LEGO GENDER GAP

La domanda è: come mai le bambine non giocano con i mattoncini? Non me la pongo io, ma l’amministratore delegato della Lego: ovviamente la motivazione “genetica” è ritenuta improponibile dalla vostra eccetera.
(neretto mio; un grazie a Massimiliano Di Giorgio che mi ha inviato l’articolo pochi minuti fa)

BILLUND, Danimarca, 6 marzo (Reuters, Kim McLaughlin) – Ida Fraende ha 9 anni e le piace giocare coi mattoncini Lego. Nei paesi scandinavi non è così strano, ma globalmente parlando, Ida non è esattamente una bambina-tipo, anche se ora Jorgen V. Knudstorp spera di cambiare le cose.
L’amministratore delegato del più grande produttore europeo di giocattoli, che ha riportato l’azienda in profitto dopo un periodo di crisi e che ha rinnovato le sue ambizioni di crescita, ha un occhio attento al mercato in cui le statunitensi Mattel e Hasbro sono le leader.
Quello delle ragazze è un settore in cui “non smetteremo mai di provare”, spiega a Reuters Knudstorp, che è arrivato nel 2001 alla Lego, azienda a gestione familiare, dalla società di consulenza McKinsey & Company. “Penso che ci sia qualcosa di genetico che ci spinge verso i ragazzi, ma possiamo fare di meglio”.
Convincere le ragazze a convertirsi al Lego – i cui mattoncini di plastica colorata fanno giocare i bimbi, e feriscono i genitori incauti che si aggirano a piedi scalzi, dalla fine degli anni 40 – significa lavorare per cambiare lo stesso atteggiamento mentale dell’azienda, e impegnarsi sulla clientela online.
La società, fondata nel 1932 dal falegname Ole Kirk Christiansen vuole lanciare nel 2009 un Univero Lega online, per entrare in un mercato in fase di boom che ha dato vita a successi come Second Life e World of Warcraft.
L’azienda, che all’inizio produceva giochi di legno come anatre o camioncini si è ripreso dalla perdita di 1,9 miliardi di corone danesi nel 2004, e ora si sta attrezzando ad ampliare la propria fetta di mercato in un settore stagnante a livello globale.
Ma Lego deve vedersela comunque con una forte concorrenza in un mercato che genera a livello mondiale circa 50 miliardi di vendite annuali, e con la sfida di vincere l’attenzione dei bambini attratti da gadget elettronici e lettori mp3, cellulari e videogiochi.
“Sembra che con i bambini di più di 6 anni vogliono usare il loro tempo così, dedicandone meno a giocare con giocattoli ‘basici'”, spiega a Reuters l’analista di Sterne Agee Margaret Whitfield. “E sembra che molti produttori si stiano spostando verso quel settore”.
Se i mondi online sembrano una cosa da maschi, Whitfield sottolinea che molti dei nuovi prodotti di questo tipo realizzati dai fabbricanti di giochi sono in realtà diretti alle femmine. L’analista indica per esempio i test condotti nell’ultimo trimestre del 2007 da Hasbro coi suoi “animali virtuali interattivi” di Littlest Pet Shop”, che dovrebbe arrivare sul mercato quest’anno.
Knudstorp spiega che la linea Belville di Lego, tra i cui personaggi ci sono cavalli e una famiglia reale, ha successo nei paesi scandinavi con le ragazze, ma che l’azienda ha invece deciso di interrompere Clikits, la linea lanciata nel 2003 con parti interdipendenti che, negli scopi dei creatori, doveva servire a incoraggiare l’arte e l’artigianato.
Knudstorp — che non ha un biglietto da visita, ma una figurina che lo ritrae – racconta che qualche anno Lego produsse un kit da ospedale con una ambulanza e un elicottero, ma senza infermiere, personaggi femminili o pazienti.
Per il modo di giocare delle ragazze non c’era nulla di attraente. Cambierà. penso che possiamo fare un lavoro migliore”.

