tutto il rispetto per la battaglia sulla statua “Violata”, ma certe tendenze censorie che altro non sono che stupidaggini fanno cadere le braccia.
L’arte dovrebbe rispondere alle tendenze etiche? Sarebbe la morte dell’arte.
Allora bruciamo i libri di De Sade, al cui confronto Fabri Fibra è uno scolaretto.
Non pensavo che nel 2013 si ponessero ancora problemi del genere, che dimostrano solo ignoranza.
Scusate i toni che possono essere “duri”, ma sono basito.
@francesca violi
Sì, io sono appena uno di quelli che dice che “Fibra la violenza etc. etc.” 🙂
Ma lo dico perché è così, e se qualcuno non ce lo vede, non ho nessuna intenzione di convincerlo. Non si può convincere che non vuole essere convinto, ma dico solo il mio pensiero.
Pier, per quanto riguarda Violata ti pregherei di leggere i post precedenti: laddove non si parla di censura, ma semmai di inganno alle cittadine e cittadini con l’acquisto – senza bando – di una statua preesistente e nata per altri scopi.
Su Fibra, come premesso, lascio aperta la discussione.
Comunicazione davvero di servizio: ho messo in moderazione il commento del solito negazionista del femminicidio che questa volta, però, l’ha fatta grossa, usando il nome reale di Marco Lodoli. Starà a quest’ultimo valutare eventuali azioni nei suoi confronti.
Loredana, ho seguito la vicenda di Violata in questo periodo leggendo i post.
Parlando di tendenze censorie mi riferivo alla questione Fibra, non certo a quella della statua, per la quale c’è una discussione/battaglia che ha tutto il mio rispetto.
Infatti, mi sembrerebbe fori luogo invitare De Sade al concerto del 1° maggio, a voi no?
Pier, innazitutto non dico di bruciare i cd di fibra, ci mancherebbe (poi mio marito chi lo sente, se glieli tocco :-)): si parla invece dell’opportunità di invitarlo o meno a un evento pubblico di un certo tipo.
Poi che la violenza anche estrema siccome è così tanto umana è anche uno degli ingredienti principali dell’arte, non si discute. Però per dire se io leggo ” A sangue freddo” di Capote o guardo una puntata di Quarto Grado, mi pare di vederla, la differenza tra l’arte e il titillare la morbosità del pubblico.
Allo stesso modo il personaggio violento, alienato disperato ecc. può colpirmi e disturbarmi ( ad esempio io mi commuovo sempre da pazzi ascoltando Stan di eminem), ma altre volte, insistere sul tema della pecora nera scorretta e marginale mi sembra più dare al pubblico ciò che vuole, e diventare peraltro parte integrante del sistema che uno critica.
Non conoscevo questi due canzoni di fabri fibra, che comunque non ho mai seguito molto. Le ultime canzoni che ho sentito mi sono sembrate più mature e interessanti rispetto a quando faceva l’Eminem dei poveri (anche se non credo che Eminem abbia mai scritto una cosa come quella della dodicenne nello sgabuzzino).
Certo che ci puccia il biscotto con l’ambiguità e la cronaca nera, tra le righe in entrambi i pezzi domanda all’ascoltatore se sia così assuefatto da trovare normale quello che sta dicendo, ma è decisamente troppo sottile per la maggioranza degli ascoltatori, e molto furbo.
Il problema è che ho paura abbia ragione, e la maggioranza delle persone sia troppo assuefatta per trovarci qualcosa di sbagliato. Sono comunque canzoni vecchie e non credo le proporrà a San Giovanni. Probabilmente canterà cose da trentacinquenne riflessivo tipo “Guerra e pace”.
Francesca, tutti siamo parte integrante del sistema, anche chi lo critica. Anche Eminem.
E Fibra gioca molto anche su questo ruolo.
Poi non è che “fa” la pecora nera: lo è sempre stato, nel senso che era così anche molto prima di diventare famoso (basta sentire il primo cd di dieci anni fa, “Turbe giovanili”). Poi ovviamente negli anni è cambiato il modo di porsi e non nego che giochi a fare il personaggio, ma troviamo uno che, diventato celebre, non venga più identificato col personaggio che è: è inevitabile, visto che non lo si conosce privatamente.
