LA SOLIDARIETA' DELLE FERTILI

La non decisione della Corte Costituzionale sulla fecondazione eterologa è riassunta qui.  Da giorni volevo pubblicare una mail che mi ha inviato Maurizio. Questo è il momento per farlo, e lo ringrazio per averla inviata, di cuore. Eccola:
Io sono quel Maurizio che sporadicamente interviene nel tuo blog, che trovo stimolante anche quando mi capita di non condividere alcune tue posizioni. Più di una volta ho provato a portare il discorso su un tema che mi sta particolarmente a cuore e che – credevo – stesse a cuore anche alle donne, ma nessuna ha mai risposto ai miei commenti. I quali non pretendo, ovviamente, che siano interessanti in sé al punto di attirare l’attenzione del commentarium; ma speravo almeno che la tematica venisse ripresa da qualcuno. Si tratta della legge 40.
Io e mia moglie siamo genitori di due meravigliosi gemelli nati due anni e mezzo fa dopo quattro anni di lotte stremanti contro la biologia del corpo umano e la legislazione italiana, che ci ha alla fine costretto all’emigrazione procreativa (non lo si chiami turismo, che mi fa storcere parecchio) in Spagna.
Oggi nel tuo blog e in mille altri contesti si parla moltissimo, e giustamente, di femminicidio, violenza sulle donne, rappresentanza politica squilibrata, difesa della 194 e mille altri temi su cui io e altri uomini cerchiamo di dare sostegno con convinzione.
Sulla fecondazione assistita e sulla legge 40 nemmeno una parola. Per questo, ti (ri)propongo di persona un commento che ho postato qualche giorno fa. Sono un po’ pigro e in questo momento  non ho neanche il tempo di rielaborare quei concetti, ma penso di averli espressi chiaramente anche allora. Il commento è questo (si riferiva alla marcia per la vita patrocinata dal Comune di Roma).
Un appunto importante, che mi sta nella penna da parecchio tempo. Mi porterà un pochino OT, ma credo che sia così importante da postarlo lo stesso. Scorrendo le foto on line della manifestazione ho visto che la 194 non era l’unico obiettivo: si parlava anche di fecondazione assistita. Qui e nella maggior parte degli altri luoghi in cui il movimento trova espressione invece non se ne parla mai. Il tema era del tutto assente anche dal manifesto fondativo di SNOQ. Ma perché? L’attacco al diritto di essere genitori nei modi che liberamente le persone decidono di scegliere è forse meno importante di quello al diritto all’IVG? Avete idea di quale sia lo stato di solitudine, abbandono e angoscia in cui si è ritrovato chi ha deciso di percorrere quella strada prima che i giudici smontassero quell’attentato alla vita e alla salute che è la legge 40, ancora vigente in tante sue parti?
Quando si parla di cercare gli uomini e dialogare con loro è perché giustamente si percepisce che questi temi, come anche quello della violenza, sono dolente patrimonio di tutti noi, donne e uomini. E allora perché si ignora questo ricchissimo giacimento naturale di sensibilità maschile rappresentato da chi, insieme alla propria compagna, ha combattutto o combatte questa asprissima battaglia? Quello è un contesto in cui le coppie si impegnano e lottano insieme, fianco a fianco, in cui non è dato essere avari di sé, in cui noi uomini, tranne casi rarissimi, siamo potentemente chiamati in causa e non ci è concesso di evadere la richiesta, perché è in gioco anche la nostra identità, il nostro desiderio, il nostro futuro e quello della coppia. Tanto che spesso è proprio dagli uomini che parte la domanda. Si vogliono coinvolgere uomini amici, o quanto meno sensibili ai temi della laicità e alle questioni di genere? Qui ce ne sono parecchie migliaia. Vero è che possono farsi avanti anche senza essere chiamati, ma decidere finalmente di infilare nelle innumerevoli questioni che si toccano – non tutte di vitale interesse, se mi è consentito – anche quella particolare questione che sta loro particolarmente a cuore sarebbe senz’altro un buon modo per tirarli dentro. Oltre che per prendere finalmente posizione in una battaglia che trovo singolare sia stata lasciata quasi completamente alle limitate risorse materiali ed emotive dei singoli.

Ora, se penso che sul tema è addirittura fallito un referendum, una spiegazione in realtà me la do, ma non mi piace.
Il fatto che quella volta le donne non siano andate a votare mi amareggiò molto, e fu solo allora che cominciai a mettere in dubbio l’esistenza di una solidarietà di genere, o anche soltanto di una condivisione di interessi comuni tra donne. Io all’epoca non avevo idea di quanto la cosa mi avrebbe riguardato in prima persona appena due o tre anni dopo, ma a votare ci andai e ne sono sempre stato orgoglioso.
La spiegazione che mi do è che mentre l’aborto, almeno all’ingrosso, viene percepito come qualcosa a cui quasi tutte potrebbero trovarsi nella necessità di far ricorso, o magari hanno già dolorosamente sperimentato, la fecondazione assistita è un tema che divide profondamente le donne, anche quelle impegnate. Va a sezionare, medicalizzare il mito della maternità, straccia il velo che occulta i limiti di una capacità generatrice di vita che per molte è motivo fondante di esistenza, oltre che produttrice di potere sul mondo. Ho quindi l’impressione che molte donne, non necessariamente retrograde, non necessariamente stupide né bigotte, continuino a voltarsi dall’altra parte di fronte a qualche cosa che le costringe a misurarsi con la possibile caduta di una personale rappresentazione mitica, arrivando spesso ad assumere atteggiamenti tra la superiorità e la commiserazione o addirittura la condanna, nei confronti di quelle loro congeneri che hanno fallito la prova della maternità “naturale”. Salvo poi ritrovarsi – e succede sempre più spesso – loro stesse alle prese con gli affanni di una fertilità declinante (propria o del partner) e di opportunità, una volta abbondanti, improvvisamente ridotte a uin misero rigagnolo che scorre a singhiozzo. Parlo per esperienza vissuta, perché ne ho viste di donne ancora lontane dall’idea della maternità predicare serenità e accettazione della vita anche senza generazione, per poi cambiare atteggiamento e versare fiumi di lacrime sulla sopravvenuta incapacità di concepire, fino a ricorrere alle tecniche prima esecrate e poi esplorate nei minimi dettagli. Non le biasimo, in fondo è un percorso per certi versi anche mio: fino a qualche anno fa, anch’io avrei escluso a priori, per me stesso, il ricorso a certi strumenti, e poi ne sono diventato mio malgrado un esperto.
Insomma, a me pare – e però mi piacerebbe davvero sbagliarmi – che su questo tema molte donne, consciamente o inconsciamente, ne giiudichino molte altre non per qualcosa che quelle hanno fatto, ma per come sono: infertili, nel caso specifico. Il che razionalmente è una crudeltà, un rigurgito bestiale, ma non posso negare a me stesso di avere spesso avuto questa impressione: un istinto che, agendo in molte donne, le spinge alla ghettizzazione di chi non è in grado di diventare madre. Di più però non so dire, perché le uniche donne con cui sono riuscito ad approfondire l’argomento, oltre a mia moglie, sono quelle che abbiamo conosciuto lungo il nostro percorso, e che per ovvie ragioni esprimono posizioni ed impressioni non molto dissimili dalle mie. Anche su punti come quelli che ti ho espresso.

