LISTE

In un certo senso, si parla di Vieni via con me: questa è dunque un’avvertenza, perchè ho notato che in rete basta avvicinarsi all’argomento (addirittura citando altri artisti sotto scorta) che scatta l’effetto Frau Blücher e, come in Frankenstein Junior, si ode automaticamente il nitrito dei cavalli (Sì, ma Saviano…eccetera).
Si parla di liste. Perchè Giovanna Cosenza e Annamaria Testa hanno avuto un’idea.  Scrivere un elenco di valori della destra e della sinistra, vista l’insoddisfazione quasi generale per quelli enunciati lunedì scorso da Fini e Bersani.
Le regole? Queste:
(1) testi brevi (max 2000 battute); (2) intitolati chiaramente “DESTRA” o “SINISTRA”; (3) provocazioni, turpiloquio eccetera saranno censurati; (4) puoi cimentarti in una o entrambe le liste; (5) non è scandaloso che alcuni valori siano condivisi (“Tutelare la Costituzione”, magari…); (6) Faremo una sintesi di tutti i risultati e ve la riproporremo.
Postate nei rispettivi blog e, se avete voglia, commentate qui.

38 pensieri su “LISTE

  1. Ho aperto uno dei blog, volevo scrivere e poi ci ho rinunciato.
    Mi veniva, come prima cosa, che la redditività del capitale deve essere subordinata a un concetto di bene comune. Poi ho pensato che non c’è bene comune senza comunità, con dei confini identificabili.
    Cioè, secondo la vulgata ideologica, un ircocervo di destra e sinistra.
    Loredana, delle due l’una: o io sono proprio fatto male,
    o Destra e Sinistra non sono più categorie capaci di interpretare un mondo globalizzato. Che dici?

  2. Sia l’effetto Frau Blucher (io però, dovendo scegliere, sono per Saviano santo subito) che la lettura dei credo, di fondo riducono lo spazio di discussione ed approfondimento. Per questo mi verrebbe da dire che le liste sono poco di sinistra (perché per me, pretendere di semplificare tutto è di destra).
    C’è poi che le liste stimolano l’accaparramento (Fini la settimana scorsa s’è scippato il volontariato, fare volontariato è di destra !?) e la distorsione (come quella di usare integrazione per intendere segregazione; riformare per dire smantellare; ecc.). Sempre roba di destra.
    Possibile che siamo al punto di doverci fare le liste per dirci chi siamo e dove andiamo, per poi magari trovarci a concludere che dopo tutto sinistra e destra si assomigliano ? (col suo corollario “magnano tutti alla stessa maniera”)
    Boh, non sono convinto (questo sì, di sinistra).
    🙂

  3. Ih invece la protesta è semplice.
    Lo dico a Giorgia E Uolter e vi esorto a partecipare: cosa volete dal vostro orientamento politico? Ce lo scrivete per benino. Quali valori?
    A me l’unica cosa è che per via del tempo a disposizione mi accorgo già che ho scordato delle cose. Dopo si vedranno comunque le liste di tutti i pèartecipanti e più i partecipanti sono numerosi, più le liste definitive compilate sulla base delle singole da parte delle bloggheresse, avranno un qualche significato una loro utilità. No secondo me è una gran cosa – la farei al posto dee primarie.

  4. Ma infatti la lista è una trovata televisiva moderna però… il concetto di lista ha radici ben solide nella storia del teatro, basti pensare al mito di Don Giovanni, trattato con varia fortuna da più di cento autori nel corso di quasi quattro secoli: ebbene in un Don Giovanni che si rispetti non manca mai il momento della lista, cioè l’elenco delle donne donne che hanno avuto la sventura di giacere ed essere abbandonate dal nobile seduttore. A teatro è uno strumento che funziona benissimo, in televisione pure e credo anche in un blog. Effettivamente non funziona per la politica, che si aggrappa a categorie moerte come destra e sinistra per interpretare un mondo profondamente modificato che ha bisogno di categorie nuove.
    ps: categorie esterne al berlusconismo, si auspica.

  5. Mi vengono in mente l’articolo 3 e 9 della Costituzione, densi di deliziosi valori progressisti:
    Art. 3
    Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
    È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
    Art. 9
    La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
    Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

  6. @zaub: purtroppo destra e sinistra sono per me concetti obsoleti (quoto, a tal proposito, valter binaghi) e per quanto riguarda la protesta io personalmente risparmierei le energie per battaglie piu’ importanti e per elenchi su problemi che sento piu’ urgenti.
    A Saviano in questo momento scrivo per chiedergli di parlare di donne o di schiave della prostituzione, visto che sono temi ancora lontanti dal piccolo schermo come purtroppo da queste trasmissioni più “illuminate”. Per me gli elenchi di Fini e Bersani sono stati un episodio che sapeva di vecchio e che sarebbe stato meglio lasciar cadere nell’oblio delle chiacchiere politiche che finora non ci hanno portato a nessun cambiamento, piuttosto che proseguirlo. Ma, ripeto, è la mia personalissima opinione.

