Sabato, all’Arena del Sole, c’è stata una festa bellissima. Lino Guanciale e io abbiamo chiacchierato e letto. Abbiamo parlato di libri, di fantasia, di libertà. In questi tempi oscuri, dove troppo spesso invece di pensare a come attraversarli ci si diletta nelle pugnalate fra autori, nelle piccole invidie, nei risentimenti, vale la pena leggere l’ultimo brano di quella serata. Che ho molto amato, non da oggi. E’ l’intervento di Ursula K. Le Guin per il National Book Award, 2014.
“Grazie Neil [Gaiman, che le ha consegnato il riconoscimento, n.d.r.] e a tutti coloro a cui devo questo bellissimo premio, grazie di cuore. Appartiene anche alla mia famiglia, al mio agente, ai miei editor, perché se sono qui è merito loro quanto mio. E sono felice di accettarlo, e condividerlo, con tutti gli scrittori che sono stati così a lungo esclusi dalla letteratura; i miei compagni autori di fantasy e fantascienza, scrittori dell’immaginazione che per cinquant’anni hanno osservato mentre bellissimi premi come questo andavano ai cosiddetti realisti.
Credo che stiano per arrivare tempi duri in cui avremo bisogno della voce di scrittori capaci di vedere alternative a come viviamo ora, vedere oltre la nostra società paralizzata dalla paura e le sue ossessive tecnologie, e persino capaci di immaginare basi concrete per la speranza. Avremo bisogno di scrittori capaci di ricordare la libertà: poeti, visionari — i narratori realisti di una realtà più grande. Credo che oggi si senta il bisogno di autori in grado di vedere la differenza tra la produzione di un bene di mercato e la pratica di un’arte. Creare materiale scritto seguendo le necessità delle strategie di vendita così da massimizzare il profitto d’impresa e i ritorni pubblicitari non è esattamente lo stesso che scrivere o pubblicare responsabilmente. (Grazie, voi coraggiosi che applaudite).
Nonostante questo vedo gli uffici vendita prendere un ruolo predominante sulle redazioni editoriali; vedo i miei stessi editori, in uno sciocco panico dovuto a ignoranza e paura, vendere ebook alle biblioteche pubbliche a sei o sette volte il prezzo che farebbero a un cliente qualsiasi. Abbiamo appena visto un profittatore cercare di punire un editore per la sua disobbedienza e scrittori minacciati da una sorta di fatwa corporativa, e io vedo molti di noi, che scriviamo e pubblichiamo libri, accettare tutto questo. Lasciando che affaristi ci vendano come deodorante e ci dicano cosa scrivere e cosa pubblicare. (Beh, ti amo anch’io tesoro. [Ridendo, in risposta a un “Ti amo!” urlato dal pubblico, n.d.r.])
Sapete, i libri non sono solo beni di consumo. Il fine commerciale è spesso in conflitto con gli scopi di un’arte. Viviamo nel capitalismo, il suo potere ci sembra assoluto. Così sembrava anche il diritto divino dei re. Gli esseri umani possono resistere e cambiare ogni forma di potere umano e la resistenza e il cambiamento spesso inizia nell’arte. Molto spesso proprio nella nostra arte, quella delle parole.
Ho avuto una carriera lunga e bella, spesa in buona compagnia. Oggi, alla sua conclusione, non voglio vedere la letteratura americana tradita dai suoi stessi esponenti. Noi che viviamo scrivendo e pubblicando vogliamo — e dovremmo esigere — quanto ci è dovuto. Ma il nome di questo nostro premio non è profitto. È libertà.”
Neil Gaiman ha scritto un episodio del ” suo ” Sandman intitolato Calliope in cui affronta il tema della musa e di quello che uno scrittore sia lecito le chieda e, come corollario, quanto sia vano il successo per il successo. Ci mostra insomma un mostro che vuole nutrire la macchina e da questa essere imboccato. La macchina mangia e cresce. Qualche sera fa, ho visto in tv Inge Feltrinelli spiegare che era molto più facile fare il suo lavoro appieno – ospitare, coccolare , assecondare gli scrittori perchè fossero e si sentissero liberi – quando l’editore contava trenta autori e non duecento.
Chissà come sarà domani. I lettori – che sono oggi comunque di più quando la signora Feltrinelli si è battuta per pubblicare il dottor Zivago – cercheranno i visionari tra quanti non pubblicano per le case editrici più conosciute ? O emergeranno nuove realtà che abbiano le stimmate della novità come in altri tempi Pasternak o Ginsberg o Benni o Pennac ?
Ho sentito il bellissimo discorso di Ursula Le Guin su Youtube e…mi sono venute le lacrime agli occhi (”Flow my tears…”a proposito di connessioni con altri scrittori di fantascienza!). Grazie per aver trascritto questo meraviglioso brano.
Meravigliosa Ursula. E bellissimo discorso. Il primo amore (Tolkien) non si scorda mai, ma questa straordinaria scrittrice mi ha conquistato totalmente.
A tutti i politici dovrebbero far leggere “I reietti dell’altro pianeta” e la trilogia di “Terramare”. Così, proprio prima di cominciare.