71 pensieri su “LA SOLIDARIETA' DELLE FERTILI

  1. Anche io andai a votare per il referendum, anche se la cosa non mi “interessava” in quanto da sempre ho deciso che non avrò figli. Ma comunque io ci andai ,perchè sapevo che era una cosa da fare, per altre persone, soprattutto l’ho fatto per le donne. Per evitare (come poi succede) che venissero trattate come “cavie” da riproduzione e non con il rispetto e la dignità che meritano. Le donne non sono un contenitore per figli. E a votare ci andarono anche i miei genitori che si “giustificarono” dicendo che anche se a loro ormai non serviva più, era un gesto che serviva ad altre. Io forse l’ho fatto anche in rispetto a chi, prima di me, ha difeso la legge 194 con lo stesso mio gesto, il voto. Mi ricordo che ero proprio incazzata nera quando vidi i risultati al seggio, con gli scrutinatori che facevano il sorrisetto di circostanza al mio commeno “ma dove vogliamo andare con un’affluenza così”. Probabilmente mi avranno dato della povera femminista isterica. Non me ne frega niente. Io so che era giusto quello che stavo facendo. Sul perchè tanta gente non sia andata a votare, non lo so, forse siamo ancora troppo imbevuti di propaganda cattolica oppure non ci si informa abbastanza o più probabilmente la gente se ne frega. Salvo poi trovarsi nel mezzo e non sapere da che parte cominciare per venirne fuori.

  2. Molto interessante la lettera di Maurizio. La legge 40 è una legge spaventosamente punitiva per le coppie e per le donne in particolare, e di recente più di una volta mi è venuta voglia di sollevare il tema su questo blog. Ci avete pensato tu Loredana e Maurizio, grazie.
    Il tabù sulla fecondazione assistita è molto forte, ma soprattutto lo è quello sulla fecondazione eterologa. Conosco coppie che hanno concepito in questo modo (ovviamente in Spagna), che hanno scelto di mantenere segreta l’origine della metà del patrimonio genetico dei loro splendidi bambini.
    Il mito della maternità come un dono che si riceve, e che in qualche modo si merita, è ancora, lo sapete assai meglio di me, fortissimo. L’infertilità nella maggior parte dei casi è causata dall’aumento dell’età in cui si sceglie di avere figli, e si sa che il discorso diventa spesso “bisognava pensarci prima, ma prima si pensava a divertirsi, andare in vacanza, fare carriera…” e via dicendo. La solitudine patita da chi si rivolge alla PMA, spesso all’estero, è fortissima, e basta dare un’occhiata ai forum specifici su questo argomento per rendersene conto.
    La legge 40 è a mio avviso uno dei prodotti più orrendi dell’oscurantismo in cui viviamo, della profonda indifferenza nei confronti delle sofferenze delle persone. E’ una legge che punisce coloro che hanno difficoltà a concepire dei figli, le donne in modo particolare (perché sono loro a subire i trattamenti medici più invasivi e a portare nel corpo il peso delle gravidanze fallite), senza alcun motivo. Mi rifiuto di considerare un motivo valido il fatto che l’ovulo di una donna non dovrebbe entrare nell’utero di un’altra et simila.

  3. Maurizio grazie, è una riflessione importante la tua e condivido la tua voglia di parlare di fecondazione assistita.
    Ho la fortuna di aver potuto concepire senza problemi i miei due figli, eppure sento molto mia la battaglia per dare opportunità di concepire anche alle coppie con problemi di fertilità.
    Proprio in questi giorni ho gioito per la nascita della bambina di una coppia di amici, che come voi sono dovuti andare in Spagna per l’intervento di fecondazione assistita. Trovo scandaloso che abbiano dovuto sobbarcarsi un tale iter, così stressante psicologicamente e anche molto oneroso…

  4. Ho molte amiche che hanno concepito facendo ricorso a vari tipi di procreazione medicalmente assistita, fino all’eterologa (quest’ultima all’estero). Una cosa che le fa moltissimo arrabbiare, e da quando ne so un po’ di più sull’argomento fa arrabbiare anche me, è che sono pochissime le donne e coppie diciamo VIP che ammettono il ricorso a PMA. Il che statisticamente e viste anche le età di tante gravidanze rasenterebbe il miracolo… Se per dire, una persona in vista che parla della sua gravidanza sui giornali oltre a profondersi sul perchè ha scelto quel nome per sua figlia e di come la maternità le ha cambiato la vita facesse un “coming out” sulla PMA, e magari rimarcasse che questo non la rende meno madre di chi ha concepito “naturalmente”, questo potrebbe contribuire a sdoganare l’argomento, ad aumentare la consapevolezza sulla questione, e soprattutto a togliere quell’impressione che sia una specie di stigma, una cosa vergognosa da non dire o di cui sentirsi in colpa.

  5. Nonostante io sia di fede cattolica, a quel referendum a votare ci sono andato lo stesso. Perchè non posso dimenticare che il voto per un cittadino oltre che un diritto è anche un dovere sacro, e che per darmi quel diritto è morta della gente. E, contro il parere della chiesa ho votato favorevolmente a quasi tutti i quesiti, perchè la mia coscienza di cristiano cattolico mi dice che ogni mia azione deve sempre essere favorevole alla vita e mai contro (è questo anche il motivo peraltro che mi porta alle posizioni CIVILMENTE antiabortiste che difendo anche su questo blog); questo indipendentemente da quello che dice il porporato di turno e senza per questo sentirmi meno cattolico.
    Ma alla fecondazione eterologa, perdonatemi, davvero non ce la faccio. Perchè si vede fin troppo bene dove andremo a finire. Man mano che la conoscenza del genoma migliorerà, il patrimonio genetico diventerà merce, e la coppia di genitori di turno potrà pagando di più o di meno, acquistare la superiorità (o quel che in quel momento si intende come tale) per il proprio figlio. Chiunque abbia un minimo di intelligenza capisce che le cose sarebbero devastanti, perchè si arriverebbe ad abbinare la segregazione di classe alla segregazioen di razza, senza contare il fatto che culturalmente cesseremmo di evolvere, perchè quelle caratteristiche che si possono pensare punti di debolezza spesso, se lasciate esprimersi, diventano punti di forza e di arricchimento e via dicendo.
    Volutamente metto in un secondo piano il sentimento cristiano chee occorrerebbe trovare la forza di amare nel prossimo le debolezze molto di più che i punti di forza, in quanto non essendo tutti cristiani qui, questo non può darsi come valore assoluto.
    Sono davvero molto vicino alle sofferenze di Maurizio e della sua compagna, specialmente io che per limiti senz’altro miei non riesco a farmi una famiglia; ma la paura che mi fa una fecondazione eterologa libera mi impedisce di andare oltre la richiesta di una buona legge sulla fecondazione assistita (che consenta alle istituzioni di stare vicine a chi soffre per questo, ma che escluda la fecondazione eterologa) ed una OTTIMA legge sull’adozione. Faccio notare che questo mio pensiero non ha nulla a che vedere con gli argomenti teologici che a suo tempo portò avanti la chiesa, (della teologia ho sempre avuto assai poca fiducia).
    P.S. Loredana, nonostante tutto e nonostante le tue graditissime rassicurazioni, periodicamente anche io vengo messo in moderazione. Ovviamente liberissima di farlo qualora ti decidessi liberamente in tal senso, in caso contrario ti chiederei di controllare.

  6. Sono andata a votare anche se non mi riguardava in quel momento e non so se mi riguarderà mai, ma ci sono andata. Non credo che la maternità (o la paternità) definisca le persone, mi sembra una cosa riduttiva e frustrante, ma se vuoi dei figli devi poterli avere, è un tuo diritto avvalerti delle tecnologie mediche che te lo permettono, ed è un tuo diritto soffrire il meno possibile per averli, ed è un tuo diritto anche averli sani questi figli.
    E sono anche a favore dell’eterologa, adottare un figlio non mi sembra ponga troppe altre difficoltà, farlo anscere dalla donna che ami le riduce piuttosto. Mi sembra che la contrarietà possa essere ricondotta per molti alla solita “purezza della razza”. Da lì mi sembra che l’interesse non sia essere genitori, ma avere un’eredità genetica più come una proprietà che come la trasmissione di una storia. La proprietà del figlio quindi e non la relazione col figlio o l’esperienza della genitorialità. Come il trono che va solo al primogenito di sangue puro e reale, e se la regina è sterile le tagliamo la testa, venga la prossima. Una cosa abbastanza antiquata.