  7. Giorgia – io questa cosa che destra e sinistra so concetti obsoleti non so manco come reagire diplomaticamente. So che la dicono persone in buona fede e mi contengo rispettando i loro certi sentimenti.
    Di fatto è una discriminazione reale, che non morirà con la prossima legislatura. Ignorarla e dire che riguarda cose non concrete mi pare un gesto come dire, antipolitico e paraculo, che non ti si addice e di sicuro non si addice a Valter. Uno può essere stanco, uno può essere deluso dalle forme storiche, uno può sicuramente dire, non me ne sbatte una cippa di questa iniziativa, non ho tempo o che. Ma rifiutarsi di confrontarsi con il problema e con i modi che vogliamo per risolvere i problemi – mi sembra ecco, incivile. E non ci sono solo le donne a questo mondo – anche le donne sono parte dei problemi di cui palriamo. Poi liberissima eh.

  8. Perché, zaub, confrontarsi sui modi di risolvere le cose significa per forza ricadere nella dicotomia destra e sinistra?
    Sono anni che mi impegno sia civilmente che politicamente senza averne mai avuto bisogno, consapevole che non solo il mio voto ma ogni mio singolo gesto di consumo e di comportamento è un atto politico.
    Destra e sinistra sono definizioni che piacciono a politici e ai media di regime per darci l’illusione di una democrazia che, nei fatti, non c’è. Continuare a perpetrarli significa, per me, proseguire nella cementificazione dell’inganno mediatico, quando oggi le fila politiche del mondo sono tirare da un manipolo di sì e no 300 famiglie che da sole detengono ricchezze ben superiori a quelle singole nazioni e non ha senso discutere di come dovrebbero essere i governi quando questi non hanno piu’ alcuna autorità. Questo è il mondo delle corporation, del wto e della banche mondiali cementificate e sorrette da governi sia di destra che di sinistra perché queste 300 famiglie probabilmente sono di destra o di sinistra a seconda delle convenienze.
    L’ideale di libertà o di coraggio di un popolo che ha mosso gli eroi e le eroine di questo ed altri Paesi non appartengono a nessuno colore politico se non alla razza umana che non ha bisogno di definirsi per riconoscere la propria dignità e rimboccarsi le maniche.
    Così come mi sono stufata di sentir parlare di donne e di uomini e vorrei cominciare a ragionare in termini di persone e quindi di diritti della persona, allo stesso modo mi sono stufata di sentir parlare di destra e di sinistra quando sarebbe ora di parlare di cittadinanza attiva, di democrazia partecipata, di parità di genere o di altraeconomia. Solo per citarne qualcuno.

  9. Sinistra: liberté, egalité, fraternité
    Destra: liberté, liberté, liberté
    Poi ti ritrovi in un paese come la Svezia dove la destra fa riforme a favore delle donne e della famiglia tipo la detrazione dalle tasse del 50% del costo di chi ti fa le pulizie in casa e/o della baby sitter e/o della manodopera tipo imbianchini, idraulici, muratori, eccetera e la sinistra vuole abolire quelle riforme e allora pensi che aveva ragione Gaber…

  10. QUER CHE NUN VOJO
    Vorebbe fà ‘n elenco puro io.
    Nun lungo: dev’entrà drentr’ar sonetto,
    senza allargamme, solo ‘n borbottio
    de quer che me stà ‘ntorno e nun accetto.
    Vedè continuamente lo sciupio
    che va a riempì sortanto er cassonetto.
    Le straggi fatte ‘n nome der tuo Dio.
    L’inverno de la gente senza tetto.
    Er potere sposato a l’aroganza.
    L’inutile superbia der cretino.
    Un governo de farza maggioranza.
    Decide de nun fà manco un bambino
    perché nun ciai certezze, né speranza.
    Pagà du euri per un cappuccino.

  11. Così per gioco…
    Destra
    -Radicamento nella maschera dell’identità nazionale
    -Culto dello “strapaese”
    -L’Ordine Pubblico
    -La legge speciale e “urgente”
    -Il machismo e l’eroe
    -C’è sempre un nemico da combattere, meglio se straniero
    -Alimentare l’oltranzismo religioso, poi, se “non ci credo”, non ha importanza
    Magari più tardi aggiungerò qualcosa sulla sinistra.
    Bel “gioco”.

