FIGURI E FIGURACCE

Diciamolo subito: il problema non è Stefano Esposito, il problema è che il PD taccia sul senatore Esposito, che è personaggio sconcertante per chiunque abbia un’idea non dico nobile, ma almeno presentabile della politica.
Il senatore Esposito è una vecchia conoscenza del movimento noTav: non è, attenzione, persona che esprima con civiltà le proprie convinzioni sulla necessità del Tav medesimo. E’ un signore che da anni va avanti accusando esponenti del suo stesso partito come Emiliano e Puppato di fare figure di merda se portano avanti convinzioni diverse dalla sua, o definendo con la pacatezza che lo contraddistingue altri personaggi sulla stessa linea come Mannoia Livio Pepino, Caparezza, oppure ancora distribuendo insulti ai suoi avversari politici all’interno del partito.  Un gioiellino, insomma: una di quelle persone che se le inviti a cena ti fanno fare bella figura (oppure, chissà, una di quelle persone che dovrebbero stare lontane dai social, per il loro bene).
E’ notizia rimbalzata sui giornali lo scambio di tweet di queste ore con la scrittrice Silvia Ballestra, con lo scrittore e giornalista Alessandro Robecchi, con la giornalista Antonella Rampino e con altri che oggi, su Repubblica, definisce “figuri”:
“Quando qualche figuro con un po’ di notorietà – vera o presunta – si intesta una battaglia, questa diventa il tema del giorno”.
Cos’ha fatto stavolta Stefano Esposito? Ha twittato una frase di pura grazia e intelligenza sportiva, come questa:
“godere per la sconfitta della juventus è come essere impotenti ed esultare se qualcuno fa godere la tua donna”.
Una roba da trogloditi, prima ancora che da sessisti: se consideriamo, naturalmente, che esternare su un social significa prendere parola pubblicamente e che, come si è detto e ripetuto infinite volte, chi ha responsabilità politiche dovrebbe in primissimo luogo avere cura massima della parola pubblica.
Apriti cielo, invece. Quando Silvia Ballestra fa notare che ecco, questa non è proprio la classe dirigente che  si auspica per modernizzare il paese, il senatore dà la stura al repertorio abituale di chi è profondamente misogino ma che no, non ci sta a essere definito tale: e quel repertorio è noto, va da “radical chic” a “ridete di più” (variante piemontese del romano “fattela ‘na risata”), con ameno codazzo di sostenitori che ululano contro le femministe censuratrici e, va da sé, incattivite da antica astinenza sessuale. Sempre su Repubblica di oggi, il senatore rincara la dose: “sindrome da femminismo anni Settanta” (quale sarà mai? E, soprattutto, cosa saprà mai il senatore del femminismo anni Settanta?).
Nulla di nuovo: il senatore Esposito non fa che dare voce alla vulgata che si sta diffondendo presso varie sacche, in certi casi anche colte e brillanti, di personaggi pubblici. I femminismi sono bigotti, ossessionati dal sesso, ansiosi di infilare mutandoni alle statue. Non ci si può fare nulla, care e cari. E non si può certo far cambiare idea a Esposito. Pensateci su. Gli si può spiegare, con pazienza, che i femminismi sono altra faccenda?  Gli si può gentilmente suggerire che a forza di farci la famosa risata, anzi, di spanciarci dalle risate, negli ultimi vent’anni, quel sorriso si è trasformato in rictus? Gli si può, infine, dire che il problema non è nell’offesa alle donne, ma nel non essere in grado di capire cosa significhi essere un personaggio pubblico e usare un social in un modo che un ragazzino in tempesta ormonale schiferebbe?
No, certo. Il senatore Esposito ha costruito una piccola carriera sul suo modo di porsi in rete, mica vorrete togliergli il giocattolo, no?
Dunque il problema non è il senatore Esposito. E’ nei suoi dirigenti: dai quali sarebbe auspicabilissimo ascoltare o leggere, oggi, una mezza parola di scuse: alle donne e anche agli uomini che, grazie al cielo, non somigliano affatto al senatore.