  7. Paolo, io non so più in che lingua dirlo. Esempio: in questo thread sono risultate in moderazione, oltre te, Serbilla e Adrianaaa e Sonia. E non ho idea del perché, nonostante le mie sollecitazioni. Se vuoi ti mando gli stamp, non so cosa altro fare.

  8. mah, come è già stato detto, il referendum probabilmente fallì per la sua scarsa importanza legata al tema principale della fecondazione, quando magari il tema principale doveva essere la libertà di scelta. Io votai a favore, ma adesso che ci penso non mi pare affatto giusto che su un tema del genere possano decidere i cittadini.
    per cui non facciamone una questioni di fertili\non fertili, di solidarietà di genere, che somiglia molto al mito della maternità. e lasciamo perdere le congetture su cosa pensano le donne della fecondazione assistita e su cosa pensano in generale. mi paiono, anche se fatti in buona fede, discorsi assurdi.

  9. Ma perchè la fecondazione eterologa dovrebbe portare automaticamente all’eugenetica?
    Sarebbe materialmente possibile, va bene, ma questo non vuol dire che la gente lo farebbe, e soprattutto, immagino che la cosa sarebbe regolata (per esempio impedendo di scegliere il donatore), non mi aspetto certo un far west.
    Non capisco perchè le coppie in cui un solo genitore è sterile dovrebbero poter ricevere aiuto, e quelle in cui lo sono entrambi no.
    Ah, anche io andai a votare per il referendum, con una rabbia terribile perchè fu subito chiaro che non saremmo arrivati al quorum.

  10. auff, ma non era meglio mentre s’usciva dalle caverne e dalle catene, giocarci da subito?
    davvero esiste un istinto per cui le donne ne ghettizzano altre, o è una proiezione possibile solo includendo il mito in questione? che bisogno abbiamo di andare a immaginarci una eventualità del genere? ma davvero qualcuno pensa che le donne nel corso della loro vita pensano alla “maternità”? che sia possibile pensare alla “maternità”? e soprattutto che sia un pensiero salutare?
    faccina smarrita ( che bello! ) sognante.
    ps
    il blog saggiamente, ha intrapreso la via della sobrietà, per cui mòdera.

  11. Allora, posto che, faccina, ti ho già detto quando postavi sotto altri nick che cazzeggio è bello ma a seconda degli argomenti trattati, ribadisco che non c’è moderazione ma che c’è un problema che spero venga risolto. Anche perché la moderazione scatta in maniera assolutamente casuale da almeno dieci giorni a questa parte. Grazie.

  12. scusa, ma un pochino ( pochino eh? ) mi spiace questa tua risposta. per la questione moderazione, la mia è una chiara battuta. ultimamente ci sono finito anch’io ma non mi ha causato alcun problema. poi hai detto che si attiva casualmente, ma per me non fa differenza. anche se mi mettessi in moderazione non te lo chiederei, ci mancherebbe.
    per la questione cazzeggio invece no. il mio non è un cazzeggio. ho letto il post. l’ho riletto. l’ho riletto ancora. pongo delle osservazioni pertinenti. c’è stato un referendum. la gente non se l’è cacato. su quale base noi assumiamo delle impressioni che ci portano ai discorsi sulla maternità e sulla fertilità? e in che modo pensiamo che sia possibile interrogarsi su cosa pensano le persone, sulla base delle nostre impressioni?

  13. A proposito della paventata deriva eugenetica dell’eterologa, anche a me pare che si potrebbe controllare, come dice Sonomi, e comunque improbabile. Del resto qualunque coppia fertile oggi è libera di praticarla se vuole: avere rapporti sessuali con un “donatore” esterno selezionato per le carattersitiche desiderabili che può trasmettere a un figlio non è vietato. Eppure non mi pare sia una via così battuta. Perlopiù è semplicemente che due si incontrano, si amano, vogliono avere una vita insieme e magari dei figli, semplicemente dei figli con gli occhi del papà e il sorriso della mamma e le orecchie del nonno Piero. Solo che alcune coppie si rendono conto dolorosamente che per loro non sarà possibile e cercano altre strade. Vorrei sottolineare il dolore, e non per rivendicare il diritto a qualunque costo a una vita epurata di ogni dolore e difficoltà, ma perchè parlando con chi ha avuto un percorso di PMA, comunque sia finito, e rivanga gli anni di tentativi, illusioni, delusioni, ecc. quel che c’è di comune è sempre appunto il dolore, la disperazione, e non c’è mai traccia invece dell’idea velleitaria e delirante tipo progettazione del figlio perfetto.

  14. A proposito di figli perfetti, nel 2007, a seguito di quel caso di gravidanza gemellare in cui un clamoroso errore umano portò all’eliminazione del gemello sano poi di quello malato, il prof. G. Battista La Sala, Primario di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia (conosciuto anche per la decennale competenza in tema di infertilità e sterilità) scriveva una lettera alla Gazzetta di Reggio; ne riporto alcuni stralci:
    “Il dibattito suscitato dal caso del San Paolo, le cui finalità non spetta a me analizzare e interpretare, verte sostanzialmente sulla seguente domanda: la Ivg dopo i 90 giorni è un aborto eugenetico o un aborto terapeutico? Ritengo che la Ivg dopo i 90 giorni non possa essere considerata un aborto eugenetico perché essa ha lo scopo di sopprimere un feto con malformazioni e/o con anomalie genetiche e non quello di migliorare la specie umana”.
    “Il rifiuto di un figlio ammalato e il conseguente ricorso alla Ivg sono fenomeni trasversali che riguardano tutti: agnostici, atei e credenti di tutte quante le religioni.
    Perché ogni anno in Italia si eseguono alcuni milioni di ecografie ostetriche e decine di migliaia di villocentesi e amniocentesi?
    Soltanto per avere la certezza, spesso illusoria, di partorire un figlio sano o perfetto.
    E se l’ecografia ostetrica e/o l’analisi genetica della villocentesi o dell’amniocentesi dicono che nascerà un bambino ammalato o non perfetto, la quasi totalità delle donne e della coppie decide di ricorrere alla Ivg.
    Perciò, a mio parere, le vere domande che tutti dovremmo porci, indipendentemente dalle ideologie e dai credi religiosi, sono le seguenti: perché, oggi, la quasi totalità delle donne e delle coppie accetta solo i figli sani o perfetti?
    Nella nostra società, il figlio sano o perfetto è diventato anch’egli uno status symbol dell’Homo Sapiens vincente al pari della carriera, del denaro, della bellezza fisica, della notorietà?
    Perché alcuni atei non ricorrono alla Ivg mentre alcuni cattolici vi ricorrono?
    Per l’etica e la morale laiche sono accettabili tutte le Ivg?”
    “Le mie considerazioni e domande vogliono essere non solo un piccolo contributo a liberarci dei veli di una silente ma soffocante ipocrisia ma anche un invito rivolto a tutti ad entrare nel merito delle mie considerazioni e domande ….. Con costruttiva franchezza, senza pregiudizi e senza che nessun singolo interlocutore si senta il depositario della verità”.

