IL WEB NON E' IL NEMICO. IL MECCANISMO SI'.

Il giorno dopo del giorno dopo. Naturalmente si fa il passo sbagliato: ovvero nella legge sul cyberbullismo si introduce il giro di vite e l’aggravio delle pene invece di ragionare su come politica, giornali e televisione rincorrano la rete stessa, e di come le piattaforme social dovrebbero rapidamente accogliere le segnalazioni su testi gravemente lesivi. Non si può certo parlare di questo in una legge: ma prevedere, invece, una diffusa educazione (che coinvolga SOPRATTUTTO gli adulti) all’uso consapevole della rete sì. Giustamente, il papà di Carolina Picchio, che di cyberbullismo è morta, ha espresso – invano – la propria contrarietà.
Capire il meccanismo significa anche intervenire sugli algoritmi. Per fare un esempio che mi riguarda da vicino, ed è squisitamente esemplificativo, ieri pomeriggio ho rilasciato un’intervista alla testata LetteraDonna. I potrebbe interessarti anche leggibili in fondo all’articolo riguardavano: un articolo sulle fellatio on line in Cina, con foto di ragazza che succhia una banana, e un altro su “dimmi come ce l’ha e ti dirò come farlo”, relativo alle dimensioni del pene del partner. Algoritmi, naturalmente. Ma gli algoritmi, suppongo, si controllano, o così dovrebbe essere. Ho chiesto la rimozione di quei collegamenti o la rimozione della mia intervista. Vi aggiornerò sulla risposta.
Infine. Con Giovanni Arduino abbiamo pensato di ripescare e diffondere una storia che abbiamo raccontato su Morti di fama. La storia di Kiki Kannibal. Per spiegare il famigerato meccanismo, e cercare di ragionare insieme sul fatto che non è “il web” il nemico (ma si può?), ma la corsa a usarlo per scopi che vengono indotti da altri, e che possono fare malissimo a chi intraprende quella corsa. Eccola.
“Kiki Kannibal si chiama in realtà Kirsten Ostrenga, quando approda in rete è una bambina di tredici anni che vive a Coral Spring, Florida, ed è bersaglio facile delle bulle della scuola. Niente, rispetto a quanto la aspetta. Basti, per capirlo, l’incipit dell’articolo di Rolling Stones a lei dedicato:
“La prima cosa che ha visto Kiki Ostrenga quando è corsa fuori dall’uscio della casa del ranch bianco di famiglia, era la scritta Regal Slut a caratteri cubitali sul vialetto d’ingresso. Si fermò subito. Deve essere un brutto sogno, ha pensato. La ragazzina fece altri timorosi passi avanti. Quando raggiunse il vialetto, sobbalzò. La casa dei genitori era imbrattata con ketchup, cioccolata, sciroppo e uova. E su tutta la porta del garage, grande come un cartello, SLUT. Troia. “Oh mio Dio”, sussurrò Kiki”.
Cosa ha fatto di male Kirsten? Non molto. Nel 2006 apre un account su MySpace dopo esserti tinta i capelli di rosa ed essersi cambiata il nome in Kiki Kannibal. Complici i piercing e la passione per Hello Kitty, è un successo: venticinquemila richieste di amicizia in tre mesi (“Sembrava un videogame. Non li vedevo come persone vere, ma come un numero”). Presto, però, arrivano gli odiatori: prima pagine web, sempre su Myspace, dove le coetanee la deridono per il suo “aspetto anoressico”, quasi subito la degenerazione. Si passa da “Odio Kiki perchè è noiosa” a “Sono ossessionata dall’odiarla”, da “Sei una troia” a “Muori noiosa battona”. Kiki inizia a ricevere davvero minacce di morte: una ragazza di Pittsburgh posta il suo vero nome, un’altra di Miami il suo numero di telefono. “Se ti mandassi una bomba che esplode e ti uccide mentre la apri, dove te la dovrei spedire?”, le scrivono. E ancora: “So dove vivi e ucciderò il tuo fottuto gatto”. Il gatto Sebastian sparisce davvero, ma Kiki resiste perché on line ha conosciuto Mr.MySpace e se ne è innamorata. Il vero nome del suo spasimante, il cui slogan è “Vieni a giocare con me ed Hello Kitty”, è Danny Cespedes. Anche lui è una web celebrity, uno Scene King con abiti studiatissimi e capelli stravaganti. E’ maggiorenne, ma si finge più giovane, fa uso di cocaina, ha una sorella con precedenti penali per rapina a mano armata e spaccio. E’ però un ragazzo