26 pensieri su “FIGURI E FIGURACCE

  1. Per come la vedo io il PD ha preso posizione sulla questione. Concedendogli un’intervista-zerbino senza contraddittorio su Repubblica. Persone perbene ce ne sono sicuramente anche nel pd, ma io non credo che il senatore esposito fornisca un’immagine del suo partito molto diversa dalla realtà

  2. penso che a questi figuri bisognerebbe riservare meno spazio e attenzioni.. loro sguazzano nella merda e alla fine ne escono rieletti. Penso che la direzione del partito si identifichi di più con quei figuri .. non è un caso che su Erri De Luca non si siano epressi se non a favore della pubblica accusa … Sorrisi e auguri

  3. “Essere a un milione di punti dalla Juventus e festeggiare la sua uscita dall’Europa League è come essere impotenti e festeggiare se qualcun’altro fa godere tua moglie” E’ questa la frase originale postata su Facebook da Stefan Lichtsteiner il 4 Maggio 2014 in seguito all’uscita in semifinale della Juventus contro il Benfica e rivolta ai tifosi dell’Internazionale che prendevano in giro la squadra torinese!!! Come si può vedere, l’ex casellante autostradale (per questa sua competenza nel settore è stato nominato sottosegratario ai Trasporti …) l’ha fatta sua senza nemmeno citare la fonte e, naturalmente, peggiorandola nella qualità e nella sostanza. In fondo, lo sfogo del calciatore della Juventus, per me che sono juventino, poteva essere compreso e giustificato in quel contesto, essendo lui stato sbeffeggiato in quel che è il suo lavoro (giocare nella Juventus e cercare di vincere sempre con la sua squadra) ed era rivolto ad una determinata categoria, in questo caso i tifosi dell’Internazionale, quello di Esposito invece voleva passare per un pensiero profondo di un grande “maître à penser” della politica e cultura Italiana …

  4. Scusate. Il senatore Esposito ha delle posizioni sulla tav che io non condivido assolutamente, così come il suo atteggiamento da martire in merito alla questione (come se fosse lui la vittima della devastazione). Su questa frase non riesco a capire quale sia il problema però:
    Cioè anche gli impotenti riescono a soddisfare le proprie donne o uomini e quindi non c’è bisogno di avere un’erezione diciamo così e questa sarebbe una discriminazione nei confronti di modi alternativi di fare sesso?
    Oppure il problema è nel possessivo “tua” riferito a donna?
    E se fosse stato essere frigide ed esultare quando qualcuno da godere il tuo uomo?
    O invece è un problema esclusivamente di discorso pubblico che un rappresentante istituzionale non si deve permettere?

  5. Il punto è che Esposito, benché becero nelle esternazioni, è il punto di riferimento, il collettore di voti e di sostegno elettorale, di un blocco di interessi molto ampio (dalle anime belle che alla TAV ci credono davvero, al partito dei cementificatori, dai sostenitori delle Grandi Opere Dannose Inutili Imposte fino alle aziende colluse con la ‘drangheta). Lui, come molti altri di cui si ride o ridacchia, magari via Crozza. La sua beceraggine è segno dell’impudenza, prima ancora che dell’impunità, derivante dal pacco di voti e sostegno di cui è espressione: un po’ come gli aerei privati affittati dai craxiani e pagati cash con soldi prelevati dalle valigette, ai tempi del craxismo; un po’ come il giro di escort non solo “godute”, ma esibite dagli “utilizzatori finali” tra Arcore, Bari e la sardegna – che oltre a farsi “finalmente utilizzare”, rivendicavano la primazia della propria bellezza con le stesse parole di certe ladylike piddine.

  6. Caro Girolamo, spero tanto che divenga il “capo espiatorio” su cui scaricare tutte le colpe il giorno in cui la Magistratura deciderà di rivolgere lo sguardo alla Val Susa …

  7. Vedo dai primi commenti che tanti uomini stanno lì ad argomentare più o meno la loro distanza da Esposito. Io preferisco ribadire la mia totale estraneità – conquistata con anni di studio, impegno e lavoro su me stesso – a ciò che le sue parole rappresentano: violenza di genere. Punto.
    A chi va di capirlo, il materiale non manca.
    A chi non va di capirlo: state bene così.
    Buona giornata.

