LA BUCA DEL CONIGLIO

Davvero, sembra di aver fatto il salto nella buca del coniglio. Guardi a quel che accade in ambito editoriale (filoni che si susseguono a filoni, moltiplicazione dei libri “su commissione” da far rientrare nei filoni medesimi – servirebbero un porno al femminile e due romanzi storici, grazie – , addomesticamento delle sperimentazioni degli anni Novanta e Zero). Guardi alle promesse matrimonio-maternità che si rivolgono alle giovani e giovanissime donne. E, già che ci sei, guardi anche dalle parti del Comitato di Bioetica.
Articolo di Maria Novella De Luca:

Tutelare l’obiezione di coscienza per garantire il diritto alla vita. Per difendere chi, di fronte ai «diritti inviolabili dell’uomo », e appunto la nascita, la morte, la malattia, pur in presenza di una legge dello Stato, «chiede di poter non adempiere a comandi contrari alla propria coscienza ». Perché questa «disobbedienza », che oggi riguarda in gran parte l’ambito sanitario, e soprattutto l’applicazione della legge 194, «è un diritto costituzionalmente fondato». Anche se poi lo Stato è tenuto a garantire «l’erogazione dei servizi, con attenzione a non discriminare né gli obiettori né i non obiettori…». Sono questi alcuni passaggi del nuovo parere del Comitato nazionale di bioetica sul tema assai controverso dell’obiezione di coscienza. Un documento non approvato all’unanimità ma con una netta maggioranza, e che sarà reso pubblico nei prossimi giorni. Un parere che farà discutere, visto che proprio negli ultimi mesi si sono susseguiti decine di allarmi sull’enorme numero di medici e paramedici obiettori di coscienza, che stanno rendendo impossibile in molti ospedali italiani l’applicazione della legge sull’aborto. Costringendo le donne a lunghe e dolorose ricerche di un reparto disponibile. Ma secondo i saggi del Comitato, l’obiezione è invece un diritto costituzionale, così come da tempo chiedono i movimenti pro-life. E Lorenzo D’Avack, giurista e vice presidente del Comitato nazionale di bioetica, spiega che il parere va letto in senso ampio, svincolato, in un certo senso, dagli ambiti in cui oggi si può scegliere l’obiezione di coscienza, e cioè la legge 194, la fecondazione assistita e la vivisezione.
«Le nuove sfide della bioetica, che presto dovranno confrontarsi con leggi su temi come eutanasia, testamento biologico, nascita, morte, tutti diritti inviolabili dell’uomo, ci impongono di tutelare chi decide di non “obbedire”, senza per questo essere discriminato o punito. Ma lo Stato a sua volta deve garantire cure e servizi a chi li chiede». Precisa D’Avack: «È inaccettabile che in presenza di una legge che legalizza l’aborto, in un ospedale non ci sia nessun medico non obiettore. E se si verificasse una situazione di questo tipo, a mio parere deve essere privilegiato il diritto della donna che chiede di abortire, rispetto al diritto dell’obiettore…».
Il crinale è sottile. Il Comitato cerca di mantenere una linea equidistante, definisce l’obiezione un principio «democratico », «in quanto preserva il carattere problematico delle questioni inerenti alla tutela dei diritti fondamentali, senza vincolarle al potere delle maggioranze». Ma la pressione sempre più forte dei movimenti per la vita, il boicottaggio nei consultori contro chi chiede i certificati per abortire o la pillola del giorno dopo, l’emarginazione dei pochi medici che ancora resistono nei reparti di Ivg, rischia di trasformare l’obiezione di coscienza nel pretesto per abolire la legge 194.

31 pensieri su “LA BUCA DEL CONIGLIO

  1. Ragionando per ipotesi, sulla base del rispetto del “principio democratico” che sarebbe alla base del diritto del medico all’obiezione di coscienza, chissà perchè, se quest’ultimo si trovi di fronte ad un paziente che gli ha ucciso un figlio in un incidente stradale, è obbligato a curarlo, pena la denuncia più che certa, mentre nel caso di specie il medico che si rifiuta di praticare l’i.v.g. perchè obiettore di coscienza, non subisce nessun provvedimento. La domanda sorge, allora, spontanea: ma la coscienza viene difesa come “principio democratico”solo quando si tratta di disapplicare la legge dello stato n. 194 ed altri casi che hanno a che vedere con l’idea della nascita, della vita, della morte e dei c.d. diritti inviolabili dell’uomo(?).

