Accade di rado, ed è successo sabato pomeriggio. Trovarsi a confronto con interlocutrici di rara intelligenza e passione, e di opinioni fortunatamente diverse ma sostenute con rispetto e forza. Toccare i nodi della discussione che riguardano i generi sessuali, il potere, financo l’utopia. Scoprire che proprio di quest’ultima esiste un bisogno vorace (al Festival di Internazionale a Ferrara, la fila per entrare al Teatro Comunale era impressionante, e tantissimi sono rimasti fuori). Per farla breve, aver moderato la discussione con Michela Marzano, Beatriz Preciado e Natasha Walter e, nella mattinata, aver incontrato gli studenti del liceo Ariosto di Ferrara insieme a Giovanna Cosenza e Francesca Sanzo mi ha regalato entusiasmo. A dispetto della febbre alta con cui ho affrontato i due appuntamenti e a dispetto dell’impatto, al rientro, con la consueta realtà letteraria italiana (non mi hai recensita? Non sei dalla parte delle donne. Non parli del mio libro, non mi dai il cellulare del direttore editoriale di Einaudi? Che penseranno i tuoi lettori, visto che sono donna? Tant’è: la furbizia è testimonianza di miseria infinita, e in questo paese siamo cresciuti con l’idea che non si possa fare un passo se non si è furbi. Per fortuna, riprendendo il pensiero del Montesquieu citato sabato da Michela Marzano, “di solito coloro che hanno un grande spirito l’hanno ingenuo”.).
Dunque, il commentarium comprenderà molto bene i motivi per cui tendo a svicolare dal discorso su questo o quel libro e a occuparmi molto di altre questioni. Tornando alla discussione sulla maternità, copio, incollo, propongo questo articolo di Cinzia Sasso.
“Il professore è appena rientrato dagli Stati Uniti, Detroit, ospite del National Institute of Child Health, chiamato a spiegare quello che gli americani si chiedono ormai come un tormento: come fare ad affrontare l’ultima emergenza del sistema sanitario, l’aumento costante del numero dei parti cesarei. È una battaglia mondiale.
Perché da trent’anni quella curva è in salita e lui, Enrico Ferrazzi, primario di patologia della gravidanza all’ospedale Buzzi di Milano è un’autorità. Insieme ai colleghi è riuscito in un’opera che ha del miracoloso: ridurre al 20 per cento, dopo una marcia che sembrava crescere in maniera infinita, la percentuale dei cesarei. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità quella percentuale non dovrebbe superare il 15 per cento; in America però nel 2010 ha raggiunto il 34 e in Italia sfiora il 40 (con la Campania che supera il 60 per cento). Il paese che ha il numero maggiore è il Brasile; il secondo al mondo è il Portogallo e subito dietro arriva l’Italia.
Numeri di un’emergenza che una campagna nazionale si ripropone di ridurre a livelli accettabili. Perché non è vero che il cesareo sia il metodo più sicuro, né che i vantaggi – la comodità di decidere il momento del parto, la mancanza di dolore – siano superiori agli handicap: si tratta comunque di un intervento chirurgico con tempi di degenza e ripresa più lenti. “Promozione della naturalitàdel parto”, si chiama lo spot che Onda, l’Osservatorio nazionale per la salute della donna, diffonde dal suo sito. Una campagna a tappeto, che per raggiungere lo scopo parte dall’analisi delle cause. “Una volta – spiega Ferrazzi – il parto era vissuto come un evento naturale, che la famiglia allargata rendeva semplice e ovvio. Oggi la donna madre è sola, dunque impaurita, e il parto viene caricato di significati spaventosi, così che si pensa che il cesareo limiti i problemi e annulli del difficoltà”. Aggiunge Francesca Merzagora, fondatrice di Onda: “Se si chiede alle donne italiane cosa vorrebbero fare, l’80 per cento risponde che vorrebbe partorire con il metodo naturale; poi però succede che la metà ricorre al cesareo e questa è una tendenza che dobbiamo invertire”. Secondo un’indagine dell’Osservatorio sono soprattutto i ginecologi a suggerire il ricorso al parto chirurgico, e trovano un terreno fertilissimo. “Il fatto è che il cesareo – dice Ida Salvo, anestestista al Buzzi – viene venduto come l’acqua santa. Mentre invece la vera soluzione sarebbe introdurre in tutte le maternità il parto indolore”.
Se i cesarei sono in aumento a partire dagli anni ’80, quando si assestavano al 12 per cento, gli ultimi anni registrano picchi all’insù anche a causa di nuovi fattori. Dice Mario Merialdi, direttore del dipartimento salute riproduttiva dell’Oms: “Oggi l’età della gravidanza si è spostata in avanti e spesso c’è il ricorso a terapie ormonali. A 40 anni ci sono più preoccupazioni da parte della donna e un maggior timore dei rischi da parte dei medici”. Aggiunge che quello che è radicalmente cambiato, è anche la cultura: altro che Genesi (“la donna partorirà con dolore”), oggi siamo meno disposti ad accettare il dolore. Ma è questo il terreno della nuova sfida: “Per ridurre il numero dei cesarei – dice Salvo – bisogna fare in modo che il dolore del parto venga trattato come tutti gli altri dolori, e che passi il messaggio che per partorire non è necessario soffrire”. Il primo passo, quindi, è la diffusione dell’epidurale che però richiede la presenza di anestesisti a turno continuo e quindi non è praticabile in tutti gli ospedali (a Milano il 25 per cento delle donne ricorre all’anestesia epidurale, ma in Italia solo il 19 per cento delle maternità ne dispone). In Italia i punti nascita sono 551 e in 289 si praticano meno di 800 parti l’anno, impossibile che siano tutti attrezzati. Al Buzzi si sperimenta anche l’uso del protossido di azoto, il cosidetto “gas esilarante” e a Firenze è in corso una sperimentazione con il remifentanil, un farmaco oppioide. Tornare a rendere il parto un evento naturale è una sfida di oggi. E a Detroit il professor Ferrazzi ha raccontato che uno dei segreti del Buzzi è stato quello di rimettere mamma e bambino nelle mani delle ostetriche. Altro che sale operatorie”.
Conosco perfettamente le dinamiche fisiologiche e le modificazioni di cui tu parli. Proprio perchè sono ostetrica e questo è il mio campo.
Come anestesista cui non puoi non sapere quali sono le alterazioni prodotte dalla peridurale, invece. Strano che non ne parli.
Mi sembri così informata, ma faziosa, nel tuo lungo elenco di punti a me ben noti. Ho sempre parlato, sottolineato, voluto portare l’attenzione sui meccanismi fisiologici inficiati dalla peridurale, ribadendo invece la preziosità della stessa nei casi in cui di fisiologia non si possa più parlare per i motivi da te pedissequamente menzionati.
Mi chiedo se tu mi abbia mai letta a questo punto.
Ultima cosa: la peridurale non è l’unico sistema per correggere quelle modificazioni parafisiologiche del sistema materno-fetale se sottoposti a dolore non più fisiologico. Ci sono rimedi privi invece di controindicazioni che riportano a soglie accettabili l’adrenalina, riarmonizzano o sbloccano il cingolo pelvico se alterato nella sua motilità e vascolarizzazione proprio dal dolore, aumentano la perfusione placentare e quindi l’ossigenazione fetale. Velocizzano il travaglio con migliore outcome per madre e bambino.
Ma non mi aspetto che tu li conosca perchè fai un altro mestiere.
