DIRITTO E ROVESCIO: LUCETTA SCARAFFIA E ELENA STANCANELLI RISPONDONO A ROCCELLA

Continua la discussione e continuo anche io a fornire aggiornamenti.
Ieri sera una commentatrice su Facebook mi chiedeva perché continuare a parlare di aborto. Bene, in effetti non dovrebbe, nel migliore dei mondi possibili, esserci la necessità di discutere sul diritto di decidere se essere madri o meno. Non dovrebbe, ma quel che avviene intorno a noi (Ungheria, Polonia, Stati Uniti) ci ricorda che nessun diritto è acquisito per sempre.
C’è un secondo punto. Non si è mai smesso di interrogarci e discutere su questo,  all’interno dei femminismi, e ogni discussione, anche quando si attesta su posizioni lontanissime, è importante, purché non si vada a scardinare la questione centrale: diritto di scelta, ancora una volta.
Su La Stampa, ieri, è intervenuta Lucetta Scaraffia. Posizione interessante,  perché viene da una storica e pensatrice che è stata molto vicina alla ministra Eugenia Roccella (hanno scritto insieme i tre volumi di Italiane e Contro il cristianesimo: l’Onu e l’Unione Europea come nuova ideologia). Ecco qualche passo del suo intervento:

“Roccella, è vero, a un certo punto della sua vita, ha cambiato idea circa quello che viene per brevità chiamato il tema dei diritti. E proprio questo naturalmente viene ricordato dai media con timore: spesso i «convertiti», infatti, sono tra i più convinti di essere dalla parte giusta. Ma non è detto: l’articolo che ha scritto su questo giornale vuole mostrare il suo volto liberal, il suo passato non rinnegato di militante radicale. Ma a leggere bene emergono non poche ambiguità: in che modo si pone oggi Roccella nei confronti di questo passato? Cosa accetta e cosa rifiuta? Questo non lo sappiamo, e quando poi cita a suo favore le «femministe della differenza», che erano e sono contrarie a considerare l’aborto un diritto, non aggiunge però che ciò non ha mai impedito loro di essere pienamente favorevoli alla libertà di abortire. È anche lei tuttora di questa opinione?”
E aggiunge, a proposito della proposta Gasparri:
“A questo proposito ad esempio la proposta di legge presentata dall’onorevole Gasparri allo scopo di conferire personalità giuridica all’embrione, è un atto che si può definire come un vero e proprio «avvelenamento dei pozzi», volto di fatto a impedire qualsiasi discussione seria e ragionevole sul tema aborto. Una simile proposta ha l’effetto di riportare ancora una volta tutto alla dimensione della rissa fra chi giustamente rivendica la possibilità di abortire come segno della libertà femminile arrivando tuttavia al punto di proporre la cancellazione di fatto della libertà di coscienza di medici e infermieri, e chi invece è convinto di dover difendere a tutti i costi i diritti del nascituro contro la madre sua presunta potenziale assassina.”
La posizione mi sembra netta. E mi sembra che, fino a questo momento, si stia insistendo molto sulla necessità di una narrazione della storia recente il più possibile corretta. Lo fa Elena Stancanelli, sempre sulla Stampa di oggi, e in questo caso intervenendo su Carla Lonzi. Se ricordate, nella risposta di Roccella alla sottoscritta Carla Lonzi è stata citata  (“Non è al Mld che ho imparato che l’aborto non è un diritto, ma attraverso il femminismo della differenza. Leggendo per esempio una leader carismatica come Carla Lonzi, che scriveva «L’uomo ha lasciato la donna sola di fronte a una legge che le impedisce di abortire: sola, denigrata, indegna della collettività. Domani finirà per lasciarla sola di fronte a una legge che non le impedirà di abortire»). Sul punto aveva già risposto Giulia Siviero sul Post.
Stancanelli replica con durezza, contesta lo spostamento dell’articolo di Roccella sulla maternità surrogata, e scrive:
“Una totale mistificazione del pensiero altrui, tirando in causa, come stampella alla sua personale omofobia, niente di meno che il Fuori (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano). Ci spiega infatti la neo ministra Roccella che loro avevano come obiettivo la libertà sessuale e se ne fregavano del sacramento. E che quindi come lei, si noti il sillogismo impossibile, erano contrari ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Omettendo per altro di spiegare che il Fuori è nato nel 1971 e si è sciolto nel 1982, in una situazione completamente diversa da quella di oggi e con priorità imparagonabili. Come se utilizzassimo la pubblicità del Moplen per dire che la plastica è ecologica e non può essere collegata con l’emergenza climatica. Ma non basta. Nella sua furia ideologica, che in quanto ministro della Repubblica dovrebbe imparare a tenere a bada, si dedica anche a quella pratica nota come “shopping delle citazioni”. Che consiste nell’andare a pescare frasi qua e là negli scritti di qualcuno, decontestualizzandole e rimontandole dentro un altro paradigma di pensiero, così da capovolgerne il significato. Purtroppo Carla Lonzi, le cui parole cita la ministra Roccella, ha scritto un manifesto, e purtroppo questo manifesto, come ogni manifesto, si presta molto alla shopping per la sua qualità epigrammatica.”
E conclude:
“Carla Lonzi era contraria all’aborto, come scrive la ministra Roccella (mi perdoni Lonzi della semplificazione)? Lonzi scrisse un celebre saggio “La donna vaginale e la donna clitoridea”, dove spiegava che avremmo dovuto dedicarci molto più alla clitoride che a una sessualità vaginale, perché quest’ultima perpetua un modello di sottomissione. Liberare il sesso dalla procreazione e dal dominio del pene, anche in un rapporto eterosessuale, questo era il suo ragionamento. È di questo che parla la neo ministra Roccella? Perché se è questo, allora sì che il dibattito si fa interessante. Parliamo di sessualità, allora, con libertà, coraggio e spregiudicatezza. Parliamo di corpi, e togliamo di mezzo Dio patria e famiglia. Finiamola coi tormenti ideologici, suoi e di qualunque altro rappresentante del governo. Ci importa soltanto di quale sarà la sua, la loro, azione politica”
Continua.

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