  8. Toccato un punto dolente. Il senatore Esposito, per quanto politico di prim’ordine (è un ottimo politico, TAV o non TAV, e di sicuro non solo per il suo appoggio alla TAV), ha l’oggettivo difetto di indulgere a virulente polemiche politiche che troppo spesso scivolano sul personale e all’ignorare le regole di base dell’uso del linguaggio. Su questo punto non gli concedo alcuna scusante.
    .
    Poi sono dalla sua parte su quasi tutto il resto, dal suo interessamento per la molte crisi occupazionali di Torino e del Piemonte, al suo contributo per il nuovo codice degli appalti, al suo muoversi nelle paludi della politica piemontese e nazionale guardando più agli interessi collettvi che agli interessi di parte, al suo impegno contro il malaffare, al suo lavoro attuale come commissario del PD di Ostia contro i figuri di Roma Capitale e contro i malavitosi endogeni del litorale. Se poi gli schemi mentali di molti non vanno oltre allo schemino “NO TAV buono SI TAV comunque pessimo da qualsiasi punto di vista”, lascio costoro cullarsi nelle loro pigre e autoconsolanti semplificazioni centrate sull’autoconsiderazione che deriva dall’osteggiare un terribile villain a tutto tondo. Ultima osservazione: ai citati Emiliano e Puppato il quart’ora di entusiasmo NO TAV mi pare sia passato, anche perché scarsamente compatibile con l’altro entusiasmo per le TAV di casa loro.

  9. Purtroppo il lavoro di sfondamento a destra del PD passa anche attraverso gente come Esposito. Ormai il PD non vuole farsi mancare niente pur di raccattare voti. Sa che con il programma che ha portato in parlamento (non quello che aveva presentato prima delle elezioni politiche) a sinistra non avrebbe guadagnato niente per cui si ricorre al solito metodo: occupazione di TV e giornali, ogni giorno un nemico da sventolare per instillare paura e far dimenticare la realtà, un po’ di malcostume civile distruggendo ogni regola di convivenza ed una spruzzata di volgarità da avanspettacolo. Visto che tutto da solo il povero Renzi non può fare, si circonda di tanti figuranti tra cui Esposito per cui non se ne può dissociare almeno fintanto che gli sarà utile.

  10. @ Vincenzo Spinola
    Io spero che ciascuno paghi per la propria parte, senza capri espiatori, e senza pensare che ci sono solo le responsabilità penalmente rilevanti, omettendo quelle etiche e politiche, ricordando (come ci insegnavano al catechismo) che si pecca non solo con le opere, ma anche con le omissioni. E che aver sdoganato il becero linguaggio macho-fascista – dandogli una passata di smalto da unghie in certi casi, in altri senza neppure passare dalla manicure – è una delle colpe politiche di cui Renzi e le sue truppe cammellate dovranno rendere conto.

  11. @picobeta
    Credo che come punto dolente sia sufficiente!!!
    Tu come definiresti un “rappresentante del popolo” che va contro la volontà di tutta una popolazione e l’intelligenza di tanti esperti del settore ed impone con forza e le armi un’opera inutile, dannosa, uno sperpero di denaro pubblico che sarebbe molto più utile riversare in altri settori della vita civile e che non perde occasione, parandosi dietro un’impunità che gli deriva solo dai suoi privilegi, di insultare e farsi beffe di chi da anni lotta per fermare quest’enorme idiozia chiamata TAV Torino-Lione!!!
    P. S.:
    mi spieghi come cambierà fra 30 anni la sua vita quando potrà andare in due ore da Torino a Lione!!!

  12. Di “politici di prim’ordine” (maschi) che non hanno fatto manco mezzo minuto di lavoro su se stessi temo siano piene le aule parlamentari, regionali, comunali… Di “politici di prim’ordine” che colti in flagrante a elargire commenti sessisti, invece di scusarsi con un “errare humanum est” rincarano la dose prendendosela con il femminismo pure cominciano a essercene parecchi in giro. E’ in effetti un segno dell’imbarbarimento della classe dirigente. E della ferocia dei tempi che viviamo. Che un tizio del genere sia anche il più becero pasdàran degli interessi delle imprese cementificatrici, appaltanti, edificanti grandi opere sul suo territorio può essere senz’altro una coincidenza. Nondimeno trovo che sia una coincidenza che si addice perfettamente allo spirito dei tempi.