Guerre stellari

   Con una posizione già comoda nella “arena” dei giochi legati alla serie di Guerre Stellari, dove gli appassionati possono “ricostruire la saga mattone su mattone” su piattaforme popolari come Sony PlayStation o Nintendo DS, Il mondo online immaginato da Lego inviterà gli utenti a creare sullo schermo personaggi e kit e poi a vederli trasformati in oggetti dall’azienda.
L’idea era stata lanciata anni fa col programma di disegno per pc Lego Factory. Quando i disegni sono fatti e caricati, Lego realizza i pezzi necessari e li spedisce ai clienti, che poi possono assemblarli.
L’analista Whitfield vede il potenziale di Lego in un mercato sempre più affollato, ma dice che manca ancora l’appeal necessario a richiamare l’attenzione delle ragazze: “Lego avrebbe un punto di vista diverso e un appeal per i ragazzi, a differenza di molti di questi altri mondi (virtuali), che puntano alle ragazze di 10 anni o più grandi”.
Il nome Lego – è un composto delle parole danesi “leg”, gioco, e “godt”, bene.
L’azienda, che secondo Til newyorkese Reputation Institute è stato nel 2007 il più rispettato al mondo, è molto attento alla qualità.
“Ci interessano molto i videogiochi”, spiega Knudstorp. “Si parla un sacco di videogame che non vanno bene per i ragazzini. Pensiamo che ce ne siano alcuni che sono molto, molto buoni per loro, dunque li guardiamo e seguiamo l’esempio”.
L’anno scorso, giochi classici come Lego City hanno contribuito alla crescita e a un aumento del 4% nel profitto operativo di 1 miliardo e mezzo di corone, così come hanno fatto linee moderne come Star Wars.
Ma Knudstorp prevede che la doppia tendenza dell’invecchiamento della popolazione e del prolungamento dell’età giovanile nei mercati-chiave metta in difficoltà nei prossimi anni i produttori di giochi più tradizionali.
“Ci sarà ancora spazio per i classici davvero importanti, e non siamo tra quelli. Ci sarà spazio ovviamente per altri protagonisti, ma molti giochi tradizionali semplicemente smetteranno di esistere”.
Lo stesso Knudstorp — i cui genitori, quand’era bambino, non gli consentivano di usare giochi elettronici a casa – è stato un grande appassionato di Lego e non ha dubbi che ci sarà sempre bisogno di un gioco di costruzioni come quello. Se gli riuscisse di fare breccia tra le ragazze.
“C’è qualcosa che riguarda l’idea di costruire e smontare o distruggere che francamente è una parte importante di Lego e che è un tipo di attività molto maschile”.

49 pensieri su “LEGO GENDER GAP

  1. Ehi lippa ma posso sapere una cosa? Al dilà della cavolata di parlare di una motivazione genetica che spinge l’azienda Lego a creare giochi tendenzialmente votati all’istinto maschile (che fa rabbrividire), io mi domandavo: ma la Mattel, con la sua Barbie, si fa problemi per trovare un tipo di BAMBOLA che funzioni anche per i maschietti??
    Il LEGO è il LEGO,e, anzi, forse è molto più probabile trovare una bimba a giocare con i mattoncini che un bimbo a svestire e rivestire una Barbie…

  2. Io ho messo i Lego in mano a mia figlia quando ha acquisito la manualità adeguata (attorno ai 3 anni), e li ha usati con grande divertimento. Poi, verso i 6 anni, ha scoperto i mobili Ikea, ed è passata a dare una mano nel montaggio di quelli, mettendo a frutto la capacità di leggere le istruzioni Lego, che sono molto più complesse di quelle Ikea (provate a paragonare il castello lego di Harry Potter con una banale credenza): a parte stringere con forza viti e bulloni, a 8 anni montava un mobile da sola. Nel frattempo si dilettava di Art Attack (prima realizzando quello che vedeva in televisione, poi inventando di suo) senza trascurare le bambole, i libri da leggere, i disegni e lo scheletrino da montare per imparare l’anatomia, qualche ricetta da realizzare con le proprie mani (in particolare la torta tenerina, un must), i giochi con gli animali domestici.
    Se ho imparato qualcosa da tutto ciò, è che basta semplicemente non dire “questo è da femminucce” “questo è da maschietti”.

  3. mi sembra strana qst conclusione, io ADORAVO i lego, e TUTTE le mie amiche avevano i lego, noi ragazze siamo cresciute coi lego tanto quanto i ragazzi, ma siamo sicuri di qst dato??? io ero anche un bambina molto femminuccia, ma i lego non avevano distinzioni di genere.

