L'INSALUBRE INSOLENZA: LA BIBLIOTECA DI VISSO E LA PARTITA CHE STIAMO GIOCANDO

“Rammento lo schiaffo ben assestato da mio padre, uomo mitissimo, quando, dopo anni di umiliazioni, ebbe a incontrare in un luogo affollato del centro di Firenze, la mattina successiva all’arresto di Mussolini, 1943, un tale che da lungo tempo gli aveva tolto il saluto e che gli si era fatto incontro sorridendo, anzi togliendosi il cappello. So bene – non ci vuole grande sensibilità morale per saperlo – che il disprezzo verso altrui, macchia anche e diminuisce chi disprezza. Nell’ingiuria c’è sempre un autocompiacimento. Ma sono macchie che accetterei di subire volentieri, se servissero a introdurre profondi motivi di divisione, a costringere a scelte rigide, a riconoscerne la inevitabilità salutare. Solo conforto, in questo senso, mi è la certezza che fra i più giovani il disprezzo assume la forma della indifferenza, della ignoranza benefica e volontaria, dell’odio sorridente e quasi ignaro di sé”.
In un articolo del 1992, dal titolo “Le salubri insolenze“, Franco Fortini plaudiva al linguaggio diretto usato in un articolo da Giorgio Agamben, e ricordava che era giunto il tempo di essere diretti, e salubremente insolenti, appunto:
“Poter dire «verme» a un verme, non è così facile come si crede, se non si è dei volgari cani da guardia di qualcuno, se – voglio dire – non si è migliori dei cani e dei vermi. Ci sarà sempre qualcuno pronto a rammentarti che bisogna criticare il meglio e non il peggio, il pensiero e non la persona, il peccato e non il peccatore. Eppure tu sai che vengono, o si stanno avvicinando, momenti nei quali il pensiero e la persona, il servizio reso a una pubblicistica repellente e l’identità anagrafica che quel servizio ha reso, tendono a identificarsi; come d’altronde fa ogni giorno l’amministrazione giudiziaria”.
Era, sottolineo, il 1992: sono trascorsi 26 anni e oggi tutti siamo legittimati a dire verme al verme, e l’insolenza non è più salubre, anche perché molti di quei vermi fanno di tutto per provocarla, convinti – temo a ragione – che un gran numero di insolenze porterà loro ancora più consensi.
La preoccupazione, la mia almeno, è nota ed espressa più volte: negli ultimi mesi una sacrosanta insolenza nei confronti di chi sta facendo a pezzi ogni briciolo di convivenza civile rischia di fare il gioco dell’avversario. Ma non bisogna tacere, lo premetto e lo ripeto, bensì cercare di creare un altro gioco, ed è quanto, nel mio molto piccolo, proverò a fare.
Partiamo da un esempio. L’esempio è il sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini, senatore della Lega, da molti indicato come il prossimo commissario alla ricostruzione. Lasciamo perdere quello che il sindaco scrive sulla sua bacheca, ché questa è faccenda che ci farebbe ricadere immediatamente nel gioco altrui. Cerchiamo di capire come sta gestendo il post-terremoto, invece. Ho fugacemente visto le Sae di Visso, stupendomi di come fossero lontane dalla parte del paese ancora agibile (e un anziano come fa? Va a piedi tutti i giorni, se vuole tornare a guardare quel che resta di Visso?) e chiedendomi se per assegnarle fosse per caso stato usato il famoso metodo del sorteggio, per cui se avevi un vicino ora lo perdi. Prima, avevo letto uno status amarissimo di Silvia Sorana:
“Un villaggio non vale l’altro. Ogni piccolo dettaglio sbagliato nell’organizzazione degli spazi del “nuovo villaggio” è una ulteriore difficoltà, spesso una mostruosità di cui doversi fare carico, con la quale doversi confrontare per le età più delicate.
Un’auto che passa a 60 km/h vicino alle SAE (soluzione abitative di emergenza) costruite a bordo strada produce un rumore fastidioso; un’auto dietro l’altra, una ogni 2 minuti, continuamente, diventa insopportabile. Perché a separare la strada da quegli automobilisti inconsapevoli, da quelle pareti sottilissime, dozzinali, delle loro camere da letto, spesso non ci sono nemmeno due metri.