  13. @wuming4
    non conosco il CV lavorativo di Esposito, ma come c’è quello che sa fare bene il mestiere del fabbro o quello del copywriter, lei può trovare chi il mestiere della politica lo sa fare anche piuttosto bene, e Esposito è tra costoro, anche e soprattutto al di fuori della vicenda TAV. Ciò detto non ha scusanti per le sue derive linguistiche giustamente denunciate da Loredana Lipperini.
    .
    Credo poi che lei sia al corrente che l’opera su cui lei è Esposito siete in disaccordo è perlopiù in sotterraneo e cementifica una quota minima di territorio, infinitamente inferiore ad esempio all’autostrada Asti-Cuneo che stende un decorativo nastro di asfalto tra le colline di Fenoglio, Pavese e Lajolo per qualche decina di metri in larghezza e per decine di chilometri in lunghezza e che per motivi che non so decifrare non urta in alcun modo la sua sensibilità.
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    @Vincenzo Spinola
    Esposito, per quello che mi risulta, non si è mai fatto scudo di impunità politica e ha affrontato credo più di un processo intentatogli a vario titolo da esponenti NO TAV. L’unico scudo di cui gode è la scorta per via di minaccie ricevute in diverse occasioni e per tentativi di attentati alla sua abitazione. Se poi ritiene che Esposito sulla TAV agisca in omaggio agli interesse delle imprese cementificatrici, sappia che fa parte di un’ampissima compagnia che comprende le amministrazioni provinciali, dipartimentali, regionali sui due versanti delle Alpi, i governi e i parlamenti italiani e francesi degli ultimi venti anni, gli esperti, le commissioni trasporti e i parlamenti europei degli ultimi vent’anni, gli esperti delle università e dei politecnici di Torino, Milano, Lyon, Lausanne, Paris e per finire le comunità locali della Maurienne sul versante francese dell’opera e, in parte, anche in Italia.

  14. quando tra i commenti appare un WM so che qualche commento prima è apparso picobeta, e allora ci vuole per forza l’artiglieria pesante.

  15. @ picobeta
    il senso delle mie parole è precisamente questo infatti: Esposito sa fare bene “il mestiere della poiitica” (il suo CV è consultabile sia su Wikipedia sia sul suo sito personale) ed è un maschio coatto qualunque nei modi di pensare nonché di reagire alle critiche circa il sessismo che manifesta. Senza stupore e senza scandalo facevo notare non già la contraddizione tra le due cose, ma la compatibilità tra esse in questa cupio dissolvi della politica (che è altra cosa dal “mestiere della”). Esposito è a tutti gli effetti un uomo nuovo, su misura per questo tempo, in grado di imporre con la forza la propria idea di “modernità” a un territorio contro il volere dei suoi abitanti e di usare insulti sessisti al bar dello Sport/Facebook, insultando poi le donne che gli fanno notare quanto ciò sia grezzo, offensivo e fuori luogo. Esposito è un sincero democratico 2.0. Se dovessi scegliere un personaggio manifesto dell’Italia pidina di oggi credo che non riuscirei a trovare un’icona più azzeccata di lui.

  16. “godere per la sconfitta della juventus è come essere impotenti ed esultare se qualcuno fa godere la tua donna”
    In effetti la frase non è sessista, a meno che non si voglia considerare tale ogni espressione linguistica che esplicitamente o meno faccia riferimento al sesso. È sicuramente volgare, se si accetta ancora il criterio del riferimento al sesso. È sicuramente una battuta non riuscita, non brillante, anche volendo mantenervi il sesso. Infine l’analogia è sbagliata: per quanto riguarda il rintuzzare al tifoso di una squadra che non ha vinto nulla ma che voglia sfottere la juventus che ha perduto, quella giusta sarebbe stata: “godere per la sconfitta della juventus è come essere impotenti ed esultare se qualcun’altro NON fa godere la tua donna”.
    Tuttavia il tifo calcistico è per definizione uno sfogatoio dei peggiori istinti e chiunque peggiora tifando e tira il fuori il peggio di sé, come su un Facebook. Lo sfottò in questi casi è da comprendrere come manifestazione belluina ineliminabile di una buona parte dei comportamenti umani.