  15. Avendo (anche) lavorato in uno studio che si occupava dei problemi di infertilità, ricordo bene il percorso difficile e impegnativo che molte coppie, molte donne, affrontavano. Credo che parecchi non si rendono conto di quanto sia lungo e snervante partire da un controllo per vedere qual’è il problema, e arrivare poi alle prassi e ai vari trattamenti anche rischiosi (con gli ormoni non si scherza), e alla fecondazione assistita. Ecco, la maternità gioiosa e scontata non poteva essere condivisa da queste persone: non c’era parità. Non poteva essere condiviso l’orgoglio (?) di un fatto ‘naturale’, a volte pure ‘accidentale’. I problemi psicologici non erano quelli della imminente maternità o paternità. Quello che distinguevo era lo scattare di questo meccanismo di fare la differenza nel considerare un percorso più ‘normale’ di un altro. Cosa di fronte a cui un medico in genere sorride, ma che per molti è il crinale tra il sentirsi nella normalità, o no.

  16. Sono “l’altra metà della coppia”, ovvero la moglie di Maurizio, e vorrei intervenire sul tema eterologa, visto che ci tocca molto da vicino. Perché i nostri fantastici figli sono nati da fecondazione eterologa, da ovodonazione, per essere precisi. E tanto per dare qualche informazione in più a chi paventa il rischio dell’eugenetica, della selezione della razza e quant’altro, posso garantire che l’unica cosa che sappiamo della donatrice è la sua età, per il resto potrebbe avere l’aspetto di nonna Papera, a noi non è dato saperlo e francamente non ce ne frega nulla, visto e considerato che la genetica non è matematica, due più due non fa quattro e non è detto che da due genitori belli nasca un figlio bello, biondo e di pura razza ariana…
    Semplicemente, dopo due dolorosissimi aborti “omologhi”, non ce la siamo sentita di procedere oltre su quella strada, convinti che un figlio sia qualcosa di più di due gameti che si incontrano. E siamo stati fortunati, perché ci è andata bene al primo tentativo (e non è scontato nemmeno nell’eterologa), ma anche perché abbiamo potuto permetterci i costi di questa trasferta spagnola. Perché quello che fa questa legge è creare cittadini di serie A e cittadini di serie B, ovvero se hai i soldi puoi darti una speranza, se non li hai ti devi rassegnare…
    E a chi dice “ma che volete, con tanti bambini da adottare”, al di là della difficoltà dell’iter adottivo (abbiamo amici, per es., che dopo 4 anni di tentativi e speranze hanno dovuto abbandonare il loro sogno), vorrei dire che l’adozione è un mondo a sé, in cui non tutti sono in grado (anche emotivamente) di entrare.
    Infine, è vero che non sono i figli a dare un senso alla vita ma desiderarli e non riuscire ad averne può diventare un veleno che amareggia ogni singolo momento della giornata, tramutarsi in un dolore che toglie il fiato ogni volta che si incappa in un pancione, in un neonato e così via.
    Personalmente trovo che la legge 40 sia figlia dello stesso desiderio di abolizione della 194, che esprima un desiderio assoluto di controllo sulla sfera più intima dell’essere umano, che riduca questioni complesse a banalizzazioni del tipo “le mamme-nonne”, “la selezione della razza”, ecc. anche grazie al modo in cui il tema viene di solito affrontato (spettacolarizzato) dai mass media, tv in primis, quando basterebbe un po’ più di informazione seria (ma consultare le statistiche sull’aumento dell’infertilità in Occidente, in particolare quella maschile, no?).
    Per questo, con Maurizio, abbiamo fatto dell’informazione, quella vera, su questi temi la nostra “missione”, perché l’oscurantismo è figlio dell’ignoranza e di oscurantismo in questo paese ce n’è fin troppo…

  17. Ringrazio Loredana, che ha voluto dare spazio a questo tema attraverso la mia mail. Quanto a me, mi ero ripromesso di non intervenire affatto, ma data la piega che sta prendendo la discussione mi sembra opportuno mettere almeno un piccolo puntino su una “i”. Il problema qui non è la presunta deriva eugenetica, il rifiuto dei bimbi imperfetti o la tentazione di costruirsi un figlio su misura. Avrei davvero molto da dire su questi commenti, che denunciano una non conoscenza dei fatti desolante, ma non è far polemica ciò che mi preme e che mi ha spinto a scrivere questa mail a Loredana. Basti dire, in proposito, che le tecniche di fecondazione assistita, eterologa inclusa, servono a dare a coppie infertili la possibilità di avere un figlio. Punto. Il resto – selezione della razza, delirio di onnipotenza, stravolgimento delle cosiddette leggi di natura – ce lo mettono le paure delle persone, perché non sta nei fatti. Che sarebbe opportuno conoscere, prima di pronunciarsi. A me interessava più che altro capire come mai le donne, ma più in generale le coppie, non sono solidali nel difendersi da una legge che viola pesantemente il corpo delle donne stesse e la psiche loro e della coppia, un vero e proprio strumento di tortura. Poi certo, non pretendo di essere io a indirizzare la discussione. Ma far notare che procreazione medicalmente assistita ed eugenetica non sono nemmeno lontane parenti, beh questo mi pare il minimo, se vogliamo affrontare una discussione che abbia un minimo di senso.

  18. Se si ragiona in questo modo spiccio anche una qualsiasi ecografia o villocentesi o amniocentesi possono essere lette in chiave eugenetica.
    E’ la nostra abissale ignoranza a parlare?!
    A me sembra che la testimonianza di Maurizio e Giulia sia estremamente preziosa: partiamo da qui!

  19. scusa Maurizio, ma non credo che si possa dire che questa legge viola il corpo delle donne. è una legge che incide talmente poco sui milioni di italiani che appunto solo per questo non ha interessato la gente. penso che sbagli a ritenere lo scarso interesse per la questione come mancanza di solidarietà specifica sul tema, dipendente poi da un retropensiero sul materno. c’è una legge ritenuta sbagliata da un certo numero di persone che però non è abbastanza grande da farne una questione rilevante. ci vuole pazienza. senza contare che più persone ne vengono informate e più potrebbero non essere d’accordo con te.

  20. @faccina
    Non condivido per niente quello che dici. Questa legge è odiosa perché aggirabile solo da chi se lo può permettere economicamente. Nessuno mi pare abbia parlato di violazione del corpo delle donne…

  21. @ ElenaElle
    di violazione ne ha parlato Maurizio poco fa.
    io ho votato per abrogarla ‘sta legge. ho detto a Maurizio che non ci sono elementi per pensare a motivi particolari per cui questo tema non stia a cuore alle donne, alle coppie eccetera. oltre al fatto che non mi pare sensato pensare in questi termini alle donne e alle coppie.

  22. Ringrazio tutti di avere risposto, principalmente Maurizio e Giulia che hanno avuto il coraggio di proporci la loro esperienza. Il fatto tuttavia che molte persone abbiano sentito il bisogno di rispondere al mio pensiero mi dice comunque che forse il rischio di cui parlavo forse non è poi cosi campato in aria. Detto questo, ribadisco che a quel referendum ero andato al voto e che a tutti gli altri punti mi ero dichiarato favorevole, quindi che mi rendo perfettamente conto che in materia di fecondazione assistita la prassi è troppo restrittiva e che ci sia bisogno di una riforma, per ridurre le sofferenze di coloro che hanno la sfortuna di non poter avere figli in modo “normale” (come è stato scritto).
    @Elenaelle: l’articolo riportato da Rita ci dovrebbe far riflettere su che meccanismo di pensieri sta dietro le ecografie ostetriche e gli altri esami di quel tipo. Il che non vuol dire che non vadano fatti, anzi, ma che c’è un retroterra di ragionamenti che non è assolutamente di scarsa importanza e non va liquidato su due righe.
    @Maurizio sono d’accordo che la fecondazione assistita non sia parente dell’eugenetica, ma l’eterologa? Mi dispiace, nonostante le risposte di tutti, non sono cosi tranquillo. Poi, come dici, potrebbe essere solo una mia paura, ma per il momento quella è.

