LA FINE DI UNA BELLA STORIA

Sono molto dispiaciuta per quel che riguarda il “nuovo corso” di Gargoyle, una casa editrice che ho seguito dai primissimi passi, di cui ho condiviso, inizialmente, l’entusiasmo e che era fra le poche realtà italiane che si dedicava con passione al genere. Gargoyle era specializzata in horror, ripubblicava vecchi classici e apriva a nuovi autori italiani. Alcuni di loro, come Gianfranco Manfredi, hanno esplorato in modo interessante il genere stesso.
Ora, cambiati proprietari e direzione editoriale,  come si legge qui e qui, sembra di capire che non c’ è più un progetto editoriale, bensì la necessità di diventare come gli altri:  ” è lo stesso mercato, con le sue logiche di prenotati e di rese, a imporre un atteggiamento più vigile verso le proposte di pubblicazione”.  E dal momento che le proposte italiane “sono penalizzate”,  invece di creare attenzione sulle medesime (come altri stanno facendo), si passa ad altro, preferibilmente: o, ed è interessante, gli autori italiani andranno direttamente in eBook. Mi sembra che molti editori di casa nostra pensino all’eBook e si raffigurino idealmente un cestino: quel che non vende troppo, si fa in digitale. Non mi sembra un bell’inizio.
Quindi, non più “nicchia”, ma “entertainment”. E, tanto per posizionarsi bene, un bell’instant book su Marco Simoncelli. Che non sarà il solo, suppongo: come dimostrano le decine di titoli su Steve Jobs, tempo una decina di giorni e sui nostri scaffali appariranno almeno sette-otto libri sullo sfortunato sportivo. Perchè l’importante è vendere, o avere l’illusione di vendere. Perchè all’editoria si preferisce la cronaca.
Un grandissimo peccato, la fine di una bella idea: forse difficile da mantenere in vita sotto questi chiari di luna, ma che non valeva la pena snaturare per darsi agli instant book e ai “romanzi erotici di qualità”. Triste, molto.

27 pensieri su “LA FINE DI UNA BELLA STORIA

  1. Personalmente, mi cadono le braccia non tanto per i “romanzi erotici di qualità” ma per l'”esoterismo”. Non abbiamo abbastanza letteratura di ciarlatani a impestare le librerie, a quanto pare…

  2. Comunque andasse il conto economico, non è certo rendendosi uguali agli altri che si fanno soldi. E comunque non si crea affezione. Gargoyle si rivolgeva, è vero, a una nicchia: ma le nicchie vanno fatte crescere, non considerate uno dei rami (magari tagliabili o secondari). Mi giunge notizia che sotto la voce “esoterismo” vanno intesi “manuali di occultismo”. Spero non sia vero: perchè significa non capire nulla di genere, considerare l’horror come una faccenda per ragazzini sfigati e dediti al culto di Chtulhu, e non un filone letterario di grande nobiltà. La storia di Gargoyle, per me, è l’ennesimo segnale dell’assalto alla bibliodiversità, e del fatto che sempre più spesso si confonde editoria con cronaca, il progetto editoriale con il bilancio.

  3. Loredana, il tuo ragionamento è giustissimo, ma a volte per far crescere le nicchie non bastano la passione, le capacità, le buone intuizioni e a volte neppure tutte queste cose insieme. Purtroppo.
    Allora, se questo è un cambio di rotta che viene fatto mentre Gargoyle va male o malissimo, non mi sentirei di rimproverare a nessuno, specialmente in questa congiuntura; al contrario, se valide capacità progettuali e visione editoriale venissero sacrificate per tuffare un team collaudato in canali che qualcuno ritiene più redditizi, beh, sarebbe tutto un altro paio di maniche…