  17. @wu ming4
    Sono d’accordo sulla sua prima fase, che descrive con ottima sintesi il bifronte Esposito, meno se non per nulla su quanto segue, cioè sulla pretesa esistenza di una contiguità antropologica e culturale tra l’essere a favore della TAV e una mentalità e un linguaggio aggressivo e sessista.
    .
    Le sottopongo in proposito questa frase, la cui esegesi è terribilmente semplice e univoca:
    “Piccina, solo per avvertirti che ho diramato un piccolo ordine di servizio fra i compagni e in Valle di Susa. Se osi far vedere la tua bella faccina di m…. da quelle parti ti sfondiamo la faccetta”. Non sono certo che il link funzioni anche sul suo PC, per via delle tante complicazioni di internet, ma qui può trovare la signorile esternazione in tutta la sua estensione e nel suo completo squallore:
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/v/t1.0-9/s720x720/149744_3690013222855_1572522723_n.jpg?oh=facd5f192d4ce56cc0d60ee86e380921&oe=55FEF88F
    .
    Le lascio il facile esercizio di individuare chi abbia scritto questa frase, ma non la seguo nella sua semplificazione di rendere simili frasi esemplificative di una particolare visione dell’evoluzione delle reti ferroviarie europee, sia essa favorevole o sia essa contraria alla costruzione di un tunnel di base tra la Valle di Susa e la Valle della Maurienne.
    .
    Intanto Johnny se salisse a Cascina di Langa e volesse di nuovo guardare la città, come unico passero che non cadrà mai, vedrebbe sì le torri della città ma anche lo svincolo autostradale e altre delizie d’asfalto che per quanto ben più deturpanti di un tunnel di base non sembrano turbare la sue sensibilità.

  18. @ picobeta
    io i link li seguo, e sarebbe carino che non fossi l’unico a farlo. Continuare ad accusarmi di non essere “turbato” nella mia sensibilità da altre grandi opere che non siano la TAV significa non avere nemmeno aperto il link che le segnalavo nella precedente discussione che avemmo sugli stessi temi, vale a dire questo: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=19913
    Come spiegavo a suo tempo in questo blog, ridurre tutto alla Val Susa, senza inserire la questione in un discorso mooooolto più ampio sui modelli di sviluppo e sulla salvaguardia del territorio, non avrebbe senso. Quindi, insomma, le provocazioni possono essere recapitate a un altro indirizzo.
    Quanto al link segnalatomi, non posso che ringraziare, perché è una conferma perfetta di quanto affermavo. Dopo quella squallida e feroce uscita sessista su Facebook, Zucchetti non solo non è stato coperto dal movimento No Tav, ma ha anche dovuto chiedere doverosamente scusa alla persona a cui aveva rivolto le proprie parole, definendo queste ultime “inqualificabili” e la propria furia “ingiustificata”.
    Ecco qui la vicenda ricostruita da fonte non certo vicina al movimento valsusino:
    http://www.lastampa.it/2012/05/30/cronaca/no-tav-docente-del-poliminaccia-una-donna-xytmrOrcj1gVwlWfnhoMvM/pagina.html
    Zucchetti dunque dimostra che il sessismo è male atavico e comune – e lo sappiamo – ma che quando si viene colti in castagna si può anche evitare di chiamare in causa la fantomatica “sindrome da femminismo anni Settanta”. La differenza tra essere maschilisti rendendosene conto e l’essere maschilisti autoindulgenti e ridanciani è precisamente questa. La seconda modalità è a mio avviso un connotato sempre più inequivoco del potere in questo paese.

