GLI EDITORI RISPONDONO

Le reazioni degli editori all’intervista con Roberto Santachiara. Su Repubblica di oggi, e qui.

Abbassare il prezzo dell’Iva sui libri elettronici, ridiscutere i rapporti fra autore e editore, essere presenti sul mercato digitale. Gli editori italiani insistono sulla necessità di pubblicare on line subito e di posticipare la decisione sul diritto d’autore. “Sono convinto che tutto il processo vada rivisto e che le percentuali debbano cambiare – sostiene Riccardo Cavallero, direttore generale della Divisione Libri Trade del gruppo Mondadori – Ma il modello che si sta delineando è quello che prevede per gli autori una royalty più bassa – attorno al 25%- per i primi due anni, considerando lo sforzo fatto dall’editore per posizionare il libro sul mercato. E poi, superato il secondo anno, si arriverà a una ripartizione diversa che, a seconda del peso dell’autore, oscilla fra il 40 e il 50%.. Quel che è certo è che gli editori che ritengono di poter mantenere le posizioni di privilegio che il mondo cartaceo prevedeva sono fuori strada. Né penso che sia possibile mettersi alla finestra e aspettare di vedere cosa accade. Il mondo della rete è particolare e bisogna esserci subito: tutti guadagneremo meno soldi, autori e editori. Il cinema e la musica ce lo hanno insegnato. Ma bisogna partire. Al limite sbagliare, e poi rettificare”.

“Si sta creando una contrapposizione fittizia fra autore e editore per quanto riguarda l’eBook”, dice Gianluca Foglia, direttore editoriale di Feltrinelli. “Certo, bisogna negoziare la giusta quota dei diritti, ma senza porsi su fronti antagonisti. Sicuramente è vero che il libro elettronico elimina alcuni costi legati al libro fisico come stampa, magazzino, distribuzione e gestione delle rese. Ma sarebbe un errore considerare il lavoro dell’editore solo sulla base di questi elementi, oltre ai quali esiste un lavoro di accompagnamento all’autore nella stesura e al libro nella comunicazione e uscita sul mercato. Parlare di diritti al cinquanta e cinquanta non tiene conto di questi fattori”.

Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del gruppo GeMS, fa due conti: “Nel prezzo di copertina di un libro cartaceo, il cosiddetto fisico occupa il 60% fra costo della carta, distribuzione e sconto al libraio, promozione. Nel caso dell’eBook, il 20%, come detto, va all’ufficio Iva, il 30 alla piattaforma. Siamo al 50. Ma se un editore non vuole consegnare tutto ad Amazon deve mettere in piedi un minimo di struttura commerciale che si interfacci con Apple, Ibs e gli altri clienti. Siamo tornati al 60% di costo fisico. Senza considerare che l’editore che investe nel digitale non smette di lavorare sul cartaceo: su 150 dipendenti, solo quattro si occupano della parte “fisica” di un libro. All’autore va comunque un 14% , che è una percentuale più che rispettabile”. Mauri lancia anche un’ipotesi editoriale per il futuro: .”Non escludo che, quando il mezzo sarà diffuso, gli esordienti vengano pubblicati prima in eBook e i migliori passino alla carta”.

Dove tutti concordano è sulla necessità di abbassare l’Iva dal 20% del software al 4% del cartaceo. Marco Polillo, presidente dell’AIE, sbotta: “Se Santachiara è capace di convincere Tremonti e l’Unione Europea, si accomodi. E’ evidente che, come Associazione Italiana Editori, siamo perfettamente d’accordo che l’Iva debba scendere al 4% e che ci debba essere un’equiparazione per un prodotto che è pur sempre frutto dello stesso ingegno. Ci stiamo lavorando in sede comunitaria. Così come stiamo lavorando per quanto riguarda le tariffe postali agevolate per gli editori”. Foglia definisce quella dell’Iva “l’emergenza numero uno. Abbiamo sottoscritto un documento promosso da Gallimard e sono state messe in atto forme di pressione a livello internazionale. Forse gli editori italiani hanno peccato a non farne questione prioritaria dal punto di vista della comunicazione. Ma ce ne stiamo occupando”. Durissimo Cavallero: “L’Iva al 20% è un grande regalo che i governi d’Europa stanno facendo alla pirateria. Oltretutto, con l’Iva non uniformata all’interno delle varie nazioni si rischia di avere migrazioni dei negozi virtuali nei paesi con Iva più agevole, primo fra tutti il Lussemburgo E’ stato un errore della comunità europea non aver concepito l’eBook come libro ma come servizio. Un errore gravissimo”.

117 pensieri su “GLI EDITORI RISPONDONO

  1. Come spesso accade, dall’estrema retroguardia giungono latrati canini e vette d’incompetenza.
    Uno fa l’offeso e dice: lo convinca lui Tremonti!
    No, la domanda era: a che cazzo serve la roboante associazione editori?
    Un altro dice: ma i costi sono uguali!
    E l’altro ancora, infine, il più ridicolo, il Feltrinello: ma volete mettere, l’accompagnamento alla stesura e la comunicazione valgono più del 50%!
    L.