  12. Giorgia alcune cose e poi chiudo se no pare che ci ho la commentazio compulsiva.
    – Io non mi riconosco nella tua definizione di destra e sinistra perchè sento molto forte il legame con la cornice storica che ci ha portato a oggi: ci ho sempre in mente cosa è stata la sinistra e cosa è stata la destra, quali scelte politiche hanno rivendicato e quali valori hanno opposto l’una all’altra. Che responsabilità hanno avuto. So che comunque il tuo non è un caso isolato. E’ un’esperienza molto diffusa.
    – In ogni caso penso che siccome questa opposizione vuoi perchè è voluta dalle forze del male, vuoi perchè è voluta da quelle della storia c’è ed è concreta so che siamo chiamati a infilarcici al momento delle elezioni. Per cui anche se col vomito – e di questo eventualmente ti sono nel cuore anche io sono molto triste ecco nzo dove sbatte la testa – io penso che si debba sempre votare e penso anche in maniera politicamente efficace.
    – I valori che tu rivendichi come a-politici io li considero molto politici e molto di sinistra. Alcuni di essi credo che a destra, anche da una destra onesta, possono essere rigettati.

  13. C’è un’unica cosa a cui mi sono servite le liste di Bersani e Fini: ricordarmi una differenza strutturale non proprio piccola. La lista di Bersani proponeva un’idea di relazione, di responsabilità condivisa, di orizzontalità della società. Quella di Fini un’idea verticale, più autoritaria, con tutto quel che ne segue. Insomma, mi sono servite a guarire dalle simpatie finiane che lo stato pietoso della nostra sinistra poteva aver provocato momentaneamente in me. Al di là delle imperfettissime incarnazioni attuali (e non) e della noia, per me resta una distinzione importante.

  14. posso quotare gaber e gloria gerecht?
    @ zaub, lascio a te decidere se i miei discorsi e i mie valori siano più di sinistra che di destra. io quando voto, perché voto zauberei, e a volte pure mi candido, non vado a scegliere la sinistra o la destra ma le persone ed i programmi, nel limite molto poco democratico che il nostro sistema elettorale impone.
    ma la politica poi la si fa per i restanti giorni dell’anno con le nostre scelte quotidiane, il nostro attivismo, le nostre campagne e la nostra lista della spesa, altro che comportamento apolitico (per inciso, io non ho mai rivendicato l’apoliticità dei valori umani ma la loro esclusiva appartenenza a determinati schieramenti politici).
    ogni nostro gesto è un preciso atto politico e assumiamocene la piena responsabilità, indipendentemente che lo riteniamo di destra o di sinistra.

  15. Anche io trovo che “destra” e “sinistra” siano parole vecchie, abusate e sostanzialmente troppo ambigue per essere utili.
    Può darsi che le generazioni precedenti la mia (1982) siano ancora legati a certi frame che vanno ad incorniciare valori precisi e specifici sprigionati nella loro mente da certe parole.
    Ma, almeno per me (e non solo, direi), questo modo non mi appartiene più.
    E non perché voglia rigettare la storia, o perché “rossi” e “neri” tutti uguali.
    Ma perché – banalmente – la mia generazione ha ereditato dalle precedenti soltanto un coacervo di confusione. A destra e a manca.
    I miei amici sono di “destra” e di “sinistra” nel senso che appartengono a famiglie che votano a destra e che votano a sinistra. E come succede spesso oltre ai geni si eredita anche il credo politico.
    Ma a parte certe questioni (di cui alcune importanti, non lo nego), c’è una condivisione di valori e di esperienze totalmente trasversali ai concetti di destra e sinistra.
    Il che significa, per me, l’urgenza di dover creare un nuovo frame.

  16. da quando è entrato berlusconi nella vita politica italiana destra-sinistra non esistono più e con loro i valori imperanti. fare le listarelle idem con patate

  17. la sinistra deve aver sempre chiara la questione che l’ordine pubblico è ordinaria amministrazione piantandola d’inseguire quella cattiva destra che si gioca le sue carte confondendo paura con sicurezza.La sinistra deve ripristinare,anzi creare ex-novo,l’equilibrio delle condizioni di partenza per una sana competizione sui mercati,aiutando i deboli e tenendo d’occhio coloro che vogliono sfuggire alle regole per stopparli al momento giusto.Deve inoltre tassare e spendere per realizzare il sogno di una società che rispetti lo stilema della rivoluzione francesce e i principi fondativi della costituzione repubblicana.Una destra utile deve pungolarla per decidere le priorità,denunciando sprechi e abusi,non prima di essersi sbarazzata dei suoi miti,patria, dio e famiglie(faccende che vanno relegate al campo delle scelte indivituali,e come tali,civilmente regolate)

  18. Sinistra
    -La conflittualità delle posizioni, fonte di democrazia, ma anche possibilità di stallo
    -La solidarietà
    -Il pacifismo(nel senso buono)
    -La pluralità delle voci
    -L’occhio all’ambiente
    -La qualità contro la quantità
    Non entro nel merito dei “difetti” di destra e sinistra, mi attengo al “gioco”.

