We have one another: abbiamo solo noi stesse, ci prendiamo cura una dell’altra. Così disse Grace Paley, e Solo noi stesse si chiama, dal 2017, quel filone del Salone del Libro che curo con Valeria Parrella. Avere cura, raccontare. Due anni fa si discusse di scrittrici, tante: Claudia Rankine, Annie Ernaux, Elena Ferrante, Miriam Toews, Emily Witt. Lo scorso anno scrittrici e attiviste si riunirono attorno a un tavolo per cercare di capire cosa fosse avvenuto davvero con il MeToo. Quest’anno, fra le altre cose, si affronta un tema complesso, impossibile da sciogliere in un’ora e mezza, ma almeno è un inizio.
Il tema è quello delle generazioni, o per meglio dire del passaggio di testimone tra i femminismi. Si chiama Tutto il regno per te, e il motivo è questo:
Bambina mia,
Per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno, se fossi stata regina,
fino all’ultima rosa, fino all’ultima piuma.
Tutto il regno per te.
E invece ti lascio baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti
palpebre cucite tutto intorno.
Ira nelle periferie della specie.
E al centro,
ira.
Ma tu non credere a chi dipinge l’umano
come una bestia zoppa e questo mondo
come una palla alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
di sangue. Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi,credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
Tocca a te,ora,
a te tocca la lavatura di queste croste
delle cortecce vive.
C’è splendore
in ogni cosa. Io l’ho visto.
Io ora lo vedo di più.
C’è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella,
gioia più grande.
L’amore è il tuo destino.
Sempre. Nient’altro.
Nient’altro. Nient’altro.
La poesia, bellissima, è di Mariangela Gualtieri, si chiama Bambina mia, e credo possa riassumere le nostre intenzioni. Cosa si lascia alle generazioni di ragazze e giovani donne, dei femminismi? Quanto si sentiranno coinvolte? Quanto, invece, giudicheranno inadeguate quelle battaglie, quelle rivendicazioni, e vorranno chiamarsi fuori, perché la parità “esiste già”?
Non è un caso che l’incontro sia in collaborazione con InQuiete, uno dei festival più belli e nuovi che siano stati immaginati negli ultimi anni: nel corso dell’ultima edizione, anche InQuiete è stato oggetto di polemiche da parte di giovani donne, giovani donne colte e attente al mondo della cultura, che negavano proprio la sua specificità, essere un festival di sole scrittrici laddove, d’abitudine, le scrittrici sono una componente minoritaria delle manifestazioni letterarie. Allora, al di là delle discussioni social che molto spesso non portano da parte alcuna, perché non ragionarci? Come si arriva a quelle giovani donne? Quali i temi, quali i linguaggi, anche e forse soprattutto, per condividere e non, mai, per indottrinare o giudicare?
Saremo in tante a parlarne: Giulia Blasi, Marsha Gessen, Grazia Gotti, Viola Lo Moro e Francesca Mancini di Inquiete, Lidia Ravera. C’è tutto da capire, tutto da ascoltare.
Ho ricopiato la poesia e divulgherò questo suo articolo. GRAZIE, a nome di tutta l’umanità… anche spargere bene fa tanto, tanto, tanto bene.