  19. @wu ming 4
    Non ho dimenticato quanto da lei scritto sul discorso più ampio, ma di fatto questo discorso più ampio non si è quasi mai articolato oltre l’opposizione all’opera feticcio, senza che sia anche stato anche solo tentato un confronto sul senso, sul costo, sull’impatto di molte altre opere che, secondo i criteri di valutazione dei NO TAV, sarebbero molto più negative del tunnel di base della Torino-Lione. Perché se il discorso più ampio fosse reale, allora dovrei trovare scritto a caratteri cubitali sui siti NO TAV che l’autostrada Asti-Cuneo è molto più devastante, consuma molto più territorio, ha un impatto ecologico molto più pesante, è ispirato a un modello di trasporto su gomma molto più impattante della Torino-Lione. Ma nella trama della vicenda NO TAV, di questo passaggio non c’è traccia e la Asti-Cuneo è uno solo dei tanti possibili esempi, che ho scelto per motivi di pura pigrizia visto che vivo a Torino l’ho sotto gli occhi quasi quanto la TAV.
    .
    Le esternazioni di Zucchetti sono di gran lunga più pesanti e violente di quelle senz’altro non perdonabili di Esposito, travalicano di molto i limiti del codice penale, danno sfogo alle più ignobili pulsioni che vedono come prima se non unica soluzione a una divergenza di opinioni il ricorrere alla violenza più sconciante e sessista e, infine, si manifestano nel cuore della vicenda politica NO TAV e non, come nel caso di Esposito, nel tifo calcistico, che è spesso sentina e nei casi più fortunati valvola di sfogo di instinti deteriori. Le scuse di Zucchetti sono inevitabili, anche per motivi di dinamica processuale, e questo rattoppo in forma di pentimento da parte di Zucchetti non può nascondere il fatto che pulsioni sessiste e violente albergano anche in individui che si vorrebbe antropologicamente angelicati in quanto coinvolti in una lotta che si condivide.
    .
    E adesso mi scuso in anticipo, perché ora mi allargo ulteriormente e tento con sfrontatezza una invasione in un campo che lei occupa ottimamente, cioè quello della creazione letteraria. La mia sensazione è che voi che professionalmente raccontate storie (e in qualche misura anche chi consuma molte delle storie da voi prodotte), viviate in una strana situazione di sdoppiamento per cui:
    – quando vi muovete nel mondo delle storie, abbiate bisogno di personaggi a tutto tondo, contradditori, fatti di virtù ma anche di sangue e di merda, con la ragione e il torto quasi mai nettamente attribuiti agli uni o agli altri
    – quando vi muovete del mondo reale, non riusciate invece a tollerare che un mondo dicotomico, nettamente sezionato nel bianco e nel nero, in cui i buoni sono in toto antropologicamente buoni perché ne condividete la causa, mentre i cattivi sono cattivi integralmente, antropologicamente, culturalmente, sessisticamente, corrottamente, mafiosamente e vai di neologismo da dopo cena.
    .
    A me sembra così, ma le ripeto che qui ho invaso il suo campo, per cui quello che dico può valere assai poco

  20. @Label:
    Ammesso che si possa essere d’accordo sulla tua analisi (un po’ troppo raffinata pensando al tenore della frase e di chi l’ha scritta), resta un problema: ma queste benedette “classi dirigenti” quando capiranno che devono tornare a dare il caro, vecchio “buon esempio” sia nei pensieri che nelle parole che nelle opere (tanto per citare il catechismo…)!??
    @picobeta:
    Ancora una volta fuori tema… ma non dovevamo andarci a gustare i buoni dolci da panetteria delle mie parti (magari passando per la nuova, fiammante Superstrada Valdichienti con le sue gallerie “risparmiose”: un nuovo sport pericoloso alla portata di tutti)!??

