I PRO VITA E I CONSULTORI

Leggo e pubblico e invito a diffondere.
Comunicato dell’assemblea plenaria del Feminist Blog Camp contro gli attacchi regionali all’autodeterminazione delle donne.
Siamo donne, ragazze, studentesse, precarie, disoccupate, provenienti da differenti città, appartenenti a collettivi di genere e percorsi di autodeterminazione. Da tempo siamo impegnate nelle nostre regioni a contrastare quelle politiche sociosanitarie che minano, seppur in modi differenti, l’autodeterminazione delle donne in tema di scelta di maternità; in particolare l’introduzione del volontariato pro vita nei consultori e la privatizzazione dei servizi sanitari che si accompagnano a quella capillare diffusione dell’obiezione di coscienza come vero e proprio dispositivo per normare le nostre condotte e sessualità. Il Feminist Blog Camp è stata per noi occasione di incontro e condivisione. Un incontro dal quale non abbiamo potuto che trarre conferma all’idea che questi attacchi siano assolutamente trasversali e che le singole regioni rappresentino il laboratorio di un disegno più ampio, volto a generalizzare questo modello sociosanitario in tutta Italia.
La nostra risposta politica dunque non può che essere unitaria, intersecando i singoli percorsi di lotta regionali: quelli relativi alle normative sui consultori, all’iter della pillola RU486 e quello dell’interruzione volontaria di gravidanza, contro l’introduzione del movimento per la vita nei consultori, al quale ribadiamo che non daremo alcuno spazio. Intendiamo dunque coordinarci su due livelli, uno informativo rispetto alle condizioni delle singole regioni, l’altro volto a individuare una linea comune di contrasto verso quanto sta accadendo.
Vogliamo perciò costruire delle tappe di confluenza delle rispettive lotte nei nostri luoghi di battaglia, nelle scuole, nelle università, nei consultori, per dare vita ad una rete, nella speranza che il percorso intrapreso conduca ad un momento di confronto e lotta unitario.
Nessuno spazio al movimento per la vita in ospedali, consultori e scuole!
Fuori gli obiettori dalle nostre vite!
Assemblea plenaria Feminist Blog Camp
Laboratorio Sguardi sui Generis – Torino
Le Ribellule – Roma
Mujeres Libres – Bologna
Consultoria Autogestita – Milano
Assemblea Le De’Genere – Terni
Femminismo a Sud
xxd – rivista di varia donnità
Vengoprima! – Venezia
Frequenze di genere – Bologna
Femminile Plurale
Un altro genere di comunicazione
Collettivo LeGrif – Pisa
Comitato Donne 13 Febbraio – Pisa
women.it/Orlando

20 pensieri su “I PRO VITA E I CONSULTORI

  1. sacrosanto.
    aggiungerei anche che il momento nel quale questo incubo si è fatto più forte fu il terribile fallimento del referendum sulla procreazione assistita, fallimento che ancora mi brucia, perchè niente e nessuno mai mi potrà convincere che quella era la battaglia giusta. e che la percentuale raggiunta non includeva solo i baciapile o i “destri”, ma includeva anche tanta, troppa, sinistra…

  2. Esatto loredana, perché i problemi veri, la sostanza e la realtà, affondano nel mare della leggerezza e dell’ipocrisia del nostro paese.
    Legalmente lo stato ti permette di abortire (e questa è l’illusione apparente) ma nella realtà l’applicazione di una legge, di un tuo diritto, viene affondato dal sistema raccontato nel post.
    I racconti delle donne chi vi sono passate sono a dir poco agghiaccianti, ai limiti della tortura fisica e psicologica, e qualche volta anche oltre.
    Lo stesso sistema è stato applicato, come ricorda letteredalucca, alla legge sulla procreazione assistita, un vero disastro sotto tutti i punti di vista: legislativo, sanitario e anche economico.
    In un paese che si finge laico e liberale è il minimo che ci si possa aspettare. purtroppo.

