I DON'T WANNA WIN

8mile2
 
B. Rabbit
:…You never gonna judge me, though / ‘Cause you don’t know what the fuck I’ve been through / But I know something about you / You went to Cranbrook – that’s a private school / What’s the matter, dog? / You’re embarrassed? / This guy’s a gangster? / His real name is Clarence / And Clarence lives at home wit both parents / And Clarence parents have a real good marriage…

Giusto una settimana fa, a Pescara, buona parte della discussione seguita in rete agli interventi su letteratura e blog riguardava la conflittualità di questi ultimi, talmente esasperata che, per alcuni, renderebbe impossibile il dialogo.
La questione, tutt’altro che nuova, mi riviene in mente leggendo un articolo tratto, ancora, dall’ultimo Stilos. Si chiama “Una generazione in cerca di maestri”, prende spunto da un libro (Antonio Debenedetti, Un piccolo grande Novecento. Conversazione con Paolo Di Paolo, Manni, pp.175, euro 14), si riaggancia anche ad un intervento di Filippo La Porta sul Corriere della Sera dove si toccava il problema dei maestri. Così: “Per avere un maestro bisogna disporsi ad eleggerlo, a metterlo sopra di noi, a farne oggetto di stima e ammirazione. Oggi non si ammira più nessuno (ci sminuirebbe). Tutt’al più lo si invidia”. A sostegno, nell’articolo viene citato George Steiner (La lezione dei maestri, Garzanti) e la sua definizione di “età dell’irriverenza”: “L’ammirazione…è passata di moda. Siamo assuefatti all’invidia, alla denigrazione e a un livellamento verso il basso”.

Cosa c’entra questo con i conflitti? C’entra, e c’entra con la rete. Continuo a pensare che ci sia un errore di fondo nel considerare lo scontro come qualcosa di negativo e come espressione di veleni personali (cosa che magari, anche, in alcuni casi, è). E  penso che questo sia  profondamente legato al concetto di maestro e di apprendista. Credo, cioè, che continuiamo ad avere in mente un tipo di educazione, o di apprendimento, verticale, e che questo cominci ad avere poco senso. Credo che ci si possa formare, che si possa imparare, che sia possibile creare un sapere che si costituisca-dico una banalità, assai risaputa peraltro- orizzontalmente, dove non ci sia più qualcuno che sta in alto degnandosi ogni tanto di scendere fra i mortali. Nell’articolo si cita l’identificazione debenedettiana fra i maestri letterari e gli dei dell’Olimpo: io mi auguro vivamente che sia cominciata l’era degli umani. Questo presuppone non tanto che ci sia qualcuno disposto ad imparare: ma qualcuno che non ritenga il proprio pensiero come una verità intangibile: e dunque sia disposto a confrontarsi. Sto dicendo che il web è il miracolo? No, sto dicendo che il web è uno strumento che può essere utilizzato in un processo cominciato già prima della sua nascita, ma a cui è straordinariamente funzionale. E il conflitto, in questa processo, è appunto vitale.

Poi, certo, può apparire singolare che stia scrivendo queste righe avendo appena chiuso la porta in faccia ad un interlocutore che mi opponeva la propria granitica verità. Ma c’è ancora una piccola lezione da apprendere, e che viene ancora una volta da mondi apparentemente lontani dalle patrie lettere. Nei duelli verbali dei rapper, e prima di loro dei griots, l’importante, anche se può sembrare l’esatto contrario, non è dire l’ultima parola. E’ poter parlare.


B. Rabbit: [rapping without music] Fuck off, Papa Doc, fuck the clock, fuck the trailer, fuck everybody. Fuck y’all if you doubt me. I’m a piece of fucking white trash and I say it proudly. And fuck this battle, I don’t wanna win, I’m outie. Here, tell these people something they don’t know about me.

