F.A.Q.

Si può criticare Milo De Angelis? Se lo chiede Luigi Nacci su Absolute Poetry, aggiungendo, fra l’altro: “mi chiedo tra me e me:
è un poeta tragico De Angelis, come molti dicono?”

Si può trovare un modo di
lanciare un’iniziativa interessante come quella dei bianciardini senza tirar fuori i sette sigilli, Babilonia, il drago
e tutto l’armamentario di Giovanni di Patmos? Pare di no (ah, una volta c’erano i millelire,
per chi non ricorda)?

 
Si può calunniare in modo ignobile la vostra
eccetera sostenendo che sa giocare a pinnacola?

E soprattutto: la vostra
eccetera ha un punto debole? Certo che ce l’ha. Per esempio, ha smentito se
stessa e per la prima volta in vita sua ha scritto un racconto. Uno solo. Per questo libro.

State bene.

10 pensieri su “F.A.Q.

  1. Le iniziative di beneficenza suscitano sempre reazioni malevole da parte dei malevoli. Per un’iniziativa analoga (“Nuvole a colazione”, 20 autori + 20 illustratori per ragazzi PRO bambini di Sarajevo) Panini Ragazzi editore, io ci rimisi la carriera. Auguro miglior gli autori di “Cuori di pietra”.

  2. Lippa, che ti aspettavi dal giornale che ha generato la canea anti-Saviano dando il la alla successiva muta di troll che periodicamente infamano Gomorra senza averlo mai letto?

  3. La pinnacola si gioca con 2 mazzi di 52 carte francesi, a coppie contrapposte.
    Il cartaio distribuisce 13 carte coperte per ciascuno (in alcune varianti le carte sono 15: il resto del mazzo si mette al centro e si scopre la prima carta.
    Ogni giocatore a turno deve pescare una carta dal mazzo o dal pozzo, inserirla fra quelle che ha in mano, eventualmente calare una o più combinazioni e infine scartare una carta scoperta. Se il pozzo è occupato dal corpo di un giornalista scomparso da tempo la giocata non è valida.
    A pinnacola ogni giocatore deve formare combinazioni da calare sul tavolo o attaccarsi alle combinazioni già calate, sue o del partner cosÏ da liberarsi delle carte: lo scopo è di fare più punti possibile attraverso le carte e le combinazioni di maggior valore. Attaccarsi alla combinazione altrui è in certi ambiti accompagnato da una formale richiesta di permesso, espressacon la formula “fari bagnari ‘u pizzu”, cioè “far bagnare il becco (all’uccellino)”. Se il giocatore ha una o più combinazioni in mano, può decidere di calarle quando vuole, anche alla prima mano. La mano finisce quando un giocatore ha chiuso, cioè non ha più carte in mano: questi deve contare i punti delle carte sul tavolo, sue e del partner, sottraendo il valore in punti delle carte rimaste al suo partner. Se uno dei giocatori proviene da uno dei mandamenti di Palermo la mano può terminare quando quella di uno degli avversari viene troncata con una lama affilata, a condizione che le carte rimangano tra le dita.
    I due avversari devono contare i punti delle carte sul tavolo e sottrarre i punti delle carte che hanno in mano. I quatris raddoppiano il proprio valore come le scale composte da 7 carte ed oltre se prive di jolly. Si può anche chiudere in mano, formando con le 13 carte combinazioni che si calano in un colpo solo. Se un giocatore ‘chiude in mano’ raddoppia i punti delle carte che ha messo sul tavolo e ottiene 200 punti in più. Se il suo compagno ha aperto, raddoppia i punti delle carte sul tavolo; se non ha aperto, paga una penale di 100 punti. Ciascuno degli avversari, se ha aperto, calcola i punti normalmente, se non ha aperto, paga una penale di 200 punti. Vince la coppia che raggiunge per prima i 1500 punti.
    La testa mozzata di un cavallo, depositata sul tavolo da gioco, annulla le giocate esistenti e attribuisce al giocatore proprietario della testa 1.501 punti. Questa mossa è anche nota come “offerta che non si può rifiutare”. Per calare la testa di cavallo è necessario essere direttore di un giornale culturale e dirigente e/o fondatore di un partito di rilevanza nazionale.

  4. Qualche giorno fa mi è capitato di andare a sentire Trevisan. Sono arrivato a venti minuti dalla fine. Mi sono seduto senza far rumore. Ho ascoltato. Uno gli fa: e Gomorra? Trevisan dice che Saviano è un giornalista, poi fa un po’ di giri e giretti e dice chiaramente che Gomorra è un’operazione commerciale, lui l’ha capito subito dalle prime pagine, poi tutto è stato confermato (ma non spiega da chi o cosa).
    Io che faccio?
    Io che farei se mi trovassi di fronte in carne e ossicini il tizio che ha sostenuto su Lipperatura che sono disonesto e mandato da terzi? Ovviamente me ne andrei, perché la sua punizione è essere quello che è, da solo.
    Infatti sono andato via prima delle fine.

  5. commentare un articolo uscito sul domenicale edito da Dell’Utri mi sembra una colossale perdita di tempo. Mi chiedo se sul domenicale si preoccupino dell’ennesima condanna di questi giorni del suo editore…

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