IERI NOTTE HO SOGNATO DI TORNARE A MANDERLEY: RILEGGERE DU MAURIER

Liste, liste, riletture. Non può non esserci una delle più sottovalutate scrittrici del Novecento.
Il tre di dicembre durante la notte il vento cambiò e fu inverno. Fino a quel giorno l’autunno era stato mite, dolcissimo. Sugli alberi c’erano ancora le foglie, di un rosso dorato, le siepi erano ancora verdi. Dove l’aratro l’aveva rivoltata, la terra era ricca.
Nat Hocken, a causa di un’invalidità contratta in guerra, godeva di una pensione e non lavorava a pieno tempo alla fattoria. Solo tre giorni alla settimana, e con incarichi poco gravosi: potare le siepi, coprire di paglia i tetti, eseguire riparazioni agli edifici della fattoria.

E’ l’inizio de Gli uccelli di Daphne Du Maurier, una delle scrittrici più potenti e oscure del secolo scorso, ingiustamente considerata una romanziera per lettrici dal cuore tenero. Era, invece, tutt’altra autrice. Lo ricordava non molto tempo fa Goffredo Fofi:
“Come per altre scrittrici (e scrittori) anche su di lei ha pesato e pesa, presso i letterati e gli accademici, il pregiudizio sulla letteratura detta di genere (anche oggi che quasi tutta la letteratura è di genere e mainstream!). La Du Maurier, erede della grande letteratura gotica dell’era vittoriana, ne soffre ancora”.
Verissimo. Basterebbe riprendere in mano i racconti usciti in Italia con il titolo A Venezia, un dicembre rosso shocking, e soffermarsi, per esempio, su Non dopo mezzanotte, che è uno degli esemplari più inquietanti di quel gotico moderno e, in questo caso, mediterraneo su cui tanto a lungo si era soffermata Chiara Palazzolo, e sulla chiusa, in particolare:
“Sembravano nelle loro profondità contenere tutta la conoscenza e tutta la disperazione”.
Quando, nel 1953, Daphne Du Maurier scrive il racconto “Gli uccelli” ha 46 anni. Ne aveva 31 quando pubblicò “Rebecca-la prima moglie”. Du Maurier non è quella che oggi si ritiene sia: non è una scrittrice “per ragazze”, non è romantica ma affilata. Hitchcock lo sapeva bene, visto che da lei ha tratto due film che sfidano ancora gli anni: anche se, nel caso de “Gli uccelli”, ne mantiene solo lo spunto iniziale, affidando a Evan Hunter una sceneggiatura meno claustrofobica.
La storia, in Du Maurier, è semplice e terribile: l’inverno sta arrivando, ma insieme alle nuvole nere e al vento gelato stormi di uccelli si avvicinano alla costa. Nat Hocken e la sua famiglia vivono in una fattoria isolata in riva al mare.  Nat è il primo ad accorgersi che sta accadendo qualcosa di imprevedibile, e tenterà invano di mettere sull’avviso i vicini o far arrivare la sua voce alle autorità. Infine, sarà costretto a barricarsi in casa, con i viveri contati, mentre i becchi degli uccelli battono sulle finestre inchiodate, e il mondo, supponiamo, finisce.
Ieri notte ho sognato di tornare a Manderley… Ferma là davanti, muta e immobile, avrei giurato che la casa non era un guscio vuoto ma viveva e respirava come un tempo.
(Rebecca, la prima moglie)
Ieri notte ho sognato di ritornare a Manderley.
Se esiste nella letteratura inglese un attacco più armonioso e suggestivo, io non l’ho mai letto. Ed è un incipit su cui ho avuto motivo di riflettere a lungo durante l’autunno 1997 e l’inverno 1998.

(Stephen King, Mucchio d’ossa)
Naturalmente King lo sa. King che ha sempre riconosciuto la forza delle scrittrici: Shirley Jackson e, appunto, Daphne Du Maurier. E lo sapeva anche Daphne.
Nel 1971  Wildred De’Ath la intervista per la BBC. Questa è una piccola parte della conversazione:
De’Ath: Quando hai scritto Rebecca,  intorno ai 30 anni, com’eri?
Du MaurierRebecca è il mio romanzo più popolare: ma per me non è il più maturo.
(si spostano nella stanza degli archivi, la vecchia cucina di Daphne)
De’Ath: … Questo è il manoscritto di Rebecca! Dattiloscritto originale. Eccolo … La scorsa notte ho sognato di tornare a Manderley!
Du Maurier: Sì, guarda che calligrafia infantile..
De’Ath: Ti annoi se ti parlo di Rebecca?
Du Maurier: [sorridendo] Beh, suppongo di doverlo sopportare!
De’Ath: Come sei arrivata a scrivere quel romanzo?
Du Maurier: … Beh,  è stato tanto tempo fa ora. Eravamo lontani, io e mio marito, Tommy e io, vivevamo ad Alessandria, e io la detestavo,  desideravo ardentemente la Cornovaglia. E’ così che la storia ha iniziato a fluire, pensando a due posti, Cornovaglia e Menabilly,  e a una casa che da quando avevo 11 anni era stata sempre nei miei pensieri, una casa con ritratti di famiglia,  sale grandiose, gallerie.
De’Ath: È meraviglioso … uno dei grandi romanzi del ventesimo secolo …
Du Maurier: Beh,  ​​molto gentile.
De’Ath: E’ il tuo preferito? C’è un romanzo che ami di più?
Du Maurier: No, non ho libri prediletti: ognuno è diverso, rappresenta il momento che sto attraversando.
De’Ath: … Sei conosciuta come scrittrice romantica: ti dispiace?
Du Maurier: Non penso affatto di essere romantica. L’unico romanzo romantico che ho scritto è stato Frenchman’s Creek … una ragazza si innamora di un pirata [ride]
De’Ath: .. E i tuoi racconti horror?
Du Maurier: Beh, loro sono  … un lato oscuro di me … qualcosa lo fa scattare, qualche fatto, qualche inciampo, che mi fa pensare che potrebbe diventare una storia.
De’Ath: Succede anche per i romanzi?
Du Maurier: No, no.  Le cose sono diverse. Qualcosa  comincia a star bene dentro di te. È impossibile dirlo … poi inizia a crescere. Come un bambino.
Solo le strolaghe mi sentiranno. Sono tornato a Manderley e questa volta non andrò più via.
(Stephen King, Mucchio d’ossa)

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