Sicuramente c’è una profonda critica (che tu non manchi di fare, giustamente) al corpo ostetrico che agisce senza rispettare i tempi materni del travaglio e del parto. Ti ho detto: le rogne se le cercano.
gentilissima anna,
della magica cascata di endorfine preferisco me ne parli il mio ginecologo che è anche endocrinologo.
SOn certa che ne sa molto più di lei.
E’ bizzarro… partorire fa male dalla notte dei tempi, da quando la donna ha deciso di camminare a due zampe e non a 4.
Eppure con Read e le teorie pavloviane scopriamo che il dolore da parto è un prodotto culturale, che se il processo fisiologico non subisse interferenze le donne potrebbero… udite, udite! partorire pure con un orgasmo.
Il parto orgasmico è una deriva dell a scuola endorfinica. L’ossitocina è un ormone che viene rilasciato durante il parto, l’allattamento e la copula… da qui la teoria del parto orgasmico.
Un’osterica è un’osterica, un anestesista un anestesista e un endocrninologo un endocrinologo.
Se luna ti sembra aprtigiana nella sua esposizione altrettanto lo è lei.
Non capisco per quale bizzarro motivo solo i medici puntano al guadagno e al controllo dei corpi, quando lo sanno anche i sassi che in sala parto il bello e cattivo tempo lo fanno tutti, ostetriche incluse.
Per quanto rigfuarda la mia povertà di contenuti… carissima Anna se a lei sembra povero constatare che malgrado l’introduzione nei lea della peridurale da aprto (2001 3 2007), malgrado un pronunciamento del CNB (2001), malgrado numerose leggi regionali sul diritto ad un parto indolore (es legeg regionale veneto 25/2007), malgrado una legge nazionale sull’accesso alle cure palliative e terapie del dolore (legge 38/2010)… se insomma tutto questo le sembra povertà di contenuti…
Fermo restando che sto ancora aspettando un consenso informato sui rischi che corre una donna e il suo bambino, a aprtorire in un ospedale sprovvisto di guardia neonatologica, con meno di 500 parti anno, un manipolo di osteriche contro la peridurale (sapesse quante delle sue colleghe non chiamano l’anestesista, quante bucano sacchi e infondono ossitocina senza manco informare la donna) e la fissa di abbattere i cesarei (sarei curiosa di sapere quanto si alza il tasso di morbilità neonatale in quegli ospedali miracolati da Dio, dove da 40% si passa al 20% di cesarei).
E perchè non parlare dei danni che il aprto può provocare naturalemnte? Un consenso realmente informato dovrebeb prevedere pure questo no?
O l’elenco dei pro e dei contro (per l’epidurale pare esistano solo contro) vale solo là dove interviene la mano dell’uomo… mentre la fisiologia e l’asse neuroendocrino da parto (mi sono impressionata leggendo questo terine tecnico) sono per loro natura esenti da rischi? Forse perchè la macchina del parto è di per sé perfetta?
“Non sono così scellerata da mitizzare madre natura (espressione a me lontana) ma pongo una ferrea distinzione tra patologia e fisiologia”.
Ecco, già porre una ferrea distinzione tra patologia e fisiologia non è un bel modo per iniziare. Si può porre una distinzione, ma non ferrea… anche perchè come può giudicare lei un dolore percepito come insopportabile frutto soltanto di fisiologia?
E’ quel ferreo che mi fa capire quanto poco elastica sia.
E con questo concludo… di assi neuroendocrini non posso dire nulla perchè di mestiere faccio la grafica. AL massimo posso disegnarle le endorfine.
Anna, vedi,
non credo che in questo blog a qualcuno interessi le tue lotte acrimoniose nei confronti della peridurale e le gare tra professionisti tra chi ne sa di più.
Quello che volevo farti capire, ma evidentemente non ci sono riuscita, è che quando si parla con “non esperti” di queste cose così complesse e delicate, è necesario essere equilibrati nell’esporre gli argomenti.
Ciò vuol dire descrivere sia i fatti o gli effetti positi di un qualcosa che quelli negati.
L’epidurale non è scevra da complicanze. Il parto e la gravidanza neppure. Anzi, le complicanze di questi ultimi sono ben è frequenti e gravi, se proprio vogliamo dirla tutta.
La tua cascata ormonale può senz’altro sviluppare benefici a certe mamme, rimnere indifferente in altre , ma anche causare danni seri in altre. E non vorrei infierire, ma se tu questo lo sai perfettamente, come hai dichiarato, molte tue colleghe non lo sanno. Non conoscono la fisiopatologia del dolore.
Allora , ripeto, se tu ti rivolgi a chi ti può rispondere adeguatamente, puoi dire tutto ciò che vuoi, perchè chi ascolta sa di cosa parli e se ciò che dici sono cose corrette o meno.
Ma di fronte ad una platea “laica” NO.
Tu hai detto tutta una serie di scemenze sugli effetti dell’epidurale su mamma e bambino e questo va puntualizzato.
Non lo so se per tua ignoranza o per profondo livore.
Luna
gekina, scusa ma parli a vanvera quindi non ti rispondo. (ma chi mai ha parlato di parto orgasmico?ma dove sei?)
Luna: il rischio apportato dalla peridurale nel diminuire i livelli di ossitocina materna è reale, diventa quindi complicanza indiretta della peridurale la somministrazione mandatoria di ossitocina sintetica. Gli effetti della peridurale sul battito cardiaco fetale sono dimostrati. Possono essere minimi come potenzialmente drammatici. (così come gli effetti dell’ossitocina sintetica). La risposta del pavimento pelvico alla somministrazione dei farmaci della peridurale è stata dimostrata come possibile effetto collaterale, ed è il motivo per cui le donne che scelgono la peridurale firmano un consenso (passalo a gekina che ci tiene) in cui viene menzionata la possibilità che il parto si risolva con pratiche mediche invasive (episiotomia e ventosa). Questo per la maggiore incidenza di mancata rotazione anteriore del feto nel canale del parto.
Nonostante questo, non sono contro l’uso della peridurale (credo di averlo ripetuto ad ogni post ma a voi piace far finta di nulla).
Torno a dire (di nuovo) che le complicanze da parto spontaneo, e tutta quella trafila di patologie che Luna hai elencato come perfette indicazioni all’uso della perdurale (lo sono!) sono una minoranza.
Il parto rimane un evento fisiologico nel più dell’80% dei casi. Quindi capiscimi se insisto con il dire: ben venga l’epidurale, ben venga anche il cesareo, ma per quel 20% di donne che ne ha bisogno per indicazione medica!
Vendere (figurativamente, io non ho mai parlato di “guadagni” economici) la peridurale come la panacea a cui tutte le donne (anche quelle fisiologiche) devono attingere mi sembra celare una gravissima ignoranza dei meccanismi della fisiologia della nascita. E parlare di parto naturale con peridurale è una inesattezza grave per chiunque appartenga al mondo medico. E’ un parto vaginale.
50 anni fa annoveravano ancora il parto con ventosa tra i “naturali”, perchè il bambino era passato dalla vagina. E cosa voleva di più la donna? Ora, nel 2011, si dovrebbe capire che non perchè si passa per la vagina allora è naturale, non perchè macroscopicamente esce dai genitali ha gli stessi rischi.
Luna, purtroppo tante mie colleghe non conoscono la fisiopatologia del dolore. Ma un’ostetrica formata e con esperienza sa valutare quando il dolore del parto non è più fisiologico (sì, gekina, si può) e non lo fa chiedendo alla donna “scusa, hai male?”.