  23. @ElenaElle: Faccina ha ragione, ne ho parlato io e per un motivo ben preciso. Le botte di ormoni se le iniettano le donne, in dosi tanto più massicce di quanto sarebbe necessario a causa delle prescrizioni di questa legge, che abbassando la probabilità di concepire (sono dati scientifici, non li invento io) rende spesso necessario moltiplicare i trattamenti e i tentativi. Questo accade anche oggi, ma accadeva ancora di più prima che i giudici dichiarassero illegittimo l’obbligo di fecondare e impiantare un massimo di tre ovuli, conducendo così a scartare senza nemmeno tentare di fecondarli tutti gli ovuli prodotti in eccesso, che non potevano nemmeno essere congelati per poter effettuare un nuovo tentativo senza dover ripetere il ciclo di ormoni. Molto tecnico tutto questo, lo so… ma sono tecnicismi che mascherano abusi, purtroppo non si può evitare di approfondirli.

  24. Ancora @ElenaElle: e comunque concordo con te su tutta la linea, quando le paure prendono il sopravvento diventa difficile anche dare il giusto significato a una semplice ecografia.

  25. @Paolo E.: premesso che apprezzo davvero molto il tono garbato con cui argomenti, ribadisco che per quanto ci riguarda l’unica informazione che ci è stata data sulla donatrice riguardava la sua età. Poi certo, le donatrici vengono sottoposte a una serie di esami preventivi che vanno dall’HIV alla fibrosi cistica, esami che tuttavia sono esattamente gli stessi che vengono richiesti dai centri seri alle coppie che fanno percorsi di fecondazione assistita omologa. Perché prima di essere sottoposte alle simpatiche botte di ormoni (vedi post di Maurizio qui sopra), si viene rivoltati come un calzino, analizzati fino alla punta dei capelli, medicalizzati oltre ogni dire…

  26. Bene, prendo atto di tutto quel che avete aggiunto e continuo a restare solidale completamente con le posizioni di Maurizio e Giulia.

  27. Penso che ci sia un po’ un abuso della parola “eugenetica”, c’è chi si pone delle domande, come è ovvio e giusto, alle quali però le risposte vengono date. Poi ci sono delle persone per le quali si tratta di “eugenetica” qualsiasi cosa diversa dall’accettare supinamente ciò che ci capita, non parlo di Paolo E. o di Rita, penso ad alcune persone con le quali ho avuto modo di parlare negli ultimi giorni. Tutte le raccomandazioni che vengono fatte durante la gravidanza non sono volte alla nascita di figli sani? Allora perché prendere vitamine acido folico non fumare non bere? Facciamo quello che ci pare, tanto qualsiasi cosa accada va bene comunque. Eugenetica cos’è? Tutti ci curiamo per le malattie, sia quando sono roba da niente che quando sono gravi, perché vogliamo stare meglio, poi se proprio non funziona dobbiamo accettarlo, ma di partenza tutte le persone vogliono stare meglio, stare meglio è eugenetica?
    Semmai dovesse profilarsi all’orizzonte una selezione su base estetica, sarei la prima a dire che non mi sta bene, esattamente come difendo la biodiversità, ma davvero c’è questo rischio? Oppure è un falso problema creato, come è stato detto mi sembra, da chi cerca sempre e comunque di limitare la libertà di scelta delle persone (che implica la capacità di sopportazione)?
    Ringrazio anche io Maurizio e Giulia, spero che questo genere di racconti siano più frequenti, tanto da formare una coscienza, così che la situazione si evolva nella direzione migliore, che è quella della minore sofferenza delle persone.

  28. Ho votato al referendum. La mia impressione – ma non ho alcun dato – è che ci sia troppo poca informazione su quale sia il costo pagato dalle donne con questa legge (mi riferisco alla questione dei cicli ormonali e all’impossibilità di verificare se siano sani prima dell’impianto). E come al solito un eccesso di stato etico sul comportamento dei singoli individui, al meno per quelli che non possono andare all’estero.

  29. Ringrazio di cuore Maurizio.
    Questo è un tema su cui so meno e di cui mi occupo meno, ma a cui tengo senza differenze. Ti ringrazio delle importanti riflessioni.

  30. Votai per il referendum – perchè nella mia percezione della democrazia c’è il diritto a fare scelte diverse da quella che farei io nella medesima circostanza. Circostanza che conosco, da vicino a causa di problemi di familiari che hanno risolto con l’adozione – ma fintanto che il bimbo non arrivava ne hanno provate diverse.
    Per quanto mi concerne, in primo luogo ricordo bene che quei referendum vennero pubblicizzati pochissimo a scopo politico, e in secondo luogo erano scritti in maniera incomprensibile. Tanti non ne seppero proprio niente, tanti non capirono esattamente cosa c’era in ballo, i rimanenti furono rimminchioniti dall’ala reazionaria del paese, che non capisce mai il concetto di democrazia e pari diritti per tutti.
    Non credo però che la questione sia soltanto il mito della madre, e men che mai lo spettro dell’eugenetica. Come per l’adozione su cui si continua a permettere che vengano fatte cazzate a palate – la resistenza forte è nella parola “etero”. Io sono contentissima che la signora Giulia non viva questa cosa come problematica, ma posso anche essere contenta del fatto che altre persone questo aspetto problematico decidano di risolverselo elaborandolo mentalmente, cosa che per esempio andrebbe fatta con l’adozione ma solo da poco alcuni più illuminati lo propongono ai genitori adottanti. Ma il macigno riguarda il concepimento con un altro da se, e gli itinerari nei rapporti di parentela mutati che si crea con l’ingresso di questo altro nella vita. Questo ingresso – che i regimi giuridici diverso dal nostro mi pare organizzato in modi diversi – anche se non ho informazioni precisissime – è quello che genera in molte persone disagio, o quanto meno una dimensione spinosa da elaborare.

  31. a proposito di rimminchioniti di cui parla zauberei, io rifiuto categoricamente questa idea.
    Sempre meno persone per fortuna permettono che li si rincoglionisca.
    E poi sempre questa storia del reazionario affibbiato, guarda caso, alla Chiesa Cattolica (presuno il card. Ruini).
    Anche il referendum per l’articolo 18 fallì e anche quella volta non perche’ la gente si sia lasciata rimbambire da qualcuno, ma semplicemente perchè, a un certo punto, c’erano molte contraddizioni e cose che non quagliavanp.
    Il referendum sulla modifica della Costituzione di qualche anno fa infatti lo dimostra. se ne parlò poco, ci si aspettava un’affluenza scarsissima e invece più del 50% degli italiani si recò alle urne e ci ricordiamo il risultato.

  32. @signora zauberei: senza alcun intento polemico, vorrei precisare che l’eterologa è generalmente il punto di arrivo di un percorso che solitamente inizia in modo soft per poi rivelarsi una sorta di trekking himalayano. Durante questa amena passeggiata si ha modo di fare molte elaborazioni mentali nonché di attraversare una fase di lutto biologico (che presumo ci accomuni a chi compie la scelta adottiva) in cui ci scontra col fatto che il proprio figlio non avrà nulla del proprio patrimonio genetico (il che in certi casi potrebbe essere anche un vantaggio). Detto questo, a chi volesse approfondire fatti e soprattutto aspetti psicologici legati all’infertilità, consiglio un giro in cercounbimbo.net, il maggior portale italiano sul tema (comprensivo, naturalmente, di sezione sull’adozione)

  33. Giulia, temo che ha frainteso – quando dicevo di essere contenta non ero ironica, e lo so che quel percorso si fa, molto spesso almeno. Ma le persone che sono fuori da questa esperienza come quelle che sono fuori dall’adozione, avvertono la questione appunto come un macigno e ci costruiscono un pensiero sopra. Era questo quello che intendevo. Come spiegavo – ho ottimi motivi per conoscere il trekking in questione.