  19. E’ interessante che la più strenua difesa delle categorie destra-sinistra qui nel commentarium venga da zauberei che però argomenta:
    “perchè sento molto forte il legame con la cornice storica che ci ha portato a oggi: ci ho sempre in mente cosa è stata la sinistra e cosa è stata la destra, quali scelte politiche hanno rivendicato e quali valori hanno opposto l’una all’altra”.
    Ma il punto è proprio questo: io, che sono ben più vecchio di zaub, so bene cosa sono state destra e sinistra e in fondo è per questo che ho continuato a votare (a sinistra). Ma si può accettare come attuale una dicotomia per quello che ha saputo esprimere in passato piuttosto che per ciò che consente di comprendere dell’oggi (quasi nulla, ahimè)?
    Ed ecco il maestrino:
    il filosofo Nicolò da Cusa diceva che basta allungare all’infinito il raggio di una circonferenza per ottenere che la circonferenza non si distingua più da una retta. Credo che sia quello che capita alle dicotomie del XX secolo in una società globalizzata: basta parlare sul serio di difesa dei salari e dei posti di lavoro in questo paese per ritrovarsi sulla sponda opposta di quella in cui ci si trovava trent’anni fa, ovvero a difendere un interesse nazionale contro un globalismo che impone al mercato del lavoro il ribasso dei salari cinesi o belgi. E siccome non si ha cuore di farlo perchè impediti precisamente dalla memoria storica, che vuole il nazionalismo essere de destra (i Veltroni, i Bersani) si rimane a metà del guado, nè carne nè pesce.
    Ci si fa convincere dalla pancia, si vota qualsiasi cosa pur di mandare a casa l’immondo psiconano (è quello che ho fatto io negli ultimi quindici anni), ma non si ha alcuna fiducia in questa opposizione e ancor più in queste categorie.
    I veri partiti di oggi dovrebbero essere Globalista e Comunitarista, anche e soprattutto prendendo atto del fatto che l’alternativa all’autodeterminazione (religiosa, civile ed economica) dei popoli è una qualche forma d’imperialismo e di scontro di civiltà.

  20. credo che le liste a due colonne, ormai, non spieghino o rappresentino più molto. In alternativa, se a qualcuno interessa, propongo il parlamento quadrato di questo test (Il più piccolo test politico del mondo: http://economics.com.au/?p=465), che di opzioni ne offre cinque: Right, Left, Center, Libertarian, Statist (Big Government). Nota: secondo questo test, Obama e McCain si collocano nello stesso quadrante: Statist (Big Government). Il quiz me lo ha fatto conoscere un vecchio forumista di Fahrenheit, broncobilli, nel 2009.

  21. Non so, faccio l’esempio del sindaco di Roma Alemanno. Un politico che certamente quando fu all’agricoltura – mi dicono i miei amici sinistrissimi contadini del lazio – aveva fatto cose che si chiedevano da anni, tipo nella lotta contro l’uso di certi pesticidi, nel controllo dell’agricoltura etc. Dicono loro in una maniera competente ed ecologica che sempre si erano aspettati dalla sinistra e non era arrivato niente.
    Ora Alemanno è sindaco di Roma. Per certi versi un bravo sindaco: fa delle cose visibili, pota alberi, rifà un sacco di marciapiedi anche in zone periferiche. A me questo per esempio piace. Ha anche ritirato delle pubblicità piuttosto sessiste, e fatto altre cose che ho apprezzato: trovo corretto rendergliene atto.
    Tuttavia, non è che ni ci manchi la continuità con gli avi! Per esempio considerando le politiche – scellerate adottate verso gli extracomunitari – oppure infestando circo massimo di roba militare che io ci passo sempre e vomito. Anche certe gagliarde dichiarazioni in fatto di barboni e pazienti psichiatrici – hanno un antico profumo di destra italiana e fascista. Viceversa, quando c’era Uolter Ueltroni come sindaco, certe cose che faceva – per esempio la campagna pubblicitaria su tutti i muri contro l’omofobia – io le riconducevo al mio orientamento politico e alla sua storia più o meno recente.