Sull’invito al concerto del primo maggio io sinceramente non ci vedo il grande scandalo: è un concerto? Ai concerti ci vanno i musicisti. Punto.
Vabbè invece di Fibra io speravo che invitassero Dargen D’amico, in “Di vizi di forma virtù” tra l’altro parla di lavoro, precariato, alienazione ecc. in modo spettacolare.
“Al meccano”
http://www.raptxt.it/testi/dargen_damico/al_meccano_6021.html
Quoto Francesca Violi: “Il modo in cui usa episodi di cronaca nera nelle sue canzoni poi a me non sembra tanto diverso dal plastico di Cogne di Vespa”. Icastico. Non si sarebbe potuto dirlo meglio.
Forse, al di là delle canzoni che verranno o non verranno cantate, il cielo oltre il dito a cui guardare è l’opportunità di prendere in considerazine, ogni tanto, un’etica della cura che si faccia qualche domanda su come evitare o limitare i danni e il dolore, a fianco di una più astratta e purtroppo alquanto irrealizzata idea di un diritto uguale per tutti, perché, che ci piaccia o no, così non è, e la discriminante di genere è una delle più forti, se non la più forte.
Posso presumere che sia con un’etica della cura in mente che nasca il comunicato di Di.Re. E magari, al di là dell’occasione presente, potrebbe essere un’idea rifletterci più spesso, soprattutto quando ci si avventa contro posizioni o post che non si condividono.
Per quanto riguarda il plastico di Vespa certo, la si può anche pensare così, ci mancherebbe.
Il discorso però è un altro, e stiamo deragliando: ossia che vengono presentate tali accuse:
” Fabri Fibra, il rapper italiano che divulga nei testi delle sue canzoni messaggi sessisti, misogini, omofobi, e canta l’apologia della violenza contro le donne.
In Su le mani alcuni passaggi esaltano la violenza con riferimenti a una dolorosissima vicenda che scosse l’Italia negli anni ‘80 e che contò 16 vittime.
In Venerdi’ 17 canta lo stupro e l’assassinio di una bambina di 12 anni ed esalta azioni violente contro le donne.”
Non so cosa intenda Di.Re e che intenzioni di etica della cura abbia, non interpreto le intenzioni che non conosco e non presumo nulla, ma discuto le parole che leggo.
E queste parole mi paiono veramente sbagliate, fuori luogo e veramente che non stanno né in cielo né in terra: queste esaltazioni della violenza e le apologie delle violenze sulle donne ce le vedono solo loro.
Ma che loro ce le vedano dunque non ha importanza? E’ sempre e solo una questione di libera espressione? E se ce le vedono loro, non è che magari qualche giovane ce le vede anche? Ed è sempre censura anche una richiesta di riflessione e attenzione? Ma mai davvero che si possano confrontare posizioni invece di arroccarsi in difese astratte e d’ufficio?
Recentemente c’è stato, ad esempio, un comunicato delle donne vittime di tratta che non apprezzano la rivendicazione del termine “slut” e ne mettono in dubbio l’efficacia come strategia, oltre a segnalare il fatto che loro se ne sentono ferite. Non è una censura, è una richiesta di attenzione al linguaggio e alle sue conseguenze, è la segnalazione di una lettura diversa. Perché non dovremmo quantomeno prenderla in considerazione e rifletterci?
@Ilaria
Il fatto che ce le vedano loro non dico che non ha importanza e che non si debba discutere, infatti ne sto discutendo con argomentazioni e non liquidando la questione in difese astratte e d’ufficio: mi pare, eh.
Dove ho mai detto che non ha importanza?
Sto semplicemente ribattendo a quella che per me è un’interpretazione sbagliata: e se è l’interpretazione di anche qualche giovane, cosa ci posso fare? Non invitiamo un artista perché alcuni giovani lo considerano un apologo della violenza? E tutti gli altri che non lo considerano tale?