  21. @ picobeta
    1) E’ falso che “non si è quasi mai tentato un confronto sul senso, sul costo, sull’impatto di molte altre opere” che sarebbero anche più dannose e impattanti della Torino-Lione. La verità è che questi tentativi vengono fatti continuamente, lungo tutta la penisola, da comitati di cittadini che vivono sui territori dove queste opere faraoniche vengono edificate e che sono destinati a subirne le conseguenze dirette. Il fatto che tali tentativi di confronto e di analisi manchino di ricettori politici è il vero problema. La lotta in Val Susa ha goduto di grande esposizione mediatica per una serie di motivi che sarebbe lungo riassumere, ma appunto di potenziali “Val Susa” ce ne sono moltissime in Italia.
    2) Le pulsioni sessiste e violente albergano in tutti noi, a prescindere dall’appartenenza politica o religiosa. Individui “antropologicamente angelicati” non se ne sono mai visti né nella storia né in letteratura (la definizione non calza nemmeno ai santi).
    C’è poi chi dà libero sfogo verbale o fisico a certe pulsioni e ne subisce le conseguenze (anche legali) – e a fronte di un comportamento del genere a mio avviso è da ritenersi positivo se poi fa pubblica ammenda, accettando una stigmatizzazione sociale del suddetto comportamento. C’è invece una modalità più ridanciana e blanda, quindi nell’immediato meno grave e molto diffusa, attraverso la quale i modelli sessisti si riproducono con estrema naturalezza (“si fa per scherzare…”, “e fattela una risata…”). Fatto salvo il diverso grado di gravità, bisogna riscontrare che in questo secondo caso è molto più difficile fare accettare un discorso critico su certi atteggiamenti, rispetto ai quali in realtà dovrebbe attivarsi un livello di sensibilità più acuto, più sottile. Anche questo è lavoro su se stessi che andrebbe avviato. E non solo dai senatori della repubblica. Al contrario nel corso degli ultimi anni certi vizi privati sono stati evidentemente sdoganati, quando non addirittura scambiati per pubbliche virtù – complice forse anche quell’ambiguo medium pubblico/privato che è il social network.
    3) La sua “invasione di campo” è rivelatrice di un modo di pensare che le impedisce di cogliere un punto dirimente per quanto riguarda l’agire di uno scrittore “nel mondo reale”. Accettare che il mondo non sia diviso in bianco e nero, non sia dicotomico ma complesso, che il bene e il male non siano nettamente confinati da una parte o dall’altra, non può impedire di schierarsi. Anche perché altrimenti non lo si farebbe mai (molti colleghi infatti preferiscono tenersi fuori dai conflitti reali). Allo stesso modo, schierarsi non significa sposare una causa come fosse una crociata, ma al contrario fornire il proprio contributo critico, narrativo e inventivo. Aggiungo che stare dalla parte di coloro che in una determinata circostanza si ritiene di dover difendere può significare anche stare dalla parte di soggetti “brutti, sporchi e cattivi” e schierarsi con loro non li fa diventare bellini (ecco l’equivoco rivelatore). Potrei fornirle svariati esempi in questo senso che riguardano l’attività del collettivo di cui faccio parte, alcuni le direbbero qualcosa (Cesare Battisti), altri quasi niente (Bambini di Satana, collettivo Hobo), ma qui vorrei legare la mia considerazione soprattutto ai movimenti in lotta (ad es: precari della logistica, No Tav, No Muos, partigiani della scuola pubblica, ecc.). Un movimento, se è un movimento vero, vivo, non è un moloch, è composto da tante persone e attraversato da contraddizioni, dibattiti, spinte diverse. Appoggiare una lotta perché convinti delle sue ragioni significa non tanto condividere ogni scelta, ogni pratica, ogni parola, quanto piuttosto entrare in una discussione, in un insieme di pratiche, relazionarsi a una comunità di persone che pensano e agiscono. Questo è quello che facciamo – o cerchiamo di fare – quando ci muoviamo “nel mondo reale”. Toccherebbe poi ai nostri lettori dirle se e quanto i personaggi dei nostri romanzi si trovano ad affrontare problematiche molto diverse da quelle che ho evidenziato.

