E' STATA BELLEZZA

Poco più di un anno fa, con l’aiuto dei commentatori, abbiamo costruito una lista di bellezza. La ripropongo oggi, ma il finale è cambiato. E anche un po’ la lista.
I giardini di Calipso, la toccata dell’Orfeo, il cielo della Luna di Dante, l’anello di Angelica, le due commedie in commedia di Andreini, il fa sovracuto della Regina della Notte, la cavatina di Tancredi, la Maddalena penitente di Tiziano, la voce di Cathy Berberian, la voce di Elizabeth Schwarzkopf che canta Im Abendrot di Richard Strauss, Ragas in minor scale di Philip Glass e Ravi Shankar.
E dunque Einstein on the beach per la regia di Bob Wilson. Robinson che fugge impaurito da un’impronta sulla sabbia, le eritree di Flaiano, la Fata dei Sogni di Shakespeare, tutte le pagine di It di Stephen King, la Visibilità dantesca di Calvino, le smorfie infastidite di Camilleri, la Sonata a Kreutzer suonata dal Guarnieri di Jasha Heifetz, l’ Emperor di Horowitz, le Variazioni Goldberg di Glenn Gould, la risata di Sachtmo.
Il braccio sollevato di Bob Marley, il passo regale di Freddy, Gaber seduto sul palco, le incantevoli braccia danzanti di Nelson/Madiba. l’approdo a uno scoglio sperduto nel Mediterraneo, un anello di fuoco che illumina la notte di un colle,
il tuono che nel buio ti indica la via, la salsedine accecante del maestrale, una spiaggia con due puntini lontani (e uno di quei puntini sei tu). Spencer che ha allamato un marlin, l’orecchino di Long John Silver, il lavabo sradicato dal capo indiano Grande Montagna, i duelli di Barry Lindon, la cavalcata suicida del tenente John Dunbar, lo sguardo fiero di Rutger, l’androide,
la sporcizia di strada di Hair, lo sguardo trasognato di Aragorn che ritrova Arwen.
La musica notturna delle Strade di Madrid di Boccherini-Berio. Il duello finale di Per qualche dollaro in più. La scena di Amadeus dove Mozart trasforma la marcetta di Salieri in “Non più andrai”.
Winterreise di Schubert – e Hans Castorp che di Der Lindenbaum ne fa il suo disco prediletto. La carezza di Liv Ullmann a Gunnel Fred nel finale di Saraband di Bergman – e quella sarabanda di Bach dalla V suite.
Boccherini suonato dal violoncellista Bion Tsang. Il violinista nipponico, sconosciuto, che suona Bach all’ingresso della Corte del Louvre.
L’albero di pere in Felicità di Katherine Mansfield. La voce di Indra, in Sogno di Strindberg.
Il Cristo Velato, Perseo di Cellini, l’Ultima Cena di Leonardo, Le Braci di Sandor Marai, L’amico ritrovato di Uhlman e poi il mio cane. Gli ewock de Il Ritorno dello Jedi; il Satiro Danzante di Mazara. .Uno dei miei 9 gatti sdraiato sul tavolo, il glicine in fiore e i Madredeus. Leonardo: Sant’Anna, la Vergine e il bambino. Il violino di Oistrakh. Pina Bausch. La mia bimba che ride tutta sdentata, da ieri mettendoci la voce.
Johann Sebastian Bach, soprattutto le arie della BWV 82 con la voce di basso di Peter Kooy.  Elizabeth Strout e tutte le cose che ha scritto; Paul Gustave Fischer e tutto ciò che ha dipinto (ma un po’ di più le bagnanti e le donne vestite di bianco). I narcisi del giardino, appena sfioriti, le opere di Egon Schiele, il profumo del caffè che esce dalla moka al mattino, Bohemian Rapsody, Cesanne, Hopper.
Il trio op. 100 di Schubert. L’assolo del cembalo nel Quinto Concerto Brandeburghese di Bach. I muretti a secco del Salento.
Gli occhi di john hurt in elephant man, la ragazzina al termine de la dolce vita, l’accordo in maggiore in chiusura di love will tear us apart, tutto Bach, il campo di grano coi corvi di Vincent, crêuza de mä, il ginkgo biloba e l’olivo, i floyd, remain in light. L’ora blu. Paul McCartney che canta Yesterday in piazza San Marco.
Claudio Abbado, malato, che nel 2010 dirige l’Orcherstra del Festival di Lucerna nell’ultimo movimento della nona sinfonia di Mahler. I video del concerto “Sylva” degli Snarky Puppy. Il primo, lungo, sorso di birra, appena spillata (qualsiasi tipo), in compagnia. “Parigi è sempre una buona idea” di “Sabrina” Girare per strade vuote perché sono l’unico sveglio.
Dersu Uzala che descrive la natura come una creatura vivente, nel film di Akira Kurosawa. I giardini e i giochi d’acqua di Villa Lante a Bagnaia (VT) Caravaggio.Il ratto di Proserpina a Galleria Borghese Firenze alle sette di mattina Marlene Dietrich in Shanghai Express. La colazione al bar. Il Vesuvio, incorniciato in una delle finestre del Museo della Certosa di San Martino a Napoli. La melodia di un bicilindrico in scalata sui tornanti che portano a Fara Sabina. Il verso di De Andrè “nella pietà che non cede al rancore, madre ho imparato l’amore”Praga, l’imbrunire tornando sul sentiero dall’arrampicata, il tramonto a Trieste, Novecento di Bertolucci. La lanterna di Genova.
Un’alba vista da un muretto della basilica di Massenzio, i campi gelidi del Veneto e del Friuli in inverno, la foto del buco nero supermassiccio. Il sorriso di Rooney Mara nel finale del film Carol. L’inizio di Sentieri selvaggi di John Ford. La centrale Montemartini, il finale de L’educazione sentimentale di Flaubert.
Franco Battiato, l’alba, l’imbrunire, tua madre mi vede e si ricorda di me, voli imprevedibili. Ed ascese.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto