LI HANNO LETTI TUTTI?

Scrive Michele Smargiassi su Repubblica di oggi:
“Le forbici della crisi dei bilanci comunali (che coprono l’80% degli acquisti di libri “pubblici”) tagliano nel vivo da almeno tre anni. In Lombardia, per esempio, dove i lettori continuano ad aumentare (+19% in tre anni) l’inversione di tendenza è iniziata nel 2008, quando per la prima volta in dieci anni i fondi destinati alla pubblica lettura sono diminuiti, da 138 a 132 milioni di euro. Finora però c’è stato spazio per economie strutturali, si è rimediato tagliando qualche attività collaterale, o disdicendo qualche abbonamento alle riviste meno popolari. Ma adesso le previsioni sono nere. “Dovunque è la stessa storia”, ammette sconfortata Chiara Silla dalla Regione Toscana, “i bibliotecari mi chiamano allarmati: l’assessore mi ha avvertito, sarà dura quest’anno…”. L’Aib (Associazione Italiana Biblioteche) paventa tagli tra il 15 e il 35 per cento nei bilanci 2011, che si sommeranno a quelli del 7-10% già patiti l’anno scorso. “Le piccole economie non basteranno più. Bisognerà scegliere fra la riduzione dell’orario o la riduzione degli acquisti”.”
La crisi delle biblioteche è faccenda con cui fare i conti: e se la frase dell’alto amministratore pubblico  riportata da Smargiassi è vera (“Chiedono ancora libri? Ma non glieli abbiamo già comprati l’anno scorso? Cos’è, li hanno già letti tutti?”) rende bene l’idea della percezione del fenomeno. Mentre a Francoforte si discute “del terrore della pirateria on line” che minaccia gli eBook, si potrebbe ripartire dai luoghi che alla circolazione gratuita dei libri sono dedicati.
Ps. Per esempio, anche donando i propri. Mi rendo disponibile. E voi?

25 pensieri su “LI HANNO LETTI TUTTI?

  1. Io so figlia di bibliotecaria Loredà sfonni na porta aperta.
    Abbiamo donato da poco tutta la biblioteca di mia nonna – stupenda -a una università per la verità priva di biblioteca. Nella speranza di aiutare a crearne una di biblioteca – che gli atenei quando cicciano nei piccoli centri del sud, alle volte non servono a molto – se non c ‘è un pezzo di carta che gira. Dopo di che, posso dirti cose raccapriccianti sulla situazione delle biblioteche italiane, sui tagli anche al personale, e sui mancati rifornimenti anche a grandi istituti come la biblioteca nazionale centrale che è aggiornata come un telefono colla rotella. Ora mi manca il tempo – caso mai torno più tardi.

  2. Beh, ho già chiesto delucidazioni su questo argomento. donare i propri libri, è dura. Sono molto gelosa dei miei libri. Ma qualcuno potrei anche regalarlo. E quali sono queste biblioteche? Insomma, l’allarme è grave, deprimente, fa cadere le braccia. Ma qualche notizia più concreta servirebbe. Almeno a me.
    Non voglio essere catastrofica, ma dovremmo riflettere su ogni parola del libro Fahrenheit 451. Che non è più un libro di fantascienza!

  3. Donare libri, sì, va bene come idea, ma sarebbe comunque la panacea di un male incurabile se i dati dei tagli sono quelli che hai riportato. Poi bisogna vedere quali libri portano e in quali condizioni. Non è che le biblioteche accettino tutto.
    Le amministrazioni devono investire in cultura, aumentare i servizi e comprare tanti libri, rinnovarli sempre: dal best seller di turno al libricino della piccola casa editrice, perché la biblioteca deve promuovere anche e soprattutto le piccole realtà culturali. I tagli vanno fatti in altri ambiti.
    Le biblioteche secondo me si possono aiutare se siamo dei buoni utenti, dobbiamo frequentarla e dobbiamo prendere libri. Fare statistica insomma.
    Voi intellettuali potete aiutare le biblioteche donando i vostri (nel senso scritti da voi) libri e rendendovi disponibili per presentazioni.
    In alcuni casi (non so quali) credo che si possa dare il proprio 8 per mille. Ma su questo non sono molto informato.
    Sono contrario alle sponsorizzazioni. Se un gruppo editoriale sponsorizzasse una biblioteca questa diventerebbe soltanto un’altra sua appendice.

  4. “Per esempio, anche donando i propri. Mi rendo disponibile. E voi?”
    No.
    O meglio, ho effettivamente alcuni – pochi – libri che sarei disposto a regalare alla biblioteca, e in effetti ci avevo già fatto un pensiero. Non regalerei mai i miei libri universitari o buona parte dei romanzi che ho comprato per il semplice motivo che mi servono ancora, non solo come piacere della lettura ma come strumento di lavoro. Certo, ognuno ha qualche libro che non gli serve ma che può interessare ad altri, condividendoli si aiuta a mettere una pezza al problema. Ma il punto, secondo me, è che non può essere la carità individuale a salvare le biblioteche (perché di carità si tratta: una cosa è donare libri a una biblioteca perché si vuole condividere qualcosa con altri – e per questo ci sono altre modalità, come il bookcrossing – una cosa è farlo perché ci sono i tagli): sarebbe lo stesso ragionamento di chi non vuole estendere l’assistenza sociale perché tanto ci sono le donne di casa che si prendono cura di famiglie, bambini e anziani. Le biblioteche pubbliche si basano sui fondi pubblici, e l’impegno politico dovrebbe essere a spingere le istituzioni a dare più fondi a queste realtà, spostando i tagli altrove. Se invece l’impegno si limita ai gesti di solidarietà, per quanto lodevoli in sé, si espelle del tutto la dimensione politica dl problema, finendo di fatto per giustificare i tagli (“tanto ci sono le donazioni dei privati”).

  5. segnalo che un paio d’anni fa un collezionista mio amico voleva donare la propria biblioteca (circa 10.000 volumi di storia della filosofia) alla sormani, la biblioteca nazionale di Milano, e la donazione non fu accettata perché dissero che il magazzino è strapieno.

  6. Donare ok – chi può e quando si può. Anche se non è un’operazione semplice. Io ho donato la mia collezione di libri per l’infanzia alla biblioteca comunale del quartiere e quasi quasi dovevo andare da un notaio. Sottolineo – sempre per quanto riguarda le comunali e qui a Roma – che l’orario di apertura è garantito da volontari. Il che è abbastanza deprimente. Se come utente sono felice perché posso usufruire di orari più lunghi, da lavoratore – anche se non bibliotecario – penso che per ogni volontario c’è un posto di lavoro in meno. Non riguarda solo le biblioteche, ma volontari, stagisti, volenterosi e altri soggetti si sono impadroniti del mercato culturale. Con lo splendido risultato che i professionisti sono sottopagati. Tagli un bibliotecario e lo sostituisci con una persona che lavora gratis perché è in pensione o è un giovane studente.
    Considerazioni sparse e opinioni strettamente personali.

  7. Non ce la potrei mai fare… magari li donerò alla mia morte ma, ora, non ci riesco proprio. I libri che possiedo sono tasselli di memoria. Ognuno di essi mi riporta a momenti belli (o brutti, o drammatici, o emozionanti) che ho vissuto e… non riesco proprio a separarmene. Avevo provato col bookcrossing ma… no, non ce la faccio proprio.

  8. Anche la mia esperienza è che non è affatto facile regalare libri. Certamente uno tende a regalare libri che non leggerà più: quindi a volte poco interessanti anche per gli altri.
    Tuttavia, la disponibilità a regalare aumenta con l’età: perché via via la casa si riempie troppo, perché aumentano i libri “non recenti”, perché si preferirebbe lasciarli per un uso utile anziché al caso o alla buona volontà di chi verrà dopo di noi. Le risposte a questo post dimostrano che la disponibilità c’è ed è diffusa.
    Avevo anche pensato se non si poteva mettere in piedi un sito che facesse incontrare “domanda e offerta” di libri per le biblioteche, ma ci vorrebbero conoscenze tecniche e tempo che non ho. Perché non arrivare almeno ad un “decalogo del buon donatore”, per permettere a questa disponibilità di diventare anche efficace ? Io sarei disponibile a lavorarci.

  9. Ha ragione Barbara “quasi quasi dovevo andare da un notaio”. A me è suiccesso quando ho pensato di regalare una trentina di videocassette alla mia scuola. Comunque si, questa di donare libri alle biblioteche è cosa buona e giusta. Più che strepitare per i soldi che non gli arrivano. Intanto si nutre il moribondo, poi si ricostruisce l’ospedale.

  10. Donare libri non va bene. Capisco le difficoltà ma le istituzioni hanno l’obbligo di funzionare e se non lo fanno conviene interrogarsi più sulle cause che sugli effetti e agire di conseguenza. Fra l’altro le opportunità si stanno moltiplicando su questi fronti.
    Quoto Skeight dalla A alla Z: “USA for Africa” è male.
    Non so chi sia l’alto amministratore pubblico che ha pronunciato quelle parole così eloquenti e a che “pensiero” faccia riferimento. Magari  ha cercato di cavarsela con una battuta. Ma, concedendo o meno l’aggravante della buona fede, è allo stesso tempo vittima e agente di un strumento concettuale, a suo modo, raffinatissimo:
    §
    “Il tratto caricaturale e l’immediata riconoscibilità popolana del leghista godono oggi di un tale appeal, da richiamare imitatori perfino ai vertici dell’establishment. Venerdì 26 marzo al Teatro Nuovo di Torino, parlando dopo Bossi e Cota, l’erudito ministro professor Giulio Tremonti si è sentito in dovere di vantarsi: “Noi siamo gente semplice, poche volte ci capita di leggere un libro…”. Solo un modo di dire, certo, ma esprime bene lo spirito dei tempi. L'”idiotismo politico” può essere adottato con maestria anche dai borghesi.”
    §
    Questo era Gad Lerner in un articolo su Repubblica del 3 aprile 2010 che si chiude con un paragrafo che è tutto un programma (e sta andando in onda in queste ore).

  11. La burocrazia dipende dalle singole biblioteche e da quanti libri volete donare. Se ne volete regalare uno solo è sufficiente andare dal bibliotecario. Se ne dovete regalare 10.000 è chiaro che questi libri vanno valutati e va valutata la possibilità di poterli conservare. Se la biblioteca non ha una stanza in cui ospitarli sarà costretta a rifiutarli. E’ successo anche con la Pivano, pensate un po’.
    Il decalogo del buon donatore non esiste, ma è chiaro che col buon senso si può stilare. Se avete dubbi li risolvete facilmente parlando con il vostro bibliotecario. Andate da lui e chiedete cosa possono ricevere in dono. Chiedete: quale libro vi manca? Poi andate in libreria e compratelo. Questa è la cosa migliore.
    Evitate, come fanno molti, libri strappati e muffi. Sembra inutile dirlo ma la maggior parte dei libri donati sono in quelle condizioni. Evitate anche libri che avete trovato in allegato in edicola perché sicuramente qualcuno prima di voi se ne è liberato.
    E’ anche sbagliato donare un best seller se questo è già presente. Acciaio, ad esempio, adesso è molto richiesto. Fra cinque anni basterà avere una copia o due. Le copie in più occupano spazio sugli scaffali o in magazzino e sono quindi una spesa.

  12. Sui libri ammuffiti Mirko ha ragione… detto questo credo che molti di noi abbiano regalato libri nuovi che non usavano più, portando prima la lista dei titoli alla biblioteca per vedere se erano interessati a tutto il pacchetto o solo ad alcuni (per evitare doppioni etc). Ma il dono è diverso da un acquisto. Con tutto il rispetto, posso regalare libri che a me non sono più utili o mi occupano troppo spazio perché abbiano una fruizione pubblica ma andare ad acquistare il libro che mancante non è più un dono è un regalo. Su questo non intendo sostituirmi allo Stato, alla Regione o al comune.

  13. Ricordo un articolo di Daniele Brolli su un vecchio *Pulp* (un numero della rivista di alcuni anni fa). L’articolo, molto dettagliato, affrontava proprio la questione delle donazioni a favore delle biblioteche. Ricordo che rimasi allibita dopo aver letto quel breve scritto: l’omaggio dei libri (Brolli spiegava in modo puntuale tutti i passaggi necessari) finiva per risultare una cosa complicatissima a livello burocratico.

  14. Confermo quanto scrive Mirco, per donare una quantità non sterminata di libri (almeno a Roma) basta consegnarli al bibliotecario. L’ho fatto più volte negli anni, privilegiando le donazioni a biblioteche di quartiere, che sono quelle che ne hanno più bisogno, oltre a mantenere vivo il rapporto con il lettore che non sia per forza studente o accademico.

  15. Tagli sulla scuola, tagli sui fondi delle biblioteche: tutto a colpire cià che può essere istruzione perché, si sa, dalla conoscenza il potere. Potere di svelare e combattere la natura della società: narcisista e adolescenziale, vuota e viziata, altri simboli dell’impoverimento culturale.
    Dopo il limitare l’accesso alla cultura, il prossimo passo sarà l’abbassamento della qualità del pubblicato; se non si è già cominciato, ovviamente.