  4. Non so se Monica Viola giocasse coi Lego da piccina. Sicuramente da grande ha scritto un bel libro: “Tana per la bambina con i capelli a ombrellone” e giustamente oggi Repubblica ne parla nelle pagine centrali della cultura: “Dall Rete alla libreria”… :-/

  5. Da piccina ho passato interi pomeriggi a giocare, da sola o in compagnia, con montagne di mattoncini Lego: un vero spasso!
    P.S.
    Lippa, ieri sera sono andata a vedere Persepolis, avevi ragione, è molto bello; però ho mantenuto un certo contegno e ho evitato di inondare il cinema di lacrime nei momenti più emozionanti 🙂

  6. Il punto è che Knudstorp vorrebbe arrivare alle bambine NONOSTANTE quel che pensa. Ci riuscirà? Perché non mi pare che voglia creare un Lego rosa.
    Detto questo, i miei Zoe e Victor (3 anni e rotti e 16 mesi) sembrano entrambi più interessati alla pars destruens del Lego, smontando quel che gli ho montato io

  7. Io avrei una piccola soluzione contro il problema “immaginario femminile” turbato dalle winx e le barbie in tenera età.
    Propinare loro (come ai maschietti) i film del maestro Miyazaki, “Nausicaa”, “Spirited Away”, “Conan”, “Princess Mononoke” sono baluardi contro il maschilismo, il manicheismo e l’intolleranza.
    E insegnerei loro a giocare a D&D il prima possibile. Io ho iniziato a 8 anni. C’è il rischio di diventare disattati per gli standard odierni…Ma è un rischio piacevole da correre.

  8. mi sa che tutte le bambine della mia epoca hanno giocato col Lego: rigorosamente, indubitabilmente bianco e rosso.
    Poi sono venuti gli altri colori, i motori, gli omini, i bracci snodabili.
    All’epoca la concorrenza era fra Lego e Meccano.
    Quest’ultimo era “roba da maschi”.
    Eppure ci credo che le bambine oggi non lo avvicinino di buon grado (a meno di non avere un genitore illuminato). Non lo avvicinano perchè non fa aprte del modello che ostinatamente si diffonde per le ragazze.
    Ovvero dare poca corda all’elaborazione fantastica e servire piatti già pronti che rappresentino modelli da seguire poi per tutta la vita.
    E spacciandoli pure per stimoli creativi.

  9. Ho due bambine di nove e otto anni ed in passato hanno giocato per anni con le tonnellate di Lego che ho comprato e che ancora, talvolta, nonostante ne abbia regalati a quintali, spuntano indomiti da qualche cassetto o recondido ripostiglio.
    Fra l’altro erano loro stesse che mi chiedevano insistentemente di comprarglieli, cosa che io facevo volentieri, preferendoli al altri giocattoli.
    Credo che il problema sia degli adulti che, consapevolmente o no, indirizzano in qualche senso la vita dei bambini.
    Non ho letto gli altri commenti per la fretta, quindi mi scuso per eventuali ridondanze.

  10. Ebbene sì, lo confesso: non giocavo *direttamente* con i Lego, ma a 6-7-8-9 anni e oltre *giocavo a far giocare* con i Lego il mio fratellino di 4 anni più piccolo.
    Così mi dicevano di fare, perché i Lego erano roba “da bimbi piccoli”, mentre io “ero grande”.
    Brutta storia.
    🙁

  11. è una gara a chi, da bambina, giocava di più col lego
    mah
    io giocavo con le bambole, il lego mi annoiava a morte e finivo per perdere tutti i pezzi
    giocare con le bambole è creativo: inventavo certe trame con le barbie e i ken che il bardo avrebbe potuto prendere qualche spunto

  12. Da piccola avevo un fustino dixan pieno di lego e costruivo e distruggevo e costruivo… Possibile che sia geneticamente maschia?

  13. Ben lungi dall’essere femminista, per motivi d’età: troppo giovane per aver aderito alle campagne di conquista delle libertà (non mi piace parlare di diritti, mi sembra che possano recedere o essere concessi da un momento all’altro o che possano appartenere solo a un gruppo sociale, culturale, nazionale,…).
    Fra qualche mese nascerà un bambino. Io ne sarò la madre. Mi piacerebbe farlo giocare coi lego, come ho fatto per ore io, da bambina, a cercare quel pezzo che mancava sempre. Ma gli insegnerò anche a riordinarli prima di intraprendere qualsiasi altra attività. Successivamente imparerà a piegarsi le magliette, a rifare il letto, a sparecchiare e ad apparecchiare. Lo voglio rendere libero, il più libero possibile da qualsiasi “predestinazione genetica”.
    Vorrei fosse un uomo, per essere maschio ci vuole così poco…