  22. @ Wu Ming 4
    1) il confronto di cui lamento l’assenza è quello tra le altre grandi opere e la TAV Torino-Lione, per cui altre opere nettamente più negative rispetto alla Torino-Lione secondo i criteri enunciati dai NO TAV sono ignorate sia dalle popolazioni locali, che anzi le vivono senza problemi, e sia dagli intellettuali e consulenti tecnici NO TAV. La Torino-Lione assume quindi un ruolo di feticcio, di simbolo in toto negativo anche perché non è collocato nel contesto di altre opere in costruzione o in esercizio in Italia e altri paesi europei. Se inserita in questo contesto, allora la reale consistenza della presunta demoniaca opera la collocherebbe tra le entità diaboliche di seconda schiera. Ma un diavoletto minore non è buon materiale per una efficace narrazione politica.
    2) in sostanza condivido quello che lei scrive, che non vedo in contraddizione con il mio punto di vista per cui non esiste una correlazione necessaria tra posizioni favorevoli o contrarie sulla TAV e una possibile deriva sessista.
    3) qui accetto il rimprovero di Luca Perilli di essere andato fuori tema e provo a precisare il mio punto di vista anche se mi muovo con qualche incertezza su questo terreno. In letteratura un mondo in bianco e nero è scipito come una verdura lessa, in politica è invece efficace, soprattutto in un mondo sempre più complesso e con un sistematico deficit di risorse di comprensione rispetto alle tante, troppe complessità. Circa i movimenti da lei citati non mi disturbano le contraddizioni e le oscillazioni, perché si tratta di fenomeni del tutto fisiologici e inevitabili, me pare che siano raccontati secondo schemi troppo dicotomici. Mi pare, appunto, mi pare.

  23. Più il tempo passa e più tutte le disquisizioni e i paroloni che serpeggiano in certi spazi “culturali” mi arrivano come un cicaleggio vuoto e fastidioso (sarà la vecchiaia). Quasi sempre l’assunto dell’intervento è bianco o nero. Niente sfumature di grigio che sarebbe già meglio. Qui, almeno, abbiamo questi “scontri” tra Picobeta e Wu Ming che ridanno valore alla passione unita all’intelligenza critica e civile. Io sono più dalla parte di Picobeta, ma senza esagerare.

  24. @ picobeta
    1) Trovare un’efficace narrazione politica non è faccenda semplice, soprattutto quando non si hanno alle spalle gruppi di potere, denaro, mass media. Come segnalavo in precedenza, il collettivo di cui faccio parte ha attivato un laboratorio specificamente dedicato alla narrazione politica delle lotte contro le Grandi Opere Dannose Inutili Imposte, su richiesta delle stesse realtà in lotta, a dimostrazione che il problema è sentito eccome. E anche la proposta di una giornata di mobilitazione nazionale sui territori nasceva dalla convinzione che il discorso andrebbe affrontato in un’ottica assai più allargata e contestuale. Ma ci sono molti fattori che ostacolano questi passaggi, in primis la difficoltà di creare un ponte politico e comunicativo tra il locale e il globale, più facile a dirsi che a farsi. Ma anche il fatto che le narrazioni dominanti non sono certo quelle prodotte dai movimenti, ma dai loro detrattori. Questo senza considerare gli ostacoli culturali: buona parte dell’immaginario politico collettivo rimane ancorato alla vecchia idea che una grande opera crea posti di lavoro, e quindi… Nel frattempo il paese sprofonda sotto una slavina di fango, detriti, cemento e pattume.
    .
    2) Io non ho parlato di “correlazione necessaria tra posizioni favorevoli o contrarie sulla TAV e una possibile deriva sessista”, ma, tutto al contrario, di “una coincidenza che si addice perfettamente allo spirito dei tempi”. E non mi riferivo al sessismo in quanto tale, bensì all’atteggiamento sempre più in voga nel sottobosco della nuova politica italiana di sminuire il sessismo, sdoganarlo con una risata e accusare poi le donne che dovessero sentirsi offese di bacchettonismo femminista. Spero di essermi spiegato meglio.
    .
    3) Sulle apparenze colte soggettivamente c’è poco da dire. Io comunque non credo che ci sia chissà quale reticenza a raccontare luci e ombre nella vita di un movimento. Casomai si tratta di distinguere come affrontarli. Perché se intorno a un movimento ci sono tutti i mass media nazionali che cercano di criminalizzarlo, di dividerne le componenti in buone e cattive (appunto in un’ottica strumentalmente manichea), nonché solerti magistrati che cercano di far passare i militanti per terroristi, in una grottesca parodia degli anni Settanta, be’, per quanto mi riguarda non si possono avere dubbi sulla necessità di raccontare le cose in modo completamente diverso.

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