Il 20 agosto 1799 Eleonora Pimentel Fonseca sale sul patibolo. Enzo Striano, in uno splendido libro che si chiama Il resto di niente, la immagina mentre, con il cappio al collo, guarda le facce sghignazzanti intorno al palco e mormora, in latino, Forsan et haec olim meminisse juvabit (“Forse un giorno servirà ricordare tutto questo”).
Ma non ci crede.
Scrive Striano: “Di lì a poco, finita la festa si sparpaglieranno in mille direzioni. Sulla sabbia della Marinella, verso Santa Lucia, a Toledo… Domani avranno già scordato quanto succede adesso: ora però si stanno divertendo, innocenti e crudeli come infanzia”.
Non ho altro da dire, per oggi.
Intanto grazie per la segnalazione relativa a Eleonora Pimental Fonseca, di cui non ho mai sentito parlare. Mi ha stupito, ma non più di tanto, scoprire che Eleonora fu membro dell’Arcadia. I libri scolastici, pur riservando molto spazio all’accademia romana e a pagine di discussione sulla poetica di Zappi, Crescimbeni e company, non fanno alcun cenno a figure femminili poetesse. Scopro che a lei ha dedicato un saggio Benedetto croce. Mi appunto il nome per il futuro.
Quanto al libro pare interessante per il monito che viene qui riportato. Se ne stiamo parlando, è già un segnale, no?
Melchisedec(Agostino)
Anche il film di Antonietta De Lillo tratto dal libro era (è) molto molto bello.
Lore’, propio ‘na botta d’ottimismo!
(già m’ero depresso di mio stamane chiacchierando al bar con Monina, mo’ m’è venuta voglia di spegnere tutto e andare a letto)
… e sognare di svegliarmi in un mondo ‘altro’ (non nell’altro mondo, eh!)
…. per lo meno, non ancora…
Eleonora Pimentel Fonseca, ricordo che ne hanno dato lievi accenni a scuola. Al magistrale … ma erano altri tempi, davvero, tempi in cui la donna era in piena fioritura di speranze.
Secondo me dovreste raccontare la storia a noi poveri ignoranti che non la conosciamo, grazie!
““Di lì a poco, finita la festa si sparpaglieranno in mille direzioni. Sulla sabbia della Marinella, verso Santa Lucia, a Toledo… Domani avranno già scordato quanto succede adesso: ora però si stanno divertendo, innocenti e crudeli come infanzia”.”
Fino a quando non toccherà anche a loro qualcosa che fa davvero male. E’ allora che la faccia sghignazzante di ieri, riapparendo, sembrerà dire che gli altri siamo noi, prima o poi.
Brava brava che segnali quel romanzo stupendo, che nze ne parla mai:(
Per il resto, che te lo dico a fa, niente.
Grazie per avermi ricordato questo libro che ho letto tanti anni fa e ho molto amato.
ElenaElle, non c’è un gran bisogno di sapere la storia perché in questa sede è interessante la citazione che fa Loredana, no la versione romanzata della vita della Fonseca, insomma, non credo ti stia perdendo qualcosa.
Se invece ti è venuta la curiosità può valer la pena, se ti capita, di cercarlo magari in biblioteca se ce l’hanno. Certi libri sono come le barzellette, se tocca spiegarli perdono parecchio, meglio leggerli.
Eleonora Pimentel Fonseca è una figura mirabile. Una eroina della rivoluzione napoletana. La mia ammirazione per lei e gli altri illuministi napoletani è sconfinata.
Grazie a Loredana per averla ricordata.
La Rivoluzione napoletana del ’99 è uno dei tanti eventi che sarebbe utile ristudiare a fondo. Così come, ad esempio, rileggere gli scritti di Vincenzo Cuoco sui vizi atavici, la cupidigia e le orride connivenze delle classi dirigenti del sud di questa penisola, in piena consonanza con quelle del nord.
Un popolo mai del tutto emancipato dal rango di plebe rimane sempre esposto alla ricaduta sotto il dominio e l’abiezione civile, che peraltro si materializza, in buona parte, con il suo consenso. Questo nonostante periodici rigurgiti e sussulti di dignità e riscatto, che però, appunto, rimangono episodio, momento, jacquerie e non rivoluzione, calato dall’alto, elitario, che non sedimenta nel profondo, e perciò stesso destinato a non durare. A essere dimenticato.
