YOU

Il giorno dopo, ti interroghi sul motivo.
Ce n’é più d’uno: fretta, desiderio di gettare in pasto a una folla che compulsa con rabbia la rete cercando un colpevole su cui vomitare furia e dolore (a cosa si devono, poi, quella furia e quel dolore? Sono, fino in fondo e veramente, le emozioni dovute a una perdita orribile? O sono un rispecchiamento, una deviazione da altri dolori, un modo di riempire un vuoto? Non lo sai, ancora una volta). E, ancora, serpeggia quell’altra motivazione, inconfessabile ma plausibile: un clic in più, una microfama che dà vertigini, un mi piace su Facebook, qualche follower che si aggiunge su Twitter.
Non basterebbe una squadra di massmediologi, di antropologi, di filosofi, per dirti il motivo reale, questo lo sai. Sta di fatto che a metà del pomeriggio di ieri il nome di quello che diventa subito il mostro, e che a sera viene rimandato a casa dalla questura perché estraneo all’attentato di Brindisi, comincia a circolare.
Il nome e il cognome, completi. Il suo e quello del fratello. Non le sole iniziali.
Li trovate ancora, in molti siti e blog di informazione, che li hanno frettolosamente rimossi nel dopo cena, ignorando che nella cache di Google sono ancora visibili. Ma da quel momento è il rilancio. Su Twitter, Sandro Ruotolo posta la fotografia della casa del sospettato, come ricostruisce e documenta Massimo Mantellini. E’ una reazione a catena, incontrollabile. Nome e cognome su Il Fatto quotidiano, su una miriade di siti anche non informativi, il Sussidiario, il blog di Oggi, Excite Italia, Lettera43.
Citizen journalism. E alcuni cittadini rispondono, infatti: sul profilo Facebook del “mostro” è linciaggio. Lo registra, con costernazione, AgoraVox. Ma c’è chi fa di più, chi cerca il colpo grosso. Giornalettismo pubblica il “whois” e mette a disposizione della folla nome, cognome, casella postale e, indirettamente, numero di telefono del sospettato (che tale più non è). Un pudico tratto nero lo oscura, ma a quel punto chiunque può fare la ricerca per conto suo e accedere al recapito.
Il direttore si difende così: “il nome è stato reso pubblico da una televisione, un settimanale e un sito internet prima di noi (tra questi, c’è chi ha fornito anche data di nascita e indirizzo)”. Hanno cominciato loro, insomma, noi ci siamo adeguati (la riconosci, questa giustificazione: è buona un po’ per tutto, dalla valletta ignuda alla rissa da talk show, e viene ripetuta da anni). Solo verso mezzanotte, in un commento, lo stesso direttore ammette: “è vero, è comunque sbagliato pubblicarlo: lo togliamo” e chiede scusa. Dopo.
Così, non sai cosa dire, anche stavolta. Dovresti e vorresti parlare d’altro:  la Corte Costituzionale  che oggi deve pronunciarsi sul divieto di fecondazione eterologa, i trentaquattro anni della legge 194 minacciata da obiezione e progetti referendari, l’orrore dell’infanticidio-suicidio di Brescia. Ma non sai cosa dire, davvero.
Se non ripensare a quello “You” che campeggiava nella copertina a specchio di Time. You, Tu, la persona dell’anno del 2006. You, tu. E uno specchio che ti dà i brividi.

18 pensieri su “YOU

  1. Mi meraviglio di certi professionisti e non credo all’inesperienza con i nuovi media, altrimenti dovrei credere che davvero in italia chi ha fatto tanta strada nel proprio campo ha solo vinto la lotteria.
    In genere gli Haters sono pecoroni inutili, oggi sfogano il loro sadismo su questo, domani torneranno a qualche personaggio di spettacolo, ma il pericolo che si incrocino con bifolchi locali vogliosi di linciaggio in questo caso è troppo alto.
    Poi chi è oggetto anche su facebook di queste attenzioni (e magari non centra nulla) una denuncina a mandanti e commentatori molesti dovrebbe farla…mi rendo conto che non è facile, ma sarebbe ora di puntare qualche paletto sul fatto che la rete non può sempre essere lo sfogatoio dei frustrati impuniti.

  2. Ma quale Cassazione??? E’ La corte costituzionale che decidere sulla costiuzionalita’ del divieto di fecondazione eterologa!

  3. lo spettacolo di un funerale.
    le immagini in tv del funerale di brindisi, si vede una folla immensa sia nella chiesa che fuori, in due piazze attigue alla chiesa.
    si percepisce il dolore del padre e dei parenti di melissa, il dolore e lo smarrimento nelle faccie delle sue compagne di scuola, si sente la voce del prelato che celebra il funerale, è una voce priva di emozione, c’è lo sforzo di apparire solenne.
    poi la folla che applaude. Perchè si applaude a un funerale? forze per il tentativo di non farsi travolgere dal dolore, o forze per esorcinzarlo? o per esibizionismo? non riesco a capire cosa centrano gli applausi con un funerale.