  34. Sono contenta di aver frainteso e mi scuso dell’irruenza ma, appunto, questi macigni sono anni che li avvertiamo e probabilmente ci hanno reso ipersensibili…

  35. Ripensandoci bene, quello che voglio dire è che la questione fecondazione eterologa è osteggiata non solo per la reazione delle madri – ma perchè mette in scena la riconfigurazione dei rapporti familiari rendendo immaginabili quadri molto diversi da quelli a cui siamo abituati. Paradossalmente questa difficoltà all’elasticità è un portato recente della famiglia nucleare, della generazione che fa pochissimi figli ha pochi rapporti parentali e di tribù diciamo e quindi tende a santificare questi pochi rapporti che ha traducendo in simbolo tutto quello che ha a che fare con questi rapporti – ivi compresi geni, sangue e sperma. In questo quadro familiare occidentale e post industriale – lontano anni luce dall’epoca in cui fiorivano figli illegittimi, compagini di zie guardavano una massa di ragazzini che non si facessero male in cortile a prescindere di chi fossero figli – non si sa bene come collocare il donatore di sperma o altre variabili. Nei discorsi che ho sentito su questi temi almeno, c’è questo tipo di resistenza.

  36. Quanti commenti… devo dire che forse qualcosa in più comincio a capirla, sulle ragioni di questo oscuramento che aggrava la situazione già infelicissima di chi si trova a dover fare fecondazione assistita in Italia. E quindi grazie a tutti, a quelli che hanno espresso solidarietà e a quelli che, sempre con garbo, hanno esposto posizioni diverse. Vorrei azzardare una sintesi asistematica, anche sulla base di quello che ci siamo detti a casa ieri sera con Giulia.
    Intanto, mi ha molto colpito il livello di disinformazione che c’è su questo tema anche da parte di persone certamente non incolte, non inconsapevoli. La deduzione (il)logica fecondazione assistita eugenetica, che ha ispirato diversi commenti, è un mantra riecheggiato strumentalmente da molti media, facile da smontare, ma che fatalmente indirizza la discussione su un binario morto. Però, se pure i media hanno la loro (enorme) parte di colpa in questo, è anche vero che un’ignoranza di queste dimensioni è parente stretta della rimozione, che opera a livello sia personale che politico. Il sacro terrore che porta molte coppie ad esorcizzare il fantasma dell’infertilità evitando anche solo di contemplarne la possibilità assume dimensione collettiva nella rimozione del tema dagli spazi pubblici in cui le donne rivendicano diritti. SNOQ non fa parola della legge 40 nel suo manifesto fondativo, e non posso pensare che tra tante decine, centinaia di donne attente, consapevoli, sensibili, nemmeno una abbia sollevato il tema. No, se la cosa è stata omessa non è di dimenticanza che si è trattato. Che sarebbe comunque difficile da giustificare. Tra l’altro, la stessa mail che ho inviato a Loredana l’avevo inviata anche a loro, chiedendo una risposta anche breve, in privato, ma non ho avuto riscontri. Oddìo, magari semplicemente non hanno tempo per rispondere a tutti quelli che scrivono, ma allora sarebbe meglio disabilitarla, la casella info.
    Oltre a questo c’è, credo, il fattore “etero” sottolineato da Zauberei. Molti fanno fatica a scindere la fecondazione assistita omologa da quella eterologa, e per certi versi è anche giusto che i due temi siano legati, ma inevitabilmente questo apparentamento suscita terrori di annientamento di una qualche dimensione individuale o collettiva. E’ un tema che divide profondamente, non ce lo si può nascondere. Probabilmente qui entra in campo anche un elemento religioso, perché non so quanto le donne cattoliche e i cattolici in generale, anche quelli impegnati nella difesa della laicità, siano disposti a supportare chi ai loro occhi viola un sacro tabù. Fa paura anche la mercificazione dei gameti e del patrimonio genetico, ma questo è appunto ciò che una buona legge potrebbe disciplinare. Senza contare che il figlio ariano non è alla portata di un catalogo di donatori di sperma e di ovuli, come hanno imparato gli esperti di eugenetica nazisti: come ricordava mia moglie, l’incrocio di individui non è una scienza esatta in grado di produrre altri individui con caratteristiche predeterminate. Semmai dovremmo entrare nel campo della manipolazione genetica, di cui non si sa ancora praticamente niente. Il reato più probabile che potrebbe compiere un sedicente venditore di figli ariani non ha niente a che fare con l’eugenetica, ma piuttosto con la truffa. Purtroppo la voce dei cattolici in questo dibattito è stata largamente minoritaria ed è un peccato. Mi sarebbe piaciuto conoscere l’opinione di diversi cattolici di spessore che spesso intervengono in questo blog. Comunque, ora ho le idee (appena) un po’ più chiare, e di questo vi ringrazio. Un altro luogo comune che ha fatto capolino è quello dell’adozione quale via maestra per chi vuole un figlio senza riuscire a concepirlo. Giulia sottolineava come l’adozione non sia per tutti, al pari dell’eterologa; sono percorsi diversi per persone diverse, e non sono intercambiabili. Ma, a parte questo, è evidente che chi si lancia in certe affermazioni non conosce nulla, ma proprio nulla, del mondo delle adozioni. E qui mi taccio, perché non basterebbe un libro per descrivere le nefandezze e i ricatti (ad opera delle stesse strutture italiane riconosciute dallo Stato) a cui si deve sottoporre chi vuole adottare un bambino. Chiudo con una nota personale, emotiva, che potrebbe forse fare giustizia di tanti ragionamenti cervellotici in merito a figli tuoi/non tuoi, a fantasmi di donatori di gameti e di genitori naturali in carne e ossa. Chi ha di questi timori secondo me può rilassarsi. Consapevole del fatto che non per tutti può essere la stessa cosa, io sostengo che genitori si diventa. Che il figlio sia biologico, adottivo, a te omologo o eterologo, a te affidato o trovato per la strada non fa differenza: se tu ti fai carico di un bambino e gli cambi il pannolino, gli fai il bagnetto, gli dai la pappa, trascorri notti insonni a cullarlo e consolarlo dello shock terribile che deve essere il venire al mondo o l’essere paracadutato in una famiglia aliena, se te lo fai dormire addosso quando è appena uno scricciolo perché il tuo respiro regolare possa tranquillizzarlo, se ti preoccupi per lui, gli misuri la febbre, se in un eccesso d’ansia lo porti al pronto soccorso in piena notte per una colichetta, lo accompagni dal pediatra, e poi man mano che cresce lo fai giocare con il tuo corpo che per lui sarà sempre il giocattolo più interessante, se fai tutto questo allora sei suo padre. O sua madre. Non esiste dire, come fanno molti, “un figlio adottato è come se fosse tuo figlio”. Non è “come se”, è tuo figlio. Così come un figlio da eterologa. Quando un bimbo nasce o arriva in una casa non credo che ci si possa definire suoi genitori: genitori si diventa prima di tutto attraverso il corpo, il contatto fisico, che precede qualsiasi elaborazione. L’aspetto mentale, intellettuale, arriva dopo. E del resto quale contatto intellettuale si potrà mai avere con un neonato? Questo lungo discorso mi serve per dire che trovo sbagliato ostacolare persone che vogliono dare la vita, qualsiasi sentiero sia necessario a questa vita per arrivare. Quando la vita arriverà, queste persone sapranno diventare genitori, probabilmente molto più di quanti un figlio se lo ritrovano per sbaglio e lo allevano controvoglia. E’ giusto disciplinarle, le vie della vita, e a questo servono le buone leggi. La 40, oltretutto ormai a pezzi, resta una legge pessima, e mi piacerebbe che donne e uomini insieme si impegnassero per avere qualcosa di meglio. Ce lo meritiamo.