82 pensieri su “I DON'T WANNA WIN

  1. @effeffe
    assecondamento alla logica di mercato NO, quella è altra cosa, anche se io non demonizzo il mercato.
    Però oggi fare dei meridiani dei giallisti (solo per vendere) è una logica di mercato infingardo e io non li compro;-) (anche se adoro i meridiani) ma assecondamento a chi da secoli adora il giallo forse si 😉
    Si la divina commedia, a fatica, può essere considerato un giallo però a rebours, uno di quei pochi gialli in cui ti dicono la fine già nella prima pagina;-).
    Però la divina commedia per moltissimi anni (come i canti cavallereschi) è stato un genere popolarissimo i colti preferivano petrarca (che è ugualmente splendido ma non nei testi allora preferiti) e di dante preferivano leggere le opere in latino che il povero dante era stato costretto a scrivere per farsi uno straccio di nome anche tra i dotti;-).
    beh è la solita storia della pizza, degli spaghetti, del cuscus, della polenta: ieri cibi popolari e oggi universali;-)
    I poemi cavallereschi erano noti a tutti anche agli analfabeti, tramite il tetro dei pupi, e dante … beh fino a poco tempo fa in toscana era possibile trovare persone anziane che avevano fatto a malapena la terza elementare che ne conoscevano a memoria alcuni canti (naturalmente i canti più popolari;-).
    Hai letto I delitti del mosaico con dante priore che fa l’investigatore?
    Non è che sia un vero capolavoro 🙂 ma per chi abita a firenze è un delizioso libro;-)
    georgia

  2. Credo che i maestri abbiano incominciato a perdere di credito e peso agli inizi del ‘900.
    Ricordate tutti le sfuriate roventi e, spesso, idiote dei futuristi contro la cultura ufficiale detta anche “passatista” (poi ci sarebbe tutta una serie di vocaboli passati poi alla terminologia fascista) “vecchia” “arcaica” “tarlata e cadente”.
    Mai dimenticare che il fascismo fece molta leva sul giovanilismo che porgeva gli italici petti villosi ai complotti demoplutocratici orditi da vecchioni giudaico/albionici.
    La cultura dei padri è da innumeri anni considerata muffita, polverosa, corrosa e marcia, non per nulla la teoria freudiana dell’orda prende luce proprio alla fine dell’800.
    E’ concomitante con i numerosi e frementi movimenti delle avanguardie artistiche del ‘900 che quasi tutti scatenano battaglie verbali (e non solo) contro i precedenti, consolidati esponenti delle Accademie e non.
    È un fatto fisiologico antico, un conflitto connaturato nella natura umana ed esposto mille volte nel mondo delle favole di tutti i paesi ove si narra di giovani che vanno a sperdere i vecchi nel bosco.
    Per altro il mondo della cultura, intesa come artigianato ed arte, la corporazione dei colti, coltivati, composto da un numero limitatissimo di persone necessitava, un tempo, di trasmissione di da sapere e tecniche attraverso il riconoscimento della “maestria”.
    Ora pare che nozioni e tecniche si possano apprendere in pochi mesi, l’educazione obbligatoria e lo scrivere con il pc, più il costo basso dei mezzi tecnologici per esprimersi, più la disponibilità di tempo, più il web, forums e blogs hanno portato il mezzo espressivo della parola alla portata praticamente di tutti.
    Questo è il dato evidente:
    sul valore di ciò che si espone sul web non mi pronuncio ché non sono in grado di valutare né ho il metro né me lo voglio inventare.
    Ho il mio gusto, tutto qui.
    Però vedo un’ansia ripetuta continua, forse assurda nel ripetere, reiterare, riaffermare: questo mi piace perciò è bello, tout court. Questa ansia di certezze prende corpo in testi che stabiliscono canoni di bellezza come quelli di Harol Bloom o in livorosissime tiritere lette mille volte sul web; non dico che questa ansia non sia giustificata, io credo che sia sovente manipolata o si cerchi di farlo per orientare la domanda sul mercato.
    Così quando vedo la parola “valore” in campo letterario, estetico ho dei dubbi, mi viene il prurito e dico: Chi è che stabilisce i valori?
    La discriminante dominante e terribile resta il mercato e la sua manipolazione.
    Mario Bianco

  3. beh mai come oggi servirebbero maestri (nel senso positivo indicato da effeffe) solo che non possono più attribuirsi questo ruolo da soli e se lo devono conquistare giorno per giorno, per ora non ci sono (sul serio NON CI SONO non come ieri che i dissacratori lo diventavano velocemente) ora non ci sono, ma non è detto che siano inutili ;-), io credo che ci saranno anche se forse saranno maestri “flessibili” e non per sempre.

  4. Uno dei (pochi) libri che ho letto:”lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert Pirsig faceva riferimento (fra le altre cose) a un certo paradosso della didattica che pretendeva di insegnare qualcosa mantenendo tutto come era prima. Ho capito male???? Me lo devo rileggere??????

  5. “…dove non ci sia più qualcuno che sta in alto degnandosi ogni tanto di scendere fra i mortali. Nell’articolo si cita l’identificazione debenedettiana fra i maestri letterari e gli dei dell’Olimpo: io mi auguro vivamente che sia cominciata l’era degli umani.
    @ Loredana: ma c’è sempre qualcuno che, in un modo o nell’altro esclama indignato “che triste inverno per la cultura!”, a quanto vedo, e in diversi modi.