  2. magda, d´accordissimo, ma purtroppo con questi ragionamenti non se ne esce. Un pro-life ti risponderebbe tranquillamente che in un caso si tratta di salvare una vita e nell´altro di omicidio. Non mi riferisco a te nello specifico, ma quando leggo queste cose mi viene in mente come l´”opposizione” riguardo questi temi abbia spesso fallito (vedi procreazione assistita) anche perché invece di puntare sul sacrosanto diritto alla scelta della donna (e/o della coppia) si perdeva in discorsi inutili e fastidiosi, a volte anche in ridicolizzazioni del punto di vista altrui (tipo che l´embrione appena concepito è una punta di spillo quindi come si puó considerare vita o baggianate del genere..).
    Dobbiamo accettare che una legge che impedisca l´obiezione di coscienza non è realistica ora come ora. Tantomeno la denuncia al medico obiettore, che sta semplicemente facendo quello che lo stato gli permette. Come è stato piú volte suggerito qui, la denuncia va fatta alle strutture ospedaliere, cosí come vanno resi palesi i numeri e i nomi dei medici obiettori e non, se vogliamo che le cose comincino a cambiare.

  3. @ rob
    L’obiezione di coscienza sarà pure “un principio democratico” previsto dalla normativa nazionale che regolamenta l’i.v.g., ma legge 194 non considera l’aborto un omicidio perchè il suo legislatore tra la tutela del diritto alla vita della donna, che dal punto di vista tecnico è un soggetto di diritto, e quello dell’embrione, che non è un soggetto giuridico, sceglie di privilegiare la prima. Tant’è che l’ultima sentenza del giugno scorso della Corte Costituzionale al riguardo cnferma tale assunto. Non si tratta di “gettare la croce” sull’opposizione, ma di applicare solo le leggi compreso la Costituzione, che all’art. 32 tutela il diritto alla salute dei cittadini. Vedi fintantochè i pro-life e le loro posizioni ideali non avranno la forza di far mutare la 194, essa è legge dello Stato e come tale deve essere applicata. Se, quindi, non è “realistica” la denuncia al medico obiettore, sono d’accordo, come tu ed altri sostengono, che sia legale la denuncia al rappresentante legale dell’ospedale pubblico o della clinica convenzionata che non assicura il servizio di i.v.g. . Voglio vedere se con una denuncia addosso, non in qualità di medico, ma di rappresentante istituzionale, si permettono di sguarnire i reparti di medici non obiettori.

  4. Riguardo l’obiezione “in un caso si tratterebbe di salvare una vita, nell’altro di omicdio”, ci dimentichiamo, ad esempio, di tutti quei casi in cui un aborto è praticato per salvare la vita della madre: non è una vita quella? Io mi chiedo dov’è la coscienza dei medici quando si tratta di fissare un esame “urgente” dopo 10 mesi (e se ti vuoi salvare paga)? O quando i pazienti muoiono nella sala d’aspetto del pronto soccorso perché non c’è abbastanza personale per gestire le attese? Come mai non scendono in piazza per schierarsi apertamente contro i gravi episodi di malasanità che funestano questo paese. Questo Governo predispone nuovi tagli al servizio sanitario, e questo non è un attentato al diritto di ogni cittadino – anche quello indigente – di essere curato? Come mi il movimento pro-life si concentra solo su un aspetto della “vita” che sostengono di difendere, e ignorano tutto il resto? E’ coscienza questa? Io non credo proprio…

  5. Non credo sia necessario discutere dell´ipocrisia dei pro-life. Sta di fatto che ci sono e stanno pure bene inseriti. È solo una mia opinione ripeto, li trovo discorsi persi in partenza, perché non siamo in un paese dove la logica possa essere usata come strumento di cambiamento. Per fortuna peró c´è una legge, anche se il problema è che lascia spazio a comportamenti categorici come l´obiezione a tutti i costi. Ora, se negli ospedali i medici obiettori non ci sono o non sono abbastanza un motivo ci sará o no? Questo deve uscire fuori.