  2. ecco, sì, questi sono editori che si sono dimenticati (sempre che l’abbiano mai saputo) il reale ruolo di un editore…
    comunque, credo che Santachiara riuscirebbe a convincere Tremonti e l’Ue!!

  3. Cavallero dice: “Quel che è certo è che gli editori che ritengono di poter mantenere le posizioni di privilegio che il mondo cartaceo prevedeva sono fuori strada.”
    Questa mi sembra l’unica constatazione davvero lucida uscita dalla bocca di questi editori intervistati.
    Poi lo stesso aggiunge: “Né penso che sia possibile mettersi alla finestra e aspettare di vedere cosa accade. Il mondo della rete è particolare e bisogna esserci subito: tutti guadagneremo meno soldi, autori e editori. Il cinema e la musica ce lo hanno insegnato. Ma bisogna partire. Al limite sbagliare, e poi rettificare”.
    Ecco, questo invece mi sembra semplicistico. E il motivo è presto detto: se editore e autore firmano un contratto oggi, in questa fase embrionale, vanno a fissare condizioni che poi perdureranno per diversi anni. Il rischio che intravede Santachiara infatti (il caso di Gomorra docet) è che per fare in fretta, per non perdere il treno, si facciano firmare agli autori dei contratti che nel breve-medio periodo possono rivelarsi molto svantaggiosi per loro. L’ansia di perdere il treno dell’e-book secondo me è immotivata, perché stiamo parlando di una trasformazione epocale che modificherà probabilmente le modalità di fruizione e diffusione della letteratura. Non è che il treno o lo prendi adesso o rimani a piedi. Quindi che fretta c’è, quando ancora un ampio target di lettori rimane e rimarrà ancora per anni affezionato al buon vecchio libro cartaceo? Calma e gesso, si studi la situazione, le soluzioni, le tendenze in atto. Mi sembra una posizione molto più saggia. La fretta di Cavallero mi pare invece dettata piuttosto dall’esigenza di non lasciare cadere a terra nemmeno un centesimo nelle nuove condizioni che si stanno definendo.
    Per restare su un piano empirico aggiungo un’altra considerazione. Qualcuno ieri, nell’altro thread, diceva che stava partendo per le ferie e si portava dietro il kindle invece di pesanti e ingombranti libri di carta. Ottima soluzione, però io che sono in partenza per il mare… opterò per i libri cartacei, invece. Come diceva Daniele Marotta nello stesso thread, un e-book reader non te lo porti sotto l’ombrellone (come nell’inverosimile pubblicità di Vodafone) , con il rischio che si graffi, si bagni, si riempia di sabbia, te lo rubino mentre fai il bagno, o semplicemente si scarichino le batterie. E non ti porti nemmeno ingombranti faldoni di carta. Questo dimostra che l’oggetto libro, a prescindere da come sia stato tecnicamente ottenuto (con filiera lunga o corta), è ancora piuttosto concorrenziale al lato pratico. Là dove lo è meno, ovviamente, è il prezzo.

  4. Queste dichiarazioni degli editori sono potenzialmente controproducenti, un errore di comunicazione.
    Se davvero passando attraverso una casa editrice il costo fisico di un e-book schizza al 60% come per i libri cartacei, uno potrebbe concludere che gli editori, con la loro elefantiasi, sono la zavorra che appesantisce gli e-book e domandarsi: “Ma allora perché passare attraverso di loro?” Chi può permetterselo farà come Konrath, cioè “disintermedierà” e negozierà direttamente con le librerie on line. Diventa un “ognun per sé e il mercato per tutti”.
    Quanto al lavoro di “accompagnamento” del titolo elettronico, mah. Per quanto riguarda la presenza in rete, in questi anni molti scrittori italiani hanno imparato a fare da sé. Solo molto di recente gli editori (almeno alcuni) hanno iniziato a dotarsi di siti web minimamente funzionali, che non fossero solo tristi vetrine web 1.0. E, con poche eccezioni (l’Einaudi che fa un lavoro pazzesco su Twitter, vedere per credere), il loro uso dei social network è davvero limitato, praticamente li usano come telescriventi. Mandano i comunicati stampa e morta lì. Gli scrittori, invece, sono on line da più tempo e hanno stabilito rapporti diretti coi lettori.
    Davvero le case editrici pensano di essere una presenza su Internet tanto significativa da dettare condizioni per gli e-book sfavorevoli agli autori?
    A queste condizioni e con questa mentalità, noi i diritti e-book dei nostri libri non li cediamo a nessuno. Meglio continuare a lavorare sul rapporto tra download gratuito ed edizione cartacea.