Proprio per questo sostengo da sempre che gli italiani, per quel niente che questa parola vale oggi, rimangono nel profondo, inconfessabile, monarchici. E nel senso più arcaico del termine, non certo quello anglosassone di monarchia costituzionale.
Non abbiamo avuto nè Cromwell nè Robespierre. E la pazzia di Re Giorgio ci lascia un Parlamento vuoto.
L
Proprio per quello che dice luca, che in parte condivido, andrebbe messe in evidenza tutte quelle esperienze che non sono consonanti con questo stato endemico di lazzarismo o di plebizzazione, ma anzi lo contraddicono profondamente.
Saranno pure come piante di ginestra piantate in un terreno franoso, ma ci sono.
Penso al centro Hurtado di Scampia, tanto per fare un solo esempio, ma pure a Teresa Buonocore, a Claudio Vassallo, ai giovanissimi giornalisti che rischiano la vita ogni giorno in Calabria, alle molte esperienze di cui parla ogni domenica pomeriggio Zazà a radiotre.
Fare finta che queste esperienze non ci siano o addirittura non siano ‘possibili’ è pericoloso: questa distrazione alla fin fine non fa che confermare una dannazione antropologica del Sud a cui io non credo e a cui non è giusto abbandonarsi.
Rileggiamo la Pimentel, Cuoco, tutti i grandi giuristi e intellettuali del Sud, ma senza disperazione. Che, scusami Luca ma non sto parlando di te, a volte assume dei toni nichilisti-estetizzanti. Non mi piace.
p.s. scusate gli errori che, in genere non correggo mai, ma di cui di tanto in tanto mi scuso.
In america da ragazzino ho visitato il museo dove hanno cucito la prima bandiera a stelle e strisce, a diciassette anni mi sembrò una follia così come il fatto di cantare l’inno nazionale all’inizio della scuola, la mattina. Pensavo ‘noi siamo anni luce avanti a queste stupidaggini retoriche’.
Mi sto ricredendo. Forse il tessuto sociale si cuce anche con queste cose.
Mi fa moltissimo male pensare che non si sappia fare tesoro dei fatti e momenti salienti della nostra storia repubblicana.
Che tristezza…
… mi ci vorrebbee proprio un bel bunga bunga. Chiamo due ministre e due veline e vediamo che si può fare..
‘Forse un giorno servirà ricordare tutto questo’.
a dopo amici.
D.
Scende giù per Toledo.
@Valeria: giù le mani da Luca, i toni nichilisti-estetizzanti dove sono, chi? Che?
Nel caso dobbiamo dar conto della personale visione delle cose con un misero “non mi piace”?
Piccoli fuochi non rendono il sud meno moribondo.
Senza voler polemizzare, ma faccio una domanda: sono solo io a trovare allucinante anche la pubblicazione su tutti i giornali (repubblica in primo piano) di foto della minorenne scollacciata, con la scusa che le foto erano disponibili su facebook fino al giorno prima?
Non so. Mi fa abbastanza ribrezzo leggere un articolo su quanto faccia schifo Berlusconi con le minorenni, e poi vedere le foto porche della minorenne in questione (ovviamente non mi rifierisco a questo blog).
Ma forse sono io.
@ demonio pellegrino. No, non sei tu…
Sulla Pimental – del libro non se ne parla mai abbastanza. E’ straordinario. Tuttavia noi non veniamo da una sconfitta analoga e neanche da una speranza simile. Siamo invischiati nella melma, beh almeno dagli anni sessanta. Sempre opinioni personali -)
Eh no demonio pellegrino, non sei il solo. Ma ormai la deriva giornalistica (?) è arrivata ad un punto tale da non credere che ci possa essere un rimedio. E penso che dopo il ribrezzo che ho provato in queste settimane per la pubblicazoine e la lettura degli interrogatori famosi che hanno imbrattato tutto, carta stampata tv radio etc. si può soltanto continuare a scendere, avendo un pdc e una sua corte che si trastulla così e se ne vanta anche.
Meglio ‘piccoli fuochi’ che ceneri spente. E la Pimentel è stato il piccolo fuoco che ha fatto sperare in un futuro migliore. E si era nel tempo in cui le donne avevano in genere un ruolo ben delimitato, di madre e di moglie senza diritto di parola. Per la maggioranza. Poi c’erano le eccezioni che diventavano appunto eroine, ma che avevano anche dalla loro la possibilità e la fortuna di possedere una cultura non comune.
