GRILLO UNDER THE DOME

James “Big Jim” Rennie, venditore di auto usate, è il secondo consigliere della città di Chester’s Mill,  per ventura  imprigionata da una Cupola trasparente,  e usa l’isolamento per esercitare un potere incontrastato, illegale, feroce. Il figlio, Junior Rennie, violenta e uccide due donne e ne occulta i corpi. Anche Big Jim ucciderà. Padre e figlio si copriranno vicendevolmente.
The Dome esce nel 2009. E’ fra i romanzi più controversi di Stephen King, per struttura e anche per il tono amarissimo, come se non ci fosse – o quasi- via d’uscita dall’arroganza del potere. Arroganza del potere, mediatico in questo caso, è la frase che mi è venuta in mente ieri, dopo aver visto il video di Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro, accusato di stupro insieme ad altri tre amici, laddove la colpa viene data alla ragazza.
Nulla di nuovo. E’ chi commette il reato che va compreso. Come  suggerì Libération a proposito di Bertrand Cantat, a poche ore dalla morte di Marie Trintignant, che era appunto un cuore inquieto in grado di far vacillare “la razionalità dell’uomo”. Ricordate? E’ il 2003, è estate, la fine di luglio. Dai quotidiani si apprende che Marie Trintignant, attrice e figlia illustre, è stata ricoverata in coma a Vilnius, Lituania, dove stava girando un film su Colette: a ridurla male (l’eufemismo è per una faccia spappolata e un cervello quasi spento) è stato il compagno, Bertrand Cantat, rockstar, leader dei Noir Desir, amico di Manu Chao, simbolo della ribellione anni Novanta, impegnato a favore dei sans papiers. Le sue medaglie vengono enunciate al lettore mentre di Marie viene invece sottolineata la vita privata “molto irrequieta”, i quattro figli da tre padri diversi, l’aver dato volto, al cinema, a donne inaffidabili e fuggitive, “fuori di testa, con grande esperienza di vita e molto crudeli”, come Betty nel film omonimo di Chabrol. Cantat, che viene raccontato in preda alla disperazione (“la sua salute psicologica è fragile, ha bisogno di aiuto”, implora il suo avvocato) . dichiara che si è trattato di un incidente, che lei è scivolata in terra dopo uno schiaffo e ha battuto la testa. Che è stata “una follia, e non un crimine”. L’autopsia su Marie dirà che è morta per essere stata colpita più e più volte, per “fratture e schiacciamento delle ossa del naso, lesioni cerebrali e traumatiche del viso, emorragia dei nervi ottici”. Eppure, il quotidiano Liberation scriverà di Cantat: “Un amico non può cessare di esserlo di colpo, anche se ha tradito. Dobbiamo avere compassione per lui”.
Nessuno, al momento, sa come siano andate le cose per quanto riguarda le azioni del giovane Grillo. C’è un’indagine in corso e a quella occorre attenersi. Ma che un personaggio molto pubblico, e di enorme potere mediatico, usi quel potere per trasformare una presunta vittima in presunta colpevole è grave. E’ gravissimo. E’ degno di Big Jim Rennie, e non è un bel paragone.

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