  14. Ho giocato un po’ con i lego anche io. Li trovavo però di una noiosità mortale, non già per la faccenda della costruzione e della distruzione ma per la faccenda della mattonitudo rettangolare – e che du palle, le possibilità creative mi sembravano decisamente limitate.
    Non credo che i produttori di pongo abbiano questo problema economico di genere. Le bambine amano tantissimo il pongo e la creta.
    Non so se è una questione genetica, o una questione culturale, fermo restando che oh! sorpresa un conto è il gene e un conto è l’espressione genica, e che oh! altra sorpresa, il gene non si esprime su cose così plateali come mi piace costruire e mi piacciono le scarpette colla punta tonda, ma le femmine pare abbiano una predilezione in tenererrima età per le cose curve. Magari ce ponno pure fa delle bombe eh, ma pare che ni ci piacciano di più le cose curvilinee.

  15. anch’io giocavo con i lego. e come nella migliore tradizione qualcuno l’ho pure ingoiato. Però se proprio ci penso nessuno mi ha mai regalato lego, me li compravano i miei genitori.
    Tutti barbie, bambole, pupazzi….4 copie di piccole donne…
    ‘azie mama, ‘azie pa (almeno ho letto Salgari, London, Kipling…)

  16. è una cosa che dipende solo dai “grandi” che stanno vicino ai bambini: genitori, parenti, amici dei parenti. Un bambino non può comprarsi le cose da solo, quindi logicamente è indotto a usare i giochi che sin dall’età della non-ragione li son stati propinati. Io ricordo di aver giocato coi lego, con le barbie, con le bambole, con i libri, con tutto..ma credo di essermi sempre annoiata con le cucine in miniatura..da poco mi ha fatto venire i brividi vedere un regalo fatto da non so chi ad una mia cuginetta di sette anni: un mini kit per pulire..insomma, secchio,spazzolone, scopa, panni, spugna…la piccola casalinga?(senza nulla togliere alle casalinghe) Sarò estremista ma certe cose non dovrebbero neanche fabbricarle

  17. le bambole, le piccole cucine, i kit per ramazzare casa e lo specchio con i trucchi erano bellissimi
    i lego erano noiosissimi
    questa è solo un’opinone
    sono una donna in carriera, non cucino, non stiro e non ramazzo perché non mi piace e altri lo fanno per me, ho letto “L’arte della guerra e metodi militari” e trovo che sia un libro bellissimo: barbie non mi ha trasformato in una sioretta e il lego non mi avrebbero trasformato in ciò che sono adesso
    non si vive di sole certezze, al ciel piacendo

  18. @Laura
    spero tanto che la tua cuginetta abbia almeno sferrato un bel calcio negli stinchi – con le scarpette a punta – a chi le ha regalato il kit da Piccola Casalinga Ossessivo-Compulsiva Maniaca delle Pulizie.
    @Berta
    quando sento la definizione “Donna in Carriera” mi viene in mente un tailleur anni ’80 con le spalline imbottite. Non è meglio ”donna che lavora”? Suona troppo proletario?…

  19. Alessandra occhio con la tua ironia! Le donne in carriera che leggono Sun Tzu e Sun Pin possono essere pericolosissime :-)))

  20. Alessandra: mi hai beccata, con quel “donna in carriera” mi sono irrimediabilmente datata
    invece, quel “troppo proletario” va on target: la provocazione ha funzionato. Non credo sia riferito a “donna in carriera”, bensì a donna che non fa “anche” la casalinga perché nonostante le barbie ha un lavoro che le permette di pagare (tariffa rigorosamente sindacale, eh: non abbiamo fatto il ’68 per ragioni d’anagrafe ma il nostro cuore è là) la colf
    (ma dire colf è politicamente corretto?)
    e per essere donne con la D maiuscola, alla fine, con che cosa bisogna aver giocato da piccine, e cosa bisogna fare da adulte?
    Anna Luisa: no panic, sono formato mignon e dico sempre al mio interlocutore “non mi sono certamente spiegata” al posto di “non hai capito un cazzo”, cosa rarissima di questi tempi

  21. @Berta
    “On target”?
    “No panic”?
    <a HREF=”http://www.youtube.com/watch?v=M0GB3mr52OE” rel=”nofollow”>Alboreto is nothing!</A>
    <a HREF=”http://www.youtube.com/watch?v=2j8nVqlB-1I&NR=1″ rel=”nofollow”>Sole, whisky, e sei in pole position</A>
    Berta, non ce l’ ho con te, è solo che mi diverto a giocare con le parole più ancora che coi mattoncini. Ma se la mia t’ è parsa una predica <i>politically correct</i> mi scuso, vuol dire che
    non mi sono certamente spiegata
    🙂

