LANSDALE E LE STORIE CHE INFESTANO

Sabato è uscita su Repubblica una mia chiacchierata con Joe Lansdale. La riporto qui.

Scena prima: due amici quarantenni vanno al drive-in, si passano il pop corn, si confessano il desiderio di spassarsela prima di “scollinare” all’altro mondo, fanno sesso, a turno, con una donna. La donna è morta. Si apre così la raccolta di dieci racconti inediti di Joe R. Lansdale che Fanucci pubblica con il titolo Altamente esplosivo (pagg.240, euro 16). “Ma Appuntamento al Drive-In non ha nulla a che vedere con la serie di romanzi con la stessa ambientazione – dice Lansdale -. Semplicemente, al drive-in ho trascorso gran parte della mia vita di adolescente: per questo appare in molti miei lavori, come Night They Missed The Horror Show e A fine dark line.

Nella racccolta, sono inclusi racconti diversissimi: c’è il pulp e c’è il puro horror, la fiaba e il gotico e il thriller. Sono stati scritti in momenti diversi?

Più che la datazione, conta che le storie appartengano a tanti generi: amo la forma del racconto, e per questo riesco a scriverne di diversissimi.

Cominciamo con l’horror metafisico di Re delle ombre, la storia di un ragazzino che si trova a convivere con un orfano reduce da una tragedia familiare. Nella creatura misteriosa che viene evocata dalla lama di un rasoio si legge, anche, un tributo a Lovecraft?

Re delle ombre ha al suo centro un personaggio che riemerge spesso nelle mie storie, God of the Razor. L’influenza lovecraftiana c’è: non ho mai amato il modo in cui Lovecraft scrive, ma amo molto la sua concezione di orrore cosmico. Quanto all’horror, non penso mai consapevolmente di inserirlo: faccio quel che il mio stato d’animo mi chiede, o quello che credo sia meglio per le mie storie. Del resto, esistono narratori completamente dediti all’horror come Poe, Robert Bloch, Ray Bradbury, Richard Matheson, Gerald Kersh. Ma anche Tennesse Williams scrisse alcuni grandiosi e terrificanti racconti, e Theodore Sturgeon, quando vuole. Altri scrittori come Hemingway, Fitzgerald, Faulkner, Flannery O’Conner toccavano queste corde se lo desideravano. Fitzgerald scrisse una terrorizzante ghost story su una corsa in treno con fantasma, A short trip home.

Dunque non è la definizione che conta: eppure in Italia si discute moltissimo sui generi e sui sottogeneri del fantastico. Per lei le differenze sono importanti?

Douglas Winter disse una volta che l’horror non è un genere, ma un’emozione. Credo che sia più che corretto. La letteratura non è un modo di scrivere, è scrivere bene, e costruire una storia che lasci qualcosa a chi la legge. A volte una storia è divertente, e la dimentichi quindici minuti dopo averla letta. A volte le storie ti infestano come fantasmi, e possono non avere nulla a che fare con gli spettri. Il genere non conta.

Conta lo story telling?

Sì. C’è differenza fra uno scrittore abile nel costruire trame e uno story teller. Uno story teller ha una voce che può convincerti delle cose più estreme, e il suo plot può non avere alcuna importanza. Gli story tellers hanno creato grande letteratura: parlo di Omero, Shakespeare, Twain, London. La trama può anche esserci nelle loro storie, ma ciò che conta è la loro voce e la loro abilità di trasportarti nel loro mondo. Questo significa essere uno story teller.

Quali ama di più?

Oltre a quelli che ho citato, Twain su tutti, Edgar Rice Burroughs, e Robert E. Howard e Stephen King. E, ancora, Robert Louis Stevenson e Rudyard Kipling.

Nel racconto Sorveglianza viene narrata la presenza ossessiva di telecamere che spiano tutti gli esseri umani. Non è molto lontano da quel che avviene davvero. Il racconto fantastico può dunque descrivere la realtà?

Sicuramente. Fantasy, fantascienza e horror sono spesso usati per questo scopo. A volte c’è un modo di mostrare le cose senza renderle evidenti: e alcuni riescono a utilizzare questa tecnica in maniera memorabile. In quel racconto ho portato una mia inquietudine: sappiamo troppo gli uni degli altri. La privacy è stata ormai perduta: e gli autori di fantascienza ci avevano messo sull’avviso da anni.

Il racconto Una lunga giornata morta è, anche, un omaggio alla letteratura vampiresca tornata di moda?

Ci sono troppe storie di vampiri, e molte di esse mi fanno dormire, e molte altre sono divertenti solo se sei un adolescente. Non mi interessano. Qualcuno potrà anche scrivere un grande romanzo di vampiri, ma la cosa continua a non interessarmi. Ci vuole qualcosa di speciale quando stai maneggiando uno dei più antichi simboli della mostruosità, della paura, della morte, del sesso. Io ho scritto più che altro una storia di zombie, che è venuta fuori da sola: un regalino della Musa.

I suoi personaggi sono quasi sempre creature elementari, non dotate di particolare intelligenza. Come mai?