  4. stampatori che s’improvvisano editori ce ne saranno sempre di più, perché saranno costretti ad acquisire le quote di proprietà delle case editrici per le quali stampano e dalle quali non vengono pagati regolarmente. è il gatto che in tempi di crisi si morde la coda. del resto, gli editori non è che non pagano gli stampatori per cattiva volontà, ma perché a loro volta non sono pagati dai piccoli distributori i quali non sono pagati dalle librerie indipendenti, che saranno indipendenti fin che si vuole ma a fine mese il conto dei grandi distributori lo devono pagare, pena la sospensione dell’invio delle novità che si vendono e le fanno sopravvivere. alla fine i piccoli ci rimettono sempre. non faccio la cassandra se prevedo nei primi sei mesi del 2012 un’ecatombe di piccoli e medi editori e/o il proliferare di tentativi come quello di cui si sta parlando che non hanno la minima possibilità di riuscita.

  5. Conosco quel genere di editore. Ho lavorato con uno che parlava un po’ come Lavitola, che non si capiva perché non avesse aperto una sala bingo invece che una casa editrice. Alle riunioni diceva: Fatece sogna’.

  6. Scusate l’ot parziale, dove posso trovare i libri di questa casa editrice? Non l’avevo mai sentita e mi piacerebbe leggere qualcosa.
    Grazie

  7. Credo che la vendita di Gargoyle sia stata dovuta non a ragioni di bilancio, ma a una malattia gravissima contro la quale il suo geniale fondatore, Paolo De Crescenzo, combatte ormai da molti anni. La stessa che si è portata via, il mese scorso, Vittorio Curtoni.
    Paolo De Crescenzo è stato eroico nel curare la sua casa editrice anche in condizioni tanto terribili. Poi viene il momento in cui uno non ce la fa più.

  8. Mi sa che l’editore (ma non solo) del ” fatece sogna’ ” l’ho conosciuto pure io e con gli stampatori (ma non solo, again) c’erano giri di quote che lévati, in un senso o nell’altro. E già prima della crisi brutta. Abbastanza significativo. Però tutto “andava benissimo”. Finché.

  9. lo fanno tutti il cambiamento per sopravvivere o sopravviversi addosso, gargoyle non fa eccezione, non c’è motivo di piangere

  10. Io penso che la letteratura impossibile sia la consacrazione della letteratura, quella possibile la sua distruzione. Un po’ come l’amore.

  11. Ci avrei una serie di proposte per i nuovi proprietari di Gargoyle, che possono salvare la capra dell’istant book “erotico” con i cavoli della fedeltà al genere horror. Tipo:
    Non ci resta che fottere.
    (Berlusconi Binetti e Rosy Bindi prendono atto dell’inutilità della politica dopo l’insediamento permanente dei commissari del FMI a Roma e si danno al threesome)
    Funeral porky
    (Riesumato il cadavere di Craxi, per scoprire e isolare il gene dello statista, essendo a detta di alcuni l’ultimo in circolazione in Italia, non si è potuto sottrarlo alla libidine necrofila della Boniver, che se l’è portato a casa per una rimpatriata)
    ecc.
    Se mi danno duemila euro e le opere complete di Evangelisti glieli scrivo io.

  12. Ho visuto da dentro una situazione simile, qualche anno fa. Piccola casa editrice, piccolissima, in crisi nera. Arriva l’espertone da fuori (il “tennico”, direbbe Benni), che promette “Vi salvo io!”.
    Prima mossa: stravolgimento della linea editoriale “per andare incontro alle esigenze del mercato”, diceva il salvatore.
    Seconda mossa: carta più scadente, copertine rubacchiate dal web, font più piccolo per sprecare meno pagine.
    Terza mossa: tagliare i costi fissi. E mi hanno licenziato.
    Son durati altri tre mesi, poi hanno chiuso.
    Ho il vaffanculo in canna per i sedicenti salvatori.
    (Chiedo scusa per aver scritto “salvatori”.)

  13. Valerio, lo so. Quel che mi dispiace è che il progetto iniziale venga più o meno allegramente snaturato. Poteva essere migliorato, affinato, studiato. Invece, cosa si fa? Si affida a persone totalmente estranee al genere (e si sa in quale considerazione venga tenuto, in Italia) e si massacra il tutto. Sgradevole, significativo.

