LE MARCHE, FEMMINILI E PLURALI

Oggi una segnalazione, e per giunta tardiva: chiedo venia per questo, ma in tutta sincerità la fatica dei mesi passati e quella ancora presente pesa. Non per questo rinuncio all’invito: Femminile plurale è un’antologia preziosa, e non soltanto perché racconta la mia regione di elezione e di anima, le Marche (che sono femminili e plurali, appunto), ma perché ne tira fuori il lato meno evidente, quello che poco ha a che spartire con la retorica dei monti azzurri e del gran poeta di Recanati.  Dentro ci sono le donne che nelle Marche sono nate o hanno scritto, e donne qualunque, e le strade e i paesaggi e i luoghi, e la storia, e i nomi.
Dentro c’è anche la famigerata statua, Violata, di cui la curatrice dell’antologia, Cristina Babino, si è disperatamente e passionalmente occupata. Verrebbe da dire invano, perchè Violata è ancora là, ad Ancona, e purtroppo è ancora là come “simbolo” della violenza contro le donne, anche se non è per questo che è ancora là, e se è simbolo di qualcosa lo è dell’inseguimento alla visibilità che “in nome e per conto” delle donne stesse si è svolto, contro ogni ragionevolezza, contro ogni approfondimento, contro ogni regola elementare del vivere civile (non un bando pubblico, ma la trasformazione dell’offerta dello scultore locale di un’opera già pronta e con altre destinazioni in opera pensata per le donne e approvata dalle donne).
La casa editrice è piccola, ma procuratevi ugualmente il libro: peraltro, parte dei ricavati andrà a finanziare i centri antiviolenza, e di questi tempi è cosa buona, giusta, indispensabile.

3 pensieri su “LE MARCHE, FEMMINILI E PLURALI

  1. Le “mie” Marche non cessano mai di stupirmi… sottotraccia scorre di tutto, c’è una vitalità “carsica” che però resta nascosta dalla (bellissima) facciata dei Monti Azzurri, delle colline tondeggianti antropomorfizzate fino all’ultimo centimetro e dei “natii borghi selvaggi”, conservati accuratamente (per architettura e mentalità) come ai tempi delle invettive del Gran Poeta Recanatese. Il fatto che ci sia questo fermento mi fa ben sperare e mi inorgoglisce; il fatto che resti inesorabilmente sotto traccia, però, mi fa pensare che tale fermento non diventerà mai mainstream, o almeno parte riconoscibile del dibattito pubblico e quindi humus fecondo. Ahinoi.
    Quanto a “Violata”, avendo vissuto dall’interno la vicenda (conoscendo una carissima amica-sorella che faceva parte della Commissione Reg.le per le Pari Opportunità ai tempi della decisione di installare la controversa statua), sono sempre stato molto diviso sul cosa pensarne. Di certo posso solo dire che quando mi capita di imboccare la rotatoria vicina all’Arco di Traiano sul Porto di Ancona provo uno strano disagio. Che non so proprio definire, a proposito di impossibilità di usare le parole…

  2. Seppur in ritardo, volevo ringraziarti, Loredana. Perché è grazie a te e a questo post che ho conosciuto “Femminile plurale”; giusto in tempo per scoprire che da lì a qualche giorno ce ne sarebbe stata una presentazione proprio nella mia città, San Benedetto del Tronto! Se non avessi letto questo post avrei probabilmente perso l’occasione preziosa di ascoltare dal vivo Cristina Babino, Allì Caracciolo, Enrica Loggi ed Eleonora Tamburrini. Di parlare di donne, letteratura e Marche, questa terra che, sebbene io viva lontana, resta sempre la mia terra eletta. Grazie davvero

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