Il fatto è che non si sta solo discutendo, si sta chiedendo di revocare – unilateralmente – l’invito a un artista in base a una propria interpretazione, parziale e di parte, di alcuni testi; interpretazione che viene presentata però come dato di fatto oggettivo (“il rapper italiano che divulga nei testi delle sue canzoni messaggi sessisti etc. etc”), non come parere. Ti pare poco?
Poi certo non si tratta di censura (anche se dicevo “tendenze censorie”), ho anche esagerato nei termini perché per me la censura oggi è quasi inesistente, con i tantissimi canali di comunicazione che esistono: se non va al primo maggio, andrà da qualche altra parte.
Poi penso che quando si esprimono parere così definiti, Di.Re dovrebbe anche citare i passi delle canzoni a cui ci si riferisce, non evocarle genericamente: in modo che il lettore si possa fare un’idea direttamente.
Sennò è troppo facile dare per dati di fatto cose che invece non sono dati di fatto.
Infatti ho messo i link.
La questione è complessa, e rimando (per fare un esempio) al bellissimo articolo che Adriano Sofri scrisse su Il rosso e il nero di Stendhal. Siamo su ben altri livelli, naturalmente: ma in quel caso Sofri si interrogava – a mio avviso giustamente – sulla percezione dei femminicidi anche in letteratura.
Ripetendo che siamo su altri livelli, e concedendo al maledettismo di alcuni rapper tutto il desiderio di scandalo che si vuole, un minimo di interrogativi sulla pertinenza della presenza di Fibra al concertone è, a mio parere, legittimo.
Così come è fuor di luogo NON il culo di Violata, ma l’attribuzione di simbolo anti-violenza, credo che forse ci sarebbero altre realtà musicali più pertinenti in quella precisa, determinata, unica, occasione. Tutto qui.
“Ipotizziamo che venga dimostrata l’esistenza di una correlazione tra la violenza crescente dei film americani e un aumento statistico dei reati violenti…che il numero crescente di film icasticamente violenti come Arancia meccanica, Il padrino o L’esorcista abbia una correlazione causale con il tasso di brutalità nel mondo reale.
– Non dimentichiamo Il mucchio selvaggio. E poi Arancia meccanica è un film inglese. – Ma piantala. – Datemi una definizione di “violento”, però. – Guarda che ti butto fuori da quest’ascensore, X, giuro su Dio che lo faccio…
Il punto sui film per me è solo questo: statistiche del genere farebbero diminuire di molto il numero di quelli che vanno a vedere certi film ultraviolenti così in massa? No. E la follia sta proprio qui; ecco cosa voglio dire. Noi cosa faremmo? Ci lamenteremmo al bar delle maledette corporazioni che se ne strafregano di come sta la nazione e vogliono solo fare quattrini. Una manciata di persone scriverebbe una lettera al “Journal Star” o perfino a un membro del Congresso. Dovrebbe esserci una legge. Fissate delle regole, diremmo. Ma il sabato sera quelli andrebbero lo stesso a vedere qualunque film violento che loro e le loro signore ci tengono tanto a vedere.”
Il re pallido
No, davvero, faccina. Non trascinatemi nel delirio “ehi, sei contro la violenza, censuratrice folle”. Non era questa l’intenzione (e poi a me, che Arancia meccanica l’ho difeso in tutte le salse e l’ho visto insieme ai figli quando avevano – loro – quattordici anni).
Si sta parlando di una questione di opportunità all’interno del concerto del 1 maggio. Poi, se non si vuol capire, me ne faccio una ragione e mi dedico ad altro.
Loredana, capisco che il discorso verte sulla presenza al concerto del primo maggio: ora, io non ci vedo nulla di strano ma è un mio parere.
Il fatto è che la motivazione per cui non dovrebbe partecipare che la vedo come veramente forzata e fuori luogo: perché non è assolutamente vero che Fabri Fibra “esalta la violenza” ed “esalta azioni violente contro le donne.”: è questo che non mi va, perché non è semplicemente vero, alla faccia delle interpretazioni che ci possono sempre stare.
Si può vedere tutto e il contrario di tutto in un libro o in una canzone, ma a tutto c’è un limite.