  5. Lo dico da profano: ma è proprio impensabile che uno scrittore – per lo meno uno scrittore affermato – gli e-book suoi se li gestisca da solo? O meglio ancora che s’associ a altri scrittori e metta su un sito da cui far scaricare dietro modico compenso il suo e altrui materiale? (70% allo scrivente, 20% d’IVA e 10% di mantenimento sito+pagamento del grafico/impaginatore di pdf)?
    Leggendo queste dichiarazioni mi viene il sospetto che ci sia – laggiù in fondo, a sorreggere il discorso tutto – più che altro la paura di guadagnare meno denari, unita a quella di dover faticare per reinventarsi una macchina che bene o male funziona (CE+megastores).

  6. la mia esperienza mi fa scontrare pressoché quotidianamente con addetti commerciali e/o marketing che non hanno la più pallida idea di che cosa sia un libro. E’ assurdo e paradossale, ma è così: non hanno la minima nozione dell’esperienza della lettura, non sanno che leggere un libro ci offre la meravigliosa possibilità di imparare cose nuove: concetti, punti di vista, ma anche parole (non dimenticherò mai la mia prima lettura dell’Uomo senza qualità di Musil, che mi ha fatto riempire quelle pagine di parole sconosciute da andare a cercare sul vocabolario…), non hanno il gusto di tenere un libro di carta tra le mani.
    Quindi, si sono scapicollati a comprare Kindle, hanno ingolfato le giornate con riunioni per convincere tutti dell’assoluta necessita’ di “andare subito sulle piattaforme digitali”, hanno stretto accordi prematuri e vincolanti con presunte suddette piattaforme, premono per sfornare ebook secondo i vecchi contratti “prima che gli autori si accorgano…”.

  7. @Wu Ming 4: rischio furto a parte, non c’è nessun problema a portare un Kindle in spiaggia, è molto resistente e la pila dura più di una settimana. Discorso diverso per l’iPad della menzognera pubblicità, visto che è impossibile leggere un libro con l’intensità della luce presente in spiaggia.

  8. in questo momento, a parte rare eccezioni, il mondo dell’editoria nel suo complesso è abbastanza rigido. Non penso ci sia niente di strano: le fasi che portano dalla proposta di pubblicazione all’uscita sono abbastanza lente (per alcuni addirittura di una lentezza esasperante…), e solitamente sembrano richiedere lunghi tempi di riflessione e rimuginazione.
    In questo senso, certamente appare difficoltoso l’accompagnamento del testo nella sua versione elettronica. Sono quindi curiosa di vedere come sarà questo primo ebook Mondadori di Valerio Massimo Manfredi di cui si parlava in Affari Italiani.
    Tecnicamente parlando, dirò un’ovvietà, ma il lavoro di redazione di un testo cartaceo è differente dal lavoro da fare per un ebook (per il quale si devono predisporre tutte le possibili “mappe di viaggio”) e per l’impaginazione non è uno scherzo passare dall’uso di X-press a quello di In-design… Anche per questo i discorsi che si fanno ora risultano molto fumosi e inconcludenti (mentre, no, quelli eonomici sono molto molto chiari)

  9. Wuming4 scrive:
    “Come diceva Daniele Marotta nello stesso thread, un e-book reader non te lo porti sotto l’ombrellone (come nell’inverosimile pubblicità di Vodafone) , con il rischio che si graffi, si bagni, si riempia di sabbia, te lo rubino mentre fai il bagno, o semplicemente si scarichino le batterie.”
    Forse non ha un ereader. Ognuno fa come vuole. Io mi sono portato in spiaggia il mio (i nostri due reader), ho letto a volontà, la batteria dura diverse settimane (ma ho un caricatore da 3 euro in albergo).

  10. @ Valberici: vuoi dire che se la sabbia finisce sul kindle non graffia lo schermo o non si infiltra nelle fessure dei tasti? E l’umidità, le gocce d’acqua? Hai presente stare in spiaggia con dei bimbi a portata di tiro? Se mi rassicuri in questo senso, allora sì che ci faccio un pensierino a lasciare i libri a casa…

  11. @Wu Ming 4: lo schermo è parecchio resistente e ho usato il Kindle con mani impiastricciate di crema e sabbia, tra i tasti non c’è spazio per il passaggio di granelli (a parte il piccolo joystick che ho ripulito facilmente). Il mio Kindle è stato anche spruzzato con acqua, non salata però, ed è rimasto in funzione. Anche da una caduta di quasi un metro è sopravvissuto (con custodia Amazon). Però se sei sugli scogli e ti cade in acqua è ovvio che sei fregato. 😉

  12. Gli editori tirano l’acqua al loro mulino, come è giusto che sia. Sono d’accordo con Wu Ming 4 quando scrive che è lucida la constatazione di Cavallaro: “gli editori che ritengono di poter mantenere le posizioni di privilegio che il mondo cartaceo prevedeva sono fuori strada.”
    Il mondo e-book aprirà nuovi scenari e nuove opportunità. E a quessto proposito @Wu Ming 4, posso farti una domanda? Cosa ne pensi di Stefano Mauro: “Non escludo che, quando il mezzo sarà diffuso, gli esordienti vengano pubblicati prima in eBook e i migliori passino alla carta”.