@Vincent. ‘Non mi piace’ è un mio giudizio personale, di sintesi delle cose che ho detto.
Non ce l’avevo con Luca, ma ‘giù le mani da Luca’ ha un sapore insieme intimidatorio e stucchevole, visto che io le mani su Luca non le ho mai messe. Nel caso le volessi mettere per criticare quello che dice (quello che dice, non Luca, dovresti stare attento alla differenza) non sarebbero certo i tuoi canini a dissuadermi.
Il Sud sarà pure moribondo. Ma io continuo a preferire quelli che cercano delle cure, e le mettono in pratica, a quelli che cantano nobilissimi misere e de profundis.
I funerali cantati sono bellissimi, ma in certi casi sono prematuri. Ergo, ripeto: non mi piacciono. E, come ho già detto, questo rimane un mio parere. Come il tuo: “piccoli fuochi non rendono il sud meno moribondo”.
Frase d’effetto, ma da motivare.
Valeria ha senz’altro ragione. Di brave persone, in taluni casi addirittura straordinarie, ce ne sono tante. E fanno cose importanti, che è sempre giusto ricordare e valorizzare. Si tratta però di pezze, rattoppi, pali che puntellano edifici che crollano. La volontà, il volontarismo e il volontariato non sono sufficienti. A tenere insieme un paese. A farlo progredire, dentro un terreno comune e condiviso.
Le due retoriche, i due miti fondativi, che tenevano insieme la nostra dimensione unitaria e repubblicana, il Risorgimento e la Resistenza, sono in frantumi. Sbriciolate. E ci sono ragioni profonde, che da lontano arrivano a noi, perchè tutto questo sia avvenuto. Non credo che altri rattoppi, altre pezze, realizzeranno il miracolo di una convivenza da costruire su nuove basi,
La disperazione, me ne rendo conto molto bene, è un problema mio. Non sono mai stato un fan della speranza. Tantomeno vi attribuisco un valore estetico. Così come invece mi appaiono molti “beau geste” che spesso ci piacciono molto, me per primo, ma ci lasciano poco.
Non voglio insegnare, o proporre, niente a nessuno. Men che meno il mio stato d’animo.
Solo, non posso negare ciò che mi appare, o che provo.
Mi commuovo, davvero, quando vedo le mamme e i bambini di Terzigno buttati in mezzo a una strada a fare i blocchi e a prendere mazzate. O le operaie della Omsa attonite sopra un palco, costrette a denudare intimità, difficoltà, angosce private. O quegli altri eroici, autoreclusi da mesi all’Asinara, che gli faranno fare la fine del conte di Montecristo.
Ma non posso nascodere che ciò che penso davvero, mentre li osservo, è: se potete, per dio, scappate via.
L.
Non so, forse è un periodo come ne passiamo tutti, un periodo che io chiamo antracite, che ti attraversa e ti lega, caro Luca. Ognuno ha il diritto di pensarla come vuole, ma, credimi, alla fine del tuo post, mi aspettavo che, dopo il per dio, ci fosse un ‘ribellatevi’. Che sarebbe stato più vero e più serio del facilissimo scappate via. Scappare via per andare dove, a milano, a padova, a pavia, a torino, a parma, a grosseto, o dove? O ancora espatriare dall’italia, dall’europa? Perchè mai il sud dovrebbe rinunciare alla propria terra, per lasciarla in mano ai criminali, che sono, rispetto alle persone normali – e dico normali nel senso che hanno difetti e pregi come in tutto il mondo – sono una percentuale trascurabile. E qui, per comporre un discorso serio e non superficiale, si dovrebbero esaminare troppe cose e troppi avvenimenti e troppi legami che fanno di questa percentuale trascurabile un fascio che sembrerebbe invincibile, ma che si dovrà vincere, perchè Falcone diceva che la mafia si può vincere. Bisogna ricordarsi anche di questo. Ciao e buonanotte.
Lo so, Luca, manca un collante. E questa cosa fa disperare, pure me. Eppure non credo che i gesti singoli siano ‘piccoli fuochi’ e, anche se sono isolati e non diventeranno mai un incendio, sono grandi.
Poi sì, questo è un periodo nero. Quale sia l’atteggiamento più adeguato per affrontarlo non lo so, io oscillo continuamente tra due poli estremi, ma so che non voglio rassegnarmi.
