Naturalmente gli argomenti dovrebbero essere altri, e tra questo “altri” entra un mondo, dal bullismo di Amazon nei confronti degli editori che non accettano le condizioni proposte agli esperimenti emotivi di Facebook, dal disinteresse governativo nei confronti dei centri antiviolenza all’impressionante campagna interna non di approfondimenti ma di denigrazione nei confronti di parte dei femminismi.
Naturalmente saranno, questi, argomenti del quotidiano, a partire da domani. Ma ancora per oggi vorrei parlare dell’isola, e l’isola è Ventotene, e non so come sia possibile ma ogni volta riesce a compiere incanti. Ieri è dunque finita la terza edizione di Gita al faro, che quest’anno è stata sotto la mia direzione artistica e che ha visto insieme, per cinque giorni, Daria Bignardi, Giovanni Cocco, Marcello Fois, Antonella Lattanzi, Michele Mari, Elisabetta Rasy, Elisa Ruotolo, Stefano Sgambati e Mariolina Venezia. La maggior parte di loro non si conosceva e non conosceva l’isola. Il primo incanto è dunque l’amicizia che nasce e spesso dura nel momento in cui ti trovi insieme per fare qualcosa, e questo qualcosa è un racconto. Il secondo incanto sono i racconti stessi: diversi, diversissimi, la fragilità dei rapporti affettivi, il carcere di Ventotene visto dal figlio del direttore o dal Sorvegliante del Panopticon, una notte di guerra e di incontri, una guerra in atto, ora, non si sa perché, la solitudine di Giulia nella villa dove fu rinchiusa da suo padre l”imperatore, una grande abbuffata che sa di vendetta e allegria, una visione del mare, la piccola, sterminata solitudine di un’affittacamere. In ordine sparso, senza dirvi chi ha scritto cosa, queste sono state le storie lette alla luce del faro. E per la seconda volta ho pensato che vedersi, parlarsi, narrare sono i modi che abbiamo per fermare il tempo, come ha detto Chiara Valerio in una vertiginosa lezione su Virginia Woolf, e per sconfiggerlo, e dunque sconfiggere la morte.
Quest’è, commentarium. Se avete voglia di saperne di più, sul sito del Festival trovate le immagini, su Art a part of culture le interviste agli autori, presso Barbara Gozzi i video e intelligenti riflessioni. Quanto a me, mi stringo alle meravigliose Turbine che hanno ideato il festival insieme a Lidia Ravera e torno sulla terraferma, perché il tempo possiamo anche fermarlo, per un po’, ma poi riprende a correre.
Era ora..(che qui c`e` parecchio lavoro da fare)
http://vimeo.com/m/18817971
Trovo bellissime queste iniziative che coniugano letteratura e luoghi, che sembrano perduti, quando sfuggono ai periodi dove il turismo di massa li rende poco fruibili.
Amazon, ritengo che sia vincente sui nostri editori, che pubblicano e lottizzano premi senza alcun senso, l’ultima cìè chi pubblica persino Schettino quello della Concordia. Viste le vendite, mi sembra pura follie investire poche migliaia di copie su vippetti e facce note, che non scavare per valorizzare i lavori di nuovi autori. Amazon a questo punto, più efficace di IL mio libro-Feltrinelli, per i prezzi che pratica, per me è uno dei migliori modi per pubblicare. Vendo i miei scritti in tutto il mondo e ricevo una miseria di profitti in percentuale; ma viva iddio qualcuno mi legge!
Ehm, ha sbagliato post. Qui non si parla di Amazon. Quanto alla semplificazione sul discorso, si veda post del giorno. Ah, tanti auguri per i suoi libri.