  4. tra “Scene di caccia in bassa Baviera” e variegate caccie alla strega non stiamo proprio vivendo un nuovo rinascimento.Viene quasi voglia di tornare alle parole di Bobbio che costituirono la traccia del mio esame di maturità
    “Cultura signifi­ca misura, ponderatezza, circospezione: valutare tutti gli argomenti prima di pronunciarsi, controllare tutte le testimonianze prima di decidere, e non pronun­ciarsi e non decidere mai a guisa di oracolo dal quale dipenda, in modo irrevo­cabile, una scelta perentoria e definitiva…. All’uomo di cultura non spetta altro compito che quello di capire, di aiutare a capire. E, se nell’esercizio del suo compito favorisce lo spirito di compromesso, anziché quello di rissa, sarà tanto di guadagnato per la causa della pace.. L’importante è che l’uomo di cultura, quando è impegnato nella sua funzione che è quella di capire, non si lasci fra­stornare dagli zelatori di ogni ortodossia o dai pervertiti di ogni propaganda, i quali saranno sempre pronti a gettargli in faccia l’accusa che egli – per il fatto che non sceglie l’alternativa di destra – tradisce la civiltà, o – per il fatto che non sceglie l’alternativa di sinistra si oppone al progresso…. “

  5. Ma, ma che nuovi media e che professionisti. Qui è un problema di qualità umana delle persone e di cervello annacquato di tutti.
    E’ abbastanza raccapricciante che si consideri immorale dare la notizia sbagliata e non dare la notizia giusta dei dati personali di un presunto colpevole. O di un colpevole per altro. Non mi pare questa l’informazione di cui si ha bisogno.

  6. A parte la fecondazione eterologa e il fatto che io concentrerei invece le energie per sollecitare una legge sull’adozione decente (in realtà non conosco le leggi attuali, ma vedo i tempi lunghissimi che estenuano tante coppie), a parte questo dicevo, condivido e trovo azzeccatissimo questo odierno post.
    E condivido la giusta puntualizzazione di zauberei.

  7. Sottoscrivo senza aggiungere nulla quanto scritto da Rita. Prima di spendere energie su tecnologie orwelliane bisogna occuparsi di sofferenze ben più vere.

  8. Per questo gli specchi ci allarmano.
    a proposito di specchi, avevo scritto un commento ieri sera sotto il post “tragedia greca”. Dopo l’invio vidi di essere in attesa di moderazione, a stasera non è pubblicato. Volevo sapere se l’autore è persona non gradita o magari è solo un disguido,
    e comunque non è una tragedia..
    ciao,k.

  9. Tante parole su questi giornalisti che hanno sbagliato, sicuramente; ma nessun commento su quelli che attendevano il mostro, il linciaggio, la catarsi.

  10. Cannibalismi mediatici.
    Suona amaro lo slogan che la Scuola Morvillo Falcone aveva scelto per il suo premiato manifesto.
    Qualcuno lavora di brutto perchè ciò non si realizzi, mentre, more solito, si annunciano tempi lunghi su falsi indizi, prove, controprove, imputazioni, illazioni, scagionamenti, cannibalismi mediatici.
    Si attende che alla reazione di viscere della gente segua una risposta dello stato, forte e compatta .
    A tempi brevi.
    Per Melissa Bassi, 16 anni, il tempo è già inesorabilmente scaduto
    http://www.criticipercaso.it/.

  11. Paola, veramente mi sembra si sia parlato anche di chi attendeva mostri e linciaggi. Comunque, è il cortocircuito informazione-giustizialismo a inquietare, non è questione di chi sia più preoccupante, mi sembra.

  12. Insisto.
    In un clima di manzoniano daglialluntore è andata ieri in scena la recita giurassica della caccia al mostro, in relazione alla tragedia di Brindisi.
    Desolatamente imbarazzante trovare sulla stessa linea di pensiero e di reazioni il corpaccione dei media tradizionali e il rampante cinguettio mediatico.
    Giornalisti di provata professionalità (Sandro Ruotolo), show-men in pausa spettacolo (Fiorello:”Io a uno così non farei neanche il processo”), centinaia di compulsivi twitteriani divanodipendenti, si sono trovati solidali nella diffusione tempestiva di illazioni, condanne e richieste forcaiole.
    Anche questo episodio la dice lunga sull’impoverimento emotivo e culturale del Paese e sulla repubblica dei comici che verrà.
    Vedi :http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2012/05/22/you-2/

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