  6. I medici obiettori vedono favoriti carriera e guadagni. C’è chi dice che non esiste in Italia un primario che non sia anche obiettore. Non so se sia vero, non credo siano mai state fatte indagini ufficiali in materia… Ma ci sono medici che lo sostengono. E forse bisognerebbe andare a fondo, in questa cosa: se fosse vero, ad esempio, che non esistono primari non obiettori, l’essere obiettore si qualificherebbe come fattore determinante per ottenere un avanzamento di carriera, e bisognerebbe chiedersi il perché…

  7. Un bambino per nascere ha bisogno di una donna che accetti di portare a termine la gravidanza. E questa volontà viene ritenuta (a mio avviso giustamente) insindacabile.
    Una donna che voglia interrompere la gravidanza ha bisogno di un medico che accetti di praticare l’aborto. Ma questa volontà non viene ritenuta insindacabile, anzi su di essa si fanno illazioni di ogni genere.
    Trappole del linguaggio o dell’ideologia?
    Che ci siano medici pseudo-cattolici che si paraculano nessuno lo sa meglio di me che vivo in una regione (la Lombardia) dove la SDanità è praticamente nelle mani di CL.
    Ma davvero gli obiettori sono tutti così?
    Chi lo sostiene non si mette sullo stesso piano di chi afferma che ogni donna che vuole interrompere una gravidanza è solo una che vuole spassarsela senza conseguenze?
    Le bilance truccate sono un danno, non solo dal droghiere.

  8. A me impressiona molto come il dibattito sulla bioetica sia tutto incentrato sulla 194. Sembra non abbiamo alcuna voglia di discutere quale sia una posizione potenzialmente condivisa sull’ “utero in affitto” o sulla donazione di ovuli dietro pagamento. Tanto per restare in tema di procreazione e maternità. Secondo me Walter non ha torto, impossibile però distinguere tra il grano e loglio con questi numeri che, di fatto, impediscono alle donne non solo di interrompere una gravidanza ma persino di accedere alla contraccezione d’emergenza. Personalmente – per quel che vale un esempio personale – ho conosciuto un coerentissimo obiettore che non si è specializzato in ginecologia perché non voleva praticare aborti e nello stesso tempo non voleva neanche impedire ad altri di compiere scelte, dal suo punto di vista inaccettabili, ma perfettamente lecite.

  9. Scelta possibile, non imponibile come modello assoluto. Io conosco più di un ginecologo che si è specializzato in ginecologia per farli nascere i bambini più che perchè interessato all’apparato genitale femminile, e l’atto contrario gli pare (se non in certi casi) ingiustificabile secondo coscienza.
    Come già detto più volte, la controparte per chi esige l’applicazione della 194 non sono le coscienze dei singoli ma le istituzioni sanitarie.
    Certo, le cose tipo Militia Christi non aiutano, ma neanche lo UAAR che accusa di becero clericalismo chiunque obietta. Ho l’impressione che l’appannamento ideologico abbia fatto gravi danni in questo paese, e abbia impedito un reale progresso nella situazione.