Se mi dici che non è adatto al concerto per motivi vari che uno può presentare ok, si discute: ma in questo caso si sta presentando una persona/artista per quello che non è, è proprio una cantonata.
Comunque, penso che l’appello ai sindacati in questa forma non faccia altro che scatenare un muro contro muro, e da pure l’occasione ai detrattori della causa di sollevare polemiche sulle femministe bacchettone eccetera.
Molto più produttivo potrebbe essere un incontro aperto al pubblico sui temi della violenza a cui invitare anche fabri fibra.
Giobix, sono d’accordo con te, è la strada migliore. Anche perché c’è non poca gente che non vede l’ora di dire bacchettonebigotteecc., qualsiasi cosa si dica. E’, in effetti, un trappolone.
Pier, mi pari un po’ troppo sicuro, come forse sono troppo sicure le firmatarie di DiRe nella posizione opposta rispetto a Fabri Fibra.
Il problema è infatti sempre presente in certo tipo di produzione, che per esempio unisce l’autoconsapevolezza di un degrado individuale, di un malessere di un dolore con l’uso di formule che sfiorano o sfondano le pareti dell’omofobia o del sessismo. E’ un grande classico letterario, e nella musica ancora di più. Trovo Fabri Fibra interessante come testi, ma in questo arredo non è tanto lontano da certi versi immortali di Marco Masini, che con la problematica della depressione conclamata e della sfiga sociale e dei complessi di inferiorità allestiva un bel video esplicitamente inneggiante alla violenza sulle donne.
Ora, quanto Fabri Fibra mette l’accento sulla violenza, quanto sulla tristezza che si collega al lessico violento, io credo che sia lettura che dipende dall’ascoltatore e dove vuole l’ascoltatore che si vada a parare. Non merita assolutamente una censura assoluta, ma pensando al profilo di chi normalmente viene selezionato a cantare il primo maggio, mi pare fuori luogo. Il primo maggio è un concerto che chiede uno schieramento ideologico, non una fuga fraintendibile nell’ambiguità – si prediligono nomi di artisti che sono sensibili alle urgenze politiche e sociali, non che ne siano così estranei fino a correre il rischio di essere diametralmente opposti. Non lo so, è come invitare al Live Aid uno che di solito ride alle barzellette sui neri. E’ un gradino sotto a quello che le racconta, ma certo non sta abbastanza lontano per occupare quel posto.
(Che poi il problema non è quello che si dice, è l’intenzione. Voglio dire che aveccelo Kubrik il primo maggio…)
mannò Loredana, volevo solo mettere un brano che mi era tornato in mente, nessun intento :-). Non mi sono fatto neanche un’idea in proposito, e potrei anche essere d’accordo con quanto dice il personaggio del passo che ho messo, che sta in un capitolo che rileggo spesso e che mi piace molto. è un capitolo che parla di individualismo e di democrazia. scusa
http://www.youtube.com/watch?v=DWmwtcKBcoc
e poi a ‘sto punto chi vuole può vedere Fibra intervistato da Pif chiedere alla cassiera del supermercato se la raccolta punti per le tazzine è ancora in corso…
@zauberei
hai anche ragione, se si fosse discusso di quelle cose che dici.
Il problema è un altro: come detto a Loredana, e come ripeto, a me paiono veramente fuori luogo e fuori dal mondo i toni e i concetti di un comunicato grottesco che sembra censura sovietica: “esalta quello, esalta quell’altro”. Boh. Mi sembra veramente una grossa stupidaggine che presta il fianco, come è stato anche appena scritto, a chi dice “Ecco le solite femministe bacchettone etc. etc.”: e in questo caso con ragione.
Pier a me sembra semplicemente, questo comunicato – lo specchio di una lettura possibile. Poi il fianco il femminismo lo presta sempre, perchè chi lo vuole attaccare lo cerca a prescindere, anche nel mio caso per dire che sono sempre molto più centrista e critica della media.
@zauberei
Non so: se a voi il fatto che questo ragazzo venga dipinto come uno che esalta la violenza e in particolare quella sulla donna, è solo “lo specchio di una lettura possibile” allora non ho altro da dire.