gentile, che conquista rapidamente la fiducia dei genitori di Kiki, che lo ospitano spesso a casa. Durante una di quelle notti, stupra Kiki. La notizia filtra all’esterno: Kiki riceve decine di mail di ragazzine tredicenni che dicono di essere state sedotte da Danny. A un concerto viene avvicinata da un gruppo di ventenni che vogliono fotografarla, ma al momento dello scatto viene picchiata sulla testa. La casa degli Ostrenga viene vandalizzata e la famiglia si trasferisce a Orlando. Per finire, MySpace le chiude l’account per “condotta disordinata”, in quello strano moralismo dei social che puniscono il mancato rispetto delle regole mentre ne violano molte altre (niente sesso tra una minorenne e un maggiorenne, niente foto nude, ma dacci tutti i tuoi dati, per favore).
Non è finita. Daniel, lasciato da Kiki e denunciato dai suoi genitori per violenza sessuale, prima tenta il suicidio e poi si trasferisce in North Carolina, dove frequenta altre giovanissime e riceve un’altra denuncia. Dopo una soffiata, la polizia decide di procedere all’arresto: Daniel si trova all’Aventura Mall, vede i poliziotti, scappa, cerca di gettarsi dal secondo piano del supermercato per cadere su un camion. Una scarpa si incastra nella ringhiera. Cade, viene ricoverato in coma. Muore dopo due mesi, a diciannove anni.
Kiki, nel frattempo, è finita su Stickam.com, un sito per adolescenti molto simile a quello che diventerà una parte di YouTube: ragazzine che si filmano nella loro cameretta mentre cantano, ballano o chattano con gli ascoltatori. Stickcam ha però un paio di siti gemelli: stickydrama, pullulante di web celebrities e di gossip, e stickynoodz, dove le ragazzine e i ragazzini in cerca di celebrità appaiono nudi, e spesso non restano inattivi. Viene infatti dal mondo del porno l’amministratore dei siti, Christopher Stone. Ma Kiki non sa ancora nulla di tutto questo e vede in Stickcam l’occasione di riscatto: nel luglio 2007, dunque, posta un video in cui balla Mr. Roboto degli Styx, vestita con una felpa con orecchie da gatta, poi si toglie la maglietta e resta in miniabito, e termina il goffo e innocente spogliarello mostrando appena la biancheria. Non è altro che una quattordicenne che si muove a tempo di musica, senza troppa grazia, canticchiando le parole di una canzone: una bambina come altre. Eppure il video viene visto 387.000 volte e Kiki diviene top entertainer di Stickam. Stone vuole coinvolgerla in un nuovo progetto, Stickyhouse, una specie di Grande Fratello per web celebrities, da cui non sono escluse sottotrame sessuali. Kiki rifiuta. Se non posso averti, ti distruggerò, “If I can’t have you, I will destroy you.”, giura Stone. A maggio 2008 Stickydrama posta una foto di Danny Cespedes nella bara. “Kiki Kannibal ha cooperato con la polizia ed è responsabile della sua morte”, è la didascalia. E’ la fine. La uccideremo, è la risposta corale. I commentatori impazziscono, pubblicano di nuovo il suo indirizzo e numero di telefono, realizzano falsi annunci che promuovono i suoi servizi sessuali, hackerano il suo telefono e pubblicano i suoi messaggi vocali, le ricordano ti vediamo, stai passeggiando con il cane. Kiki non esce più, medita il suicidio. La polizia non può fare nulla. Stone ribatte che Kiki è personaggio pubblico la cui immagine può essere usata come vuole, e posta una sua immagine fotoshoppata mentre si fa fottere da un cane.
Come va a finire questa atroce storia? Che Stone sparisce dopo aver pubblicato su Twitter il certificato di morte di Danny Cespedes e che Kiki resta in rete su Twitter (20.000 follower), su YouTube (43.000 iscritti), su Tumblr, su Facebook, sui siti dove vende le sue ricette vegane. Di lei resta una vaga ammirazione, qualche leggenda metropolitana (una merenda con pane e Nutella diviene un rito satanico con pane e mestruo) e una sindrome da oversharing, ovvero da condivisione massiccia d’impulso. Si potrebbe obiettare che le odiatrici di Kiki sono svanite nel nulla, e Kiki è rimasta. La contro-obiezione è chiedersi a quale prezzo”.