  3. Se la padrona di casa non se ne duole, segnalo il libro di Chiara Lalli “C’è chi dice no. Dalla leva all’aborto come cambia l’obiezione di coscienza” edito da poco per Il saggiatore. Pieno di dati e di spunti di riflessione. E l’appello dei medici non obiettori (Laiga) che denuncia l’impossibilità di usufruire della 194 entro i prossimi anni. Lo trovate qui: http://www.repubblica.it/dal-quotidiano/reportage/2011/10/20/news/tra_cinque_anni_in_italia_non_si_potr_pi_abortire-23528725/

  4. Prosegue su tutti i fronti la “privatizzazione” delle istituzioni e delle pratiche relative ai diritti fondamentali (autodeteminazione, salute, lavoro, educazione, eccetera). Secondo me è la vera posta in gioco “culturale” e politica delle scelte liberiste. Mi sembra che sia venuto il momento di combatterle con più energia, su tutti i fronti. Aggiungerei una vecchia testimonianza, dal mio blog, dove si cerca di rimarcare una contraddizione di fondo dei nemici della 194 (e mi scuso per l’esibizionismo di fatto della segnalazione!): http://www.fabiofoti.net/archivi/2008-03

  5. Oggi ho letto anche questa notizia sulla regione Lombardia, che vuole imporre per legge l’esposizione dei crocifissi all’ingresso e nelle sale riunioni degli immobili della regione (quella di Formigoni per intenderci): http://www.lombardianews.it/milano/articolo/il-crocefisso-sara-esposto-regione-legge-112199.html
    Ora, come non vedo cosa c’entri il crocifisso con le competenze di una regione così non ritengo che sia una scelta corretta appaltare i consultori al movimento pro vita. Sono due cose diverse, certo, ma entrambe mettono in evidenza un grosso problema dell’italia di questi anni, ovvero l’incapacità dell’Italia di essere e di comportarsi come uno stato liberale e laico.

  6. Da un’intervista di Paolo Izzo a Carlo Flamigni:
    “Ritiene ci sia il rischio che si torni all’aborto “fai-da-te”?
    Un altro problema vero è questo: c’è un numero smisurato di medici che si rifiutano di intervenire, facendo obiezione di coscienza; in alcune regioni si arriva quasi al 90% di obiettori. Quindi diventa sempre più difficile rispettare i tempi: ci sono ragazze impaurite perché vengono rinviate e c’è un problema di sicurezza, perché più avanti interrompi la gravidanza, maggiori rischi fai correre alle donne. Poi c’è la fuga dagli ospedali, dove le donne sono trattate male e magari, di fianco allo sportello in cui vanno a prenotare l’IVG, trovano la segreteria del Movimento per la Vita che fa loro un secondo processo! Queste donne, allora, ricorrono alle amiche per ottenere un”indirizzo” alternativo, che può portarle all’estero, nell’ambulatorio privato di uno dei medici dell’ospedale che ha fatto obiezione oppure da una “mammana”, che interrompe la gravidanza con metodi antichi. I rischi sono alti. Si sta riorganizzando un mercato dell’orrore.

    Voi scrivete che la legge 194 funziona bene ed è ben applicata, ma che l’unica modifica che fareste è proprio sul tema dell’obiezione di coscienza.
    Quando la 194 fu approvata, l’obiezione di coscienza era necessaria perché c’erano vecchi ostetrici che, quando avevano deciso di fare quel mestiere, al pensiero di dover interrompere una gravidanza sarebbero morti d’infarto. Invece, da quel momento in poi ci siamo trovati di fronte al “problema” che la IVG fa parte della tutela della salute delle donne: se fossi un medico cattolico che non vuole interrompere le gravidanze, non andrei in un ospedale pubblico di ostetricia dove la prevenzione e la salute della donna sono al centro del mio lavoro. Vado a fare un’altra cosa! Cioè: non metto un musulmano a vendere carne di maiale! Questo andrebbe rivisto della legge, anche perché io stesso ho avuto molti collaboratori che sono venuti a dirmi che volevano fare obiezione, ma non perché fossero religiosi, ma perché: “mi rompo le scatole”, “è una cosa ripetitiva”, “mi danneggia nella carriera, perché se il direttore sanitario cattolico sa che non ho fatto obiezione, la prossima volta che ci sarà da assegnare un posto di aiuto non lo dà a me”. La libertà è un conto, ma quando c’è di mezzo la salute delle donne non ci può essere un criterio acritico per cui uno decide quello che vuole sulla base di principi e interessi privati e nessuno va a vedergli nelle tasche…”
    Intanto, in una lettera al Manifesto di oggi, Izzo segnala che il 18 novembre inizierà il convegno “Scienza e vita” che avrà per tema “l’educazione alla democrazia” e al quale parteciperanno Bersani, Alfano, Casini e Maroni.