  10. C’è sempre il particolare della donna che quella gravidanza la deve accettare ecc. come già hai detto tu Valter. E cioè, il ginecologo che si specializza perché vuole far nascere i bambini e non farli nascere lo disgusta, dimentica una parte importante e fondamentale della storia: i genitali a cui non è interessato non sono una ‘porta’ da cui esce fuori il suo successo, ma sono parte del corpo di una donna, che resta sempre e comunque una persona (e la ginecologia è medicina specializzata proprio nei genitali femminili che poi, tra le altre cose, fanno anche i figli).
    Le posizioni equidistanti non sempre sono quelle giuste, quando una parte pesa sull’altra – e l’obiezione pesa sulle scelte delle donne. La logica dell’obiezione in sanità è sbagliata perché viola il diritto delle persone a scegliere se accettare o no una cura, se vivere o no un’esperienza, più o meno invasiva.
    Il medico può dirmi che se non mi faccio tagliare la gamba morirò, io ho il diritto a rispondere: va bene, ho capito, allora morirò.
    Il suo compito lo ha svolto già egregiamente facendo la diagnosi e dandomi tutte le informazioni affinchè io, che esisto nel mio corpo, possa scegliere di accettare o rigiutare la sua cura. La mia scelta non gli piace? Lo deve solo accettare, perché tra lui e me non c’è differenza, dal punto di vista umano, non è il mio padrone, mio padre o Dio.
    E’ questo che non si vuole capire. In tutti gli ambiti in cui il medico-dio cerca di matenere quel potere che gli derivava da una visione paternalistica della cura. Accettare che qualcuno rifiuti di farsi curare non è disumano. Sono gli stessi cattolici a santificare donne che invece di curarsi partoriscono i figli (anche quelli che vivono solo un’ora) e poi muoiono di cancro. Ed è così anche per l’aborto. Nel primo caso va bene perché si sono ‘sacrificate fino alla morte’ e nel secondo no perchè scelgono di vivere? Come sappiamo, dalle storie che abbiamo letto, tutta la compassione e l’attenzione che queste persone, i medici, rivolgono agli embrioni, ai feti, poi chissà per quale motivo – senza ricorrere alla parola che inizia per ‘m’ e finisce per ‘ia’ – non si rivolge quasi mai alle donne. Qui parte l’ironia, la quale servea razionalizzare e provocare una risposta su una cosa orribile (cioè non contare niente nella propria esistenza, anzi essere considerate un peso nella vita del feto), l’ironia di dire: son ‘feticisti’. Oppure ‘lo fanno per profitto’, è un pensiero ‘migliore’ di ‘no loro sono proprio convinti che il feto abbia più diritto di una donna a vivere, cioè che quello è persona la donna no’, la piccola meschinità – piccola – sembra migliore della seconda opzione. Perché trovarsi di fronte a una discriminazione così grande è terribile – e queste persone se ne fregano completamente, assieme alla Consulta ‘equidistante’. Tanto tutta questa gente, se ha bisogno, sa dove andare e le possibilità economiche ce le ha per andarci.

  11. Forse bisognerebbe differenziare obiezione da obiezione, piuttosto che ammettere o non ammettere il concetto in quanto tale. Un conto è se mi si chiede di usare una metodica che non condivido ma che è nel diritto di scelta del malato per guarire da una malattia o ottenere una fecondazione. Un conto è che mi si imponga di fare ciò che per me significa dare la morte, quando dall’altra parte non c’è una gestante in pericolo di vita o un malato terminale la cui esistenza gli è divenuta insopportabile.
    Questa differenza, resta il punto dolente.
    Personalmente la considero insuperabile.

  12. Mah. Non ci sono aborti di serie A e aborti di serie B. Laddove l’aborto è una necessità in ogni caso, perché se non lo fosse stato, la donna avrebbe proseguito la gravidanza, questo anche quando è fatto entro i tre mesi. Dunque non si può dire ‘interrompo la tua gravidanza perché sennò ti casca il naso e – secondo me – senza naso non puoi stare, ma la tua invece no perché – secondo me – senza orecchio ce la puoi fare lo stesso’. La gravidanza resta un fatto così specifico che non si può modulare su niente altro se non sulla volontà della gestante di essere tale/diventare madre/far nascere, pena la sua riduzione a non-persona.
    La superabilità la vedo nel riconoscimento del limite di gestione del corpo della donna da parte della società e di chi, nella società, svolge la professione medica. Una cosa che è complessa non la affronti mutilandola (faccio il ginecologo solo per far nascere i bambini, il resto non lo voglio fare), o la prendi tutta – e sei un bravo medico perché lavori con le donne e i loro figli quando queste decidono di averne, o sei un medico con un limite, il quale limite riduce a non-persona, mezza umanità.

