I GIORNI DEL GIUDIZIO

E’ un diario, questo, alla fine? Sta rispettando la finalità con cui i blog, in anni lontani, sono nati, quella di essere appunto un diario di bordo? Magari sì, magari serve.
Dunque, ancora una volta parto da me, da quello che a molti apparirà vergognoso – lo è apparso anche ai miei figli, credo – ovvero il tremito delle mie mani durante la conferenza di Conte, ieri sera, quando per un po’ si è pensato che anche i tabaccai avrebbero chiuso. Che vergogna, direte. Così come “smetti di mangiare carne”, hanno tuonato alcuni commentatori di Facebook quando, ieri, raccontavo della corsa alla bistecca in una macelleria.
Non mi vergogno, invece, del mio tremito. Sono una fumatrice, da lunghissimo tempo, so perfettamente quali rischi corro, ma so anche che in un momento dove è necessario che io rimanga lucida togliermi le sigarette sarebbe stato un grosso problema. L’avrei superato, naturale, come tutti.
Perché i problemi sono altri e ne sono perfettamente consapevole. La nostra salvezza, naturale. E la nostra sopravvivenza economica: perché evidentemente, per i non tutelati, per i liberi professionisti, questa faccenda è una catastrofe, e molti rimarranno a terra. Sono già rimasti a terra.
Va bene, stringiamo i denti, lo stiamo facendo tutti, lo faccio, continuo ad andare avanti giorno per giorno, provando a essere utile almeno un po’.
Ma, vorrei dire, e lo ripeto per i nuovi e vecchi moralisti di ogni segno – quelli che non si fuma e non si mangia carne, quelli che non resti a casa disgraziata?, quelli che fanno la ronda sui social raccontando quanti vecchiacci hanno visto in giro, e persino dove, quelli che “non ti accorgi che è un complotto?” – ecco, vorrei dire che nella prudenza, e nella pietà, non è che non si guardi a quel che avviene, grazie mille. Non è vero che gli intellettuali si sono rimbambiti e pensano solo a dire leggete leggete (anche se serve, eh): semplicemente, e lo ripeto, care e cari giudicanti, questa incredibile storia non è semplice da decifrare.
Ieri Miguel Gotor ha twittato:
“L’elenco delle eccezioni che restano aperte è impressionante se confrontato con la comunicazione/propaganda di questi minuti. Stiamo assistendo a un esperimento di disciplinamento sociale molto interessante #iorestoacasa ma con gli occhi e la testa aperti”
Non credo che sfugga a nessuno che sotto l’indispensabile, ripeto, indispensabile necessità di rimanere chiusi al mondo serpeggia anche, in alcuni e non in tutti, o in molti e non in tutti, un godimento per lo stato di ordine. Ripeto di nuovo: in ogni romanzo post-apocalittico che si rispetti avviene esattamente così. Non credo che sfugga che un modello di vita casa-lavoro, senza incidenti, senza inquinamento, possa persino diventare allettante, per non parlare della terribile quiete delle strade deserte.
Allora, queste cose esistono, vanno guardate, pensate, analizzate, senza fare troppe pernacchie ad Agamben come è avvenuto nei giorni scorsi. Lo so che l’emergenza è assoluta. Lo so che in Lombardia i morti crescono e crescono. Lo so e sono sgomenta, e sono spaventata, come tutti.
Ma, restando a casa, restiamo anche lucidi. E soprattutto non trasformiamoci in giudici o addirittura in delatori. Soltanto il sentirci fratelli e sorelle, ma sul serio, può darci una possibilità. Smettetela di denunciare i vecchi sui social, per dire, che è cosa orrenda. Leggete, giocate a Legue of Legend, telefonate, scrivete, fate ginnastica. E osservate, anche, sia pur a distanza. Molto bene. Tutti i giorni.
Ho scritto “leggete, giocate, eccetera” per il banale motivo che sto continuando a lavorare. Ogni mattina arrivo qui, stavolta con un numero più alto di serrande abbassate e un numero più basso di passanti, mi infilo nel portone, raggiungo la mia stanza ora solitaria, preparo la trasmissione, e infine torno a casa. E’ già parecchio, lo so. E’ già qualcosa, anzi.

2 pensieri su “I GIORNI DEL GIUDIZIO

  1. Cara Loredana,
    io sono contenta di vedere che le persone si disciplinano, quasi costretti, ma si autodisciplinano, perché in molti siamo diventati consapevoli di contribuire tutti a salvare la vita delle persone, non occupando con troppi malati le terapie intensive.
    Ormai non abbiamo più diritto ad una realtà semplice e come dici, i romanzi distopici ci aiutano a considerare le complessità.
    Rinunciamo a qualcosa oggi. Ma sono di nuovo contenta che non sia la destra a dirmi militarmente quello che devo fare.
    Questo stato di eccezione limita le libertà e non è una bella cosa. Ma non è una condizione che il Governo auspica come il migliore nella vita senza il COVID-19.
    Moltissime persone saranno disperate per le loro condizioni di lavoro o meglio di non lavoro. Abbiamo il dovere di aiutarli perché è giusto e perché loro stanno facendo un sacrificio per tutti.
    Non dimenticherò il sacrificio che stanno sopportando tutti gli operatori della Salute nelle zone più colpite.
    Non vorrei dimenticare le persone morte o che moriranno.
    E se non fosse troppo struggente, ieri mi è rimbalzato nella testa il ricordo della mamma di Cecilia, la bambina che viene adagiata sul carro dei monatti durante la peste, e che chiede di lasciarla così composta.
    Una madre-pietà del Manzoni
    Ma io ho fiducia che le curve di progressione della malattia potranno presto
    declinare.
    Credo che allora ci vorrà un atteggiamento ancora molto responsabile, perché in Corea del Sud dopo essere arrivati finalmente alla diminuzione del numero dei contagiati, questo purtroppo ha ripreso ad aumentare.
    Un abbraccio a tutti quelli che si sentono di partecipare ad un esperimento di consapevolezza collettiva.

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