  7. Sono contento che già il primo commento riprenda il tema della legge sulla fecondazione assistita, purtroppo ignorato nel comunicato del Feminist Blog Camp.
    Sorvolare sulla legge 40, per quanto smontata quasi per intero dalla magistratura, è una dimenticanza grave. Fra l’altro, è uno di quei terreni dove uomini e donne soffrono e lottano fianco a fianco, trattandosi di un percorso che discende da una scelta condivisa e non, come nell’interruzione di gravidanza, da un possibile abbandono, o da un disaccordo. E’ indelebile nella mia mente la rabbia cieca che provai di fronte allo smarrimento di mia moglie quando, varcando la soglia della clinica per l’ennesima fivet, trovammo il professore stravolto da una visita dei carabinieri, che invece di dare la caccia ai mafiosi giravano per le cliniche sospettate di fare vietatissime diagnosi pre impianto, o – sommo orrore – fecondare più di tre ovuli, o impiantarne meno di tre. Non ho sperimentato gli ormoni e le manipolazioni sul mio corpo, ma non per questo ho sofferto meno. Ecco, aver dimenticato nel comunicato questo tema mi pare una deriva che discende direttamente dall’esito infausto del referendum, che potè fallire solo perché le stesse donne, in massa, non andarono a votare. In quell’occasione si è potuto toccare con mano, io credo, come la famosa “sorellanza” non sia mai esistita. Sono diritti quelli che dobbiamo chiedere a gran voce, per le donne e per gli uomini. Il resto, che sia sorellanza, solidarietà o qualsiasi altra cosa, ha a che fare con la sfera delle emozioni e dei sentimenti, che trovano il loro giusto spazio nel privato, e non nelle leggi e nelle pratiche pubbliche.
    Per il resto, come non essere d’accordo? Cacciare i movimenti per la vita dai consultori dovrebbe essere un obiettivo di tutti i cittadini in quanto tali, non importa se uomini o donne: che preparazione, che riconoscimento civile e legale, che autorità hanno questi soggetti per poter operare in strutture pubbliche, urtando pesantemente la sensibilità traumatizzata di persone già sufficientemente tormentate, di fronte a un passo così triste?
    Riaffermare il diritto a usufruire delle prestazioni assicurate dalla legge 194 è necessario, a fronte di un istituto incomprensibile come l’obiezione di coscienza. Se sei medico, lo sai da prima di laurearti che il servizio sanitario può chiederti certe cose. Se non ti piace, puoi scegliere un altro mestiere, o fare il dentista. Aveva forse senso per i medici che già esercitavano quando la legge fu varata, ma ora?
    E insisto, non devono essere patrimonio esclusivo delle donne, certe battaglie. E’ ora che anche gli uomini si sveglino e siano meno tiepidi, di fronte a queste minacce. Spero di leggere qualche altro commento maschile, a questo post.

  8. Ecco, vorrei segnalare il tema a chi, qualche post fa, si chiedeva perché le donne negli anni ’70 insistessero tanto sul loro corpo: questo significa essere titolari del proprio corpo. E grazie ad Ilaria per aver postato l’intervista con il medico che risponde ad una domanda che mi stavo facendo: “ma perché oggi gli obiettori sono tanti di più rispetto a trent’anni fa?”. E per finire, non credo che il referendum sulla legge 40 sia fallito perché la”sorellanza” non è mai esistita, ma invece proprio perché oggi, qualunque cosa sia stata a livello “di massa”, essa non esiste più. O si è inabissata talmente bene da riemergere solo per piccole isole.