2 pensieri su “IL WEB NON E' IL NEMICO. IL MECCANISMO SI'.

  1. Il web non è certo un nemico, ma un pericolo si. anche le strade o le auto Non sono un nemico, ma molto pericolose si, quindi oltre all’educazione stradale esistono anche limiti leggi sanzioni per regolarne l’utilizzo. Così dovrebbe accadere per la rete e gli smartphone, il cui uso, per dirne una, andrebbe vietato all’interno degli edifici scolastici, andrebbe fermato il disinvolto uso che ne fanno i bambini sotto i 13 anni, o quello che viene fatto all’interno delle automobili: i morti sulle strade dopo essere stati in calo , sono aumentati negli ultimi due anni a causa dei messaggini. Questo per fare un po’ di sano proibizionismo educativo; insegnare a comprendere che è possibile stare 6 ore di fila senza guardare il display aiuterebbe anche il più scemo a capire che tutta la realtà non sta chiusa li dentro.
    Ma sulla tragedia di tiziana penso andrebbero dette con coraggio alcune cose, colpevolezze precise e gravi ci sono e non sono certo quelle “dei media dei giornali della società o della politica”. innanzitutto, tragicamente, la sua di colpa. Perché fare commercio della propria vita intima come a fatto lei, utilizzare una relazione sessuale per fini vendicativi o esibizionisti , registrare un video e inviarlo a persone diverse, è un atto disgraziato gravissimo che equivale a un vero e proprio suicidio spirituale. Ancora più grave il gesto che hanno commesso coloro che hanno messo il video in rete, colpevoli di un reato crudele preciso e perseguibile, le cui conseguenze erano facilmente prevedibili. Per quanto riguarda i tanto colpevolizzati haters utenti denigratori, sghignazzatori, credo proprio che le loro colpe siano molto meno gravi, perché dall’interno lo specchio distorto di internet non permette più di distinguere il falso dal vero.
    Certo si può fare molto dal punto di vista educativo, anche affettivo sentimentale o sessuale. Io ripeto la mia idea: si dovrebbe insegnare che il sesso va vissuto all’interno di una relazione stabile aperta alla vita, quando cioè si vuole “Veramente” bene all’altro. Diversamente possiamo insegnare le infinite possibilità della sessualità, quelle dove nulla è precluso, dove anche il suicidio potrà essere interpretato come una libera forma di sesso estremo.

  2. Tutto si tiene e tutto succede perché l’uomo è inadeguato a tanta tecnologia che lo ha già reso alieno al vivere umano… e raggiunto ormai il punto critico e tutte le istituzioni sono compromesse. A mio parere nulla più si può fare “dal punto di vista educativo, affettivo, sentimentale… e anche sessuale”.
    Tutti colpevoli: nessun colpevole.

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