ESSERE A PIEDE LIBEROS

Una delle storie racconta della festa di nozze che si tenne a San Sebastiano, quando alla rupe calcarea si arrivava via terra, perché il lago che avrebbe trasformato la rupe stessa in isolotto non esisteva ancora. E fu una festa come si deve, con i carri tirati dai buoi con i fiori fra le corna, e il coccoi de is sposus, il pane delle nozze, e i balli. Ma fu durante il ballo che un pretendente della sposa si fece avanti, dicendo che sarebbe stato lui il depositario eterno del suo amore, nonostante i vincoli del matrimonio, e fu così che lo sposo lo aggredì, e che i due, lottando, precipitarono dalla rupe. La sposa, inorridita, li seguì nel salto. Da allora, nessuno si sposa più a San Sebastiano.
Un’altra delle storie è quella della lotta dei pescatori di Cabras contro le ultime baronie, e l’ha raccontata meravigliosamente Giuseppe Fiori in Baroni in laguna, e ancora Michela Murgia in Mar’e Pontis. Ma ce ne sono ancora, e ancora, come quella della ragazza fragile che non riesce a tenere il passo delle sorelle e del cugino e, lasciata sola in montagna, si trasforma in fontana, per poter almeno dissetare la compagnia che l’ha dimenticata. E ancora, e ancora.
L’isola è piena di rumori, e di storie: e questa è la prima cosa che un autore a piede Liberos, ovvero un autore invitato da Liberos a presentare il proprio libro in alcuni piccoli e grandi centri della Sardegna, dovrebbe tenere a mente. Si riceve molto più di quanto si dà: si riceve in storie, e te le raccontano tutti, a cena o davanti a un camino o mentre ti accompagnano in automobile alla tappa successiva, e questo è il bene più prezioso per chiunque posi le mani su una tastiera.
Ma c’è un altro aspetto, che è poi il cuore stesso di Liberos: ovvero toccare con mano quante cose possono cambiare quando librai, scrittori, editori, associazioni culturali, bibliotecari, uniscono le forze. Ho visitato cinque città, grandi e piccole: Cagliari, Isili, Sassari, Macomer, Oristano. A ogni incontro (escluso quello di Macomer, che non era un vero e proprio incontro, ma un caffè trasformatosi a sorpresa in presentazione), c’erano non meno di novanta persone: inclusa Isili, che ha, se non sbaglio, tremila abitanti. A Isili, peraltro, a gestire la libreria Godot è una ragazza di neanche trent’anni, Paola Atzeni, che l’ha resa un punto di riferimento per la comunità (e tira anche su la saracinesca alle 7.30, per fare il caffè a chi passa). A Sassari si sono uniti sei librai, incluso uno di catena, per rendere possibile la presentazione. Stessa unione di forze a Cagliari (librerie e mediateca), per non parlare del lavoro di accoglienza e approfondimetno che fa il centro servizi culturali Unla di Oristano.
Chi accetta l’invito di Liberos vede e respira tutto questo. E, no, non sono le solite presentazioni: perchè chi narra storie ha fame di storie, e dunque non pensate di restare meno di due ore non solo a parlare, ma soprattutto ad ascoltare. Se c’è un modello a cui guardare, se c’è un modo di fare comunità, per quanto riguarda i libri ma non solo per i libri, è quello.
E per questo dico grazie-sai.

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