  37. caro maurizio, come ti capisco! Io ho fatto i “banchetti” per il referendum sulla legge 40 e non sai quante persone, anche che conoscevo personalmente, insospettabili, di quelle politically correct, si sono girate dall’altra parte, hanno cambiato strada o peggio, mi hanno risposto “Ma io i figli li ho già”…
    Una esperienza umanamente tristissima e mi sono chiesta se questa gente avesse votato in occasione di aborto o divorzio, dove saremmo ora?
    Un abbraccio

  38. Maurizio, tu me lo sai spiegare dove sta scritto il diritto di avere un figlio naturale? Lo chiedo a perchè sei uno di quelli che mi “ispirano” e ovviamente se ti va di rispondere.
    E, dato che ne parli alla fine, rilancio allora una domanda che avevo fatto poco tempo fa. Tu dici giustamente che la Legge 40 è ormai a pezzi. Allora ti chiedo: questa legge, allo stesso modo della legge 194, è passata al vaglio di un referendum che, per insufficiente numero di votanti, ha riconfermato la legge stessa. La differenza è qua, d’altra parte si decide in assoluta autonomia se andare o non andare e soprattutto quando la posta in gioco è molto elevata, senza bisogno che il reazionario di turno ci intorpidisca e ci annebbi la mente.
    Se quindi, successivamente, interventi di varia natura avessero fatto a pezzi la 194, come avresti reagito?
    Cioè, siamo sempre lì, si chiama libertà di pensiero e bisognerebbe una buona volta accettarla, da parte di tutte le fazioni e bisognerebbe (parlo in generale) smetterla di demonizzarsi a vicenda con epiteti variamente offensivi.
    La questione è che i punti di vista, soprattutto riguardo tematiche così grandi come la vita, sono diverse, opposte, e lo sono del tutto legittimamente, per cui, legittimamente, ognuno di noi pensa di meritarsi cose opposte o quantomeno diverse.

  39. Cara Rita, i diritti non stanno scritti da nessuna parte, a meno di non aderire a impostazioni di pensiero che teorizzano leggi di natura che però due e passa millenni di indagine filosofica hanno abbondantemente dimostrato insostenibili. Quindi i diritti, dal punto di vista giuridico, sono nient’altro che quello che la comunità ritiene essere tale. Noi viviamo in occidente, dove ha prevalso un orientamento filosofico che quando ci piace chiamiamo liberale e quando non ci piace – ad esempio rispetto a certe derive economiche e finanziarie – chiamiamo liberista. Quale che sia la definizione giusta, resta il fatto che i nostri sistemi normativi salvaguardano (quanto meno dovrebbero) la libera scelta degli individui. Alla luce di questo, mi sai spiegare razionalmente per quale motivo una metà della popolazione dovrebbe poter dire all’altra metà come deve nascere e come deve morire?
    Riguardo al referendum, in Italia (ma non solo) è molto diffuso l’equivoco di identificare la democrazia con il volere della maggioranza. Non è così: la maggioranza può volere solo cose che rientrano nella cornice definita dalla Costituzione, di modo che se domani una maggioranza schiacciante di cittadini dovesse decidere di appendere per i piedi tutti quelli che si chiamano Alfredo sarebbe impedita a farlo, a prescindere dalla sua consistenza numerica. Questo per dire che se i giudici costituzionali hanno deciso di dichiarare illegittima la 40 in molte sue parti il referendum e il suo esito lasciano il tempo che trovano. In questo senso la 40 è una brutta legge: perché viola principi sanciti dalla carta costituzionale, tra cui il diritto alla salute. Io non sono un giurista, ma so che la nostra Costituzione tutela i diritti individuali, e quindi non ammette una costrizione della maggioranza ai danni di una minoranza. Anche perché – e qui torniamo ai fondamentali – le democrazie e soprattutto le costituzioni non esistono tanto per tutelare le maggioranze, che in quanto tali si tutelano benissimo da sé; hanno il compito di tutelare soprattutto le minoranze e i singoli individui.
    Ti chiedi come avrei reagito se avessero fatto a pezzi la 194: ma non è che la 40 sia stata distrutta dai meteoriti, è stata smontata a ragion veduta, cosa non possibile per la 194, che i requisiti di costituzionalità ce li ha tutti. Quindi non ha senso quello che chiedi, solo un colpo di Stato con cambio di Costituzione potrebbe smontare d’imperio la 194. In condizioni normali potrebbe modificarla il Parlamento, e io avrei la possibilità – democraticamente – di oppormi, supportato dalla Costituzione.
    Riguardo alla libertà di pensiero figurati se non l’accetto: che si pensi quello che si vuole, e di me in particolare che si pensi anche il peggio che si vuole; ma tra il pensare e il tentare di costringermi a vivere secondo il pensiero altrui passa una bella differenza, no? Non è che la libertà di PMA o anche di eterologa costringa te o nessun altro a usarla. Se non ne condividi la filosofia sei libera di farne a meno, ma perché dovrei farne a meno anch’io?
    La 40 è una legge di chiara ispirazione cattolica. Bene, io sono agnostico, e se pure avessero ragione i cattolici riguardo a quello che c’è oltre noi mi piacerebbe, del caso, andare o non andare in Paradiso per mia libera scelta e comportamento, e non in manette scortato dai carabinieri.

  40. ok Maurizio, grazie e vedo che gli argomenti non ti mancano.
    La legge 40 (non sono neanch’io un giurista nè tantomeno un medico, e credo anche che nessuno l’avesse sospettato …) non so se mini la salute, la contraddizione più eclatante secondo me è quella del divieto di selezione degli embrioni quando poi la stessa legge 194 lo permette con l’aborto terapeutico.
    Sulla prima domanda che mi fai (perchè una metà può dire all’altra come nascere e come morire) una risposta razionale non ce l’ho sinceramente; resta comunque il fatto che, per questioni così di peso, nel momento in cui ad esempio sono chiamata al voto referendario, seguo la mia testa e la mia coscienza. Per questo motivo all’epoca, vista la posta in gioco, io decisi in piena consapevolezza di NON andare a votare, proprio per farlo fallire, vista, ripeto, la posta in gioco per me stratosferica e del tutto indipendentemente dalle indicazioni pressanti del cardinale Ruini.
    Cioè, se da un lato mi rendo conto di non poter imporre niente a nessuno, dall’altro non posso però far tacere la mia coscienza.

  41. Sono ben consapevole che la razionalità non è quasi mai alla base delle decisioni veramente importanti nella vita delle persone, con buona pace di tutti quei teorici dell’economia e delle scienze sociali che qualificano l’essere umano come animale razionale. Tu, Rita, ne dai un esempio lampante: apprezzi certi argomenti razionali ma poi decidi “secondo coscienza”, che certo razionale non è e non si sa nemmeno bene cosa sia, se un autentico e profondo sentire o un coagulo di oscure paure, e comunque è una cosa diversa per ciascuno di noi e non può certo essere presa a base di decisioni condivise. Che dire? Di solito persone che la pensano come me chiudono discorsi del genere con un augurio che suona più o meno così “ti auguro di non dover mai fare esperienza diretta di queste situazioni”. Io invece, e credimi senza davvero alcuna malevolenza, mi sento di augurarti di cuore esattamente il contrario: di avere anche tu un tarlo che ti amareggia e ti consuma giorno dopo giorno, e di sapere che la possibile soluzione (possibile, ma tutt’altro che certa) ci sarebbe, se non fosse perché un certo numero di persone ha deciso che non te ne puoi servire. Sono sicuro che la cosa ti aprirebbe nuove prospettive e, se pure decidessi di restare ferma sulle tue posizioni, l’esperienza ti arricchirebbe. Credimi, te lo auguro davvero in tutta serenità e senza alcun malevolo sarcasmo.