Ogni piccolo dettaglio sbagliato, ogni piccolo dettaglio trascurato, senza la dovuta e necessaria empatia (o senza la benché minima competenza professionale), senza aver immaginato se stessi in una di quelle casette di poliuretano, è una difficoltà ulteriore, un peso di cui doversi fare carico, una politica sociale da mettere in campo.
Le balaustre in acciaio che delimitano gli spazi tra le file di SAE rappresentano spesso un recinto, una gabbia, in cui si fa un continuo avanti e indietro. Alcuni anziani ci girano dentro come bloccati. Sembra già che abbiano sviluppato piccole nevrosi, noie snervanti. Aver costruito incastri dai quali non si può uscire li mette nella condizione di sperimentare continuamente nuovi limiti che prima non conoscevano, nuove barriere che ostacolano le relazioni sociali: “E che si fa? mi fa male la testa. Mi fa male la testa!”. Ognuno fermo, immobile, nel proprio quadratino di giardino.
I parcheggi numerati a ricordare che gli spazi sono contingentati, decisi, normati. Tutti in riga, tutti in fila, tutto è una geometria in cui la natura, con le sue perfette irregolarità non ha trovato nessuno spazio.
Sono passate solo poche settimane dall’ingresso degli umani in questi spazi, eppure gli effetti nefasti sui più fragili già si mostrano”.

Poi, ho letto un altro status, quello dell’Associazione Visso d’arte. E’ questo:
“Torniamo a parlare della Biblioteca di Visso. Non per essere ripetitivi, ma per chiarire ulteriormente la situazione del patrimonio librario lì custodito prima del sisma.
Per consentire la messa in sicurezza dello stabile, tutti i circa 10.000 libri sono stati messi in salvo.
I 494 libri del fondo antico, alcuni dei quali del XVIII secolo, sono stati presi in carico dalla Soprintendenza archivistica delle Marche il 18 luglio 2018 e portati nell’Archivio storico di Ancona dove si trovano anche i documenti dell’Archivio di Visso messo in salvo agli inizi di novembre 2016.
I volumi di storia e cultura locale si trovano in un deposito del Cosmari, attrezzato per custodire pietre di valore recuperate da edifici storici e beni culturali ( libri, quadri, ecc). Tranne i 175 danneggiati irreparabilmente dalle infiltrazioni d’acqua, gli altri sono tutti integri. Tra quelli deteriorati ce ne sono alcuni di un certo valore, come ad esempio il volume ‘Le piante et i ritratti delle città e terre dell’Umbria sottoposte al governo di Perugia’ di Cipriano Piccolpasso (Istituto Nazionale d’Archeologia e Restauro 1963), che però, come ci ha assicurato la Soprintendente all’ archivistica, dott.ssa Sabrina Mingarelli, possono essere facilmente reperiti e sostituiti. Per questo ne abbiamo stilato un elenco e contiamo di acquistarli o acquisirli per la Bibliotea anche attraverso donazioni.
Il Consiglio d’Istituto dell’Istituto Comprensivo “Mons. Paoletti” di Pieve Torina, di cui la scuola di Visso fa parte, aveva dato parere favorevole ad accogliere l’intera sezione di storia locale in una stanza al secondo piano dell’edificio scolastico di Visso, ma non c’è stato un riscontro da parte dell’Amministrazione Comunale. La Scuola aveva offerto questa possibilità per permettere ai cittadini e a tutti coloro che hanno interesse alla ricerca storica di poterli consultare.
Tutti gli altri, diverse migliaia, (narrativa, saggistica, storia, arte, musica letteratura, ecc.) sono stati portati nello stesso deposito del Cosmari, che ha dato la sua disponibilità ad accoglierli, permettendo così di fronteggiare l’emergenza”.
Dunque, il sindaco Pazzaglini preferisce che la biblioteca di Visso sia in un deposito, e non a disposizione della cittadinanza. Perché della biblioteca probabilmente se ne infischia, e che sarà mai, abbiamo altro a cui pensare, la finale di Miss Mamma e la visita, con elmetto, di Maurizio Ferrini. E, certo, la nomina a commissario per la ricostruzione.
E’ un niente, l’episodio, davanti alle sofferenze atroci e ingiustificabili dei migranti della Diciotti, è ovvio. Ma è una spia. Perché ci sono e ci saranno e magari ci sono stati altri mille casi da denunciare e sottolineare, dove il famigerato “prima gli italiani” si sgretola davanti all’indifferenza e al cinismo dei giocatori di questa insalubre, molto insalubre, partita.
Del resto, due anni dopo quell’articolo, Franco Fortini scrisse anche, nella sua ultima lettera:
“Bisogna spingere la coscienza agli estremi. Dove, se c’è, c’è ancora per poco. Quando non si spinge la coscienza agli estremi, gli estremismi inutili si mangiano lucidità e coscienza”.

2 pensieri su “L'INSALUBRE INSOLENZA: LA BIBLIOTECA DI VISSO E LA PARTITA CHE STIAMO GIOCANDO

  1. Un bell’articolo. Ammirata dall’intelligenza e dalla costanza con la quale vi occupate e vigilate su quei territori.
    Esiste una raccolta delle segnalazioni che lei, o altri, hanno fatto?
    Sarebbe utile? Un arrivederci, Elisabetta Di Giulio

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