Spesso non sono stupidi, ma ignoranti.. Alcuni di loro hanno vite innocenti: più che di creature elementari parlerei di vagabondi della vita. Per esempio, nel racconto Una lunga giornata morta i protagonisti sono killer psicopatici: ignoranti, appunto. Ma astuti, nel loro orribile modo.

A cosa sta lavorando ora?

A un nuovo romanzo di Hap e Leonard, che verrà pubblicato prima in Italia e poi negli altri paesi. E poi un romanzo per young adult sulla grande depressione.

13 pensieri su “LANSDALE E LE STORIE CHE INFESTANO

  1. Da incorniciare.
    Specie quando dice che fantasy, fantascienza e horror sono usati per descrivere la realta’.
    Un sacco di gente, qui da noi, tanto per cominciare escluderebbe il fantasy con estremo raccapriccio. Piu’ o meno sono gli stessi che dividono puntigliosamente i generi.
    E a proposito di telecamere e realta’ che sconfina nella fantascienza e viceversa…
    Spesso capita, a noi poveri scrittorucoli, di immaginare qualcosa che dopo poco si realizza. Anche perche’ sono talmente pochi gli spazi di pubblicazione, che nel tempo in cui la tua opera gira e viene rimaneggiata, hai voglia i cambiamenti, intorno.
    Una volta ho scritto un raccontino che trattava in modo esasperato il fenomeno mobbing, portandolo agli estremi.
    (Pochi anni dopo scoprii che qualcuno aveva realizzato nella realta’ il mio aberrante suggerimento, ma va be’).
    Quel racconto venne commentato e divise molto le persone sulle mailing list. Alcuni dicevano che apparteneva alla fs che descrive giusto “il giorno dopo”, altri, anche chi normalmente apprezzava quel che scrivevo, negavano con vigore che fosse fs.
    Ho poi scoperto dopo che sotto sotto c’era un discorso politico. E gira che ti rigira, qui da noi la politica in qualche modo ci spunta sempre.

  2. È molto bello, tra le altre cose, il passo su Lovecraft. L’orrore cosmico è oggi l’emarginazione delle peculiarità personali, viste non come fonte di crescita e confronto per tutti, ma come anomalie da eliminare.
    O meglio, è uno dei tanti scenari attuali che si possono configurare come orrore cosmico, ecco.
    Ciao.

  3. E bravo Lansadale, in particolare interessante la questione dello storytelling, della “voce”…c’è qualche altro articolo in cui si parla di questa questione (ma non c’è una possibile traduzione italiana di queto termine?)?
    Invece sull’indifferenza ai generi, lo specchio della realtà ecc. è secondo me paradigmatica di quello che sostiene nell’intervista la sua serie su Hap e Leonard, specie di Bud Spencer e Terence Hill un po’ più estremi. Lansdale riesce ad infilare nelle loro avventure razzismo, omofobia, droga, povertà, e ogni sorta di tematiche sociali ma comunque riuscendo a impastare al buonismo di fondo una sana dose di crudezza, violenza, comicità, e facendo così un genere “bastardo” molto godibile.

  4. (dimenticavo la fine) insomma, riesce a parlare della realtà però evitando il politically correct, che ammazza la narrativa come poche altre cose secondo me.

  5. “La letteratura non è un modo di scrivere, è scrivere bene, e costruire una storia che lasci qualcosa a chi la legge”.
    Da scrivere su un pezzo di carta e appendere al muro, penso.

  6. Bella intervista e sottili le distinzioni che Lansdale sottolinea: l’orrore? un’emozione; personaggi smart eppure ignorant [era così in inglese?], ignari che vagabondano per la vita senza davvero viverla, e danneggiando gli altri. Personaggione, JRL…

  7. “Appuntamento al drive-in” è stato pubblicato in un’altra traduzione come “Una serata al drive-in” in Maneggiare con cura, dello stesso editore, nel 2004. Saranno inediti gli altri.

  8. Caro X, in origine i racconti che aveva scelto Lansdale erano 13, ma quando ho ricevuto dall’editore il file da tradurre mi sono accorto che 3 erano già editi. Ce n’era anche un altro, come hai notato tu, ma quello mi è sfuggito. Me ne scuso, anche se accorgermene non era compito mio 🙂
    Gli altri 9, che io sappia (Lansdale, con ogni evidenza, non se lo ricorda più…), sono effettivamente inediti in Italia.

  9. Infatti, Luca, mica è colpa tua e non hai bisogno di scusarti! Giustamente non è compito del traduttore, quello di setacciare i cataloghi. Riprendevo invece il lavoro del marketing dell’editore, sempre a caccia dello strillo più altisonante, a discapito del dato di fatto oggettivo. E per fortuna che Lansdale non avrebbe nemmeno bisogno di tutta questa insistenza pubblicitaria…
    Comunque hai da tempo la mia stima incondizionata per la tua meticolosità e mi conforta sapere che gli altri 9 racconti sono in effetti inediti nel nostro paese.

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