  22. Mi riconosco nelle parole di Giorgia e nello stesso tempo non sono convinta che, una volta smascherate le macrostrutture che ci sovra determinano e che vanno al di là della dicotomia D/S, i popoli, composti da eroi ed eroine, si compattino intorno al valore supremo della Libertà e del Coraggio per autodeterminarsi una volta per tutte e vivere in armonia felici e contenti.
    Questo concetto di ‘popolo’ mi sa tanto di corpo mistico e mi fa pure un po’ paura.
    Io credo che anche gli individui siano mossi da valori e interessi diversi. Come comporre questi valori e interessi soggettivi (che magari potremmo ancora distinguere nelle macrocategorie di D e S a seconda orientamenti da individuare, le famose liste) e indirizzarli verso il cosiddetto ‘bene comune’ è cosa su cui penso sia urgente riflettere e impegnarci tutti. Stando attenti a che questo ‘bene comune’ non diventi una macrostruttura che, a sua volta, sovra determini l’individuo.
    Perché poi è forse sul concetto di ‘soggetto’ che si gioca un po’ tutto.
    Che il ‘soggetto’ possa essere una discriminante per distinguere, almeno in modo funzionale se non teorico, le categorie di D e S lo diceva in modo convincente, secondo me, Carlo Galli qualche giorno fa in una puntata di ‘Tutta la città ne parla’ dedicata proprio al tema di D e S.

  23. @valeria: mah, io per popolo intendo proprio il genere umano. per me anche parlare di nazione è già vetusto, fai un po’ te. quando avremo creato il concetto di cittadinanza umana (nelle sue molteplici differenze), allora forse cominceremo a ragionare affrontando i problemi del mondo.

  24. Ah ma io credevo si parlasse dell’Italia…
    Se si parla della Gerusalemme celeste, dove Dio sarà tutto in tutti e il lupo s’abbevererà con l’agnello, allora esigo anche fiumi di latte e miele (meglio ancora lo Chardonnay del triveneto).
    Ma la politica è l’arte del possibilie, e ad una generazione di utopisti seccede sempre una generazione di cinici. Questa per l’appunto.

  25. @Giorgia. Sì, anche intendendo ‘popolo’ come genere umano, anche quando avremo creato il concetto di cittadinanza umana nelle sue molteplici differenze. Nel momento in cui cominceremo a ragionare affrontando i problemi del mondo si riproporranno, verosimilmente, i conflitti su come affrontarli, i problemi del mondo, su quali valori e principi ci si debba basare per scegliere le soluzioni ‘migliori’.
    In questo non ci trovo assolutamente niente di male, credo solo che immaginare uno Stato, società, nazione, comunità, gruppo (o come lo si voglia chiamare, di qualsiasi natura e dimensione), privo di conflitti sia poco realistico.
    Attrezzarsi per gestire i conflitti, a qualsiasi livello si pongano, invece, mi pare sensato.

  26. @valeria: ma io non ho mai parlato di “assenza di conflitti” né di un sistema peace&love. il conflitto è una risorsa, il momento migliore per conoscere piuì profondamente l’altro. il conflitto esisterà sempre perché è un essenziale territorio di conoscenza. l’importante è saperlo gestire, ovviamente, ma per fortuna oggi abbiamo diversi strumenti a disposizione che non siano la guerra.

  27. @Giorgia. Forse stiamo dicendo le stesse cose. E’ probabile che discutere di destra e sinistra in astratto ci porti fuori strada e forse è anche poco corretto discuterne così.
    Allora, lasciando da parte ‘destra’ e ‘sinistra’, tenendomi a un livello decisamente minimale, dico semplicemente che in una società ci sono valori e interessi che entrano in conflitto tra loro.
    Finché sono state in piedi le grandi impalcature ideologiche del secolo scorso era forse molto più semplice ‘capare’ i valori e sistemarli nei due grandi contenitori D e S, oggi è molto più difficile, anche se non impossibile.
    Che poi, al di là della fluidità e della complessità della situazione attuale, la questione può essere detta in termini molto semplici: esiste una lotta di classe ed è a senso unico. Ricchi contro poveri.
    E per tornare al thread sulle parole, se si volesse cercare una categoria che contenga sia la classe degli ‘immigrati’ (e altra brutta gente) che quella dei ‘razzisti’ (almeno una parte considerevole) si potrebbe provare con la parola ‘poveri’ e riconsiderare la situazione da questo punto di vista.

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