E' UNA SPLENDIDA GIORNATA. MA.

“E voi imparate che occorre vedere e non guardare in aria;
occorre agire e non parlare.
Questo mostro stava, una volta, per governare il mondo.
I popoli lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto,
il grembo da cui nacque è ancora fecondo”.
B.Brecht, postfazione a La resistibile ascesa di Arturo Ui

22 pensieri su “E' UNA SPLENDIDA GIORNATA. MA.

  1. Impossibile proporre una citazione migliore.
    Non vi è alcunchè di fideistico da riporre nelle figure dei candidati eletti in questo importantissimo giro di voto.
    Molto più che l’esito, il vero valore di molte delle vittorie sta nella partecipazione larga e trasversale che lo ha preceduto, e che ha permesso di sconfiggere corazzate miliardarie in apparenza inattaccabili proprio per la dismisura delle risorse. Il caso di milano è clamoroso ed enorme, ma anche napoli e cagliari insegnano che il coinvolgimento dei cittadini, delle persone di ogni ceto ed età può determinare una spinta decisiva, diventare un moltiplicatore di energie sociali che sembravano svanite per sempre.
    Adesso è fondamentale che tutto questo non venga lasciato ad esclusivo significato di buona campagna elettorale, ma che riesca, con l’indubbia fatica che costerà, a farsi metodo di governo, di amministrazione.
    I cittadini, gli elettori, non pensino nemmeno per un secondo di aver esaurito il loro compito.
    Gli eletti non dimentichino nemmeno per un secondo quale percorso li ha condotti lì.
    Comunque, ci voleva proprio, e vedere certe facce ieri era uno spettacolo.
    Così come piazza Duomo in festa, con una tenerezza da bambini commovente, e pensando a un po’ di vecchi amici di milano mi sembrava di vederne i volti uno per uno.
    Di napoli poi, la mia città, nemmeno a dire, anche se lì in me prevale il tremore per l’immane compito che li attende.
    L.

  2. La guardia non va abbassata. Siamo solo all’inizio, ma è un buon inizio ed è giusto rallegrarcene.
    A Napoli, soprattutto, c’è bisogno di una svolta epocale che neppure nel ’93 si riuscì a compiere dopo uno splendido incipit.
    Ma dobbiamo sperare e agire, batterci, discutere, impegnarci, sapendo che il “mostro” sarà sempre dietro l’angolo, pronto a saltar fuori.

  3. Ora ci si rimbocca le maniche ma sempre con il sorriso ben stampato in volto, perché l’aria a Milano in questi giorni è davvero diversa.
    La promessa di Pisapia di una giunta al 50% donne profuma finalmente di buono e di nuovo.
    C’è tanto lavoro da fare… ma è una splendida giornata.

  4. Le opere d’arte, si sa, nascono dall’ingegno di un autore, ma anche da una cultura. Nella Germania postbellica, il rifiuto del nazismo non è mai stato messo in seria discussione. Un autore come Brecht poteva diventare fonte di citazioni largamente condivise. Sta di fatto che i Tedeschi in quell’errore non sono più caduti. Oggi, invece, noi Italiani, giustamente, festeggiamo, rimuovendo però il nostro vero problema culturale, quello della recidività. I Tedeschi sanno riconoscere le idee e i discorsi in cui si annida un pericolo. E se ne tengono alla larga. Noi no. Anzi, spesso ne siamo attratti. Specie se il pericolo evoca quelle idee e quei discorsi che già una volta ci hanno sprofondato nella tragedia. Viviamo come se il nostro autentico desiderio fosse il completamento di un’autodemolizione interrotta sul più bello, sessantotto anni fa. E, paradossalmente, ce ne vantiamo pure. Con lo stesso spirito rapace di chi si accinge a conquistare un mondo nuovo…

  5. Non c’è pericolo che ce ne dimentichiamo, la grazia delle parole con cui si accetta la sconfitta ci tiene ben desti/e. E l’arancione già oggi è meno frequeste di quel che mi sarei aspettata (ieri sera però era dovunque per strada). Ma anch’io oggi celebro. E ieri sera in piazza a Milano è stato bellissimo incontrare amici e abbracciarli. Un altro miracolo.

  6. Per Roberto Parpaglioni
    La recidività è dell’uomo. La difficoltà a imparare dai propri errori è insita nella natura umana. Diffido dalle distinzioni tagliate con l’accetta: francesi, tedeschi, italiani; e poi, meridionali e napoletani; cristiani e musulmani. Come se chi scrive venisse da un altro pianeta!
    Siamo tutti uomini e dobbiamo tutti vigilare perchè certi errori non si ripetano. E’ una lotta continua tra cultura (o spiritualità) e animalità che sono due componenti della natura umana.
    Dividere gli uomini in categorie senza speranza è un esercizio assai pericoloso.