  13. Si, è chiaro Serbilla, ma è una visione della medicina che non condivido e – di fatto – molti medici non condividono. E guarda che non riguarda aolo l’aborto. Per esempio quando un tossico chiede la somministrazione di metadone (che è eroina sistetica) per svezzarsi dalla “roba” comprata in strada, molti medici si dividono sull’opportunità di dare questo farmaco. La medicina è soddisfazione delle richieste del paziente o salvaguardia della vita in quanto tale? Definire la medicina, lo lascerei fare a chi la pratica.
    Quanto all’obiezione di coscienza, quando intervengo penso sempre al fatto che io obiettore lo sono stato ai tempi (rispetto al servizio militare). Oggi probabilmente non lo sarei più, perchè quella scelta derivava da una visione ingenua e molto ideologica della società civile e dei suoi bisogni. Come vedi, neanch’io santifico l’obiezione in quanto tale, però la rispetto perchè è sempre e comunque una scelta personale.

  14. Eh, ma torniamo sempre sullo stesso punto mi sembra, nel senso: difendere l avita in senso assoluto che significa quando non si difende la vita di una donna che ha diritto alla propria opinione sul proprio corpo?
    L’esempio del metadone va bene per un discorso generale sulla scelta della cura, ma non per quanto riguarda l’aborto.
    Non posso lasciare a chi pratica la medicina di fare come preferisce perché la medicina viene praticata sul mio corpo, e l’ultima parola dev’essere la mia, come la tua o di chiunque si trovi davanti ad un medico dal quale dipende per una necessità che coinvolge la propria vita. L’obiezione in medicina non è etica, perché c’è quello sbilanciamento di potere di cui abbiamo tanto parlato.
    Per quanto riguarda il servizio militare, lo sai anche tu che non potevi scegliere di non fare il militare, eri costretto a dare un anno allo stato, il quale prevedeva per chi non volesse imbracciare il fucile, un lavoro alternativo. In principio era un atto di disobbedienza, poi inquadrato all’interno della legge, poi, oggi l’obiezione di coscienza in ambito militare non esiste più (oppure esiste ma appunto come atto di disobbedienza che prevede la messa in discussione di un ordine e quindi una sanzione, non come opzione), perché la carriera militare si sceglie, come si sceglie di fare il medico e la laurea in medicina non è una laurea in onnipotenza sulla vita degli altri.
    Il mio sì o no, è fondamentale di fronte al medico, non il suo desiderio di ‘curare’ (o fare altro) a ogni costo. Penso che nessuno vuol finire legato a un letto a subire ‘cure’ non richieste, per un presunto proprio ‘bene’ del quale non si condivide la ragione, l’origine, e lo sviluppo. Ed è lo scenario che apre la suddetta ‘salvaguardia del diritto alla vita in quanto tale’.
    Nessuna di queste cose è un principio unico e monolitico: obiezione, vita, cura. Tutto va declinato nella situazione e soprattutto tenendo conto della volontà dell’altro.
    La volontà del medico si può esercitare all’origine, è coerente, è giusta, è sincera. Non prevaricando un’altra persona.

  15. Sono pienamente d’accordo con Serbilla.
    La frase “l ginecologo che si specializza perché vuole far nascere i bambini e non farli nascere lo disgusta, dimentica una parte importante e fondamentale della storia: i genitali a cui non è interessato non sono una ‘porta’ da cui esce fuori il suo successo, ma sono parte del corpo di una donna, che resta sempre e comunque una persona”
    a mio avviso è illuminante del processo in cui la donna – per una certa corrente di medici, politici, persone – ad un certo punto della sua esistenza cessa di essere una persona e diventa un’incubatrice. Certo, la mistica della maternità ricopre questo ruolo d’oro, ma credo che questo serva solo per rendere più desiderabile il sacrificio della propria personalità.
    Capisco le obiezioni di Binaghi e capisco perfettamente che ci siano persone equilibrate che considerano l’aborto un omicidio: io ne conosco parecchie e personalmente le loro tesi sono ragionevoli.
    Però, ecco, lo stato ha deciso che l’aborto è un diritto e ha anche deciso che deve essere garantito: quindi è giusto che prenda le decisioni pratiche di conseguenza, fossero anche quella di non assumere ginecologi obiettori negli ospedali.
    Ripeto sempre: se un medico di una qualche religione si rifiuta di dare anestetici o sedativi perché contrario ai suoi principi, ma ha un grande desiderio di operare le persone, è giusto che lo stato lo assuma? No, gli si dirà, vai in qualche clinica privata.
    E la stessa cosa per gli obiettori di altro tipo, secondo me.