  13. @ Anonimo: sinceramente penso che messa così non vuol dire niente. Come faceva notare il mio socio WM1 qual è la potenza promozionale di un editore in rete allo stato attuale? Molto scarsa. Gli autori che fanno da sé per il momento fanno per tre e il rischio per gli editori è proprio che gli autori in futuro scoprano di poter fare a meno di loro. Prima di fare prefigurazioni del genere aspetterei a vedere come si sviluppano le cose e – soprattutto – le abitudini.

  14. Gli editori tirano l’acqua al loro mulino, è il gioco delle parti. Sono d’accordo con Wu Ming 4 circa la lucidità della frase di Cavallero: “gli editori che ritengono di poter mantenere le posizioni di privilegio che il mondo cartaceo prevedeva sono fuori strada”.
    L’ebook aprirà scenari nuovi e nuove opportunità. E a questo proposito @Wu Ming 4 posso farti una domanda? Cosa ne pensi dell’affermazione di Stefano Mauro: “Non escludo che, quando il mezzo sarà diffuso, gli esordienti vengano pubblicati prima in eBook e i migliori passino alla carta”.

  15. @ Valberici: ne approfitto per farti un’altra domanda. Qual è il grado di affaticamento visivo leggendo su un e-reader? Voglio dire: il fatto di avere la fonte luminosa davanti agli occhi invece che alle spalle ha delle conseguenze in questo senso? E’ una curiosità meramente personale, scusa, te lo chiede uno costretto a leggere con un occhio solo…

  16. A questo posso rispondere anch’io (sull’altra cosa no, perché detesto andare al mare e quindi non ho esperienza di e-reading in spiaggia). Se si parla di un Kindle o del mio già vetusto (ma io lo uso senza problemi) Sony PRS-505, lo schermo non è retroilluminato, l’e-ink garantisce un “effetto carta”. Invece l’iPad è *terribile* per la lettura di libri all’aperto.

  17. @ Wu Ming 4
    Bè, il cellulare al mare ce lo portiamo tutti …
    E un Kindle non è un iPad o un netbook o un pc portatile, è una macchina molto più “stupida” fatta solo per leggere confortevolmente e poco più.
    Aggiungo che per adesso ha un prezzo medio-alto per ciò che può offrire. Ma i prezzi si stanno abbassando e non è escluso che fra non molti mesi si raggiunga la soglia dei 100 euro per i modelli base, e poi chissà? Leggere un libro su un ebook reader (non retroilluminato) è la medesima esperienza che leggerlo su carta. La vera crisi per gli editori ci sarà, appunto, quando i lettori avranno l’opportunità di acquistare un reader per, che ne so, 50 euro. Se e quando in Italia uno scrittore potrà contare su qualche milione di e-reader, allora sì che ne vedremo delle belle. Ma davvero.

  18. @wm1: mica vero che l’ipad è terribile per la lettura all’aperto. E’ vero che oltre ad essere un oggetto fighetto, troppo costoso e troppo pesante, la batteria si scarica troppo in fretta e siccome si scalda troppo per cui dà fastidio tenerlo acceso troppo a lungo senza un supporto tipo leggìo. Però ha una velocità di connessione impressionante, per cui è ottimo per la lettura in rete più che di e-book.

  19. Wu Ming4:
    “Qual è il grado di affaticamento visivo leggendo su un e-reader? Voglio dire: il fatto di avere la fonte luminosa davanti agli occhi invece che alle spalle ha delle conseguenze in questo senso?”
    Lo stesso affaticamento della lettura su carta. Gli ereader hanno schermo passivo non luminoso (e-ink) e non hanno sorgente luminosa. Occorre la luce ambientale (sole, abat-jour) per leggere.

  20. @Wu Ming 4
    Bisogna distinguere l’ipad e qualsiasi tablet con schermo LCD dagli ereader propriamente detti. Nel primo caso, si tratta di monitor retroilluminati e che quindi, checcé ne dica Steve Jobs o qualunque macboy, regalano un’esperienza di lettura disagevole in determinate situazioni di luce (esempio la spiaggia ma anche veranda in pieno giorno, per dire) e in ogni caso più stancante della carta. Nel caso dei lettori stile Kindle, e quindi che utilizzano il sistema e-ink, si tratta di una tecnologia che vorrebbe riprodurre il feeling della pagina stampata: niente retroilluminazione, ad esempio, e di conseguenza maggiore leggibilità. Il contrario dell’ ipad, più luce c’è, meglio si legge.
    Ah, e non trascuriamo il peso, gli ereader puri e semplici pesano poco.

  21. @Wu Ming 4: anch’io ci vedo solo da un occhio e devo dirti che la lettura su Kindle mi affatica molto meno di quella sul cartaceo. Soprattutto per la possibilità di ingrandire i caratteri. Sulla retroilluminazione ti hanno già risposto, io aggiungo solo che in pieno sole si legge meglio su Kindle che non su un libro con carta “molto” bianca.

  22. Un’altra piccoloa nota. Su queste interviste, ma in generale sugli organi di informazione “tradizionali” si cita sempre il caso degli mp3 come uno spauracchio. Cioè si dice: « …basta vedere cosa è successo al mercato musicale…» senza mai andare avanti per motivare l’assunto.
    Già, ma cosa è successo davvero? Gli stessi Wu Ming hanno scritto delle parole interessantissime sull’argomento.
    Solo a titolo di esempio, perché il più conosciuto (benchè datato, per i tempi che corrono): i Radiohead con “In Rainbows” sono diventati milionari.
    Pare che alla fine della fiera, fra copie elettroniche e fisiche il prodotto abbia venduto tre milioni di copie e abbia servito su un piatto d’argento a Thom Yorke e compagnia cantante un tour dal successo eclatante da più di un milione di biglietti.
    Di questa notizia, che ha l’aspetto di essere un’informazione di tutto rispetto, non sono stato raggiunto dai canali di informazione “tradizionali”, TV e giornali. Strano (?), ho pensato. Me lo sono andato a cercare in rete e lì va un po’ meglio ma, as usual, il grosso si trova nei siti e nei blog in lingua inglese.
    Ma, d’altra parte, internet è tutta fuffa, no?

  23. @ Claudia,
    “mica vero che l’ipad è terribile per la lettura all’aperto. E’ vero che oltre ad essere un oggetto fighetto, troppo costoso e troppo pesante, la batteria si scarica troppo in fretta e siccome si scalda troppo per cui dà fastidio tenerlo acceso troppo a lungo senza un supporto tipo leggìo.”
    Scusa, ma se è troppo pesante, si scarica in fretta, si scalda troppo… Per me rimane terribile 🙂

  24. @ Sir Robin: credo che la chiave di lettura “costo” che hai individuato sia quella giusta. Anche in riferimento al cosa uno è disposto a portarsi in spiaggia… E sono convinto anch’io che, con l’abbassarsi dei prezzi (proporzionale all’argamento del mercato) in futuro ne vedremo delle belle. Tuttavia resto dell’idea che il cartaceo manterrà una sua funzione. Certo dipende dall’uso che uno fa dei libri e dal rapporto più o meno “fisico” che può avere con essi, che però non sono fattori da sottovalutare o necessariamente superflui.

  25. @ Wu Ming 4
    E chi lo dice? Figurati! Non penso affatto che una tecnologia ne sostituisce un’altra, semplicemente vi si affianca e si attua una convivenza dove le lacune dell’uno vengono colmate dalle virtù dell’altro e viceversa.
    I libri di carta non spariranno, questo è poco ma sicuro. E anche per me si tratta di un aspetto irrinunciabile dell’esperienza di lettura.
    Tuttavia le cose cambiano anche per i libri di carta. In uno dei post precedenti avevo linkato questo:
    […] si stanno sviluppando macchinari chiamati Espresso Book Machine (EBM, qui si possono osservare all’opera http://www.youtube.com/watch?v=Q946sfGLxm4 ) che permetteranno di acquistare e stamparsi in pochi minuti un libro qualsiasi (più o meno tale e quale a quelli “veri”) da un catalogo potenzialmente onnicomprensivo. Questo è male?

  26. @ Sir Robin: no, anzi. Potenzialmente l’espansione della tecnologia e della modalità EBM risolverebbe l’annosa questione dei costi di magazzino (ancora i costi, vedi?) e senz’altro rivoluzionarebbe l’attuale gestione di una casa editrice.

  27. Io non riesco a leggere sull’ iPad se c’è molta luce, e questo succede anche all’ ombra di un porticato.
    Ma, ritornando leggermente in topic, secondo me molto dipenderà dall’ affermarsi in italia del “modello iPad” o del “modello Kindle”. Nel primo caso, data l’assoluta inadeguatezza del supporto, si avranno prezzi degli ebook alti e ci si rivolgerà a lettori occasionali, visto che per un “lettore forte” uno schermo retroilluminato è improponibile.