  16. Consegnare libri a una biblioteca comunale è facile, basta una firma. Ma vanno dati quelli che ci piacciono, i classici che possono mancare e le novità che abbiamo acquistato di tasca nostra. La bibliotecaria del mio dipartimento, invece, si lamenta di donazioni finte, ovvero libri che non ci piacciono, tutto Vespa dal primo libro all’ultimo che son mattoni, manuali scolastici del tempo che fu. Una mezza tragedia, Carità pelosa. Questo sentimentalismo sui libri che proprio non possiamo lasciar andar via mi disgusta, fa borghese piccolo piccolo e taccagno. Siete lettori o bibliofili? Autodafé di Canetti almeno regalatelo. Sui tagli sulla istruzione, basta, ma stiamo allo sfascio anche idrologico, piove e si bagnano anche i vostri libri, deve finire sempre in demagogia politica? Regalate libri e intanto noi rileggiamo. I Demoni, magari.

  17. Lasciate stare i libri regalati. La risorsa piu` scarsa nelle biblioteche e` il lavoro, le persone che le facciano funzionare. La conseguenza e` la riduzione degli orari di apertura. Quando le biblioteche sono aperte la sera, il sabato, la domenica ci vanno tutte le persone che in altri momenti non potrebbero. E` questo che bisogna chiedere, ai consiglieri comunali e agli assessori: orari di apertura decenti, per tutti.

  18. Bette: certo, ma stiamo affrontando una cosa piccola e fattibile o lei è una consigliera comunale? Nemmeno gli ospedali hanno orari di apertura decenti, figurarsi. Una tantum si può essere demagogici, così, per rabbia o per esprimere sdegno. Quotidianamente è lamento non costruttivo.

  19. 1. Togliamo di mezzo un equivoco: chi non ha voglia di regalare libri alle biblioteche, buon per lui, non ha il problema di trovare qualcuno disposto ad accettare il “dono”.
    2. Per gli altri (che sono molti, e comunque l’offerta dedli aspiranti donatori supera nettamente la domanda), evitare anzitutto doni “pelosi”, cioè il libro di cui ci si vuole solo liberare.
    3. Rimane il dubbio che un Vespa giustamente respinto in una biblioteca cittadina possa invece interessare molto in un paesello sperduto, in un carcere, in un ospedale (?), in un albergo (all’estero le biblioteche ce le hanno anche gli alberghi, perché da noi no?).
    4. Quindi rimango dell’idea che un “hub” virtuale dove far confluire domanda e offerta sia un progetto cui pensare. Perché non lo proponiamo a Repubblica, per esempio ?

  20. M.T.: magari fosse che l’impoverimento culturale provenisse dai tagli ai fondi per le biblioteche!. I motivi sono ostinatamente complessi, invece, come anche per “la società narcisista e adolescenziale, vuota e viziata” (quattro aggettivi impegnativi di cui non tutti si fanno carico o sono concordi).

  21. Lavoro in biblioteca e sono d’accordo con Bette. Una biblioteca non è un semplice magazzino librario: offre SERVIZI. I soldi occorrono non tanto (meglio: non solo) per acquistare libri, ma soprattutto per garantire una buona qualità dei servizi: apertura prolungata al pubblico, cataloghi aggiornati ed efficienti, possibilità di accedere alle risorse elettroniche, organizzazione di incontri, attività specifiche rivolte ai bambini in spazi idonei ed accoglienti, collezioni che spaziano dai libri alle riviste, dai CD musicali ai DVD, personale qualificato ed esperto in grado di fornire aiuto nella ricerca, personale addetto al servizio di prestito interbibliotecario, postazioni web e altro ancora. Una biblioteca degna di questo nome dev’essere in grado di offrire tutto questo. Provate a visitare la bellissima San Giorgio di Pistoia (ne parla anche l’articolo di Repubblica) e capirete quante potenzialità si nascondono dentro una biblioteca.

  22. L’impoverimento non viene solo dai tagli, come sottolinei tu Vincent: è una delle cause, non La causa. Ce ne sono tante che hanno contribuito a raggiungere questo livello, ma se si è arrivati a tanto è perché le persone lo hanno permesso, hanno e si sono lasciate andare senza fare nulla per impedirlo. Si può dire che ognuno ha dato il suo contributo.

  23. Vincent, sono una cittadina italiana, dunque un’elettrice. Alle prossime amministrative posso decidere di dare il mio voto a chi ha investito più risorse per tenere aperta la biblioteca tutti i sabati pomeriggio invece che a chi – si fa per dire – ha speso le stesse risorse per invitare una mezza dozzina di scrittori a presentare i loro libri, ovvero per organizzare la sagra del consumo del piatto tipico locale.
    Nel frattempo sono una donna che lavora e che, se vuole andare in biblioteca a prendersi un paio di libri in prestito, deve prepararsi con lunghi calcoli e l’agenda alla mano (oltretutto, le biblioteche di base dove vivo, non ce n’è due che osservino orari un po’ simili e facili da ricordare).

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