  42. Ops, ho postato inavvertitamente con il nome di mia moglie, Giulia… Ma il post sopra con annesso augurio viene da me, Maurizio.

  43. ehh, Maurizio, il tuo augurio è inutile, perchè ho già misurato molte volte il mare che c’è tra la parte razionale e quella emotiva, tra le convinzioni più radicate e la realtà.
    Questo però non significa niente se ci pensi e se sono chiamata a esprimere un’opinione la devo pur dire, indipendentemente dalle mie incoerenze o vacillamenti.
    Sull’argomento specifico inoltre io credo che sarebbe molto opportuno prendere atto dei propri limiti personali: per questo mettevo in dubbio il diritto, nel senso che ad ognuno di noi sono precluse delle cose, che ci piaccia o no.
    Quanto alle leggi, tu, andando come credo al referendum, non hai pensato certamente – perchè sarebbe stato assurdo farlo – all’altra metà che non era d’accordo con te.
    E se a questo punto l’argomento è quello del non obbligo, dato che la legge 40 non è certo impositiva, non sono d’accordo lo stesso, per la posta in gioco di cui parlavo, per la manipolazione sulla vita umana che, il più delle volte, mi fa rabbrividire.
    Questo è il mio pensiero.
    L’importante per me, lo dico sempre, è non puntare il dito e non fare i fanatici, tutti quanti.
    Grazie comunque per la disponibilità.

  44. 🙂 Rita mi sembra che ti sfugga una cosa però, la metà che non era d’accordo con Maurizio, ha limitato la possibilità di Maurizio di risolvere un proprio problema molto grande. Ma non è mai stata minacciata da Maurizio nell’esercizio della propria libertà, perché se non vuole fare la fecondazione assistita non è costrett* a farla, dato che nè Maurizio nè altri la impongono. Mentre la legge 40 così come è stata formulata impone certe cose, a chi ha un bisogno concreto e vorrebbe provare altre vie che gli sembrano praticabili – fattibili anche perché in nessun modo vanno a ledere i diritti di chi non le vuole praticare.
    E’ come se io volessi ascoltare la musica, e mi dicessero che non posso, anche se la volessi ascoltare con le cuffie – quindi senza invadere lo spazio uditivo delle altre persone – ma solo perché agli altri non va.

  45. Cara Serbilla, in realtà non mi sfugge questo fatto di limitare la libertà degli altri e il dubbio (e il “gruccio” come dice mia madre) mi “perseguita” continuamente.
    Posso solo dirti che davvero questa è una di quelle questioni che mi creano profondo turbamento, mi dà da fare la constatazione che sempre più (secondo me) ci crediamo onnipotenti e in diritto di veder esauriti tutti i nostri desideri e che sempre meno sappiamo accettare i nostri limiti e, sul tema specifico, pensiamo di poter manipolare la vita umana a nostro piacimento e guai a chi voglia impedircelo. Perchè la manipolazione di sicuro c’è.
    Leggevo poco tempo fa una cosa di Angelo Loris Brunetta – presidente dei talassemici liguri – che ti riporto in alcune sue parti e che è incentrata soprattutto sulla selezione degli embrioni malati, per farti capire meglio come la penso:
    “Anche se i talassemici si sposano, fanno l’amore, vanno in moto, prendono le multe, come voi persone normali”. Anche se è tutto vero, per loro non c’è posto. … L’accoglienza comincia dalla testa, e in testa c’è un’altra idea: perché non ha abortito, perché non ha seguito la scienza?”. …. La non nascita ha preso il posto della cura, ed è in quel campo che si investe tutto”. Non nel miglioramento delle vite con handicap, ma nella moltiplicazione di diagnosi, di ossessioni. …Forse anche il colesterolo alto diventerà motivo di spavento e causa di silenziosa eliminazione …. Un bambino con la sindrome di Down, un bambino talassemico, un bambino con la spina bifida, sono handicap più che affrontabili, sono cose della vita, sono problemi che adesso è più facile risolvere, accompagnare, ma paradossalmente il progresso scientifico ne impone la rimozione. In nome, appunto, della conquista, dei passi avanti, in nome delle grandi scoperte e perfino di una società migliore. Sono grandi conquiste della scienza, è vero – dice Brunetta, talassemico, quarantaquattro anni, sposato, un figlio – ma sono giganteschi impoverimenti dell’umanità: l’uomo non vince niente, ne esce perdente e più debole di prima. Pieno di ansie, tremori e insieme di senso gelido di potenza: decide fino a che punto meriti di vivere, o di morire. Buono, teniamo. Non buono, buttiamo. E’ terrore della vita, questo”.

  46. Per me un mondo che non saprendersi cura degli altri, non è un bel mondo, però mi piace di meno un mondo che impone agli altri sofferenze che si possono evitare.
    Una persona che c’è è ovvio che dica: pensa se mia madre e mio padre avessero deciso di non farmi o di abortirtmi. Ma se non ci sei non ci sei e non te ne accorgi. La questione alla base è: se io esisto e sto male ho il diritto a essere curata, la società si deve organizzare per prendersi cura delle persone che hanno un problema, ma se io non esisto, semplicemente non esisto e non mancherò a qusta vita perché non ci sono mai stata.
    Da volontaria abio di bambini con gravi malattie ne ho visiti alcuni, e tra dolore, stanchezza e disorganizzazione cronica della sanità i genitori, li amavano tanto, ma io capivo bene chi diceva, anche solo con gli occhi: non ce la faccio più, perché certe volte pure io che ci stavo solo poche ore a settimana non ce la facevo più.
    Può sembrare brutto ma è così e i miei limiti non possono essere i limiti degli altri, così come le soluzioni degli altri non possono essere le mie, ma non per questo blocco tutto.
    Ma questo esula dal discorso della fecondazione.
    Grazie per la risposta 🙂

  47. No Serbilla, non esula affatto, e anzi mi sembra che con poche semplici pennellate tu abbia descritto alla perfezione, meglio di quanto si possa fare ricorrendo a concetti astratti, le ragioni per accettare o no il carico di una vita nuova.

  48. Mi è piaciuto tantissimo l’intervento di Serbilla. Io capisco quello che dice Rita, che sono cose che mi sono detta anche io qualche volta. Ma il confronto di cui parla Serbilla, che è capitato anche a me mi ha fatta desistere non è vero in effetti che certi problemi sono cose più che affrontabili cose della vita etc. Erano così Rita, al tempo in cui la vita non contava un cazzo, per dieci figli che facevi due ti crepavano come minimo da piccoli, e te stessa come donna e madre potevi anche crepare di dolore ma non contavi niente.
    Se fai un figlio con una patologia grave che implica un handicap – ti devi cimentare con la consapevolezza – i down per esempio – di doverli vedere morire presto, in alternativa c’è l’angoscia che ti fa impazzire per cui non sai che sarà di loro se tu morirai prima, perchè a voja a stato e assistenza, queste persone hanno te, e quando tu non ci sei più non hanno niente. E queste sono le cose più eclatanti ma c’è il vasto range di fatica, e frustrazione che implicano problemi del genere.
    Allora la questione – al solito – non è abortirli tutti. Ma se l’atteggiamento sentimentale delle persone è cambiato, e l’investimento emotivo sulla vita propria e altrui è aumentato, perchè non è più la vita in astratto a contare, ma la tua e quella dei tuoi figli bisogna rispettare questo cambiamento e permettere alle persone che se la sentono di portare avanti una nascita e chi non se la sente no.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto