RILETTURE: JARRE

“Negli occhi di una ragazza” di Marina Jarre è stato il libro che mi ha iniziata alla curiosità di lettrice. Intorno ai 14 anni, credo. Perché? Perché raccontava una storia semplice in modo non semplice: una famiglia povera, il padre lavora, la madre rimpiange le sue montagne, Roberto, il fratello maggiore, quello intelligente, fa la rivoluzione, Maria Cristina, la piccola, quella destinata a non studiare e a diventare moglie e madre, osserva. E capisce più degli altri: capisce il desiderio della ricchezza, grazie alla piccola pendola d’oro della madre della ragazza di Roberto, capisce di voler disegnare, capisce che si può, anche, sfuggire a un destino che ha invece divorato la sua compagna di scuola, così bella e coraggiosa e infine imprigionata in un piccolo appartamento, con un neonato e un frigorifero nuovo.
In un bellissimo articolo apparso su Il Tascabile di qualche anno fa, Marta Barone (scrittrice e curatrice dell’opera di Jarre, che tornerà a vedere la luce per Bompiani in primavera), riporta il passo centrale di quella consapevolezza:
“Si possono amare anche le cose. E lei aveva amato la castagna perfetta, cotta fin nel suo cuore giallognolo e s’era richiusa nel silenzio striato di odore di fumo e così non aveva più amato i suoi familiari radunati nella cucina della nonna intorno al giovane zio con la sua giovane sposa. E forse, se si ripeteva la magia, non avrebbe più amato Eliana e neppure Roberto. Visto che non l’amavano e questo la rendeva tranquilla ma le faceva anche male. Sul punto d’addormentarsi mise fuori la mano dalla coperta. Poi sognò; sognò di alzarla verso il buio e dal buio scese un’altra mano a toccare la sua, e non era di nessuno, né della mamma, né del padre, né di Eliana o di Roberto. Scese dal buio silenzioso odorante di fumo, rastrellato da un rastrello non guidato, ed era una mano calda e forte. Si rese conto poi che quella mano uscita dal buio era certamente la propria: dormendo s’era stretta la mano sinistra con la destra, quasi avesse avuto paura che qualcosa le sfuggisse nel sonno”.
La rilettura del giorno è questa, perché certe volte è bello far tesoro di liste e listoni, ma anche frugare nel baule delle scritture scomparse.

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