FANNE CENERE: PER CHI PROTESTA CONTRO IL RECUPERO DEI MORTI ANNEGATI

E’ già scivolata in basso nelle home page la notizia del recupero dei 700 morti. 700 annegati nel naufragio dell’aprile 2015, nelle acque nostre del Mediterraneo. Scivola in basso la notizia, emerge la rabbia di chi parla di spreco di soldi, che ne abbiam bisogno noi, noi ITALIANI, di quei soldi, che se ne fanno quei morti. E anche un nome, tocca dargli, a quei morti? Vengono a rubarci il lavoro, muoiono perché capita, la vita continua, a noi, a noi quei soldi.
Cosa si può dire a un paese così? Che certo non è tutto così, ma in parte, in buonissima parte, lo è.  Che dici?
Niente si può dire.
E chiedo perdono se ancora una volta uso le parole di Franco Fortini. Sarà mica un’ossessione, questo Fortini? Siete mica parenti? E non è morto anche lui da 22 anni, che ne sa?
Sapeva, come sapevano e a volte sanno i poeti, quelli che non si consumano nel riflesso dello specchio.
Sapeva, e prima di morire scrisse questi versi, in “Composita solvantur”.
Buona giornata, se potete.
Se volessi un’altra volta queste minime parole
sulla carta allineare (sulla carta che non duole)
il dolore che le ossa già comportano
si farebbe troppo acuto, troppo simile all’acuto
degli uccelli che al mattino tutto chiuso, tutto muto
sull’altissima magnolia si contendono.
Ecco, scrivo, cari piccoli. Non ho tendine né osso
che non dica in nota acuta: «Più non posso».
Grande fosforo imperiale, fanne cenere.

7 pensieri su “FANNE CENERE: PER CHI PROTESTA CONTRO IL RECUPERO DEI MORTI ANNEGATI

  1. Addoloriamoci del conto richiesto allo Stato Italiano per il recupero del barcone di migranti da alcuni di noi. Forse da molti di noi.
    Questo noi che assembla sensibilità sempre più distanti. OK, la fiducia si è persa nei rapporti tra le persone:perché devo credere che colei/colui che parla, che scrive sia in buona fede?
    Le argomentazioni che sono state portate a Prima Pagina da Gigi Riva non convincono chi pensa che i soldi sono pochi e vanno spesi per l’italiano.
    Che gli vuoi dire, che forse non un’azione che ci fa onore come popolo sia sbagliata, ma che i soldi (difficili da recuperare) di evasione, elusione, corruzione quelli uccidono chi non si può curare, che quando non chiediamo la fattura siamo complici di abbattere il welfare?
    Purtroppo sono ignorante e non conosco molto di Fortini se non attraverso quello che viene riproposto da lei Loredana, ma un motivo per cui mi sento di volergli bene è che mi sembra una persona perbene, che paga per le sue idee, che è molto diretto nei suoi discorsi.
    Secondo me, recuperare il barcone è almeno un’azione tecnica che va a beneficio di tutti, se non sentiamo come umani i morti in fondo al Mediterraneo.
    Diffido di coloro che fanno le distinzioni noi e loro, sono convinta che nel momento di decidere in termini di solidarietà, non la dimostrerebbero anche in altre circostanze verso l’italiano, non a caso quando si parla di tasse, queste stesse persone vorrebbero pagarle solo per riavere indietro i loro soldi, in un saldo positivo solo per loro.
    Sarà dura riparlare di concetti come disuguaglianze, progressività delle tasse, patrimoniale; concetti abbandonati nel secolo passato.

