GOEBBELSTRASSE, O DELLA TOPONOMASTICA

Una “via Rodolfo Graziani” a Neviano (Lecce). Magari è un omonimo. Quelle intitolate a Pietro Badoglio, governatore della Cirenaica che ordinò la deportazione di centinaia di migliaia di persone nel deserto, utilizzatore di gas tossici in Etiopia, criminale di guerra, insomma, sono un’infinità:  a Dervio (Lecco), Trani, Lamezia Terme, oltre che a Grazzano Badoglio.
Grazie al cielo, non c’è una strada intitolata a Mario Roatta (e spero di non essere smentita).  però ad  Alessandro Pirzio Biroli, che fece quel che fece in Montenegro, sono intitolate vie a Roma e Ciampino. A Pietro Maletti, massacratore a Debra Libanos, è dedicata una strada a Cocquio Trevisago (VA): se non sapete di cosa si tratta, leggete il documentato, e agghiacciante, post di Giap.
L’elenco è, in parte, una risposta a Maurizio che commentava ieri con scetticismo  la notizia del convegno sulla toponomastica femminile. La toponomastica, come si vede, è parte integrante del nostro immaginario: quella che riguarda i criminali di guerra italiani, mai condannati davvero e addirittura glorificati, è molto più di un simbolo. Per l’altra parte, l’elenco stesso va a integrare la petizione del quotidiano Pubblico per abbattere il mausoleo di Affile dedicato a Rodolfo Graziani. Giusto. Poi, però, pensiamo alle strade e alle piazze: l’Italia non ha mai avuto una Norimberga. Per questo è quel che è: un paese bloccato.

19 pensieri su “GOEBBELSTRASSE, O DELLA TOPONOMASTICA

  1. Salve Loredana, ho ascoltato la trasmissione di Fahrenheit in cui si discuteva del tema e mi ha rinnovato il dolore e la rabbia che provo ogni volta che qualcuno, ancor più nelle istituzioni, calpesta la dignità di tutti quelli che hanno sofferto e son morti a causa del fascismo. Mi stupisco (ingenuamente) di come l’antifascismo non sia un postulato, un assioma logico ed emotivo di ciascun italiano.
    Riguardo alla toponomastica, anche a Trieste abbiamo le nostre gatte da pelare, come scrive anche Magris qui:
    http://archiviostorico.corriere.it/2008/ottobre/26/Quelle_Grottesche_Revisioni_co_9_081026015.shtml
    Saluti,
    Alessandro

  2. Touché… in effetti il mio commento di ieri è stato inutilmente sprezzante, forse ai limiti dell’offensivo, e me lo sarei potuto risparmiare. Però non sono lo stesso convinto dell’utilità di considerare certe tematiche. Secondo me cose come la toponomastica sono una conseguenza di atteggiamenti sbagliati, non li determinano. Io trasferendomi a Roma ho abitato per anni in via VItaliano Rotellini, e tuttora non so chi fosse. Se la via fosse stata intitolata a una donna, non credo che ne saprei di più. Trovo inoltre diverso ribellarsi all’omaggio reso a un genocida (ho firmato anch’io contro il monumento di Affile) dal mobilitarsi per una maggiore presenza femminile nelle targhe stradali. Nel primo caso si tratta di impedire un oltraggio alla storia stessa di questo paese oltre che alla memoria delle vittime, nel secondo di impegnarsi per una misura che di certo non è sbagliata, ma che nella logica di risorse (ed energie) limitate da destinare a scopi alternativi mi pare destinata a pagare poco. Trovo molto più funzionali allo scopo (la lotta alla discriminazione di genere) le denunce di scarso accesso delle scrittrici e delle artiste in generale ai palcoscenici che contano, perché lì non si dispiegano solo effetti, ma anche cause: lì maturano pensieri e sensibilità nuove, cosa che non sperimenta (sempre secondo me) a chi passa e legge il nome di una strada. Lo stesso vale per l’accesso (e il successo) professionale, o in politica. Lo so, sono valutazioni personali e opinabili. Però, nello scusarmi per il tono del mio commento, mi sento di ribadirne la sostanza.

  3. A Ferrara abbiamo una ipocriterrima “via dei Trasvolatori Atlantici”, perché fare il nome-e-cognome di un criminale cocainomane al soldo dei banchieri, agrari e industriali pare brutto.
    Sui crimini italiani in Abissinia segnalo (l’ho fatto anche su Giap) lo straordinario monologo teatrale di Renato Sarti “Mai morti”, che ho avuto la fortuna di vedere recitato dall’autore. Su youtube si può vedere sia l’allestimento di Sarti, che quello di Bebo Storti.

  4. Qui da noi c’è una strada che si intitola Via Martiri Di Nassirya.
    Ora, sappiamo cosa accadde a Nassirya, ma a me la parola martiri sembra decisamente fuori luogo.

  5. Pensandoci così su due piedi io avrei una proposta: perché non cambiamo il nome di queste vie con quello di Miriam Mafai? Mi sembra l’antitesi perfetta e magari funziona pure come antimbecillità!
    Certo che è paradossale in un Paese dove non ci sono mai soldi per nulla, non per asili o scuole, non per ospedali e servizi, non per giovani o disoccupati, però si trovano e si spendono fondi per fare un sacrario dedicato ad un capoccia fascista assassino e idiota! Io chiederei al sindaco di Affile non solo di abbattere il mausoleo ma di risarcire di tasca propria la cifra spesa per creare servizi utili ai propri cittadini!

  6. Qui è stata appena inaugurata la nuova Scuola Primaria: è intitolata a Elena Lucrezia Cornaro, la prima donna in Italia a cui fu concesso di conseguire di una laurea (anche se con una certa difficoltà); era il 1678. Non posso negare che mi ha fatto piacere 🙂

  7. Tra le donne da ricordare (magari intitolandole una scuola, che mi pare meglio di una strada magari piccola e in periferia, come hanno fatto a Roma con Pasolini) io metterei anche Sophie Germain, per sfatare il mito della scarsa predisposizione delle donne alla matematica. La Germain, nata nella seconda metà del ‘700, per poter frequentare l’École Polytechnique dovette fingersi uomo. Svelata la sua identità ebbe scambi proficui con Lagrange e con “il principe dei matematici” Gauss, ma riconoscimenti ne arrivarono pochi, in quanto donna (Wikipedia racconta bene la storia dei suoi risultati misonosciuti). Un tributo postumo a una mente così brillante e a una persona di questo coraggio mi sembrerebbe davvero un risarcimento dovuto, oltre che uno spunto di riflessione per quanti dovessero frequentare quell’ipotetica scuola.

  8. “Italia non ha mai avuto una Norimberga”
    quando leggo questi paragoni Italia-Germania mi domando sempre se chi li fa abbia una se pur vaga idea della storia tedesca, giusto un esempio per capire come citare Norimberga non abbia nessun senso:chi e’ stato il Direttore della Cancelleria della Repubblica Federale di Germania per anni mentre era cancelliere Konrad Adenauer? Un certo Hans Globke che aveva un piccolo difetto era un nazista nonche’ uno degli autori delle leggi di Norimberga! Troppo lontano nel tempo? si legga la sentenza ridicola con il quale il tribunale di Stoccarda a mandato assolti gli esecutori della strage di Sant’Anna di Stazzema.

  9. Evidentemente, Simone, il paragone era volto a indicare che in Italia nessun conto con la propria storia è stato mai chiuso. Grazie per le puntualizzazioni e per l’attenzione con cui segue il blog.