  6. Ehm. sulla faccenda dei maestri, mi sa che la verticalità sia implicita e ineludible. Più che altro la libertà può stare nella scelta dei maestri. Per esempio nella mia vita professionale ho lavorato con tanti registi (banale tv, intendiamci, quindi quanto di più lontano dal mondo elevato della letteratura), alcuni che hanno poi fatto cose cose di grendissimo successo(tra i reality show!) ma per me non rilevanti.
    Eppure c’è un regista che io chiamo sempre maestro, perchè mi ha comunicato cose sia di mestiere sia umane che per me restano di riferimento.
    Del resto il discorso è vecchio: “we don’t need no education…”
    Eccetera.

  7. ULTIME DI AGENZIA (Adn.Kronos)
    Angela Scarparo già da due mesi ostaggio della mafia katawebbiana, è stata liberata stamattina, grazie alla mediazione dell’eroica e leggiadra giornalista Loredana Lipperini. La Scarparo che è riuscita a sfuggire ai rapitori tramite la finestra di un gabinetto in cui l’avevano rinchiusa aveva detto ai rapitori, il giorno del sequestro di chiamarsi Rosa Giannetta Alberoni. Unico conforto nei giorni del sequestro la presenza di Don Giulio Mozzi, il famoso sacerdote inviso alle gerarchie vaticane, che sotto il giuramento della confessione, è riuscito a mettersi in contatto coi rapitori, promettendo loro che non avrebbe detto dove si trovasse la donna. La mafia katawebbiana, fra le più violente che si siano impossessate del web, non è nuova a questo tipo di mediazioni. La Scarparo, dopo un violento scontro a fuoco nel quale è rimasta ferita lievemente alla regione sottolombare, è riuscita a raggiungere la macchina telecomandata su cui viaggiava la Lipperini. Le due telecomandate, dopo un altro violento scontro a fuoco hanno imboccato l’autostrada webbiana e presa a tutto gas la via di casa. La Scarparo, che saluta tutti gli amici, anticipa già da adesso la pubblicazione di un libro di memorie, in cui la donna racconterà i giorni del sequestro. Oltre a Don Giulio Mozzi, sono riusciti, e sempre tramite la sua faticosa mediazione, a comunicare con la sequestrata, Don Bart (un altro sacerdote, questo però meno inviso e più benvoluto dalle alte gerarchie) poi, l’allegra signorina Daldivano che con i suoi frizzi e lazzi ha reso meno drammatiche le ore del sequestro, il simpatico quanto ciclotimico giornalista Iannozzi, e l’impegnata quanto benevola signorina Spettatrice, dal Nord Italia. Fine del collegamento.

  8. Riapriamo un attimo il collegamento per ricordare che all’interno del bagnetto in cui la Scarparo era rinchiusa è stato trovato un messaggio del famoso GIALLISTA Gianni Biondillo. Si sa di certo che si parlava di falegnami, ma lo scrit…pardon, giallista, contattato, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Da fonti ben informate si è saputo che anche altri famosi scrit…pardon giallisti,(si parla di Wu Ming 1, Di Michele, poi un certo leggo Genni, Genno, ah, ecco…un certo Genna, molto, ma molto meno noto degli altri tre, anche se pare molto più vicino agli ambienti in cui la Scarparo di solito lavorerebbe. Dalle indagini sarebbe venuto fuori il nome anche di un certo Kimota. Che anche il Giappone si prepari a infiltrarsi nella politica webbica italiana? Sarebbe stato fatto il nome della STAR (da pronunciarsi ‘scstar’) Valerio Evangelisti, ma nessuno ha confermato. Il noto scritt…no, anche lui giallista, sarebbe stato visto in questi stessi giorni sdraiato su una spiaggia messicana. Che fosse un sosia? Su questo dilemma chiudo. A voi la linea. (Dal TG weebbico centrale Rosa Giannetta Alberoni.)

