I NIPOTINI DI HAL

La vostra eccetera ha fatto un’alzataccia,
ha accompagnato lei al suo primo giorno di liceo artistico, ha appreso
da qui, con un certo raccapriccio, che anche Gwen Stefani diventa una
bambola e da qui, con gioia, che Patti Smith ha un quasi blog; indi, si è incuriosita nei confronti di questo libro, ha scritto (l’altro
ieri) una presentazione (uscita oggi) di una mostra da visitare (che
comincia più in là).
Pensiero dominante del giorno:da questo momento si fa sul
serio. Poi ve lo spiego.

 
 Chi ricorda la gelosia del computer Hal 9000 in 2001 Odissea nello spazio, e in assoluto chi si è
interrogato sull’anima delle macchine. Questo il pubblico ideale di Sensi Sotto Sopra, la mostra (curata
da Richard Castelli e sostenuta dalla Direzione generale per l’architettura e l’arte
contemporanee) che apre la XXI edizione di
Romaeuropa con tredici installazioni
che dal 29 settembre al 20 ottobre rivoluzioneranno gli spazi del Teatro
Palladium.

 Come? Per esempio, rivelando che all’interno di una comunissima
cornice si cela un congegno che freme d’invidia nei confronti del vicino
televisore: e dunque lo spegne, lo ammutolisce, lo riaccende improvvisamente,
ne cambia i canali e i colori. Il Tv predator è un’idea di Sébastien Noël per il collettivo
inglese Troika, da cinque anni dedito all’esplorazione emotiva degli oggetti
tecnologici: per dire, in una delle loro installazioni si trasformano in
concerto impulsi e bisbigli di frigoriferi, scanner, telefoni cellulari,
lettori Dvd.
 Ancora. C’è un artista viennese che
ha da poco passato i trent’anni, e dunque molto sa di quelli che vengono
chiamati “adult toys”: tutti quei congegni, ovvero, che sembrano protrarre all’infinito
il desiderio ludico dell’infanzia, e che vanno dai cavatappi a forma di missile
spaziale alle palline antistress in sembianza di virus dell’influenza. David
Moises, così chiama l’artista, trasforma in arte tavole da stiro e caschi da
parrucchiere: oppure, come si vedrà a Roma, inventa l’Hanoscop, un
monitor in grado di generare immagini animate in 3D ispirate a “Flatlands”,
romanzo ottocentesco di quell’Edwin
A. Abbott che dei misteri delle Tre Dimensioni fu uno degli iniziatori
letterari.

 E poi: immaginate di camminare lungo un
corridoio lungo dodici metri e largo quattro. E immaginate che ad ogni vostro
passo appaiano tre uomini, nudi, che si affannano a cancellare freneticamente
ogni traccia del vostro passaggio, agitando stracci e spazzole. Questa è la
visione del mondo di Du Zhenjun: l’installazione, che si chiama appunto Cancello la tua traccia, fa parte di un gruppo di opere che andranno a
comporre lo spettacolo interattivo Human Zoo, dedicato al disordine del
mondo. Racconta Castelli che la reazione dei visitatori, in altre mostre, è
stata controversa: e se inizialmente “era di una ilarità divertita, a causa
della situazione ludica in cui si trovavano – con  una moltitudine di Du
Zhenjun ai loro piedi”, ha lasciato subito il posto ad un sorriso forzato
“quando si sono resi conto che i movimenti che i tanti Du Zhenjun facevano li
avvicinavano alla condizione degli schiavi”.

 Sensi Sotto Sopra, insomma, rimescola e reinventa, come
da titolo, il ruolo stesso del visitatore: non soltanto perché, come scrive
ancora Castelli, le opere presentate
sono immersive, connettive, interattive e propongono “non più un punto di vista
ma una molteplicità di angoli di visione”. Quanto perché approfondiscono e rilanciano
i discorsi sul post-umano e sul rapporto fra carne viva e macchina, che chissà
come sembravano scomparsi dalla discussione culturale dopo gli anni
Novanta. Ben vengano, dunque, a
ricordarlo gli artisti di Romaeuropa: Holger Förterer che
permetterà di camminare sulle acque con Helikopter, o i milanesi di
Studioazzurro che faranno volare gli angeli con il passaggio dei visitatori (Il
soffio sull’angelo
). O, ancora, gli austriaci di Time’s Up, che in BodySPIN (Spin sta per Spherical Projection
Interface
) offrono l’ingresso in una sfera che reagisce alla vita umana,
traducendo respiro, movimenti, battito cardiaco in immagini proiettate sulle
pareti. E sotto un’altra cupola di ben
dieci metri di diametro, sospesa sulla platea, gli spettatori verranno avvolti
in Hemisphere (in prima mondiale) che si deve a Ulf
Langheinrich (fondatore insieme a Kurt Hentschläger del duo Granular Synthesis)
e Jeffrey Shaw.

 Ma l’immersione tecnologica omaggerà anche
il passato: per esempio, con il teatro ottico del francese Pierrick Sorin, che
in Quelques inventions remarquables trasforma se stesso in ologramma. O con lo spogliarello di sole ombre
di Christian Partos, svedese, che in Striptease / Step Motor Animations rievoca i primordi dell’illusione
ottica. O, ancora, nelle statue di gesso di Gregory Barsamian, che in The
Scream
 le luci stroboscopiche
trasformano in umanità urlante. Infine, accanto ai flaneur digitali come Marie
Maquaire, che restituisce le sue impressioni di viaggio in Tentatives
d’épuisement d’un lieu: Berlin, 
e
Romy Achituv, che filma le città considerate a rischio dall’Unesco in BeNowHere Interactive, l’omaggio ad uno sperimentatore di ieri: ovvero, il
Richard Fleischer che nel 1968 mostrò come si poteva utilizzare al massimo il
Cinemascope, frammentando i punti di vista. Il film, a proposito, era Lo
Strangolatore di Boston
.

6 pensieri su “I NIPOTINI DI HAL

  1. Be’ la mia riflessione è che negli ultimi anni è cambiato parecchio il modo di intendere quello che l’arte (chiamiamola) figurativa può produrre.
    Un altro modo di intendere che è cambiato parecchio negli ultimi anni riguarda il circo. Il circo e l’arte figurativa hanno recentemente subito una profonda trasformazione.

  2. No, sono un nano delle foreste scandinave battezzato Abitus Brontolone. La cosa bella di qui è che viviamo del profumo delle mele. La cosa brutta è che le mele sono rare. Le annusiamo al supermercato… 🙂

  3. Non direi che HAL 9000 impazzisca per “gelosia”: impazzisce perché la la sua infallibilità (“hardcoded” nel suo Io) e il suo fallimento palese non sono conciliabili. Decide di sopravvivere eliminando chi vuole spegnerlo (ucciderlo) e al contempo l’evidenza del suo fallimento.

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