  16. Il punto è molto semplice: nessuna gravidanza può essere portata avanti senza il consenso della donna. una donna può decidere se tenerlo, se darlo in adozione, se abortire può anche decidere se dire o non dire all’uomo con cui ha fatto sesso che è rimasta incinta, qualunque cosa pensiamo di questo non possiamo impedirlo.
    Un medico che facesse abortire a sua insaputa (non so come potrebbe fare, ipotizzo) una donna che aveva chiaramente deciso di portare avanti la gravidanza anche di un feto con poche speranze di vita o anche a costo di non curarsi, commetterebbe un abuso professionale (per quanto umanamente potrei capirlo) in quanto non ha rispettato la volontà della paziente. Ecco, l’obiezione di coscienza in Italia mi sembra sia diventata di fatto un abuso professionale che viola la volontà delle donne e l’autodeterminazione del proprio corpo e di quello che si trova al suo interno, quindi bisogna correre ai ripari.
    Dobbiamo sforzarci (senza scadere nel relativismo etico) di rispettare le scelte e la visione del mondo degli altri anche se riteniamo che la nostra sia migliore

  17. L’obiezione di coscienza non impedisce che una donna possa ricorrere a un medico non-obiettore, la cui presenza una struttura pubblica DEVE garantire. Questa è la mia posizione e non vi trovo alcun elemento prevaricante.
    Quando Serbilla dice “non si difende la vita di una donna che ha diritto alla propria opinione sul proprio corpo”, in quello slittamento tra vita e opinione io trovo un sofisma, che a me sembra fin troppo evidente.
    Comunque, inutile insistere.

  18. Sofisma? Parlo di vita e morte. Non è un sofisma. Parlo di me e del fatto che solo io posso vivere nella mia vita, quando un medico potrà vivere nel mio dolore e nella mia gioia allora l’obiezione sarà etica, fino a quel momento è privilegio patriarcale e basta.
    Credo nella tua buonafede. Non in quella di chi vuole impormi qualcosa che su di lui/lei non avrà poi alcuna ricaduta.

  19. Immagina di essere un medico e avere di fronte un bambino il cui genitore per motivi ideologici rifiuta l’unica cura che può salvargli la vita.
    Cosa privilegi, la salute del bambino o l’opinione del padre/madre?
    Lo vedi che non è la stessa cosa?

  20. Ma un bambino, anche se dipende dai genitori per sopravvivere, non vive dentro il loro corpo. E’ una persona a tutti gli effetti, ha diritto di vivere a prescindere dalle idee dei genitori, se fossi medico lo curerei anche contro il parere dei familiari e se per questo devo rischiare il posto lo rischio (almeno mi piace pensare che avrei il coraggio di rischiare). Ma un feto secondo me non può vivere se colei che lo ospita dentro di sè non vuole che viva. Possiamo disapprovarne le ragioni, possiamo provare ad indicarle altre strade (l’adozione,ad esempio), ma il feto è dentro di lei ed è a lei che spetta l’ultima parola
    Secondo me l’aborto dovrebbe essere legale, sicuro e raro, l’abuso dell’obiezione di coscienza lo rende di fatto illegale, meno sicuro ma non necessariamente più raro.
    Oltretutto c’è anche una cosa da considerare: un medico che salva la vita ad un bambino curandolo contro la volontà dei genitori, mi risulta che corra qualche rischio a livello di carriera, almeno. Così non è per i medici obiettori