  7. Come dicevano i bolscevichi nel ’17: nessuna gloria per i vincitori, nessuna pietà per i vinti.
    Rancore, mal-essere, mal-animo, cinismo e opportunismo sono il brodo di coltura della Lega e della feccia che è tutt’ora al potere (soprattutto come egemonia culturale), non la sua conseguenza. Ed è possibile che ci siano state anche ragioni opportunistiche, ciniche, egoistiche, per voltare la faccia alla destra. E, in fine, non si può ignorare il fatto che la Lega è comunque un contentore politico del mal-animo rancoroso, e che questo mal-animo in libera uscita e in cerca di nuovi simboli è un (se non IL) problema.
    Però si è anche vista qualche novità. Qualche strategia comunicativa diversa, ad esempio. Qualche abituale bufala (i comunisti, i rom, i migranti, le foibe) che a quanto pare non paga più. È stato un anno pieno di micro-mobilitazioni, sotto la traccia di quelle macro- più estemporanee: e tutto questo comincia a produrre qualche risultato. Si è vista qualche primaria veeramente primaria, a partire da quella cagliaritana, dove è stata sconfitta non solo la finta destra PdL, ma soprattutto la vera destra Cabras-D’Alema. Se non fosse un simbolo già usato, verrebbe da dire: manteniamo le maniche rimboccate, e continuiamo a lavorare.

  8. La gioia è benvenuta, ma vorrei fossero evitati discorsi come quello di Daria Colombo, che “è una vittoria bipartisan, una vittoria di tutti, a Milano si è riusciti a intercettare il voto dei moderati, né destra né sinistra, siamo tutti nella stessa barca e bisogna amministrare con il contributo di tutti”.
    Per una volta, non potremmo prenderci una vittoria di sinistra?
    E provare a promuoverne le conseguenze?
    Per una volta senza la rincorsa a fantomatici moderati o a un buon senso mitico?

  9. Per Arriano di Nicomedia.
    Concordo pienamente sul tema della vigilanza.
    Riguardo alle distinzioni, invece, ritengo che esse siano necessarie per capire come funziona… questo pianeta.
    Mi è difficile mettere sullo stesso piano, ad esempio, chi pende dalle labbra di Emilio Fede, e chi no. Oppure credere che Lei, Arriano, sia un tipo alla Fabrizio Corona. Persone così stanno rovinando la vita agli Italiani da oltre venti, venticinque anni. Agli Italiani, appunto. Varcando i confini, infatti, e fortunatamente, nessuno le conosce.
    Non credo, inoltre, che la recidività sia parte inalienabile della natura umana. Ne va del progresso. E noi Italiani, oggi, con i discorsi cui siamo costretti, ricominciando ogni volta daccapo a spiegare i benefici di una legge uguale per tutti, o quelli di un sistema mediatico non monopolizzato, o quelli della semplice onestà, noi Italiani, oggi, la parola “progresso” stentiamo addirittura a pronunciarla.

  10. Devo dire che bisogna però anche evitare la demonizzazione dell’avversario. Vale la vecchia massima gesuitica di evitare il peccato e non il peccatore: se invece dipingiamo a tinte fosche leader concorrenti, seppur nascondendoci dietro colte (ma ugualmente insultanti) allegorie, cosa ci rende meglio di loro, cosa fa di noi una parte più degna di fare l’interesse di tutti, persino di quelli che noi riteniamo legittimamente in errore e che però non è certo segno di dialogo identificare come servitori -addirittura- del Gran Serpente, manco fossero altrettanti diavoli dietro ad un Berlusconi-Anticristo? Meglio spiegare perchè le scelte di B. non fanno bene al paese e appellarci all’intelligenza (residua? Domanda da porsi, date le inique possibilità di propaganda omologante di chiunque stia in una posizione come la sua, un privilegio de facto) di chi ha scelto di votare per lui e per le sue proposte

  11. Speriamo che il populismo che ci ha stomacato in questi anni sia al capolinea.
    Speriamo che questi sindaci risolvano qualcosa anche se amministrare è un casino sempre e per tutti.
    Speriamo che i partitoni inizino a girare col vento delle forze civiche che sta montando anziché avvelenarle nella culla.
    Speriamo che i vertici dei Ds vadano tutti in pensione.
    Speriamo che Berlusconi e la lega non si riprendano mai più il consenso che hanno perso.
    D.

  12. Insomma, scomodare Brecht per la Moratti, o Lettieri o anche per Berlusconi, mi pare un pelino esagerato/demagogico.
    Qui non c’è un Hitler da scacciare, ma opposte fazioni della grande borghesia italiana in lotta tra loro. In mezzo c’è il “popolo” che crede di poter scegliere. E’ importante, perché tutto rimanga com’è, lasciargli qualche illusione.
    Ci vuole un po’ d’alternanza, ecco tutto.
    Se si smettessero di sollevare polveroni ideologici per ogni foglia mossa dal vento, magari si vedrebbe il panorama più chiaramente.
    Una volta finita l’era del “ghe pensi mi” e del fotti-fotti, rispunteranno, puntuali come sempre i “sacrifici” da fare. Vediamo chi riesce a indovinare chi se li dovrà sorbire questi “sacrifici”?
    PS Un Pisapia che esprime solidarietà ai soldati italiani in Afghanistan, senza tener conto di tutto quello che c’è dietro a questo decennio di “imperialismo selvaggio”mediorientale, mi sa di continuità con il vecchio, altro che vento di cambiamento. A essere tutelati saranno sempre gl interessi degli stessi. Magari con qualche pista ciclabile in più.

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