La Repubblica napoletana di cui Pimental è un pezzo, è vero aveva il vento grosso della Rivoluzione francese, ma non lo sapevano loro se sarebbero stati un piccolo fuoco, un grande incendio. Persino la loro esperienza può essere ridotta a una serie di gesti personali. Io so, come tutti, che le mafie si espandono dal sud al nord e se qui dove abitiamo non ci sono “picciotti” e “regolamenti di conti” ci sono i soldi da ripulire. Siamo quindi nella stessa barca. Non è che si possa dire – ribellatevi ma ribelliamoci.
“Di lì a poco, finita la festa si sparpaglieranno in mille direzioni. Sulla sabbia della Marinella, verso Santa Lucia, a Toledo…”
non si sparpagliarono un bel nulla. Finita la festa, grande fu la calca ai piedi del patibolo: il boia tranciava quarti di chiappe degli impiccati e i buontemponi di sotto le afferravano per portarle a casa. Quel giorno a tavola, trippa!
Non è una storiella bunga bunga, è cronaca.
Biondì, non ti buttare giù, sei giovane, ti farai.
E’ bellissimo leggere della propria eroina. Eleonora è stata la prima direttrice di un giornale e per giunta napoletano , il Monitore. Voleva educare e informare il popolo, liberarlo dall’ignoranza,per vivere meglio.
E’ come lei ci sono tantissime donne colte.
ciao ciao
concordo con valeria, al solito. E mi riconosco in quello che scrive zilberstein: “grande fu la calca ai piedi del patibolo”, eccetera. Non si sparpagliano per nulla, infatti.
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non conoscevo Eleonora Pimentel, è stata una scoperta per me. Ho visto che su di lei è stato scritto più di un libro, e non solo in Italia, senz’altro da leggere. Una figura nobile dalla vita tragica, incredibile quanto poco sia conosciuta (ma forse dovrei parlare solo per me – e melchisedec!). Sulla scheda di wikipedia, tra l’altro, ho letto che ha avuto un unico figlio, morto molto piccolo di malattia. Quando era incinta del secondo, lo ha perso a causa delle percosse del marito. Terribile.
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Per quanto riguarda il sud e le persone che fanno bene, vorrei anch’io ricordare un’esperienza interessante (e divertente). L’iniziativa di un insegnante di un Istituto professionale di Pomigliano, il prof. Domenico Foscolo: “… e una matita li cancellerà”:
http://www.ipceuropa.com/eunamatitalicancellera/invia.asp
A questo indirizzo: http://www.internetculturale.it/ digitando su “ricerca semplice” le parole Repubblica napoletana, viene fuori quasi tutto ciò che è stato edito sull’argomento.
@diana: se non smetti, non smetto. Sempre fuori fuoco, incastrata tra google e wikipedia. C’è anche il film tratto dal il resto di niente con lo stesso titolo. Strano che non ne fai una sinossi con tutto il crew, dall’operatore all’ultimo attore comparsa, De Lillo compresa. Nuove scoperte dopo la Fonseca che “ha avuto un unico figlio, morto molto piccolo di malattia. Quando era incinta del secondo, lo ha perso a causa delle percosse del marito. Terribile”. Chi se ne impipa della rivoluzione napoletana del ’99?
@Valeria: piccoli fuochi, fuori fuoco, più esauriente di così!!
elenaElle – che come me non conosceva la Pimentel – ha chiesto di raccontare la storia. Luca, francesca, barbara e altri hanno parlato del contesto storico e della figura storica di Eleonora. Marotta e altri hanno aggiunto loro esperienze o proposto analogie. Valeria e altri, poi, hanno parlato di esperienze di ‘resistenza’ sul campo, a Napoli, e nel sud, oggi. Io mi sono limitata a segnalare un particolare biografico della persona eleonora, che mi aveva colpito e commosso: picchiata dal marito, incinta, perde il secondo figlio dopo averne già perso un altro a causa di un’improvvisa malattia. Può darsi che non aggiunga niente al ritratto di questa donna, ma mi sembrava pertinente. Subito dopo, ho fatto riferimento a un’altra esperienza di ‘resistenza’ sul campo, a Pomigliano. Non pensavo di dire niente di fondamentale, certo.
Nella Costituzione della Repubblica del 99 c’era scritto che nessuna casa o fondaco avesse mai più da essere oscuro, che tutte avrebbero contenuto almeno una finestra rivolta al mare.
Per quei tempi una rivoluzione ambientalista niente male, altro che ‘chi se ne fotte’, vincent.