  10. Simone, per me la cosa è ancora più grave: se in Germania, nonostante i processi di Norimberga è successo ciò di cui hai parlato, pensa cosa accade e potrebbe accadere da noi che manco Norimberga abbiamo avuto.
    Infatti, checchè se ne dica, una Goebbelstrasse in Germania è improponibile così come lo è un sindaco che fa costruire un mausoleo a Goering

  11. Beh Simone, quando si parla di una mancata Norimberga in Italia si parla del fatto che nella fase storica del post ventennio furono pochi i fascisti (spesso “pesci piccoli”) a finire in galera.
    La triste vicenda dell’ *armadio della vergogna* è uno dei tanti episodi che rendono manifesta questa assenza di giustizia. E di tutto ciò – come sottolineato nel post – stiamo ancora pagando le conseguenze.
    http://www.anpi.it/armadio-della-vergogna/

  12. Ma quel che non capisco è perché ricordare soltanto i crimini di guerra di cui si sono macchiati cotali personaggi? Non basterebbe, di per sé, ad escluderli dal’onore dell’intitolazione di alcunché, il loro essere stati protagonisti e complici del regime fascista? Oppure dobbiamo ammettere che nell’Italia contemporanea è diventato lecito glorificare gli esponenti del regime fascista?

  13. Gentile Maurizio, sono la più giovane partecipante al convegno di Roma riguardante la Toponomastica Femminile. Sono referente di due aree importanti del progetto, una è la mia regione (l’Emilia Romagna) e l’altro il progetto “partigiane in città” di cui le consiglio di andare a vedere sul nostro sito lo sviluppo, ancora parziale, perchè ne sono molto orgogliosa (il lavoro corale di collaborazione è stato enorme). Premesso che non ho letto il suo commento dell’altro giorno le vorrei dire che se si fosse preso il disturbo di guardare le “attiviste” del gruppo si sarebbe reso subito conto che nessun* di noi è impegnato solo in un contesto toponomastico ma siamo cittadin* attivi su diversi argomenti, anche esulanti le questioni di genere (io per dire mi occupo anche di questioni riguardanti i diritti umani- sono attivista di Amnesty International-, la laicità e parteciperò presto alla raccolta firme per i referenda sul lavoro, molte delle mie colleghe toponomaste sono attive nel mondo della scuola e della cultura, ecc…). Ciononostante crediamo che anche l’aspetto simbolico della toponomastica crei un certo immaginario, magari non è determinante ma comunque “tutto fa brodo”. Per quanto riguarda la sua obiezione “nessuno sa chi sono i personaggi a cui sono intitolate le vie” le dico che negli ultimi cartelli stradali si tende a scrivere una riga con gli estremi biografici del titolare della via (della nel nostro caso). Per ovviare anche a questo comunque le segnalo una bella iniziativa di un gruppo giovani democratici che credo sia una possibile trasposizione pratica del nostro lavoro (http://www.romanordnews.it/8855/selva-candida-15-volantini-per-15-donne-da-ricordare/)
    Ci tengo a precisare che il mio intervento è a nome personale e non del gruppo, in ogni caso la invito a venirci a trovare sulla nostra pagina fb e giudicare di persona il lavoro, le persone, le metodologie, i progetti che stanno dietro a questa iniziativa che può sembrare inutile.

  14. @Giulia: io non giudico male il vostro lavoro. Ne faccio una questione di priorità, che come si sa sono sempre soggettive. I simboli sono di estrema importanza e se ne avessi il tempo mi farei carico personalmente di cancellare vie e onori pubblici di qualsiasi genere tributati a personaggi non meritevoli o addirittura a criminali veri e propri. Però non potete chiedermi, solo perché ho mosso una critica (del cui tono sarcastico mi sono già scusato, e rinnovo le scuse) di andare a leggere il curriculum di chi prende parte alle diverse iniziative… In ogni caso, mi sembra più che evidente che stiamo dalla stessa parte e condividiamo gli stessi valori, per cui proporrei di chiudere qui l’incidente ed evitare (lo dico a me stesso per primo) di accanirsi su ciò che ci divide, se ciò che invece ci unisce e ci spinge a impegnarci nella stessa direzione è comunque molto di più e molto più importante. Per cui, certamente non ci incontreremo mai a un convegno sulla toponomastica, ma non è impossibile che si possa fare la conoscenza reciproca impegnandosi fianco a fianco in favore di laicità, dirittti individuali, rispetto dei diritti umani, ambiente e chi più ne ha più ne metta! 🙂

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