  9. Cara Rosa Giannetta, pardon Angela, sto ancora ridendo. Ultimamente ti leggevo ma mi sembravi un pò persa tra le brume del bagnetto. A volte ti arricciavi talmente tanto nei tuoi ragionamenti che mi perdevo nella folta chioma e facevo fatica a capire. Per forza! mica avevo chiara la gravità della situazione. Adesso che sei tornata al chiaro e fulgido compito del ‘raccontare’ ti ritrovo e mi auguro che nel frattempo tu non abbia sviluppato la fobia per i bagnetti, visto che gli ampi spazi provvisti di cespugli scarseggiano….e poi ….fa pure freddo.
    Bentornata
    besos

  10. Erano esercitazioni, memorie, spunti, schizzi, scazzi, sai tutto quello di cui ha bisogno una vera Autrice (che in questo caso è Sequestrata magari da suo Stesso Talento, sai come è a volte, no?) per produrre, nel bagnetto e fuori dal bagnetto. Non sottovaluterei però al tuo posto, i miei schizzi e scazzi. Anzi, se vuoi te ne affido l’archiviazione. Naturalemnte se sei disposta a sopportarti quel magrolino quanto ritinto e noioso e per niente Autore (a differenza di me) mio marito Francesco Alberoni. A presto cara. Grazie per la collaborazione. Ci rivediamo fra le brume bolgnesi invece che del bagnetto. C’è la Scarparo che rompe: cosa vuoi sfigata? La sfigata ex-sequestrata (stai attenta che se ti acchiappano quelli che inseguono le black list la smetti di fare tanto la sgarzolina!) mi ha detto di dirti, ‘Bello…ma io traduco con bellino… uhm! Il pezzetto che hai postato di Evangelisti sull’altro post!. Uhm! Giallisti!

  11. Il tuo Don Bart non ha voluto lasciarti sola mentre ti avevano rinchiusa nel bagnetto, anche perché sapeva bene che non era facile per te frenare quella tua linguaccia. Daldi ed io abbiamo dimostrato gran cuore, vero? Vedi? Puoi sempre contare sugli amici.
    Ora che sei di nuovo libera, però, Dio ce ne scampi e liberi! Chi ti ferma più-:)
    Ho letto che parlando di autori non hai fatto altro che citare giallisti. Dunque, i generi sono miracolosamente spariti e il giallo è tutta la letteratura! Chi sa che salti di gioia avrà fatti l’Architetto (nota la A maiuscola) 🙂
    Bart

  12. d’accordissimo con georgia sulla necessità dei maestri – quando ci saranno e come potranno essere considerati i tempi – tuttavia, in merito alla Rete… non so, a me pare che il rapporto di base sia peggio che verticale, addirittura oracolare (un passo indietro). Pensiamo a Google: quanti milioni di giovani nel mondo chiedono a Google qualunque informazione e la prendono, subito, per buona? E se ce ne fossero altre? E se scoprissi che non è affatto buona quella informazione? Con chi me la potrei prendere? Ai tempi del liceo, non lo dimenticherò mai, avevo un Preside che mi tormentò e mi prese in giro perché avevo promosso la proiezione, durante un monte-ore, di ‘Full Metal Jackett’ di Kubrick. Per lui, era soltanto un film pieno di parolacce. Lo insultai, e mi beccai un paio di giorni di ‘vacanza’. Oggi, suo figlio fa l’attore, e lui è uno dei soci più affezionati del mio circolo di cultura cinematografica 😉
    Per quanto verticale sia, almeno è in carne e ossa!

  13. oh llà! Angela libera! Bart in merito al buon cuore, beh, non si dice, si chiede un obolo per fare una messa alle intenzioni (ossignur, non mi riconosco più, che venale!) 😉 daldivano

  14. Torno su questa cosa successa ad Angela. E’ pericolosa, questa pratica di Typepad bannare i presunti spammer basandosi sull’IP. Non ci sono molte altre alternative, lo capisco, ma…
    Se ad esempio succede al mio IP, che non è “il mio IP” ma è condiviso da migliaia di utenti fastweb a Bologna? Per uno “sgarro” (presunto) da me commesso, tante altre persone pagano non potendo accedere a un blog su piattaforma Typepad.
    Siccome mi è già capitato di non poter mandare mail a qualcuno (un editore con cui stavo lavorando, per giunta!) perché un idiotissimo servizio anti-spam aveva messo l’IP in “black list” per chissà quale motivo, vorrei spezzare una lancia contro simili sistemi che colpiscono “alla cieca”.

  15. ma si, wu, vuoi che vuoi fare? dopo aver provato questo famoso shampoo ‘black list’ ( per cui mi hanno preso a campione. perchè io più che chiome non è che capisca, eh?) troveremo il modo di mettere anche questo Signor Typepad (che è un po’ come i minimalisti de noantri, de scritto nun ce capisce ‘na mazza. e nemanco de parlato!)
    al muro
    daldi, tesoro, vai Al Muro a smistare la posta che è arrivata nuova, invece di perderti coi ‘passanti’ alla finestra. e smettila d’insultare che prima o poi te menano. sfrutta in altro modo la tua spiritosa intelligenza, tesoro. non te lo voglio dire più! vai a commentare, dai!