Di studi scientifici ce n’è a migliaia, vanno letti criticamente, è certo, possono dire tutto e il contrario di tutto, ma se vale per quelli che cito io, vale per tutti. Allora l’unica cosa che conta per un operatore credo sia la verifica personale.
Ho verificato più volte traumi da parto, lesioni del canale del parto, difficoltà di adattamento e relazione con il bambino, difficoltà a iniziare un buon allattamento, laddove il parto è stato medico: questo comprende cesareo, peridurale, estrazione vaginale.
Allora la mia domanda rimane aperta: che paura abbiamo ad esporre queste criticità alle donne?
Anna,
ho ben capito che non sei contraria all’epidurale a priori ma ci tieni che non venga somministrata su richiesta della donna se non c’è un’indicazione medica. Quando dici “ci sono rimedi privi invece di controindicazioni che riportano a soglie accettabili l’adrenalina, riarmonizzano o sbloccano il cingolo pelvico se alterato nella sua motilità e vascolarizzazione proprio dal dolore”, potresti precisare per favore quali intendi?
Per ragioni personali mi sto informando su un reparto di ostetricia all’estero, un terzo livello con neonatologia, dove hanno divulgato una brochure informativa di 11 pagine di cui ben 3 (tre!) sono dedicate al trattamento del dolore nel parto. A leggere le testimonianze di tante donne italiane mi si rivolta lo stomaco, ma da noi questo salto culturale non è ancora stato fatto e secondo me tanta attenzione verso la mamma è semplicemente percepita come “tempo e soldi buttati”.
“Ma un’ostetrica formata e con esperienza sa valutare quando il dolore del parto non è più fisiologico ”
Se una soffre come un cane e chiede l’epidurale… il dolore resta fisiologico solo perchè “i parametri” rientrano nella “norma” (leggi fisiologia)?
Le donne hanno da suffrì sempre e sempre perchè il parto è evento fisiologico?
Si fanno trapianti d’organo, clonazioni…. e non siamo in grado di curare il dolore da aprto?
Si avete letto bene, curare…
Anna, io POSSO parlare a vanvera… nessuna sventurata partoriente finirà con me… ma tu, tu le donne le segui durante il travaglio/parto.
Fatti un esamino di coscienza…
La chiud qui non voglio scadere nella rissa e chiedo scusa a Loredana. Ma io non ho più la pazienza di legegre certe corbelelrie….
Non ci sono studi che testimonino un aumento dell’uso di ossitocina nei travagli in peridurale a causa della stessa.
Esiste invece una maledetta abitudine da parte di ostetriche/gine a mettere l’ossitocina dopo aver iniziato la peri per accelerare.
Battito cardiaco e peridurale: le alterazioni del battirto , se si manifestano in maniera correlata all’analnegia, non sono mai “non rassicuranti” o “preoccupanti”. Sono considerate “innocenti perchè devono esere solo tenute sotto osservazione e non destano preoccupazione. Ovvero non dovrebbero, perchè esistono casi in cui operatori non esperti o ignoranti , erroneamente urlano cesareo e lo fanno. Un’alterazione invece preoccupante obbliga la ricerca di altre cause, non certo la pèridurale.
Questo è ben precisato negli studi.
E non è dovuta al passagio di farmaci, che se avviene è sotto forma di tracce. Le tracce non provocano effetti farmacologici.
L’origine di ciò deriva dall’abbassamento dello stress della madre , ecc ecc…
luna
Calenda Maia,
è importante informarsi bene sulle modalità e i protocolli della struttura che ti interessa. La prima attenzione è quella verso la madre/coppia e il rispetto dei tempi della nascita. La grave accusa rivolta ai nostri ostetrici è ahimè fondata: un ospedale che abbia nei suoi protocolli interventi di routine quali la rottura del sacco, la posizione litotomica forzata, il periodo espulsivo guidato (magari con manovra di valsalva), il digiuno in travaglio, il monitoraggio fetale in continuo, la flebo di ossitocina sintetica, o la dilatazione manuale del collo, ecc… sicuramente hanno la priorità di liberare in fretta la sala parto e non certo quella di garantire una buona esperienza per la donna.
Il meglio sarebbe un’assistenza personalizzata già in gravidanza o comunque conoscere prima il ginecologo o l’ostetrica (o l’equipe) e le loro modalità di intervento. Non ti fidare di chi ti dice “pensiamo a tutto noi” non ti fidare di chi ti garantisce un parto naturale a qualsiasi costo. Si incappa spesso in un atteggiamento troppo medicalizzante o al contrario hai il rischio di finire nelle mani di qualche svitata naturalista che ti abbandona da sola perchè “tanto va tutto bene, bisogna solo aspettare, aspettare, aspettare”.
Puoi chiedere tu stessa che ambiente e che tempi sono previsti per la nascita, se i pilastri di base (intimità e privacy) sono rispettati e poi domandare che analgesia farmacologica e non, propongono.
Tra le più note non farmacologiche (che sono quelle che io utilizzo ad esempio) ci sono l’utilizzo dell’osteopatia, il trattamento del dolore attraverso i punti dell’agopuntura cinese e il massaggio polarity, l’utilizzo dell’acqua (ma non tutte le donne gradiscono l’acqua), e la guida al movimento e alla respirazione nelle diverse posizioni antalgiche (che però vanno indirizzate in base allo stadio del travaglio, alla posizione assunta dal feto nel momento dell’intervento, e alla compliance della donna. ecc..).
Ridurre al minimo le esplorazioni vaginali è buona norma per non irrigidire il collo dell’utero o rischiare la rottura del sacco anzitempo (puoi chiedere ogni quanto è prevista la visita interna in travaglio).
In molti ospedali europei (in UK ad esempio) non è insolito prepararsi già in gravidanza un “birth plan”, credo tu lo possa trovare in internet.
Informati anche se è necessario fare una visita anestesiologica prima dell’ingresso in travaglio in caso di analgesia farmacologica.
Spero di avere risposto esaustivamente.
In bocca al lupo.
@Luna: evidentemente leggiamo studi diversi e abbiamo esperienze diverse. io mi rivolgo in genere a Lancet e Cochrane.
Anna, oltre agli studi, conta anche l’esperienza clinica.
Nel tuo H praticano analgesie epidurali?
A te è successo di vedere nascere bambini afflosciati a causa dell’epidurale, come hai scritto tu? cioè senza alcuna altra causa ostetrica o neonatale che possa aver fatto nascere un neonato così?su che base hai detto nei post precedenti una menzogna simile?
Se si fa un’anestesia generale , spesso i bambni nascono male perchè i farmaci purtroppo passano la placenta e se l’estrazione non avviene in una manciata di minuti , il bimbo viene “anestetizzato”
Ma i farmaci iniettati in epidurale non sono anestetici generali e cmq non passano la palcenta se non , talvolta, in quantità definite TRACCE.
Hai mai visto un tracciato preoccupante dopo un bolo in epidurale che possa essere causato dalla stessa, perchè non ha trovato cause ostetriche?
Quante volte ti è capitato di vedere delle importanti bradicardie finite in cesareo (senza epidurale) senza poi trovare una causa oggettiva?
luna
Inoltre io credo fermamente che ogni donna va rispettata nelle sue esigenze (nel limite del possibile) perchè il travaglio edil parto sono esclusivamente suoi e non dell’ostetrica (concetto invece poco chiaro a molte tue colleghe , che si arrogano della facoltà e quasi diritto di deidere per la donna in nome del” so io cosa è meglio per te!”)
Le tecniche antalgiche non farmacologiche vanno applicate alle donne che lo desiderano nei modi che loro credono siano meglio per loro stesse. Idem l’analgesia epidurale. Deve essere la donna a decidere COSA E’ MEGLIO PER LEI, non l’ostetrica. Quest’ultima dovrebbe solo accogliere le necessità della mamma, capirle senza giudicare e cercare di assecondarle e di metterle in atto (se possibile).
Tutto questo previo meticolosa informazione in ogni ospedale sulle tecniche realmente offerte alla donna.
Va però messo in chiaro le tecniche naturali non hanno certamente effetti collaterali o complicanze, ma non possono essere paragonate in termini di efficacia analgesica all’epidurale. Allo stesso modo e contrariamente a quanto detto da te, non hanno lo stesso potere di riequilibrio delle sostanze delle stress quando iperprodotte in modo patologico con evidenti effetti negativi su donna e talvolta feto.
Va detto tutto.
In modo imparziale ed equilibrato.
In ultimo deve essere solo ed esclusivamente a scegliere.
Ripeto, l’esperienza del parto è esclusivamente sua e come tale deve avere il diritto di scegliere se preferisce farlo in acqua, con la musica e gli incensi, lo yoga, l’agopuntura, i massaggi, …oppure con l’epidurale.
Questo dovreste mettervelo in testa tutte quante.
Invece purtroppo accade spesso che vi lasciate andare in descrizioni poetiche del travaglio/parto che quasi rasentano la fantasia se poi calate in quelle che sono le maggiori realtà italiane, dove di naturale (il tanto decantato naturale!) in pratica non esiste!, le pratiche antalgiche naturali e l’epidurale non vengono praticate, dove non vi è rispetto di nulla: nè della donna nè dei suoi tempi di travaglio. E soprattutto la maggior parte ne esce allibita perchè dopo aver sentito minimizzazioni varie sull’intensità del dolore nei corsi preparto (magari condite con varie decantazioni degli effetti magici dello stesso…), si rende conto QUANTO MALE FA PARTORIRE.
Diciamo anche questo.
luna
Grazie Anna, credo che tu abbia centrato il punto. Non ho la competenza per entrare in questioni tecniche, ma credo che gli addetti ai lavori dovrebbero offrire un’informazione più possibile completa per permettere alle donne di effettuare una scelta CONSAPEVOLE. Quanto alla mia esperienza del dolore, ho avuto un parto fisiologico e lo ricordo come una delle più belle esperienze della mia vita.
Un’informazione completa dovrebbe essere sempre un diritto 🙂
Anche una discussione pacata, aggiungerei.
@Luna: sono assolutamente d’accordo con te quando dici che l’ostetrica non si deve arrogare il diritto di scegliere al posto della donna. Vero è che come ostetrica ho maturato e metto a disposizione delle mie pazienti una professionalità che è fatta di strumenti propri della mia professione. E la mia professione (se fatta con i sacri crismi) offre (spero) competenza diagnostica e terapeutica con gli strumenti specifici dell’ostetrica. Il che non vuol dire che esistano solo quelli, credo che questo si sia capito, io lavoro per questo sempre più volentieri in una equipe.
Ora, ci sono sicuramente ostetriche più evolute ed esperte di me ma sono consapevole, pur nella mia limitatezza umana, di offrire un approccio molto più vasto di quello mediamente propinato dalle “ragioniere della nascita” cioè quelle mie colleghe e colleghi che “su su cocca penso a tutto io”. Sono per un’assistenza personalizzata, per questo credo nelle continuità assistenziale, cioè nel cominciare a seguire la donna durante la gravidanza, in modo da conoscersi, fare un “piano” della nascita. In questo modo, al momento del parto, non ci saranno sorprese da parte della donna “che fa questa? gli impacchi?!?!” nè proiezioni da parte dell’ostetrica “beh cosa vuole questa? la peridurale?!?”.
Sono anche molto d’accordo nella valutazione del quadro di nascita nel nostro paese: spesso avvilente, perchè le offerte assistenziali per le donne sono molto povere, e donne poco informate si trovano catapultate in un mainstream dove pratiche mediche piovono loro addosso perchè “si fa così”.
Per quanto riguarda l’efficacia delle terapie antalgiche non farmacologiche devo portarti la mia esperienza: la mia pratica negli ultimi 10 anni mi ha mostrato sorprendenti outcome e un’efficacia a volte insperata nel riportare alla fisiologia arresti di travaglio decisamente patologici, bradicardie fetali che sembravano dover far volare in sala operatoria, malpresentazioni fetali apparentemente risolvibili solo con l’intervento chirurgico. Tanti ma non tutti, ma negli ultimi anni di lavoro in una clinica di terzo livello del milanese non mi è più capitato che una mia assistita subisse una estrazione medica del bambino o una episiotomia. Mi è capitato invece di mandare donne in cesareo con il dubbio che, se si fosse fatta una epidurale, forse se lo sarebbero potute risparmiare (per quei casi in cui ‘analgesia non poteva essere fatta per i limiti della struttura).
Fin tanto che gli ospedali continueranno ad applicare protocolli rigidi e interventisti (parlo degli ostetrici, ovviamente) e fino a quando le università non produrranno ostetriche più competenti nei loro mezzi, metteremo sempre più le donne nella condizione di non potere nemmeno fare una scelta vera.
Per quanto riguarda gli effetti dell’epidurale sul bambino: ho parlato di effetti indiretti, non provocati dal farmaco (le tracce), ma l’abbassamento della produzione di adrenalina fetale. Sicuramente conosci gli studi che dimostrano la minore competenza motoria post-epidurale nel neonato osservato nel suo fisiologico “strisciare” dall’addome della madre fino al seno. Il neonato con peridurale semplicemente non striscia. Ora, è ovvio che non stiamo parlando della differenza tra la vita e la morte del bambino (non sarei così folle da pensare che la peridurale ammazzi) ma parliamo di un mondo ancora poco conosciuto di competenze neonatali (soprattutto volte alla relazione con la madre) che fanno la qualità dell’esperienza di nascita. Siamo sufficientemente avanzati dal lato medico scientifico per potere permetterci di aspirare a un salto di qualità.
Le variazioni “innocue” del battito cardiaco fetale, causate da peridurale, sono quelle decelerazioni precoci che in fisiologia sono assenti e che impongono il monitoraggio in continuo del BCF, come tu infatti confermi. Studi recenti (e non) continuano a confermare la più alta incidenza di interventismo medico causata da monitoraggio in continuo, per la bassa compliance della donna, la restrizione del movimento (di per sè potenzialmente patologicizzante) e per l’ansia che sia genitori che operatori sviluppano durante l’assistenza. Sono questi gli effetti nocebo indiretti, ripeto indiretti della peridurale. Senza contare che una donna, prima di scegliere la peridurale, (stiamo parlando di scelta elettiva pre-travaglio) dovrebbe essere informata del fatto che sarà mandatorio un monitoraggio stretto del cuore del suo bambino durante tutto il suo travaglio, cosa che in fisiologia non avviene per l’ovvia minore preoccupazione che normalmente suscita il battito del cuore di un figlio in utero.
Spero di essermi riuscita a spiegare. scusate ancora se sono stata lunga.