A me pare solo una distorsione e una mistificazione bella e buona, non una lettura possibile.
Ma son pareri, eh.
Scusate non ho firmato il precedente commento.
Ora la smetto, ma nel commento ho perso la sintassi: “Se per voi il fatto etc. etc.” 🙂
DiRE e’ una associazione di donne in rete contro la violenza. Di questa associazione fanno parte avvocate che difendono donne vittime della violenza di genere, operatrici e volontarie dei centri Antiviolenza, come chi scrive. Dunque esprimono una opinione da un punto di vista privilegiato, quello di chi lavora nel campo e ha, come si dice, il polso della situazione. Bene, se queste donne esprimono delle perplessità sulle canzoni di Fabri Fibra meritano attenzione. Fatto ciò ognun@ si legge i testi linkati e fa le sue valutazioni. A me viene da pensare che Fabri fibra può scrivere quello che vuole, se a me non piace non lo ascolto e non lo finanzio comprando i suoi cd. F
Dunque non e’ di censura che stiamo parlando. Ma se Fabri fibra viene invitato al concerto del primo maggio, non un concerto qualunque ma proprio quel concerto li’, quello in cui di solito su canta bella ciao e si lanciano messaggi positivi di solidarietà, centralità del lavoro, uguaglianza etc…beh se a questo concerto viene invitato dai sindacati, anzi dal mio sindacato, un cantante che scrive dei testi così violenti a me sembra che manchi un passaggio: che tipo di messaggio vogliamo dare? Io vedo una stretta relazione tra l’immagine stereotipata della donna che traspare dalla statua e i testi di Fabri fibra che esaltano una immagine di uomo violento. Una seria riflessione sulla violenza contro le donne deve essere fatta proprio dagli uomini e testi del genere non lasciano spazio ad una riflessione sull’immagine di uomo anzi la confermano. Solo un’ultima cosa: immaginate una donna ospite di un centro Antiviolenza che ascolta le canzoni di fabri fibra al concerto del primo maggio da cui magari invece si aspettava di ricevere un messaggio di altro tipo. Cioè contro la violenza di genere magari approfittando della cassa di risonanza mediatica per spiegare cosa e’ e come se ne può uscire
So cosa è DiRE. E nessuno ha mai detto che queste donne non meritino attenzione: infatti si sta discutendo.
E continuo a non vedere questa “esaltazione” di violenza o di uomini violenti nei testi: anche se vedo che ci continua a utilizzare, ribadire, proprio questa parola.
Capisco che forse viene applicata l’equazione –> parlare di una cosa=esaltarla.
Ma sinceramente ci rinuncio, siamo su due piani di concezione estetica completamente diversa e con scarse possibilità di comunicazione.
Ok se non la vedi e’ legittimo. Ma se alcun@ la vedono già solo per questo non e’ il caso di dedicare un palco così importante a chi scrive canzoni quanto meno discutibili. Forse e’ il caso di veicolare altri messaggi no?
Però scusa Daniela, ma ciò che dici non ha molto senso. Un conto è prendere in considerazione l’opportunità di invitare o meno un artista, e basarsi anche sulle lamentele e le osservazioni di chiunque, e un conto è dire che basta il fatto che un artista provochi dissenso a ritenerlo inopportuno. Se assumi come per buono il punto di vista di chi protesta allora devi accettare qualsiasi protesta, e nessuna discussione è possibile.
Ascanio Celestini disse che prima di salire sul palco gli fecero firmare un documento in cui dichiarava che non avrebbe veicolato contenuti politici.
Faccina, solo per precisare che le budella di una dodicenne stuprata sono cosa alquanto diversa dai “contenuti politici” di cui parla Celestini. Tanto per.