  16. C’è differenza tra l’adulazione e l’ammirazione così come tra la polemica e il confronto.
    Troppo spesso i blog si accartocciano su se stessi diventando piccoli satelliti nei quali è difficile atterrare e ancora più spesso diventa difficile esternare la propria ammirazione senza correre il rischio di essere scambiati per adulatori.
    Si entra, si legge, si riflette e si torna sulla propria navecella spaziale.
    Magari ogni tanto una cartolina “saluti da vis”.

  17. oh, wu, chiaro che se preso seriamente il discorso sulla ‘black list’ diventa ‘na tragedia, eh? e prima o poi andrà preso seriamente. perchè esistono le black list? chi autorizza chi le fa a mettermici dentro? come posso difendermi? cosa si può fare per – in comunità, magari – ‘moderare i moderatori’? sono solo alcune delle domandine a cui dovremmo rispondere.

  18. e ancora: quanto sanno di me che io non so di loro? dove va a finire il tanto sbandierato discorso sulla praivasy? ‘chi’ limita il loro potere? esistono ‘organi giuridici’ che CI proteggano e garantiscano (si fa per dire, figurati!) dalla loro ‘eccessiva intraprendenza’?

  19. Io non me ne intendo però l’essere messi dentro una black list a volte è dovuto al fatto che qualcuno ci clona l’account e lo usa per spammare (ad esempio bombe di centinaia di messaggi a volte in una lista, invio di virus ecc.) a quel punto il nostro account viene messo nelle black list, indipendentemente dall’IP del Pc.
    A me (ma credo anche a tutti voi) hanno scassato l’account già tre volte (e non certo per mia colpa).

  20. Georgia, il mio IP è già “clonato” in partenza, Fastweb funziona così, gli utenti si collegano tutti allo stesso proxy, quindi hanno tutti lo stesso IP. Il mio IP è lo stesso di tutti quelli che usano Fastweb in zona Bologna est. Per gioco, ho provato a cercare il mio IP su google, e ho trovato diversi post su forum e blog. Qualche esempio:
    – Qui c’è un certo Daniele che si occupa di teatro e ha il mio stesso
    http://pub39.bravenet.com/forum/3343651084/fetch/439823/
    – Qui c’è un certo Gianluca che parla di regate e ha il mio stesso
    http://www.mumm30.it/board30/messages/983.php
    – Nel forum di “Lavorare con lentezza”, uno che si firma “the dreamer” dà un parere sul film e ha il mio stesso
    http://www.lavorareconlentezza.com/commenti.phpsc
    – Qui Elena e Marco cercano un privé a New York e hanno il mio stesso
    http://www.laurax.it/forum/commenti.php?page=2
    E via così, ad nauseam.
    Ora, se per uno spam fatto da uno qualunque di costoro o delle migliaia di persone con cui condivido l’IP Typepad mi dovesse mettere al bando, avrei o no ragione di incazzarmi?

  21. La storia di Typepad minaccia di degenerare e necessita di doverosi chiarimenti. Chiedo, a nome di molti credo, che Lippa relazioni sul suo funzionamento 🙂
    Cara Lolip chiedi ai tuoi kataton, pardon katatecnici qualche lume sul funzionamento del coso. I problemi di Angela sono destinati a ripetersi o avete trovato soluzione? le possibilità che cita wm1 sono dietro l’angolo, sono già operative o invece impossibili?
    Non sono problemi banali e chiarirli serve a dare serenità a tutti, te compresa (eviterai di spiegare più volte che non ti diverti con la censura preventiva).
    WM1 non ho dubbi sul problema che proponi, ho dei dubbi sul fatto che tu non ti diletti con le identità plurime. Solo che ami far finta di non occuparti di Regate e di essere indifferente ai privè 🙂
    besos

  22. In parole poverissime: se Typepad bloccasse l’accesso a uno stronzo qualsiasi, che collegandosi con fastweb da Bologna ha fatto qualche porcata, blocca l’accesso anche a me e un sacco di altra gente, perché ci scambia tutti quanti per la stessa persona.

  23. Georgia,
    forse per questo motivo:
    Fastweb funziona così, gli utenti si collegano tutti allo stesso proxy, quindi hanno tutti lo stesso IP. Il mio IP è lo stesso di tutti quelli che usano Fastweb in zona Bologna est.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto