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Oggi su La Stampa in edicola torno a parlare dei librai Feltrinelli. E parlo anche di un’altra cosa, che racconta nell’articolo Corrado Meluso della valorosa Timeo. Riporto il suo virgolettato perché è importantissimo. 

“Feltrinelli ha preteso dagli editori più piccoli uno sconto di oltre il 50% (a cui vanno aggiunte le percentuali di promozione e distribuzione) solo per aprire le cedole novità e valutarle, e senza garantire maggiore esposizione né un incremento  del prenotato – e considera che la nostra media di prenotato al lancio nel circuito Feltrinelli è stata, nei due anni scorsi, di 17 copie a titolo per oltre 150 librerie. 
Editori un po’ più grandi di noi sono stati inclusi in un programma chiamato Panoplia, che prevede uno sconto base del 48%, che aumenta di 2/3 o 4 punti nel caso dovesse generare un incremento sul sell out del 10/20 o 30% rispetto all’anno precedente, e consente agli editori di raccontare la cedola anche ad alcuni librai Feltrinelli oltre che alla propria rete vendita: disintermediando si aumenta lo sconto, in buona sostanza, anziché diminuirlo”.

Cosa succede se ti rifiuti? Non sei in Feltrinelli, se non a richiesta del lettore (con quello che i librai Feltrinelli chiamano “Ordine Special”). E perché succede? Per un motivo ovvio, da una parte: dare più spazio ai libri pubblicati dal gruppo, e ci potrebbe pure stare.
Ma ci sono altre questioni.

What I say is, a town isn’t a town without a bookstore. It may call itself a town, but unless it’s got a bookstore, it knows it’s not foolin’ a soul.”
Questo è Neil Gaiman, in American Gods. Ci ripensavo stamattina chiedendomi cosa avremmo detto, Federica Manzon, Rosella Postorino e io questo pomeriggio alle 19 alla Libreria Feltrinelli di Largo Torre Argentina, che giusto oggi si rinnova e apre nuovi spazi per gli incontri.
Così mi è venuto in mente Neil Gaiman e la sua famosissima lectio magistralis tenuta undici anni fa sulla lettura e sui libri. 
Dove dice fra l’altro: “Abbiamo l’obbligo di rendere le cose belle. Non lasciare il mondo più brutto di quanto lo abbiamo trovato, non svuotare gli oceani, non lasciare i nostri problemi alle generazioni future. Abbiamo l’obbligo di pulire dopo il nostro passaggio, e non lasciare ai nostri figli un mondo che in maniera miope abbiamo incasinato, deprivato, menomato.
Abbiamo l’obbligo di dire ai nostri politici cosa vogliamo, e di votare contro i politici – di qualunque parte siano – che non capiscono il valore della lettura nella creazione di cittadini consapevoli, e che non vogliono agire per preservare la conoscenza e incoraggiare l’alfabetizzazione. Non è una questione politica, è una questione di umanità”.
Ecco: le librerie e le biblioteche sono i luoghi dove noi che scriviamo e parliamo di libri dobbiamo essere. Per incontrare, per presidiare. Per essere, appunto, umani.
Ci vediamo più tardi.

IN VIAGGIO

Da oggi sono in viaggio: alle 18.30 mi trovate alla Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano, per presentare Non è un paese per vecchie con Annamaria Testa e Lorella Zanardo. Domani Torino, mercoledì Firenze, giovedì Roma. Vi darò notizie. State…

Le reazioni degli editori all’intervista con Roberto Santachiara. Su Repubblica di oggi, e qui. Abbassare il prezzo dell’Iva sui libri elettronici, ridiscutere i rapporti fra autore e editore, essere presenti sul mercato digitale. Gli editori italiani insistono sulla necessità di…

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