Anna
OK allora parliamo di: osteopatia, agopuntura cinese, massaggio polarity, utilizzo dell’acqua, posizioni antalgiche (confermo che nella mia brochure, in più sono menzionati solo gli olii eterici e l’omeopatia).
Domanda: dove ti sei formata tu per queste tecniche? Perché (rilinko per chiarezza) a me pare di capire che come formazione ostetrica in Italia siamo messi malino: ho letto di ostetriche che si diplomano avendo assistito a due parti in tutto http://archiviostorico.corriere.it/2010/settembre/09/Quelle_scuole_per_ginecologi_che_co_9_100909008.shtml
.
Seconda domanda: hai il tempo materiale di seguire diverse persone nel III livello dove lavori? Oppure inizi l’assistenza durante la gravidanza privatamente e questa stessa persona la segui poi in travaglio e parto?
Anna, il monitoraggio in continuo va fatto solo se i farmaci vengono somministrati in infusione continua in epidurale.
Con la tecnica a boli , il monitoraggio va fatto solo per i primi 20 minuti dopo ogni somministrazione.
Gli ospedali che attaccano la donna al monitor dall’inizio alla fine in maniera indiscriminata, cioè sempre anche se l’analgesia viene fatta a boli, sbagliano. Perchè non c’è alcuna ragione per farlo. Ma purtroppo ce ne sono. Come TANTE cose che non vanno in questa nostra Italia.
Io non conosco alcun studio che riguarda la competenza motoria de neonato. Abbiamo fatto in questi anni ricerche in letteratura con i nostri pediatri e non sono emersi studi del genere. Anzi, Nessun studio ha dimostrato interferenze col neonato,
Se hai a disposizione il link, fammi sapere a quale studi fai riferimento.
luna
Io ho la sensazione in questo dibattito, che a una competenza strutturata ma ideologizzata non ne corrisponda un’altra altrettanta preparata che dimostri a Anna, di cui apprezzo gli interventi circostanziati, quello che io sospetto ossia che i rischi dell’epidurale da lei sottolineati siano amplificati per un parere a monte che con la scienza non ha niente a che spartire. La discussione in questi casi si gioca sulle competenze – e quindi il mio intervento è pressocchè inutile. Dico solo alcune cose così perchè mi va.
– COme è successo a me quando ho portato la mia esperienza la rete giustamente reagisce dicendo si ma chi cazzo se ne frega? Che vuol dire tua esperienza? Quanto può essere credibile il tuo nome e basta? Ma anche il cognome con l’indirizzo. La propria esperienza ha il vizio di essere propria, e ha un’affidabilità sospetta. Quanto meno.
– Per quanto mi concerne, mi farei segare le mani piuttosto che affrontare un parto con analgesici alternativi, naturali, agopunture e cose varie. Non ho da quel contesto sufficienti ragguagli e produzione di ricerche che me lo rendano affidabile, nè sufficiente numero di medici che me lo consiglino – li percepisco come efficaci in maniera troppo variabile da soggetto a soggetto da occasione a occasione, una variabilità che credo sia ridotta con gli analgesici tradizionali. Sono anche piuttosto infastidita dal ricatto morale e la demonizzazione che certi linguaggi e ambienti attuano sull’anelgesia e medicina tradizionale. Sicuramente non sapremo alcuni rischi e conseguenze raccapriccianti, ma sappiamo anche quanto spesso le cose funzionano in modo ottimale per i pazienti.
– Siccome gli eventuali effetti sul neonato dell’epidurale creano eventualmente modificazioni nel bambino che non esitano in patologie, che non esitano in danni permanenti e che non hanno a che fare con complicanze gravi, ma inducono delle variazioni sopportabili – ancora meno incisive di allattamento si allattamento no, e siccome di mezzo c’è anche il corpo della madre, trovo che insistere molto su questi rischi sia sintomo di un’ideologia che ipersacralizza il figlio e marginalizza la donna.
– ma suppongo che servirebbero degli studi da citare. Non è il mio campo ma sospetto che se non ci sono è anche perchè l’ipotesi del rischio è presta relativamente sul serio, ipotesi mia naturalmente.
In finale i toni di Luna non saranno i migliori ma condivido il suo fastidio e nonostante apprezzi davvero i toni di anna e trovo che il suo sia il modo corretto di portare avanti una discussione, alla fine tolti i merletti so bene che quell’arroganza e quell’ideologia che si permette di sancire e predicare sulla mia vita e il mio corpo si correla proprio con quelle posizioni.
zaub,
concordo al 100% con q uanto scrivi.
è come con la RU486. La Roccella andava in TV a ricordare che erano morte 16 (se non ricordo male) donne dopo la somministrazione.
L’Eugenia si è guardata bene però dal dirci quante donne muoiono di aborto chirurgico (per non parlare di quelli fai da te).
Trovo estremamente interessante questo scambio di punti di vista, e il fatto che i toni si siano moderati dimostra che l’argomento è davvero sentito da tutte le parti. Gekina, mi hai fatto notare sopra che nel Lazio ci sono dei bonus per i medici delle strutture pubbliche se restano sotto un certa quota di cesarei: sarebbe sensato introdurre una norma del genere, se non ci fosse una tendenza al cesareo facile? Altrimenti, che senso avrebbe disincentivare il ricorso a una pratica indispensabile?
È vero anche che una buona parte del numero anomalo dei cesarei va attribuito al settore privato (anche se mi risulta che ci siano grosse differenze da regione a regione), ed è vero anche che non ha senso dire «ostetrica buona, dottoressa cattiva» come viceversa: ci troviamo sempre di fronte a persone singole, formate da docenti con le loro idee/impostazioni e che danno più o meno importanza a certi studi/aggiornamenti/prospettive. Ma cercare di capire, anziche affidarci a quella dottoressa tanto distinta o invece a quell’ostetrico tanto combattivo perché sì e basta, è l’unica risorsa razionale che abbiamo. E visto che per i profani è molto difficile capire chi vince in una gara di Pokémon in cui si scontrano opposti studi scientifici, io insisto a dire che sapere come girano i soldi intorno a pancioni e culle ha un suo peso.
@zaubrei. non sancisco e non predico, ma ho il diritto (come professionista il dovere) di avere una opinione nel mio mestiere. e credo sia chiaro (no forse non lo sono stata) che non sacralizzo il neonato a discapito della madre. Dato che da quando faccio il mio mestiere con criterio il mio PRIMO scopo (e si legge anche nel “livore” dei primi post) è quello di non vedere più donne che subiscono decisioni altrui. Non demonizzo la peridurale ma non accetto questo propinarla come santa panacea che finalmente toglie l’animalità del parto” (cit. Prestigiacomo 2004), le rende pari agli uomini in dignità liberandole dalla condanna biblica, e altre interpretazioni (queste sì, ideologiche) che nulla hanno a che fare con la scelta consapevole che una donna fa per la propria salute fisica e mentale.
Non tollero più, perchè mi dà nausea, vedere i corpi delle donne in balia di politiche ospedaliere e manistream culturali. Ho una casistica di pazienti che hanno sviluppato una Sindrome da Stress Post Traumatico dopo il primo parto, donne in estrema sofferenza che hanno cominciato a manifestare tutti i sintomi di vittime di stupro con la nascita dei loro figli (non comprese in famiglia perchè “non sei felice? sei mamma!). Questi sintomi sono molto diversi dal baby-blues e dalla (per quanto severa) depressione post parto. Tanto che la sindrome da stress da parto traumatico è entrata nel 2001 nella categoria delle possibili patologie conseguenti la nascita.