Ma io ho solo fatto notare un ragionamento che porta a conseguenze bizzarre. Però appunto sembra che delle regole al concerto ci siano, per questo il riferimento a Celestini ( anche per dire che magari lo stiamo sopravvalutando questo concerto, perché è ridicolo che non si possano esprimere contenuti politici in un concerto del genere ). Io non scriverei mai quello che scrive Fibra, però noto un pregiudizio nei suoi confronti. Il comunicato di Dire non pone molta riflessione e interpreta in maniera discutibile dei testi. Celestini ha fra i suoi pezzi un brano in cui parla come un omofobo, e dunque qualcuno ascoltandolo potrebbe male interpretarlo. Però è Celestini e non penso che qualcuno avrebbe da ridire sul suo monologo. La richiesta di Dire sembra più una richiesta contro Fibra che una riflessione su quali canzoni è bene che siano eseguite su un palco pubblico in una certa occasione. Perché allora vorrei sapere quel testo di Wu ming 1 scritto su Eluana cosa era. Poi mi sono riletto in passato quella lunghissima discussione sul fumetto sul Circeo e non ho posizioni in merito né su quella vicenda né su questa.
Due cose.
1. Pier, appunto se rinunci capisco ma è interessante come per tante persone cambi la soglia della discriminazione chiara, della istigazione alla violenza. Stai a vedere che applichi la stessa soglia morbida anche ad altri ambiti. maschi bianchi e cattolici, vi pensate che la discriminazione e l’incitamento alla violenza debbano avere soltanto connotazione inequivocabili tipo KKK, “quanto è bello ammazzare una troia” cose che capitano in contesti estremi, situazioni politiche precise, altre congiunture storiche. Le forme inferiori con cui si combatte nella democrazia non le sapete riconoscere. Perchè magari non vi riguardano, e per voi è solo un problema estetico. L’estetica vince sulla politica, perchè il problema politico è degli altri. Vale anche per cose più altolocate di uno che fa cose carine ma poco oltre, vale anche per che ne so Philip Roth, che ce frega di dire che è misogino? scrive tanto bene… e si che ti parla una che colleziona di Roth, prime edizioni. Esiste un problema politico che può essere altrettanto dignitoso della priorità estetica. Però bisogna anche sopportare di vederli insieme, non nascondendosi di qui o di li.
Per me, e lo dico anche a Daniela – io pure sto nei centri di Dire, anche se ora non penso di poter continuare a lavorarci per problemi privati – l’errore è nell’attaccare la scelta per le canzoni passate piuttosto che chiedere attenzione sui testi che verranno presentati. Vero il testo è ambiguo, ma se quello portasse una canzone sul lavoro – oh, è pur sempre la festa del lavoro, sarebbe tanto male? e’ produttivo chiedere di sanzionare un cantante per i suoi trascorsi (se ne salvano pochi a guardare i repertori) anzichè chiedere attenzione per i testi che TUTTI presentano? Non fa passare l’urgenza del femminicidio come la coperta sotto cui si nascondono femmine uggiose e pallose etc, che se la rifanno sul passato e non pensano alle priorità presenti? Io questo chiederei: attenzione ai testi presentati, non penalizzazioni retroattive.
Per me, zauberei, l’estetica e la politica hanno poco a che fare, e riprendo in questo la concezione di Adorno. Anzi, spesso anche estetica e etica non li vedo per forza convergenti. Tu leggi Roth, io mi leggo Céline che era ugualmente un po’ estremo.
Ciò non vuol dire che non ci debba essere discussione politica su “prodotti” estetici, anzi ci DEVE essere anche la discussione politica: però la discussione politica sui contenuti estetici si fa nella strada opposta a quella che persegue Di.Re e il suo comunicato, ossia includendo e affrontando, non escludendo e allontanando -> e demonizzando in maniera capziosa; è questo l’errore sia metodologico che “politico”, perché è controproducente nel senso che produce isolamento e non apertura (sto parlando di questo caso in particolare, non in generale di Di.Re: spero sia chiaro ma lo specifico per evitare qui-pro-quo).
Come è stato detto, non sarebbe/sarebbe stato più utile allora, magari dopo il concertoo quache giorno dopo, aprire un dibattito sul tema invitando anche Fabri Fibra, invece di scegliere la via facile del dito puntato sull’artista-cattivo?
