LE STORIE DI GAVOI

Sappiate che il riassunto è difficile. Posso dire soltanto che il primo a parlarmi di Gavoi e delle sue storie come di un piccolo miracolo fu Marino Sinibaldi, almeno tre anni fa, e che da allora sono sempre stata curiosa di vedere cosa e come fosse.
Curiosità soddisfatta. Esito: sono incantata. Non soltanto per quanto detto e ascoltato e visto, ma anche per il modo in cui tante persone, familiari e sconosciute, sono entrate in contatto reciproco. Quando un gruppo di individui che appartengono ad un mondo affine (nel caso, scrittori, giornalisti, editori) si trovano a condividere pasti e nuotate, oltre che convegni e incontri, il risultato potrebbe essere scontato, se non claustrofobico, gli argomenti potrebbero essere invariati, i rapporti mediati dalla forma e dalla convenienza. Eccetera.
Bene, non è stato così. Non solo per i colori, le case, le musiche, l’acqua, le montagne di questo incredibile paese. Ma per una assai rara e caparbia serietà di chi studia il calendario degli incontri, rende i medesimi di esemplare puntualità, miscela ospiti e argomenti.
Della tre giorni, solo qualche immagine. A ritroso: il ritratto dell’Italia attraverso l’analisi di Affari tuoi (in Inghilterra esiste lo stesso format: la differenza è che qui il conduttore sbircia nei pacchi, quindi “sa qualcosa che gli altri non sanno”) fatta da Nick Laird, cui si deve anche il racconto di come, in Irlanda, chiunque faccia musica, letteratura, poesia, sia esentato dalle tasse. Per incoraggiare l’arte. L’omaggio a Nanni Balestrini fatto da Michele Vaccari. La lettura del mio libro di Antonietta Azzu, con il clarinetto di Angelo Vargiu. Chiara che mi ha fatto commuovere, lei sa perchè. Michela in prima fila, lei che passa spesso da queste parti. Zua, che mi ha raccontato tante storie, e qualche parola di sardo.
E prima. Anilda Ibrahimi e la saga, straordinaria, di Rosso come una sposa, e le sue riflessioni su come sarebbe stato più duro il racconto se avesse scelto di scrivere in albanese anzichè in italiano. Il piccolo miracolo di Tilt, il reportage narrativo, o forse sarebbe meglio dire i racconti della sottrazione fatti da Caterina Serra, che indaga e restituisce su una malattia ancora non riconosciuta come tale, l’intolleranza letale alle sostanze chimiche. Lo stupore (e la lucidità, e l’ironia) di Paolo Giordano, il suo aver deciso mentre scriveva che non poteva esserci il lieto fine che tutti auspicavano, il suo amore per la metrica, la pazienza davanti alle domande sul suo numero di scarpe e il suo piatto preferito.
E ancora prima. Caterina Bonvicini e Veronica Raimo, la conversazione pacata su due libri diversissimi come L’equilibrio degli squali e Il dolore secondo Matteo, che ugualmente di sofferenza trattano. La gentilezza del padrone di casa, un amico e un bravissimo scrittore: Marcello Fois. E, all’inizio, il viaggio in macchina con una curiosa, allegrissima Zadie Smith.
Il resto, appena possibile, nel  reportage fotografico della primogenita.
Ps. Da domani la vostra ecceterà sarà a Torino, dove resterà sino alla fine di luglio. I collegamenti saranno appena meno frequenti, ma ci saranno. State sempre e comunque bene.

9 pensieri su “LE STORIE DI GAVOI

  1. La condivisione di quanto si ha in comune è per definizione un modo di entrare in contatto con gli altri. Certo che, se oltre a condividere, ci si lascia conquistare, allora il risultato, oltre che estasiante può essere anche magico. Per fortuna, la scrittura e la letteratura aggregano ancora oggi, in un mondo in cui il consumismo e la velocità la fanno da padrone…

  2. Sì, ero in prima fila a respirare le storie.
    Sono andata via gonfia di gratitudine e con quel po’ di scompiglio nell’animo che non mi permette di dire agli assenti che a Gavoi è stato “carino”.

  3. che bella la foto di Giordano e De Silva.mi sono simpatici tutti e due(il mio giovane concittadino mi fa tenerezza, lo ammetto)

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