  28. In rete, da più parti, si scrive che in USA nel 2009 la quota di mercato degli e-book è stata inferiore al 2%. Questo negli USA, dove il Kindle esiste da tre anni. Le previsioni parlano, sempre per gli USA, di un possibile 15% entro il 2015. Cioè tra cinque anni, nel paese dove le condizioni sono più avanzate, l’85% dei lettori continuerà comunque a scegliere il supporto cartaceo. Qualcuno sa dirmi se questa percentuale è calcolata sul totale dei libri venduti oppure solo sui libri venduti on line? Perché, nel secondo caso, saremmo veramente a una percentuale molto bassa, dato che nel 2009 solo il 22% dei libri è stato acquistato on line, e il resto in librerie, centri commerciali o tramite club del libro. Nel primo caso, invece, sarebbe una percentuale bassa e basta, ma significativa nella tendenza. Ovviamente, in Italia sarà ancora più bassa. Insomma, apertura al nuovo, però senza ansia e senza proiettare su tutti i lettori le attitudini e abitudini di una minoranza di “smanettoni” (tra i quali mi includo).

  29. In effetti mi pare che editori ed agenti stiano facendo i conti senza l’oste, che è lo scrittore.
    C’è poco da girarci intorno, se un autore affermato se lo vende da solo sul suo sito, il suo ebook, tanti saluti agli agenti letterari e agli editori. Santachiara dice, se un autore sconosciuto lo fa non ci guadagna una lira.
    Certo, ma se lo fa, per dire, Saviano?
    Vero è che siamo nel “frattempo”, le persone non hanno tutte l’ereader, gli editori minacciano e prendono tempo, i distributori sono una specie di totem per cui il loro pizzo è sempre previsto non si capisce in base a cosa (l’esempio di amazon che si trattiene un terzo è ridicolo, se io sono famoso e me lo vendo da solo ciao ciao amazon, oppure potrebbero nascere altre piattaforme che non fanno questo salasso, si chiama concorrenza) resta da capire come si muoveranno gli scrittori, a mio modo di vedere hanno una grossa opportunità di far valere i propri diritti e cercare, con questa rivoluzione, di alzare i “propri” proventi e, incredibile, riuscire a vivere di quello che scrivono senza inventarsi corsi di scrittura o tour o apparizioni televisive da opinionisti. Speriamo non si lascino infinocchiare, non si capisce bene a chi pare far piacere che uno scrittore in italia non debba guadagnare di quello che fa. Un velina o uno del grande fratello diventano milionari uno scrittore deve far fatica a pagare l’affitto. C’è poco da fare, si legge in pochi in italia? bene, aumentiamo le rendite agli scrittori. Altro che, come dice un editore sopra, i diritti al 14 per cento mi sembrano una cifra accettabile. Per fare la fame sono una cifra accettabile.

  30. @ Alessandro Ansuini: infatti mi sembra che in questo dibattito giornalistico tra editori e agenti letterari manchi proprio la campana degli autori. Non vorrei se ne dovesse dedurre che quelli che in questi anni hanno ragionato meno sul futuro dell’editoria sono quelli che ci mettono la materia prima…

  31. @Alessandro Ansuini e Wu Ming 4
    credo che il discorso di Santachiara fosse principalmente rivolto agli scrittori, perché stiano molto attenti e si attrezzino… Come scrivevo prima, gli addetti marketing stanno spingendo per buttare tutto nel grande mare delle rete “prima che gli autori si accorgano”…

  32. Sì, l’uscita di Santachiara era concordata con tutti gli scrittori rappresentati dall’agenzia. Siamo stati noi autori a dargli mandato di fermare i negoziati, dopo che ci ha riferito quali erano le condizioni. Ma a parte noialtri, mi piacerebbe che più colleghi scrittori si esprimessero.

  33. @Wu Ming 1: mi pare sul totale, nelle vendite online stanno superando i libri con “copertina rigida”
    “Amazon claims to have sold 143 digital books for its e-reader, the Kindle, for every 100 hardback books over the past three months. The pace of change is also accelerating. Amazon said that in the most recent four weeks, the rate reached 180 ebooks for every 100 hardbacks sold…”
    C’è da dire però che online il grosso delle vendite è costituito da libri in “edizione economica”.

  34. @Danae
    Non conosco Santachiara né il suo metodo di lavoro, da esterno ragiono su quello che vedo e la figura dell’agente letterario è una figura intermediaria a rischio in questi passaggi. Non necessariamente un rischio negativo, quando parla di Wylie per esempio ci da un esempio di un agente che si è mosso in un certo modo, ibridandosi. Il futuro non lo conosciamo, ma questo ruolo di intermediario ibrido, un po’ editore, un po’ scopritore, un po’ agente, potrebbe essere rivestito da molte figure che adesso ne sono escluse, piccoli editori, comunità di scrittori, critici e agenti letterari, per l’appunto. E’ davvero un momento importante, nonostante appaia lentissimo, e ognuno si guarderà il proprio orticello, chiaro, io spero proprio che gli scrittori si facciano valere, come diceva Wu Ming1, o quantomeno esprimessero una loro opinione.