  21. E’ così, il bambino è una persona a se stante e, anche quando non può parlare per se stesso, agiscono nel suo interesse i genitori o, se loro vengono ritenuti inadeguati, altri soggetti. Il feto no Valter, non è un essere a se stante, almeno fino a quando non può sopravvivere fuori dal corpo materno, la donna ha un diritto che non può esserle tolto, a meno di non considerarla come cosa, mezzo. Son concetti che abbiamo smontato e rimontato un milione di volte.
    Possiamo fare mille paragoni, ma la condizione della gravidanza risulta sempre specifica e speciale, è per questo che non può essere trattata in modo generale.
    Mò uno può credere in ciò che vuole, ma se si trova davanti una donna incinta e vede solo una ‘portatrice di feto’, ha almeno un problema di relazione con una parte del genere umano.
    Se parlassimo qui di considerare o no i neri esseri alla pari e detentori di diritti umani inviolabili, ci sarebbe un putiferio, invece le donne accettano di discutere costantemente del loro status di persona, è qualcosa che non dovrebbe essere sottovalutato.

  22. Serbilla, l’obiettore non mette in discussione il tuo status di persona. Dice semplicemente: io questa cosa non mi sento di farla, perchè riconosco in quello che porti in grembo un’altra persona.
    E siccome la legge te lo consente, tu hai il diritto di chiedere che la clinica ti dia modo ugualmente di interrompere la gravidanza, non che quell’obiettore sia demonizzato in quanto tale.
    Vero anche il contrario: è scandaloso che l’obiettore venga favorito (se effettivamente accade) nella carriera. L’obiezione dev’essere un atto responsabile e immune da penalizzazioni ma anche da privilegi. Forse, lottando su questo fronte, la situazione cambierebbe.

  23. Ho capito cosa intendi, è chiaro.
    Il mio discorso va su un estremo, non penso certo che tutti i medici siano insani di mente, ma davanti al conflitto di interesse (donna-feto) non schierarsi, provocando un danno a una donna (che è costretta a subire una gravidanza, una malattia o può farsi del male andando ad abortire clandestinamente), non è etico, non è coscienza. Alla luce della situazione italiana.

  24. (mi dirai: l’altra opzione significa per loro provocare un danno a un ‘bambino’ e ritorniamo sulla discussione bambino/feto diritto/donna e sul fatto che tra donna e feto la logica, la scienza e pure l’umanità, dovrebbero far riconoscere la donna come persona prima di un feto)

  25. Si, non se ne esce. Per me significa che la gerarchia dei valori che sta alla base della scelta del medico è ugualmente discutibile e ammissibile insieme, il che legittima l’obiezione. Inammmissibile invece è la mancata applicazione della legge, ma qui è l’istituzione che deve farsene garante.

  26. Sono una mamma che ha dovuto abortire alla 23 settimana per gravi malformazioni al feto.
    Attualmente con la legge 194 puoi essere curato solo in un ospedale pubblico da un non obiettore di coscienza, cioè 1 medico no infermieri no niente. Ore ed ore di attesa. Una vergogna, nessuno rispetta il tuo dolore sei considerato come l’ultimo dei pazienti. Un’esperienza allucinante ma non per la morte di un figlio ma x il trattamento riservato.
    Dove è la tutela dei diritti delle donne. Neanche una bestia viene sottoposta ad una sofferenza gratuita di 17 ore di travaglio, di cui 2 ore solo di accanimento del personale di turno per far uscire il feto rimasto bloccato durante l’espulsione, nonostante la mia richiesta di anestesia totale; l’unica cosa che ti viene concessa è la morfina. Scriverò ovunque questa storia x testimoniare dal mio piccolo una esperienza allucinante di una madre che per il bene di suo figlio e della sua famiglia ha dovuto fare la scelta più difficile.
    Vogliono abolire del tutto la 194, che deve invece ASSOLUTAMENTE essere migliorata, resa più umana, più civile, degna di un paese che si dichiara civile (anche se lo è solo a parole… come chi lo ha sperimentato sulla propria pelle)

  27. Se ne deve uscire, caro Binaghi. Storie come quelle di Franca sono intollerabili (è pura barbarie per il 2012). Il medico obiettore sostiene aberrazioni che solo l’accesso alla nostra coscienza profonda fa percepire come tali. C’è molto lavoro da fare sulle coscienze, sulla psiche. Ciascuno di noi è l’ago della bilancia nei momenti storici di transizione (cit. Hillman)

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