  22. Lego a parte.
    Credo che se non si comincia davvero a distinguere cos’è biologico e cos’è culturale nelle diverse attitudini dei due sessi, si resterà per sempre inchiodati al triste femminismo ignorante dei Settanta, quando credevamo che TUTTO fosse culturale, mentre persino la più semplice delle evidenze percettive ci diceva, e tuttora ci dice, che non è così.
    Tuttavia, dato che ovviamente le evidenze intuitive non bastano, informarsi un po’ sulle ricerche in atto non sarebbe male, prima di ridere di quelli che parlano di un disinteresse genetico delle femmine per certi giochi maschili e viceversa.
    Tutta la questione della modellistica sessuale e del modo in cui i modelli si modificano nel tempo, per esempio, non avrebbe senso se non si fondasse su una realtà biologico-genetica.
    Una volta accettato che esiste un aspetto genetico non marginale nell’intera dialettica dei sessi, sarà più credibile e preciso parlare di ciò che è culturale e di ciò che è politico nell’intera faccenda.

  23. Sarà stato triste, sarà stato ignorante, ma è ancora su quanto ha fatto il femminismo degli anni Settanta che andiamo avanti oggi. Come la mettiamo?

  24. la mettiamo che sarebbe ora di fare un passo più in là, di evolversi.
    non voglio negare nessuno dei meriti del femminismo storico, ma i difetti sono lì, bene in vista.

  25. Certo che anche le bambine ci giocano! Perciò pregherei quelli della lego di smetterla di fare insettoni coi mattoncini, ma di varirare un pò! I mattoncini più apprezzati dai bambini sono quelli giocabili, come il campo da basket o da hokey…Per le ba,bine propongo un bel campo da pallavolo!

  26. I mattoncini migliori sono quelli con cui si può costruire di tutto, senza troppi limiti predefiniti (scusate l’ ovvia metafora)
    🙂
    @anonimo
    Più che i difetti del femminismo storico, direi che lì bene in vista ci sono le chiappe delle post-femministe aspiranti Veline
    🙁
    P.S.- Ciao Loredana,
    posso chiederti perché il mio commento di ieri è ancora bloccato?
    Suppongo si tratti solo di un problema tecnico col doppio link.
    Nel caso potresti sbloccarlo?
    Grazie!

  27. anonimo: che dio la benedica
    Alessandra: perché dovresti avercela con me, non capisco
    non immagini quanto anche a me piaccia giocare con le parole, e non ho intravvisto tentativi di predica nelle tue ( a propé, ho un senso dell’umorismo straordinariamete spiccato, che si sappia)
    gli indirizzi senza link sono sbagliati, mi sarebbe piaciuto vedere il messaggio
    ciao

  28. Da bambina giocavo sia con i Lego che con le barbie….costruivo la cucina di barbie, il terrazzo di barbie, il letto di barbie tutto con i Lego…. alla fine ho studiato architettura e mi son laureata….chissà se la voglia di progettare mi è nata proprio dai lego! 🙂

  29. io ho 40 anni e ricordo che da bambina con i miei fratelli costruivamo intere città…
    io mi occupavo delle villette e in piu’ facevo gli interni delle stanze…
    i miei fratelli costruivano le astronavi che atterravano nei giardini e le automobili che sembravano puntualmente tutte delle ferrari…
    che bei tempi !!!!

  30. Ho giocato con i Lego per anni. Mi sono sempre piaciuti. Purtroppo parenti e amici a me ne regalavano pochi, mentre ne inondavano mio fratello. Ma lui da solo ci si annoiava. Ero io la creativa. Mi piacevano pure i Playmobil. Ricordate? Questa storia dei giochi da maschi e giochi da femmine mi puzza di maschilismo e marketing.

  31. Non sono molto d’accordo su alcuni punti espressi nei post precedenti: prima di tutto nell’articolo non mi sembra si dica che qualcuno abbia espresso una opinione del tipo ‘le femmine sono geneticamente orientate a non giocare con i mattoncini’…si dice anzi che è l’azienda Lego a essere orientata ‘geneticamente’ a guardare verso un pubblico maschile.
    Inoltre sono in totale disaccordo sul fatto che i maschietti non siano attirati dalle bambole: il fatto che anche loro giochino con un gioco considerato più femminile è cosa abbastanza confermata, solo che per ‘vergogna’ si tende a ‘coprire’, a renderlo poco noto, mentre una bimba che gioca con i mattoncini verrà bollata come maschiaccio: è sempre un ‘titolo’ negativo, ma meno pesante di quelli che verrebbero affibbiati ad un ragazzino che gioca con le bambole.
    Insomma, un po’ come si diceva in un libro uscito pochi mesi fa…i maschi hanno il problema di dover affrontare un mondo che purtroppo gli impone un modello che è quello dell’uomo che non può permettersi di mostrare i sentimenti, le paure e le sofferenze e che deve anzi mostrare fin da subito ‘gli’ attributi.
    Sono comunque curioso di sapere come saranno recepite le nuove mosse della Lego…:-)