  35. @wm1: uhm.. sì effettivamente rileggendomi è … terribile!
    A me piace molto come alternativa leggera al pc per la navigazione e comunicazione veloce via email. La tastiera virtuale non è male, ma alla lunga infastidisce perché non si può scrivere velocemente e testi lunghi. Bellissimo invece il blocchetto per le note, versione più ordinata del quadernetto qualsiasi che tutti abbiamo in tasca. Ma effettivamente a chi badi alla sostanza e non all’estetica sconsiglio vivamente l’acquisto.
    Comunque, per rimanere nel merito della questione, non è decisamente possibile leggere con l’iPad documenti lunghi come gli e-book, ma solo articoli su web, brevi file in vari formati, aprire foto (qualità molto alta). Altro dettaglio: la maggior parte dei video su youtube non si può aprire con iPad, che infatti ha la sua versione di youtube incorporata in cui si trova pochissimo, e quindi è praticamente inutile.

  36. Anch’io ho detto no, tramite Santachiara, alla cessione dei diritti per l’e-book (mentre permetto ai lettori di scaricare libeamente i miei libri in copyleft). Il doscorso sul’e-book è, al momento, molto fumoso, più simile al “vedo gente, faccio cose” di morettiana memoria che a una strategia editoriale ben pianificata. In compenso, i vincoli che le attuali proposte editoriali pongono all’autore sono ben chiari, e in tutta franchezza non vedo uno scambio equo.
    Per di più, resto abbastanza perplesso dall’attuale stato dei lettori di questi e-book: troppo cari rispetto alle funzioni reali (altro discorso sarebbero quelle potenziali), ad esempio. L’i-Pad, tanto per entrare nel merito, mi lascia molto perplesso: una via di mezzo tra l’i-Phone (che peraltro non possiedo) e il Macbook, che non sono affatto convinto conquisterà una fetta di mercato autonoma. In questo momento ci sono tutte le condizioni tecniche per un oggetto ibrido che svolga TUTTE le funzioni del portatile e del telefonino a un prezzo accettabile, ma il mercato tira ancora verso l’alto i prezzi, e la produzione trova evidentemente ilproprio tornaconto a distribuire le funzioni tra diversi oggetti: proprio sicuri che nel giro di mezzo lustro, tra crisi, concorrenza e sviluppo di nuove tecnologie, il quadro delle offerte resterà immutato? Io dubito.
    @ Paolo Z.
    Gestire in proprio un e-book comporta in primo luogo alcune competenze che non tutti hanno (mica tutti gli scrittori sono smanettoni solo perché scrivono su un blog), in scondo luogo tempo che non tutti hanno (mica tutti gli scrittori sono padroni del proprio tempo, per diverse ragioni). In terzo luogo, per poter fare una cosa come quella che tu ipotizzi ci vorebbe un accordo molto ampio, una specie di sindacato autori la cui complessità realizzativa è enorme.

  37. @ Alessandro Ansuini
    sono d’accordo con te sul fatto che gli scrittori devono farsi valere proprio perché senza di loro gli ebook non esisterebbero. In questo senso, a occhio direi che l’agente letterario, per le sue competenze, può fare un ottimo lavoro, aiutando gli scrittori a non rimanere con un pugno di mosche in mano (consigliando, orientando, valutando, studiando queste questioni prettamente contrattuali ed economiche).
    Non mi convince però la figura di intermediario ibrido (forse sono un po’ troppo assolutista): un po’ agente, un po’ critico, un po’ editore… si rischia forse di far male tutto… Penso quindi che sia più utile che ogni attore ritorni a ragionare sul suo ruolo, cercando di capire se e come modificarlo.
    Credo cioè che sia importante e urgente che gli scrittori e gli editori (nel senso delle figure “progettuali” all’interno di una casa editrice) comincino a ragionare seriamente e concretamente su *come fare* gli ebook, proprio per non correre il rischio che siano i “venditori” a determinarne aspetto, funzione, struttura, diffusione, ecc.

  38. @girolamo
    provo a fare un’ipotesi: venti scrittori più o meno noti si associano, pagano uno smanettone che gli gestisca un sito e un grafico che gli impagini gli e-book, e mettono a disposizione i propri testi a prezzi ragionevoli (diciamo fra i 5 e i 10 euro). Fatte salve le spese di gestione del sito, i compensi di grafico e smanettone, le tasse, credo che la percentuale di ricavo netto che finisce in tasca agli autori per ciascun testo scaricato sarebbe decisamente maggiore del 14%. E mi sembra che in giro per la rete ci siano già piattaforme potenziali, ovvero siti collettivi che si occupano di letteratura che potrebbero (se la cosa interessa loro, ovviamente) aprire una sezione download. Il sindacato autori è certamente un’ipotesi estremamente difficile da realizzare, ma una libera associazione di autori/autoproduttori non mi sembra utopica.
    Diverso il discorso per gli autori sconosciuti, ovviamente, però anche in questo caso forme di cooperazione (fra lettori, scrittori, critici – senza tuffarsi di nuovo nel marasma della discussione di qualche tempo fa…) potrebbero essere una strada da tentare. Anche a partire da esperienze come quella de I Quindici, ad esempio.