Ripeto, se si ritiene Fibra inadatto al Primo Magggio, dev’essere per altri motivi, non perché comunica “apologia della violenza”, “esaltazione della violenza”, “esaltazione della violenza di genere”: e vorrei sapere quali sono le frasi dei testi che rispondono a queste locuzioni: e ripeto, non basta dire che lui ne parla nel testo e citare una frase violenta per far partire l’equivalenza -esaltazione-.
Poi mi trovi d’accordo sul fatto che Fibra ha anche tanti altri testi adatti al primo maggio e che si è applicato un ragionamento retroattivo, e al concerto non avrebbe certo cantato Venerdì 17 (che già dal titolo dovrebbe far capire che tipo di canzone sia).
@Loredana, il discorso che fa faccina su Celestini è concettualmente identico: il fatto che si parli in termini “gore” di un infanticidio non è assolutamente un’apologia.
PS: se si ascolta Venerdì 17, prima del testo vero e proprio viene detta la seguente frase: “Attenzione, le parole che seguono sono frutto di uno sfogo di Fabri Fibra, non vanno quindi prese seriamente”.
Che è una presa in giro del “Parental Advisory”, ma esprime anche un concetto vero.
Non è l’ideale prendere alla lettera i testi musicali o i libri, in genere.
Adorno lo leggo pure io Pier, grande maestro. Lukacs disse di lui e del suo socio – da me ancora più amato Horkheimer – una stanza di lusso sull’hotel Abgrund. Cioè le pratiche critiche inclusive sono cose molto utili, ma hanno tempi troppo lunghi, da sole sono poco più che un lusso elitario e narcisista – cose sul campo se ne devono fare, e infatti i poveracci quando fecero gli Studies on Prejudice, fecero un’indagine sul campo veramente degna sulla discriminazione razzista e antisemita nelle fabbriche, e chiesero risoluzioni concrete, mica seghe alle code dei gatti, libri di filosofia e rizzati. Bisognerebbe leggerlo tutto Adorno.
Il problema della discriminazione di genere e della semantica culturale che la propone esige la direzione politica di Dire, non può aspettare tutto il tempo in cui in circoli chiusi si elaborino sintassi che con lentezza disumana passino altrove, se altrove non si fanno gesti politici di diverso segno, la mentalità collettiva, non recepisce le analisi.
A voja cioè a legge Adorno, o’ capimo solo noi, e intanto le donne schiattano.
Da questo punto di vista non sono tanto d’accordo zauberei, sia perché oggi i “tempi di assimilazione” hanno dinamiche di evoluzione diverse – molto più rapide e con molti più canali di comunicazione a disposizione rispetto a decenni fa-, sia perché appunto si rischia – Adorno a parte – di spaccare il capello in quattro e di perdere la semplicità o il valore dell’atto rispetto al pensiero: in questo caso un dibattito con la parte in causa non penso abbia bisogno di tempi lunghi per essere assimilato, in quanto è diretto e in tempo reale, non è un saggio scritto: e soprattutto può essere generatore di cose positive, evoluzione e scambi di idee, di critica e autocritica sia in Fabri Fibra che negli altri interlocutori.
Un dibattito, anche e soprattutto fra opposti, non fa mai male.
L’altra strada – l’esclusione della parte in causa – invece non vedo come possa generare qualcosa di positivo, perché mozza alla base ogni tentativo di scambio e viaggia in maniera unidirezionale verso una soluzione sterile e che non genera nulla; è solo la via più semplice, non la più giusta.
Mi dispiace di sentire che Fibra è stato “espulso” dal concerto. Sarebbe stato più costruttivo che lui ripetesse sul palco quel che ha scritto su huffington post, cioè una condanna del femminicidio e la violenza domestica (magari in modo un po’ più suo, meno da comunicato stampa). Se dopo una pop star così controversa avesse parlato di femminicidio davanti a milioni di persone, mettendoci la faccia, sarebbe stato gran bella cosa secondo me.
Bene, era inevitabile che finisse così.
Spero solo che tutto ciò non venga considerato come una “battaglia di civiltà”.
Mi ascolto Elio, meglio.
http://www.youtube.com/watch?v=dCOho3CRp6A