  32. il lego era uno dei miei giochi preferiti
    ricordo le case multipiano e le città che costruivo “unendo” forze e mattoncini miei e delle mie amiche
    il problema dei bambini di oggi é che gli adulti vogliono a tutti costi incalanarli in modi di giocare sterili e preconfezionati
    ai bambini servono poche cose, e tanta fantasia
    e giusto per chiudere in bellezza: da bimba avevo due amici che giocavano con la loro inseparabile bambola!

  33. Le costruzioni LEGO mi hanno sempre appassionata da piccola, forse perchè non era il solito gioco “bambola+ciuccio+vestitini”, anche se giocavo spesso con la mia mini macchina da cucire per fare i vestitini alle Barbi, che odiavo ma volevo vestire a modo mio…
    Ritornando alla LEGO, penso che le bambine giochino a questo gioco proprio perchè è unisex, ovvero si può giocare anche con gli amici maschi senza problemi. Le costruzioni danno molta libertà creativa e nello stesso tempo si instaura un certo tipo di collezione: infatti, se non ricordo male, ci sono varie versioni tipo al tempo del medioevo fino al genre futuro/spaziale.
    Putroppo molto spesso i igochi per bambini sono preconfezionati, oppure non lasciano libertà di variare.
    Secondo me è giusto che il LEGO rimanga così com’è e dai ragazzi… non siamo ancora qui a dire le bambole alle bambine e le macchinine ai bambini perchè la vedo una cosa un po’ deprimente e classista!
    Per quanto riguarda rendere il LEGO virtuale… bhè sinceramente … perde molto del suo vero significato: vuoi mettere per un bambino avere uno scatolone pieno di mattoncini e passare i pomeriggi con i tuoi amici a cercare il tuo pezzo mancante e giocare insieme a loro?

  34. vuoi mettere per un bambino avere uno scatolone pieno di mattoncini e passare i pomeriggi con i suoi amici a cercare il pezzo mancante e giocare insieme a loro?

  35. Per Zohaira.
    Lo studio ritengo sia corretto, perchè sicuramente riguarda il mercato statunitense dove la televisione e la pubblicità puntano (ahime’) molto sulla differenziazione maschio-femmina e sulla ripetitività dell’acquisto (hai visto quante volte gli americani rivedono al cinema lo stesso film, o comprano la stessa bambola?). Mercato per fortuna ancora diverso quello europeo, dove noi consumatori ancora manteniamo (temo per poco ancora) una indipendenza di giudizio che ci consente di valutare con equilibrio. Personalmente sono padre di un maschio e di una femmina, e cerchiamo di non ostacolare gli interessi dei figli e di coinvolgerli in tutte le nostre attività.
    Comunque il libro “ancora dalla parte delle bambine” (insieme al primo, che consiglio) è sconvolgente per il futuro che prospetta alle nostre figlie e per la cultura che purtroppo impera.
    un saluto a tutti

  36. Io adoravo i lego, ma non me li regalavano! se una zia voleva farmi un regalo, comperava una bambola. sarà mica per questo?

  37. http://www.maggiocomunicazione.it/biographies.html
    5 anni fa quando ho deciso il testo della mia biografia sul sito della mia agenzia, non avrei mai pensato di dire una “stranezza” e invece ….. ma per favore, io non credo che si posano definire i Lego giochi maschili, piacciono o non piacciono. Io non ne potevo farne a meno, non andavo a letto senza aver finito la mia “casetta quotidiana”, i miei figli invece non li hanno voluti, nè il maschio troppo preso dal pallone, nè la femmina troppo presa dai dinosauri…

  38. Come sarebbe “le bambine non giocano coi Lego”? Mia sorella e io (‘nt’anni fa) arredavamo bellissimi salotti fantastici coi mattoncini: costruivamo divani poltrone tavolini e ci arenammo sulla credenza. Potrei rifarli anche ora…

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