  39. @ Wu Ming 1
    Sul dinamismo di questo comparto io sbaglierò, ma credo che si tratterà di tempi relativamente brevi. E questo credo che gli editori lo abbiano capito (al netto di strategiche pressioni contrattuali). Per esempio Konrath per gli USA parla, già adesso, di una percentuale dell’8%.
    🙂 Spero vorrai essere indulgente con me: posto una traduzione dall’inglese alla “auanagana” dal blog di Konrath istesso medesimo:
    .
    “[…]Facendo seguito alla richiesta dei lettori ho reso disponibili su Amazon alcuni dei miei primi libri non ancora pubblicati, ma anche un po’ dei miei racconti brevi precedentemente pubblicati.
    .
    Ho iniziato a incassare un po’ di soldi. Una quantità non trascurabile di soldi.
    .
    Il mese scorso (Maggio 2010) su Kindle ho incassato $4800. Se le mie vendite di ebook saranno le stesse per il mese di Luglio (6800 download) quando su Kindle la percentuale delle royalty salirà al 70% incasserò $13872. In un unico mese.
    .
    Questo potrebbe voler significare una media di $160000 all’anno, solo su Kindle, solo per ciò che riguarda i miei ebook autopubblicati. Non considerando cioè gli ebook che ho messo su iTunes o su Smashwords.com che possono funzionare sui lettori Sony, Barnes & Noble, Kobo e iPad.
    .
    Questi numeri vanno considerati su uno scenario che vede gli ebook attestati su una percentuale dell’8% dell’intero mercato librario. Cosa succederà quando gli ebook saliranno al 10%? O al 20% o al 50%? […]”
    Nota: il prezzo degli ebook di Konrath è di 2,99 dollari.
    Il post originale è qui: http://jakonrath.blogspot.com/2010/06/ja-konrath-releases-two-original-kindle.html

  40. @Danae
    Forse mi sono spiegato male perché sono d’accordo con te, questa fantomatica nuova figura non dico che debba fare tutto, dico che può esser coperta da “tutti”, che è diverso. Magari neanche si creerà, in questo “frattempo”, e temo che sia proprio ciò che editori e distributori non vogliono far accadere. L’opzione di Paolo Z, qui sopra, è una delle tante strade che potrebbero aprirsi, ma ci vuole una bella presa di coscienza da parte degli scrittori, adesso, mica a giochi fatti.

  41. Sul contenuto dell’intervista, invece, mi viene da ridere. I pochi autori che conosco, mi hanno parlato di “accompagnamento da parte della casa editrice” talmente a ceppa di mulo che infatti hanno cambiato editore.
    Vorrei conoscere poi di persona Stefano Mauri. E vorrei vedere se avrebbe il coraggio di dirmi in faccia, guardandomi negli occhi, che i costi fissi di un libro fisico sono identici a quelli di un ebook. Se ce la fa, i casi sono tre: o e’ un giocatore di poker professionista, o non sa di quello che parla, o sa benissimo quello che dice e conta sull’ignoranza dei lettori. Io voto la terza.
    Queste risposte sono una VERGOGNA.

  42. @Alessandro Ansuini
    sì, ci siamo capiti, sono d’accordissimo con te! la presa di coscienza da parte degli scrittori deve avvenire adesso, non a conti fatti.
    @demonio pellegrino
    peccato che tu non abbia mai guardato in faccia Stefano Mauri: scopriresti che 1) ti guarda come un giocatore di poker professionista, 2) sa benissimo di cosa parla.
    Sul parità di costi, posso, al limite, starci sui costi di redazione+impaginazione+correzione (fasi variamente importanti e consistenti); posso starci sui costi del marketing+ufficio stampa (per una casa editrice sono “costi fissi”, nel senso che uno stipendio si dà, qualsiasi sia il tipo di lavoro e/o di risultato che si ottiene); sicuramente non posso starci sui costi di “commercializzazione” e diffusione (anche se si potrebbe ipotizzare, in futuro, la nascita di librerie virtuali che dovrebbero essere raggiunte e rifornite, ecc., come accade con quelle tra quattro o più mura). E’ vero però che questi ragionamenti continuano a essere fatti pensando che a) l’ebook soppianterà il cartaceo, b) l’ebook creerà un circuito simile se non uguale a quello del libro cartaceo. Premesse, entrambe, false, a mio parere.

  43. @danae
    Allora e’ la terza opzione, appunto: conta sull’ignoranza e la rassegnazione dei lettori.
    Concordo sul fatto che le premesse che citi si riveleranno errate. Personalmente, da quando ho il Kindle, compro ANCHE piu’ libri fisici (ma rilegati, non i grossi tascabiloni che rifilano in Italia: qui un libro rilegato, con copertina in pelle, della trilogia del confine di McCarthy costa 24$. Fate voi: in Italia per quel prezzo si compra un tascabilone strada blu).

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