Sono usciti (o meglio, uno è uscito e l’altro è in arrivo) due libri sul femminicidio, e altri ne usciranno, e questo è un bene, perché più se ne parla e meglio è, dal momento che la tendenza tutta contemporanea a dimenticare le proprie emergenze come se potessero cessare di essere tali dopo una fiammata informativa è, credo, persino in aumento nell’attuale stato di incertezze.
Il primo libro si chiama Questo non è amore, lo hanno scritto per Marsilio le redattrici del blog La 27esima ora e propone, com’è giusto, storie. Storie di donne picchiate, costrette all’angolo, uccise. In coda, ci sono gli interventi di approfondimento (Lea Melandri, Barbara Spinelli, Anna Costanza Baldry, Fabio Roia), gli elenchi dei centri antiviolenza e dei centri di ascolto per gli uomini, alcune norme di legge.
Il secondo libro si chiama Ferite a morte, lo ha scritto Serena Dandini per Rizzoli (esce il 6 marzo) e fa parte di un progetto più ampio che riguarda anche il teatro e coinvolge le reti antiviolenza.
Perché è importante che le storie si moltiplichino? Perché, come testimoniato dalla puntata di Presa Diretta di domenica scorsa (qui il video), e dalle reazioni di stupore che ho letto in questi giorni, c’è bisogno di parlarne: specie, ripeto, ora, perché è proprio in questo momento che si rischia di scivolare nel “non c’è tempo per occuparci di questo”. Certo, non abbiamo ancora imparato a parlare correttamente di femminicidio: ma è soltanto continuando a farlo, e confrontandoci su questo, che la narrazione si perfezionerà.
Già, il timore è quello che certi temi di grande rilevanza vengano usati e poi abbandonati, ma qui si tratta della vita (e della morte) non solo delle donne, perché ogni volta che un uomo compie quel gesto e un altro uomo e un’altra donna voltano la faccia, anche questi muoiono un po’ distruggendo in sé la verità dell’altro e la sua esistenza.
Anche io sono stata vittima di violenza…per fortuna ne sono venuta fuori e posso raccontarla…tante donne come me, invece, non possono più farlo! Domenica, a Protestantesimo su Rai 2, racconterò la mia storia. Non è ancora facile per me farlo, anche se sono passati molti anni ormai…ma le ferite che la violenza lascia nel profondo, non rimargineranno mai. Dobbiamo parlarne sempre di più, dobbiamo essere tutte unite,non dobbiamo vergognarci…Questa strage di donne può essere fermata solo dall’unione delle donne.
… e degli uomini! Lotta assoluta contro la violenza, ma molto alla parola di chi ha vissuto e di chi vuole educare sin da piccoli a essere diversi.
Concordo, in questo caso bene il filone, la quantità fa la battaglia editoriale.
durante la puntata di presa diretta mi sono confrontata su twitter con un uomo per cui il problema sarebbe la santificazione di donne inconsapevoli e limitate che dovevano ribellarsi, andarsene non subire. Facile, no?
Dopo avergli pazientemente ricordato che spesso le donne sono uccise proprio perchè hanno reagito, la cosa è andata con altre castronerie tipo “avete sempre votato persone che si sono disinteressate di voi”.E si parlava di uomini che hanno ucciso.
Non era un troll, è un’opinione diffisa.
Ancora colpa nostra, sempre e comunque, colpa nostra. C’è, culturalmente parlando, da spostare macigni a mani nude. Regaliamo questi libri agli uomini
il 23 maggio alle ore 18,00 a PESCARA BIBLIOTECA Giampaolo CONTINUA IL PROGETTO SULL’IDENTITA’ DI GENERE E SULLA VIOLENZA CURATO DALL’ASSOCIAZIONE LEDI, ERRORI DI TRASMISSIONE E DALLA SCUOLA DIMARZIO-MICHETTI.
il tema è attuale ed è necessario che non si abbassi la guardia, molte scuole sono attive, ma credo sia necessario trovare luoghi culturali in cui dibattere e porre maggiore attenzione alla grave crisi culturale che stiamo attraversando. non è più un problema di destra o sinistra, ma di imbecillità dilagante di questo tempo ormai svuotato di ogni valor culturale.
i testi proposti saranno citati anche nella nostra giornata perché hanno una valenza importante nell’ambito del dibattito in corso.
Armando
purtroppo nonostante tutto il parlare, i dati del 2013 sul femminicidio sono angoscianti e credo che il 2014 purtroppo non si presenti diversamente.
Sono convinta anch’io che occorre parlarne, coinvolgere anche gli uomini (quelli sani), cogliere ogni momento pubblico ed educativo per condividere le nostre apprensioni e, come donne, come mamme, come sorelle, riflettere sul nostro ruolo educativo di maschi … vigliacchi e deficienti.