Parlo di donne che hanno subito parti medici molto invasivi, senza che fosse loro spiegato nulla. (ovviamente stiamo trascendendo il discorso peridurale, spero si sia capito).
Ci sono donne a cui viene imposto, da delle correnti altrettanto ideologizzate nell’altro verso, un parto che a loro non appartiene, di solito in quelle strutture di stampo religioso in cui “la donna ha da soffrì come la madonna”, scusate la grettezza ma è per intenderci.
Vista la situazione nascita nel nostro paese, tuttavia, quest’ultima evenienza è assai più rara, mentre è PANE QUOTIDIANO vedere applicate pratiche mediche invasive prive di reale indicazione solo perchè “si fa così” o per ansia degli operatori.
Ora, insisto, sottolineo, e poi però taccio perchè non saprei come riparafrasarlo in altri post: quello a cui dobbiamo puntare è una scelta il più possibile informata e consapevole della donna. Io apprezzo infinitamente una donna che mi dica: io so dei rischi della peridurale, ma per me sono accettabili, mi conosco, conosco il mio corpo e so che non mi sentirei “curata” al meglio (nel senso di “cared”) con le proposte di analgesia non farmacologica. Questa è SCELTA vera.
Invece quello che avviene nei nostri ospedali è diverso: non si conoscono alternative alla peridurale. Nelle sale parto vengono prodotti dolori aggiunti da pratiche routinarie come la rottura precoce del sacco, l’ossitocina sintetica, l’immobilizzazione a letto, spesso la solitudine o la sovraesposizione del corpo, le donne non ce la fanno più e allora l’unica proposta è: PERIDURALE. Molte di queste donne (e questa è la mia esperienza) se messe in condizioni migliori alla base, pur avendo fatto richiesta per la peridurale poi semplicemente se ne dimenticano e non la vogliono più. E allora bisogna capire, con sincerità, dove sono i BISOGNI, cosa è il dolore di cui parliamo e come abbiamo intenzione di trattarlo, perchè Luna ha perfettamente ragione quando dice che con la peridurale, con la scusa che la donna non sente male, vengono agite sul suo corpo ogni sorta di porcate.
Tutta questa è informazione. E’ la mia esperienza, certo, ma non sto riportando un episodio, bensì una analisi maturata in 10 anni di assistenza alla nascita, in Italia e all’estero.
Conoscere queste cose credo sia mandatorio per una donna che si appresti ad essere madre, per orientarsi veramente nel panorama (povero e avvilente ma non tutto da buttare) dell’assistenza ostetrica italiana.
Paolo S.
se andiamo a vedere in qali regioni il tasso di TC è più alto, scopriamo che sono quelle stesse regioni che da anni delegano la gestione della “cosa sanitaria” alle cliniche private. Campania, Sicilia, Lazio, Puglia….
Che i tassi di TC nel pubblico paradossalmente si ababssano là dove dovrebebro essere più alti (Terzi livelli con molte gravidanze a rischio).
I TC sono ricorrenti nelel piccole strutture dove a malapena si vedono due parti al dì. Lì le emergenze le vedono poco e quando si profilano all’orizzonte si taglia. Quindi attenzione a scomodare la teoria del profitto, la realtà è molto più complessa e noi cittadini, se vogliamo difendere il diritto alla salute di tutti, dovremmo sforzarci di comprendere.
Non concordo invenvece sugli incentivi economici per ridurre i tc. Il rischio che si evitino anche quelli “utili” per ritrovarsi qualche eurino in più in busta paga o una carriera in discesa è possibile….
L’unica arma vincente è assicurare sicurezza in sala parto e tecniche antalgiche vere e alla portata di chi le chiede. Il resto è inutile propaganda….
quoto anche io completamente l’intervento di zauberei
e proprio da prossima partoriente e frequentatrice di corsi pre parto, noto come via sia da più parti (consultori, ostetriche) un’enfasi piuttosto marcata nel sottolineare i rischi legati ell’epidurale,
un leit motiv che consiste nel proporre quasi esclusivamente tecniche non farmacologiche di lenimento del dolore, evitando accuratamente di presentare scale di intensità dello stesso (non si possono spaventare le mamme in attesa!) ed eventuali rimedi che in altri paesi vengono applicati di routine…
leit motivi che spesso e volentieri sfocia nell’incitamento a vivere il momento del parto e della maternità come massimo momento di emporwement nella vita di una donna (sminuendo spesso anche l’importanza dell’attività lavorativa)…
ecco,
chiedo ad anna…e ad altri operatori delle sale parto e donne…ma non vi sembra di prenderci in giro? non vi sembra, proprio con questo atteggiamento troppo fortemente critico nei confronti dell’analgesia epidurale, di contribuire alla negazione di un nostro diritto?
va bene presentare le alternative (posizioni, respirazioni, massaggi, quello che vi pari) ma enfatizzarle così e contrapporle all’epidurale, che già ci viene negata nella maggior parte delle strutture, è proprio darsi la mazzata da sole, a mio parere…
e ho paura che presto sperimenterò sulla mia pelle questa presa di posizione, che poco ha in cura le mie esigenze di persona cosciente
@luna: sto cercando il link, scusa non ce l’ho sotto mano.
aggiungo, per chiarire il mio pensiero su informazione corretta e libertà di scelta, che una cosa è dire:
attente, negli ospedali spesso non fanno correttamente l’epidurale e dunque c’è un rischio di manovre invasive, assicuratevi di trovare una struttura dove c’è una buona pratica e un servizio garantito,
altro è presentare un rischio generalizzato e assoluto dell’epidurale, senza fare cenno alle corrette pratiche
sennè in ogni caso l’informazione è parziale e distorta e non aiuta le donne a capire cosa eventualmente richiedere (pretendere, direi io)
@Francesca: se sei cosciente a hai già fatto una scelta, confido nel fatto che troverai la struttura e l’equipe che meglio ti verranno incontro nel tuo desiderio di nascita. Certo se l’ospedale che garantisce peridurale 24h è a molti chilometri da te può essere un problema. Non ti arrendere e non andare alla “spera in dio”, credo che la tua scelta non lo meriti, e nemmeno la tua esperienza di nascita.
vorrei far notare come anna ha postato subito un elenco bibliografico “ricco” su ossitocina, parti con ventosa ecc… ma poi alla richiesta di Luna di dirci quali studi dimostrerebebro le interferenze dei farmaci in peridurale con il feto… deve andarli a cercare…
Vabbè non voglio alzare ancora un polverone di polemiche. Però scusate. chi più di un anestesista è titolat a aprlare di tecniche antalgiche farmacologiche e dolore?
E chi più di un neonatologo eventuali danni al feto?
Allora con tutto il rispetto per anna e le sue competenze di ostetrica, mi aspetetrei che a parlare di epidurale ed interferenze fetali/neonatali fosse un neonatologo.
@Calenda Maia: mi sono formata sia all’estero (mi occupo di cooperazione internazionale nei paesi in via di sviluppo e in territori di guerra, con usi e conoscenze diverse), sia a Milano presso un docente della scuola di osteopatia (quella riconosciuta UK) che alla SEAO di Firenze. (specializzazione in Midwifery Care).