  2. Buongiorno. Lei non pare contemplare l’esistenza di tre categorie del sentire (euforia, disforia e aforia) ma solo le prime due. Ora, ogni minuto le tragedie e le morti umane esistono e sono calcolabili ma non avvetibili se nessuno ne fa uno storytelling. Poiché un individuo non può avere un atteggiamento euforico nei confronti della totalità dei casi, altrimenti sarebbe costantemente afflitto, e allo stesso tempo non può provare un sentimento disforico verso tutto, qual è la discriminante? Semplice: la prossimità delle tragedie con il nostro vissuto relazionale personale. Il che vuol dire che piangiamo di più per Parigi che Istanbul, per Istanbul che per Karachi, che per il parente piuttosto che per lo sconosciuto.
    Lungi dall’essere condannabile, l’indifferenza è fondamentale per sopravvivere psicologicamente, sempre che non si faccia apologia di ipocrisia. ça va che del destino di disperati che partano con carrette per il mediterraneo personalmente non mi interessa granché; non mi riguarda, così come non sono responsabile degli atti di autolesionismo altrui che non entrino nella mia sfera di intervento o di coinvolgimento.
    @Patrizia
    Le faccio presente che il concetto economico di disuguaglianza è di per sé relativo alla condizione di partenza. Un conto è avere un ricco e un povero dove quest’ultimo non ha di che campare e un altro è avere un sistema capitalistico che declina la differenza sclusivamente nell’accesso ai beni superflui o voluttuari. Quanto alla patrimoniale, in Italia c’è ed è pesante: l’1,2% annuo sul valore venale delle seconde case e dei terreni edificabili (tranne catasti non aggiornati), lo 0,2% annuo sui risparmi di investimento oltre all’imposta di possesso dell’auto e tante altro.

  3. Come ha ricordato il bravo conduttore di Tutta la città ne parla (anche con la canzone di De Gregori e Marini), anche gli italiani migranti nel 1906 morirono al largo di Cartagena a bordo del Sirio…. disperati, soli, incoscienti, senza molte prospettive davanti. Proprio come chi, ancora oggi, si avventura su questi infidi barconi. forse bisognerebbe dare peso alle narrazioni, non tanto a cifre e numeri. Certo, i soldi dovrebbero essere utilizzati per altre cose. Certo, bisogna avere buon senso e tenere presente le esigenze di Noi Italiani. Ma se a morire fossero stati italiani, chi reagisce male avrebbe reagito ugualmente male, con stizza e disprezzo? All’Europa mancano le narrazioni, dice bene Rumiz. E così forse, se avessimo più narrazioni, se, come sempre suggerisce Rumiz, ci sporcassimo le scarpe e le mani, andando a vedere chi sono gli altri, allora forse, prima che italiani/stranieri, noi/loro, ecc. ci si sentirebbe tutti un po’ più umani, vicini nel dolore. Sarà, ma io la penso così. Grazie Loredana!

  4. P.S. sto riascoltando la trasmissione del 30 giugno, e ho pensato ai Greci di oggi: tre milioni senza assistenza, eppure si adoperano loro il popolo greco, tra i più martoriati dalla crisi e dalla Troika, con grande umanità verso i migranti, nonostante le spinte razziste di formazioni come Albadorata. E’ vero si tratta di persone vive che arrivano sulle loro coste o ai loro confini e girarsi dall’altra parte non sarebbe facile, comunque qualcuno in Europa allestisce km di filo spinato e usa i migranti a scopo elettorale.
    Per l’Europa da rifondare vorrei ripartire dagli isolani greci e da quelli di Lampedusa. Spero nel Nobel per la pace per tutti loro; anche se sarà un riconoscimento momentaneo alla più alta umanità.
    Questo concetto direbbe qualcuno va monetizzato, quanto ci costa essere umani?

  5. Forse non sono tutte da derubricare come bieco razzismo le perplessità circa il recupero del barcone. E’ vero per esempio che l’operazione richiede uno sforzo immane, non solo dal punto di vista economico, grandiose difficoltà per il ripescaggio dal mare , successivo lavoro per il riconoscimento lungo e difficile, e viste le difficoltà dei ricongiungimenti, probabilmente molti corpi rimarranno comunque senza un nome e un volto. Può davvero apparire uno sforzo assurdo e inutile. “ assurdo e inutile, sono aggettivi che spesso ( anche a ragione) vengono utilizzati per definire le opere d’arte contemporanee , tipo la passerella sul lago dove branchi di perditempo vanno a bighellonare. Ecco invece che questa operazione di recupero può davvero essere un azione che rappresenta un rovesciamento di questa insensatezza, un opera d’Arte vera, nel senso più alto del termine. Per effettuarla sono necessarie le tecnologie più alte del nostro tempo, l’impegno vero e continuativo di molte persone con serie competenze scientifiche anche diverse da loro, ( non come gli artistucoli che girano per i festival estivi elemosinando fiaschi di vino aggratis..) e il tutto per dare un identità, un volto un senso alla sofferenza e al dolore delle persone , dare un senso, che alla fine dovrebbe essere lo scopo di tutta l’arte anche quella più semplice fatta con un foglio un biro
    ciao,k.

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