  9. I consultori sono sotto attacco.
    In nome della difesa della vita i politici di centrodestra, uomini e
    donne, con l’incondizionato appoggio del Vaticano, stanno portando
    disagio, dolore e miseria materiale e morale nell’esistenza di molte
    donne che si rivolgono ai consultori in cerca di aiuto e si ritrovano
    proiettate in una “valle di lacrime” da cui non c’è via d’uscita.
    Questi personaggi sostengono, per pura propaganda, che i consultori
    sono fabbriche di aborti mentre i dati diffusi dal ministero della
    Sanità dicono che gli aborti in Italia sono costantemente diminuiti e
    questo proprio grazie ai consultori, laici pubblici e gratuiti, e alla
    legge 194, che permettono alle donne di decidere come e quando
    diventare madri e ne salvaguardano la vita e la salute.
    La propaganda in nome della vita serve a smantellare le strutture
    sociosanitarie pubbliche per vendere a caro prezzo servizi diagnostici
    di primaria importanza e creare nuove fasce di esclusione sociale,
    così da avere il bacino di utenza e profitto per le associazioni
    confessionali del movimento per la vita e i comitati di bioetica.
    Ma la vita siamo noi, e vogliamo difenderci.
    Nella Regione Lazio, da oltre un anno, abbiamo formato l’ “Assemblea
    permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia” un
    coordinamento formato da operatrici dei consultori, ginecologhe,
    collettivi femministi di movimento, sindacaliste, donne aderenti ad
    associazioni e partiti di centrosinistra e singole.
    Ci siamo rese conto che l’attacco ai consultori, Regione dopo Regione,
    fa parte di un disegno nazionale che ha come obiettivo
    l’autodeterminazione delle donne in senso complessivo e per questo
    riteniamo necessario coordinarci con tutte le altre donne nelle altre
    Regioni che si stanno difendendo.
    Vi proponiamo un incontro nazionale da tenersi a Roma tra il 20 e il
    22 gennaio prossimo. Vi proponiamo di mettere insieme tutte le forze
    per difenderci e per elaborare strategie di rilancio dei consultori
    che sono una parte fondamentale del welfare e della democrazia cui non
    abbiamo nessuna intenzione di rinunciare.
    per aderire all’appello e contribuire alla costruzione dell’incontro:
    lavitasiamonoi@googlegroups.com
    Assemblea permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia

  10. per paola m: io vedo invece, fra le tante cause del fallimento di quel referendum, anche una malcelata diffidenza nella ricerca scientifica, un’indifferenza pericolosissima sulla necessaria informazione in materia, la voglia di lasciarsi andare a logiche semplici di “non sono cose sulle quali possa votare una persona di istruzione media, perchè è roba da scienziati” eccetera.
    esiste, drammaticamente anche dalla “mia” parte politica, la sinistra, una certa resistenza ideologica ai concetti di genetica, ricerca, scienza applicata.
    finchè la società civile organizzata lascierà questo campo alla politica senza pretendere di essere informata e senza fare lo sforzo necessario per farlo, i governanti faranno sempre quello che fa più comodo, cioè spesso accontentare le gerarchie vaticane per un po’ di bieco appoggio alle loro politiche.

  11. @Paola m A proposito del corpo e degli anni ’70. Io diffonderei anche Processo per stupro, tanto per far capire di cosa parliamo. Purtroppo scopro che nemmeno certe docenti di diritto lo conoscono. E’ uno dei tanti aspetti della questione del corpo, ovviamente ce ne sono altri. Quelli di cui parliamo qui, quelli, più leggeri, ma solo fino a un certo punto, perché tutto è collegato, del post successivo a questo. Ecco, forse dobbiamo liberarci anche della distinzione tra leggero e pesante. Tutto pesa.

  12. Mi è capitato per caso di imbattermi nel tuo blog. ho riflettuto molto , non sapevo come scriverti che non la pensavo come voi e non essere presa per una bacchettona…. ho trovato su You Tube una testimonianza che val la pena di ascoltare. Spero di dare un contributo al vostro dibattito Semplicemente vorrei che ascoltaste le parole di Gianna Jessen , una sopravvissuta all’aborto.
    Gianna Jessen, la bambina di Dio
    La storia di Gianna Jessen, una donna che non doveva nascere. La madre adolescente, incinta di sei mesi e mezzo viene sottoposta ad aborto salino tardivo ma nonostante tutto la bambina nasce viva. Una testimonianza molto toccante che aiuta a riflettere sui diritti del nascituro, sul diritto alla vita, sulla normalità e disabilità, sull’identità dell’uomo e della donna. Il discorso è stato tenuto da Gianna nel 2008, nella Queen’s Hall – Parlament of Victoria, a Melbourne, in Australia.
    In inglese con sottotitoli in italiano, il file si trova su YouTube.

  13. Rispetto le posizioni diverse dalla mia, ma chiedo che la mia, e quella di altre donne, venga rispettata. Conosco quel filmato. Trovo che non sia giusto parlarne qui. L’aborto – e mi sembra di ripetere da millenni la stessa cosa – è una scelta dolorosissima. Ma quella scelta deve esserci. Non ammetto campagne intimidatorie qui: perchè di intimidazione, in questo caso, si tratta. Disponibile a discutere su argomenti, non sul terrorismo nei confronti delle donne. Grazie. Spero non si ripeta.

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