Mi sono laureata a Milano dove il corso prevedeva l’assistenza ad 80 parti, ma purtroppo, pur avendone poi assistiti molti di più di fatto, nessuno di questi era realmente fisiologico, bensì sempre condizionato da interventi. Ho dovuto girare molti ospedali e molti paesi per capire davvero quando NON mettere le mani sul parto… che poi è l’unico modo per imparare a capire quando metterle davvero.
@gekina al veleno: sii umana semplicemente non sono a casa mia, mi sembra evidente.
ecco appunto
forse anna non ti rendi abbastanza conto che, per me che abito in FVG e per la maggioranza delle donne italiane,
l’epidurale grauita e garantita 24 h al giorno è un problema! e a natale non so quanti km potrò fare per andare a partorire altrove, mi sembra chiaro
e quindi ciò su cui volevo farti riflettere è proprio il fatto che questo eccessivo atteggiamento di critica nei confronti dell’epidurale è una delle cause per cui, ad oggi, l’unica mia possibilità è sperare bene
pur avendo fatto una scelta dopo essermi informata
Ecco, vedi, Anna,
lalettura dei miei e dei tuoi commenti ha fatto cogliere il nocciolo della questione,che non è solo un nocciolo, ma un intero bosco di noccioli.
Il tuo livore e , perdonami, secondo me molta ideologia e poca conoscenza ti ha portato a dire (nei primi commenti) ovvero a fare informazione scorretta e tendenziosa sull’epidurale affermando:
– il parto con peridurale non può essere definito naturale perchè i farmaci utilizzati inibiscono le risposte di adattamento fetale e neonatale…sono risorse ormonali indispensabili a creare il primo imprinting salutogenico della diade madre-bambino
– La temperatura corporea del neonato è meno stabile, ciò vuol dire che con il ricorso alla epidurale anche l’assorbimento del liquido polmonare fetale è inibito. hai idea di cosa vuol dire questo in tema di prevenzione di morti bianche?
-L’allattamento al seno è più difficoltoso
-Il parto con peridurale NON è MENO FATICOSO per il bambino, NON rispetta il bilanciamento ormonale della nascita ed è quindi potenzialmente rischioso.
-con peridurale: spesso i bambini appena nati sono “flosci”, poco reattivi, poco competenti anche dal punto di vista motorio. e lo sono nel momento dell’imprinting.
-Un bambino nato con epidurale è più facilmente floscio, come “assente” quando non necessita di cure neonatali
Queste sono cose gravissime che tu hai scritto. Derivano da ideologie e non da studi scientifici seri. (e rimango in attesa di leggere e commentare insieme lo studio , a tua opinione serio, che imputa alla peridurale un deficit di “competenza motoria” del neonato)
Il problema è questo: voi ostetriche quando fate informazione prendete l’epidurale come capro espiatorio di tutta una serie di malpratice che voi ed i gine fate abitualmente negli H! Se succede qualcosa e c’è in corso un’epidurale, ALLORA E’ COLPA DELL’EPIDURALE! Se si rompe il sacco e si mette ossitocina è colpa dell’epidurale, se si fa un TC è colpa dell’epidurale se quella donna non allatta ( e magari è stata mandata a casa un calcio nelculo senza unminimo di assistenza e spigazioni i merito) è colpa della peridurale, se il bambino piage + colpa del’epidurale se dorme è colpa dell’epidurale se la donna si lacera (ma l’ostetrica ha fatto un sacco di dilatazioni manuali..un’episio gratuita….kristeller perchè non c’è tempo di aspettare E’ COLPA DELL’EPIDURALE!
Ma insomma! Prima di parlare dell’epidurale cercate di farvi un esame di coscienza (parlo di voi in generale) su come operate con le donne! E poi lasciate l’argoemnto EPIDURALE a chi ha competenza di parlarne, cioè gli anestesisti.
luna
@Luna e @gekina che ci tiene:
“La linea guida (LG) prodotta dalla agenzia inglese National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health [1] sulla base della revisione di 9 studi pubblicati fra il 1995 e il 2005, fra cui una revisione sistematica (RS) di 21 trial controllati randomizzato (RCT) che hanno incluso 6664 donne [2], riferisce che l’analgesia epidurale:
-si associa ad un prolungamento significativo del secondo stadio del parto (WMD: 18.96 minuti; IC 95%: 10.87, 27.06), a un aumento dei parti vaginali operativi statisticamente significativo (rischio relativo RR:1.34; IC 95%: 1.20, 1.50)
-non si associa a un prolungamento del primo stadio del parto né a un incremento nel tasso di tagli cesarei
-ha un effetto positivo sull’equilibrio acido-base del neonato.
-Le donne dovrebbero essere informate dei rischi e benefici e delle implicazioni per il parto di queste pratiche. L’informazione dovrebbe riguardare anche il fatto che le soluzioni utilizzate attualmente per l’epidurale contengono oppioidi. Questi attraversano la placenta e, se somministrati in dosi superiore a 100 microgrammi totali, possono causare una depressione respiratoria di breve durata nel neonato e renderlo sonnolento.
“Una altra RS confronta l’analgesia combinata epidurale-spinale con la sola epidurale (a dosaggi tradizionali o bassi) [6]. L’analgesia epidurale-spinale veniva proposta con l’obiettivo di ridurre gli effetti indesiderati dell’epidurale, in particolare la maggiore durata della seconda fase del parto, l’utilizzo di ossitocina e il maggior ricorso al parto vaginale operativo. La RS ha incluso 19 RCT (2658 donne) che hanno misurato 26 esiti diversi. Negli studi in cui l’analgesia epidurale-spinale veniva comparata all’epidurale tradizionale si osserva una differenza statisticamente significativa in tre esiti:
minor ricorso all’analgesia d’emergenza
minore ritenzione urinaria
aumento del prurito
Negli studi in cui l’analgesia epidurale-spinale veniva comparata all’epidurale a bassi dosaggi si osserva una differenza statisticamente significativa in quattro esiti:
più precoce inizio degli effetti analgesici (3 studi, 285 donne), differenza media MD: -5.59 minuti (IC 95%: -6.59, -4.58)
aumento nella frequenza di donne con analgesia effettiva entro 10 minuti dalla prima puntura (1 studio, 101 donne), RR: 1.94 (IC 95%: 1.49, 2.54)
aumento del prurito (7 studi, 572 donne), RR: 1.62 (IC 95%: 1.34, 1.97)
riduzione del pH ombelicale, di nessuna rilevanza clinica (4 studi, 306 neonati), MD: -0.02 (IC 95%; -0.02, -0.02)
Nessuna differenza è stata osservata rispetto a soddisfazione materna (5 studi, 420 donne), mobilizzazione durante il travaglio (6 studi, 1064 donne), necessità di induzione del parto (6 studi, 1285 donne), parto operativo vaginale e taglio cesareo (10 studi, 1572 donne per ciascun esito), incidenza di cefalea (1 studio, 110 donne), ritenzione urinaria (3 studi, 828 donne), ipotensione materna (10 studi, 1014 donne). Non è stato possibile trarre alcuna conclusione relativamente a incidenza di depressione respiratoria materna, sedazione della donna e bisogno di induzione del parto. Non sembra quindi che l’utilizzo dell’analgesia combinata epidurale-spinale si associ ad alcun vantaggio reale per la donna.”