Nota al mio commento qui sopra. La notizia non proviene da google o wikipedia, è roba di quando, da semplice cittadino, mi occupavo di lotta alla kamorra.
@zilberstein: ma tutto il contrario, sono talmente interessato alla rivoluzione napoletana del ’99 che mi rende un poco perplesso l’ignoranza e sul fatto storico e sulla figura della Fonseca e sul libro di Enzo Striano.
Ma capisci da te che il commento precedente ai tuoi ti fa passare la voglia di argomentare qualunque cosa. Sono molto frustrato, la tentazione di mollare è fortissima. Il chi se ne impipa era rivolto a Diana che cura la parte biografica, però, della Pimentel e io non me ne ero accorto. E fa un resumé sui commenti altrui. Imbarazzante.
Vincent, perdonami, ma se c’è qualcuno che fa venire voglia di mollare questo blog questi sei tu.
Mai un commento originale, sempre a fare le pulci a quelli degli altri: “piccoli fuochi, fuori fuoco, più esauriente di così!!”. Hai dimenticato il tuo solito, spumeggiante: ‘n’est pas?’.
Fuori fuoco! E stavo parlando di persone che sono state centrate in pieno! Davvero senza parole. E quelle che mi vengono alla tastiera me le censuro da sola.
Non sapevo venissi studiato come massimo scempio e letto con solerzia tale da ricordare i miei modi di dire (mah). Non star dietro alle mie bagatelle e ritorna sul pezzo, allora. Non ti curar di me ma guarda e passa.
Cara Lipperini,
pur se la ‘conosco’ attraverso i suoi articoli e la sua voce, è la prima volta che capito, ed è per caso, sul suo blog; oltretutto per limite mio e del mio tempo è assai raro che segua discussioni sul web e partecipi a blog, ma avendo avuto la ventura di nascere nella discendenza di Eleonora, vedere che sulle sue pagine se ne discute con tanta attenzione e passione mi spinge a svolgere qualche riflessione a seguito di quel che ho qui letto.
Il libro di Striano che lei cita è davvero straordinario, e se è stato per lui l’opera di una vita, è stato per Eleonora –dopo gli studi assai valorosi e pionieristici di Croce– sicuramente il viatico per una più diffusa conoscenza della sua vita e della sua opera.
A favorire un ritorno alla luce della figura di Eleonora ha sicuramente avuto un ruolo importante anche il lavoro svolto da molti storici in questi ultimi anni, stimolati in modo peculiare dal bicentenario della Repubblica napoletana che si celebrò nel 1999 e dal lavoro di promozione culturale di enti ed istituti pubblici e privati, di certo primo fra tutti l’Istituto Italiano per gli studi Filosofici di Napoli.
Ma ancora, naturalmente, molto c’è da fare, e le reazioni alla sua citazione ne sono testimoni.
Figure come quelle di Eleonora io credo si amino, come diceva Totò, un po’ ‘a prescindere’ e molto per merito, ovvero per quel che ci hanno lasciato, per quel che hanno scritto per quel che hanno testimoniato con la loro vita ancor più che con la loro morte, seppur tragica ed eroicamente “vissuta”.
Un commentatore del suo blog ha fatto un riferimento importante alla plebe. Eleonora scrisse al proposito qualcosa che dovrebbe ancora riguardarci, ovvero che compito della buona politica dovrebbe essere prima di tutto far sì che la plebe divenga popolo, ovvero che la massa di sudditi del sovrano (o sultano?) sia messa in grado di prendere coscienza dei diritti che gli sono conculcati, e così poter divenire ‘cittadini’, farsi ‘opinione pubblica’ e assumere un ruolo attivo nel percorso di conquista di quei medesimi diritti.
Ecco, c’è molto altro in lei che apprezzo, ma se fosse solo per questo, per questo la ringrazio della citazione di una donna, di una ‘persona’ che amo, e che per citare Sbarbaro, anche se non mi fosse sangue “se anche fossi a me un estraneo, per te stesso egualmente t’amerei”.
Grazie e mi scusi la ‘logorrea’, ma è solo frutto di passione.
Con stima
Giuseppe Fonseca
Il resto di Niente, scritto da un giornalista del Mattino ora scomparso, è un grande romanzo. Ma davvero bello. Grazie di averlo ricordato Lippa
Io ringrazio Zetavu anche perchè mi ha permesso di leggere il commento che mi era sfuggito, quello di Giuseppe Fonseca. Sono onorata e commossa: grazie, di cuore.