IL CORPO DELLA DONNA: VERSO VICINO/LONTANO, ANCORA

Che volete farci? Quando si discute attorno al mito della buona patria, l’attenzione cade. Certo, ci sarà pure in giro una concordia generale, ma mettere il dito nella piaga del nostro passato non è mai piacevole. Dunque, sempre in avvicinamento alla tavola rotonda di Vicino/Lontano, parte di un’intervista alla terza partecipante, Igiaba Scego, tratta da qui.
Purtroppo la legge da sola spesso non può fare nulla. Servono anche buone pratiche, lavoro culturale e amore per la sorte della patria. Questo di fatto manca in Italia. Se da una parte il No al fascismo è stato sancito per legge, nelle pratiche quotidiane questo non è così scontato. Anzi in Italia possiamo parlare di una sorta di omissione storica per tutto quello che ha riguardato quel ventennio sciagurato nel quale Mussolini ha mandato il paese alla malora. Si scrivono libri certo, se ne parla, ma non abbastanza.
A scuola per esempio le giovani generazioni ignorano quasi tutto di quel periodo. Non gli viene quasi tramandato.
Il fascismo di fatto è qualcosa che è esistito, ma se non se ne parla troppo è meglio. E questo diventa eclatante quando si passa a discutere di colonialismo e in particolare del colonialismo mussoliniano.
Lì anche i più insospettabili dicono “siamo stati bravi in Africa. Il nostro in fondo non è stato un vero colonialismo. Le popolazioni ci hanno voluto bene. Noi abbiamo costruito case, ponti, strade, palazzi. Abbiamo modernizzato l’Africa. Mica come gli inglesi e i francesi”.
Poi però chi studia la storia e approfondisce la materia scopre che il colonialismo buono è di fatto una balla colossale e che gli italiani brava gente non ci sono mai stati. Gli italiani in colonia si sono comportati esattamente uguale agli inglesi, ai francesi, ai tedeschi. Hanno stuprato, represso, ucciso, imprigionato, seviziato, torturato le popolazioni che dovevano, secondo la loro vulgata, civilizzare. La civiltà è arrivata a suon di fruste, spranghe, aggressioni, impiccagioni. Nelle città colonizzate dall’Italia vigeva l’apartheid, zone per bianchi e zone per neri.
E le donne erano tra le prime vittime del nuovo padrone italico.
Il corpo della donna è diventato, non a caso, un campo di battaglia. L’immaginario descriveva una terra vergine che l’uomo europeo doveva civilizzare, la pratica si trasformava in stupro o asservimento sistematico di donne che venivano “penetrate” e poi abbandonate al loro infame destino. In Italia non è un caso che la canzonetta più famosa del fascismo, faccetta nera, sia legata a questo desiderio di conquista che vede la donna come bottino da conquistare e poi spartire. E altre canzonette dell’epoca, penso ad africanina, sono addirittura più esplicite nel loro inneggiare alla violenza. Quando vien detto che “con legionario liberatore, imparerai ad amare il tricolore” è già un atto di prevaricazione. Liberare la donna da cosa? E qui si nota che le parole cambiano significato e si capisce subito che liberare qui significa aggredire, conquistare, assoggettare.
La storia del colonialismo è stata feroce.
Ma se in altri Paesi, in Gran Bretagna soprattutto, si è fatto uno sforzo per analizzare quel periodo e tutte le sue contraddizioni. Questo ahimè non è stato fatto in Italia. A scuola non si studia il colonialismo e chi anche ha una buona formazione spesso ignora questi fatti.Questa dimenticanza porta il paese ad avere uno spread sulla memoria altissimo. E la storia del passato, tutti gli stereotipi in atto, si riverberano tragicamente sui migranti che vivono oggi in Italia. È stata questa mancanza di memoria ad armare la mano di Gianluca Casseri, il killer di Firenze simpatizzante dell’organizzazione Casa Pound, che il 13 Dicembre 2011 ha sparato uccidendo Samb Modou e Diop Mor.

2 pensieri su “IL CORPO DELLA DONNA: VERSO VICINO/LONTANO, ANCORA

  1. In effetti i ragazzi arrivano a scuola ignari del fascismo, e non solo. Ma, tocca difendere la categoria, noi prof di storia il fascismo lo insegnamo, e non certo nella versione “italiano brava gente”. Certi miti sono alimentati dalla pigrizia mentale e dalla malafede più o meno dietrologica.
    Il monumento di Affile è una vergogna.

  2. A parte che è del tutto ovvio che i ragazzi arrivino a scuola ignari del fascismo e del resto – a scuola ci si va per imparare – non si capisce perché mai poi ne dovrebbero essere interessati.

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