IL CORPO DI SHARON STONE

Ma, infine, c’è un tempo in cui si smette di giudicare i corpi delle donne? L’ultimo caso: Sharon Stone, 65 anni, bellissima ieri e oggi, posta una sua foto in bikini che evidenzia la tonicità dei suoi glutei. Naturalmente l’ha postata lei, si dirà subito, e se non avesse voluto essere giudicata, nel bene e nel male, non lo avrebbe fatto. Giusto.
Però resto comunque infastidita dai commenti sui social che soppesano ogni grammo di quel corpo, fanno impietosi paralleli con il volto più segnato o con questa o quella ultrasessantenne. E io mi dico: non finisce proprio mai? Come ci si sottrae allo sguardo delle altre (perché, ancora una volta, sono soprattutto le donne a dare inizio alla cerimonia del commento)? Bisogna necessariamente coprirsi da capo a piedi, oppure sfidare quello sguardo come fece, che so, Alda Merini, o ancora infischiarsene e tirare avanti per la propria strada qualunque cosa dicano quelle altre, che sono quasi sempre molto magre, più giovani, molto ben vestite in ogni occasione, e  adorano questi intimi confronti, per loro soddisfacenti, che si trasformano in gogna pubblica?
Guia Soncini, in Questi sono i cinquanta, fa parecchie riflessioni interessanti sul punto, e le ha fatte anche nella chiacchierata che abbiamo intrapreso al Salone: ma quand’è, diceva, che l’ultraottantenne Jane Fonda smetterà di doverci dimostrare che ha lo stesso corpo di quarant’anni fa? Ecco, non lo so, ma rilancio: quand’è che noialtre smetteremo di guardare e giudicare il corpo di Jane Fonda?
Perché è questo a interessarmi: l’idea che occorra autoconsolarci con le altrui imperfezioni. Così non fosse, credo calerebbero di colpo gli interventi di chirurgia estetica. Perché è lo sguardo delle consorelle a pesare più di quello maschile: quello che ci porta a dirci che l’altrui sfascio rassoda le nostre natiche per il solo fatto di essere peggiore del nostro, quello che ci fa guardare allo specchio e ci strappa un sorriso perché noi “non siamo ancora così”.
Sto leggendo Spazzolare il gatto di Jane Campbell: parla di vecchiaia femminile e del desiderio imperdonabile che anche le vecchie provano. Campbell ha ottant’anni e questa raccolta di racconti costituisce il suo esordio. Ci dice, con le sue donne desideranti a dispetto di tutti, che il nostro corpo prova le stesse esigenze di quando era giovane, e che il giudizio degli altri non dovrebbe scalfirci. Ma lo fa. E, ogni volta, mi chiedo perché, e quando finirà.

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