  14. Ho sempre pensato che l’operazione tentata da Gargoyle fosse apprezzabilissima ma insieme quasi impossibile – editare solo horror in Italia suona quasi come un “santa follia”. Ma dietro c’era l’amore vero, quello di Paolo per il Genere (quello con la G maiuscola), un amore che ha fatto sì che il sogno si realizzasse e durasse nel tempo… finché, come dice sottovoce Evangelisti, c’è stato un problema.
    Capisco bene la delusione dei lettori. E’ anche la mia. Ma mi permetto di chiedere – anch’io sottovoce – di abbassare il tono, un po’ troppo gridato, di questo post. E dei commenti.
    E poi, perché non aspettare che Gargoyle inizi il nuovo corso, prima di criticare?

  15. Sai, Chiara: io sono addoloratissima per Paolo De Crescenzo. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, e i primi due titoli annunciati sono l’instant su Simoncelli e un libro sui 150 anni dall’Unità d’Italia, temo che ci sia molto poco da sperare.

  16. a valerio evangelisti risultano le stesse cose che risultano a me. De Crescenzo è (stato) un mecenate coraggioso e generoso. Con lui ho avuto il piacere di collaborare e qualcosa gli devo. Purtroppo le sue forze non sono più adeguate agli sforzi che una iniziativa come Gargoyle richiede. Una iniziativa che (come dice Loredana e con la quale concordo) ha rappresentato una realtà piccola ma esemplare nel mondo monocromo dell’editoria.

  17. Il problema non è se stare nella nicchia o allargarsi ad altri generi. Già Paolo De Crescenzo aveva intenzione di ampliare il suo progetto editoriale. Del resto basta vedere il catalogo già pubblicato e alcune uscite importanti (la riscoperta della Corelli, la prima traduzione italiana di Zio Silas di Le Fanu) per capire che Gargoyle non ha mai voluto rinchiudersi in nicchie di genere. Il problema è che quando un editore di progetto e uomo di grandissima competenza ,esperienza (anche amministrativa) e di grande gusto come Paolo, è costretto a rinunciare per motivi di salute (come ha ricordato Valerio) , viene anche a mancare il primo e più importante requisito: la capacità di progetto. Fa tristezza vedere che i nuovi arrivati mostrino di non aver nemmeno capito cosa hanno ereditato e il suo reale valore, anche sul piano del mercato. Posso testimoniare personalmente che il mio romanzo Ho freddo ha avuto vendite impensabili per un editore di quelle piccole dimensioni, il che significa quanto meno che Paolo ci sapeva fare, e molto, nello scegliere, nel sostenere e nel fare arrivare a bersaglio romanzi che definirei semplicemente “insoliti”, che trovavano radici e alimento negli amanti dell’horror e del gotico, ma sapevano e volevano andare al di là, proprio per sconfiggere la logica da ghetto e ricordare a tutti noi che si può scrivere di tutto, ma l’importante è sapere che si fa comunque, e si deve badare a fare, letteratura.

  18. Scusate se mi intrometto, avrei dovuto inaugurare la collana Extra di Gargoyle a novembre con un mio romanzo (DIPINGILO DI NERO) e a meno di un mese dalla pubblicazione – con battage pubblicitario già in atto – mi è stato comunicato che i piani editoriale erano cambiati per via dei distributori.
    E questo prima ancora che si sapesse di fusioni varie. Per il resto concordo pienamente con Gianfranco Manfredi.

  19. Ragazzi,qua fuori è dura. Io sono un editore che si rivolge alla nicchia “opposta” di Gargoyle. E purtroppo la grande distribuzione, penalizzando noi piccoli, ci costringe a riorganizzarci pesantemente, con esiti incerti. La mia ricetta (tentativo) è ridimensionare, producendo meno.
    Poi vedremo

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