Bibliografia
1. National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health. Intrapartum care. Care of healthy women and their babies during childbirth. London: RCOG, 2007 [Testo integrale]
2. Anim-Somuah M, et al. Epidural versus non-epidural or no analgesia in labour. Cochrane Database Syst Rev 2005;(4):CD000331 [Medline]
3. Hofmeyr G, et al. Prophylactic intravenous preloading for regional analgesia in labour. Cochrane Database Syst Rev 2004;(4):CD000175 [Medline]
4. Comparative Obstetric Mobile Epidural Trial (COMET) Study Group UK. Effect of low-dose mobile versus traditional epidural techniques on mode of delivery: a randomised controlled trial. Lancet 2001;358:19-23 [Medline]
5. Cooper GM, et al; COMET Study Group UK. Satisfaction, control and pain relief: short- and long-term assessments in a randomised controlled trial of low-dose and traditional epidurals and a non-epidural comparison group. Int J Obstet Anesth 2010;19:31-7 [Medline]
6. Simmons SW, Cyna AM, Dennis AT, Hughes D. Combined spinal-epidural versus epidural analgesia in labour. Cochrane Database Syst Rev 2007;(3):CD003401 [Medline]
INoltre, dove sta scritto che se si fa un’epidurale non si può mettere su un pò di bella musica (musicoterapia), abbassare le luci, dedicarsi con grande empatia e professioanlità alla donna regalandole una bellissima esperienza?
Perchè, da come voi sempre parlate, sembra che con l’epidurale il travaglio diventi qualcosa di “statico”, senza colori, quasi lo spegnimento delle emozioni di una mamma? Ti assicuro che laddove ciò avviene davvero è per colpa vostra, non certo dell’epidurale e tantomeno della mamma.
Da noi le partorienti vengono trattate ed assistite allo stesso modo, sia con che senza epidurale. Perchè certi accorgiemnti vengono mantenuti, se graditi, anche con l’epidurale. Ma sicuramente implicano tanto dispendio di tempo ed energie da parte delle ostetriche. Ma la soddisfazione di tutti è grande (mamma compresa).
Quindi invece di scaglairsi contro cose che non esistono, ma che fanno tanto comodo per giustificarsi,
cerchiamo di offrire alle donne una vera assistenza, seria e competente, con tutte le “armi” a disposizione (naturali e farmacologiche) , rispettando però le decisioni della partoriente senza pregiudizi.
Come avrai capito io sono per il vero parto naturale quanto quello in epidurale. Basta che sia la donna a sceglierlo , perchè se viene rispettata la sua scelta e verrà assistita nel migliore dei modi, la soddisfazione sarà garantita in entrambi i casi!
Invece nelle maternità italiane ci sono troppe carenza di competenze, di professionalità, di voglia di lavorare con amore, di materiali e presidi a disposizione, di personale presente e di spazi adegauti al numero di partorienti!
Iniziamo da qua invece che fare le crociate contro l’epidurale, che pure quella è offerta con una limitatezza così vergognosa….
Cerchiamo di essere imparziali, e non DI PARTE.
luna
scusa anna… del famoso prolungamento del secondo sadio (dell’ordine dei 15, 20 minuti) già sapevamo.
Noi volevamo sapere dei neonati “fiacchi” e inebetiti dai farmaci.
Lo studio che linchi non ne fa menzione mi pare….
Le donne dovrebebro essere informate anche dei rischi di un parto naturale allora, magari se 40enni, se hanno messo su 20 chili durante la gravidanza, se dove partoriranno non c’è un neonatologo…
Perchè tutto sto zelo solo per tc e peridurale?
Qualcuno ha mai spiegato alle mamme che il rooming-in – faccio un esempio di mancata info – espone il neonato a virus e batteri (parenti in visita) e a pollini (fiori come gentile omaggio)?
non mi aspetto di fare cambiare idea a nessuno. ma di difendermi dall’insultante, cieco, pregiudizievole giudizio che riceve chi non è mainstream e si “azzarda” a dire qualcosa di diverso dal beeee della maggioranza statistica.
Ci tengo, per pura picca personale, a mostrare che una opinione me la sono fatta studiando le ricerche e verificandole nella mia pratica. Non cantando nuda cosparsa di unguenti messicani e recitando la bibbia.. “tu partorirai con doloooore”.
Anna un ultima cosa, perchè detesto l’accanimento terapeutico e perchè penso che alla fine le opinioni degli altri sono un merito o un problema degli altri.
Io sono psicologa, e quindi trovo rischioso mettere in mezzo il disturbo post traumatico da stress nel modo in cui tu lo poni. Lo trovo, dal punto di vista della mia disciplina – molto ingenuo e incompetente. Infatti bisogna presentare dati scorporati e ricecerche implementate in modo da poterlo fare per poter deliberare che il problema del trauma correlato al parto sia dovuto alla medicalizzazione e non invece a una inefficace medicalizzazione – cose diverse assai. Dietro il tuo commento c’è una specie di evoluzionismo alla carlona per cui la psicopatologia insorge quando l’animalità è intaccata. Ma io, non sono una cagna. Addirittura meglio – come la recente ricerca dimostra: la cagna non corrisponde neanche perfettamente all’idea che tu ne hai. Chi lavora davvero col disturbo post traumatico da stress sa anche che la vulnerabilità ad esso varia assai con dei dati che non riguardano la contingenza del trauma. Quindi, ecco eviterei.
Dopo di che chiudo perchè mi pare che non ci sia davvero granchè da aggiungere.
@gekina: vè che sei tosta, se però non leggi siamo a capo. c’è scritto, dove cito gli studi e nel post precedente.
Gli ospedali “amici del bambino” suggeriscono il rooming-in 24h con eccezione dell’orario visita parenti e invitano gli utenti a posizionare i fiori non all’interno delle camere. è più semplice di quanto non sembri vero?
Gekina – sono un po’ rintronato.
Capisco appena ora che con TC intndi dire taglio cesareo. Mi stavo chiedendo cosa centrasse la tomografia >_<
Sono perfettamente d’accordo con la tua idea che mettere un bonus per stare sotto una certa quota di TC possa comportare i rischi che dici, anzi l’ho scritto. Ma che interesse avrebbero i direttori dell’Azienda Sanitaria del Lazio nel ricorrere a questo mezzo – se non fossero convinti che ci sono troppi casi di cesarei “cautelativi” da parte dei medici? Spero non la necessità di tagliare il budget o di compiacere qualche politico locale.
Comunque – insisto, non intendo condannare categorie, e sono d’accordissimo sul fatto che bisogni assicurare sicurezza in sala parto (come ovunque in ospedale) e possibilità di ricorrere a tutto ciò che è opportuno, ovviamente epidurale compresa. È una battaglia di civiltà, nel nostro retrogrado paese.
Ma l’eccesso di “medicalizzazione” è un rischio che la popolazione subisce in vari campi, ed è particolarmente insidioso perché per la salute siamo disposti a quasi tutto, e facilmente preda di paranoie. Quindi passare da “noi qui disponiamo di tutte le tecnologie” a “tutti hanno bisogno di tutte le vostre risorse” il passo può essere troppo breve, e non sempre opportuno.
@zaubrei: quindi mi stai dicendo che non esiste? che non ho diritto di parlarne perchè è altra cosa?In 1978 Bydlowski e Raoul-Duval hanno descritto per prime “la névrose traumatique
post-obstetricale”, identificando donne che avevano avuto un parto traumatico e che nel
successivo rivivevano incubi, ansie e altri sintomi simili a quelli descritti più tardi come
PTSD.
Ancora, si nota che il PTSD è stato per lo più preso in considerazione dopo morti fetali
(
45
) o dopo gravi complicanze ostetriche o dopo gravidanze complicate (Ballard, 1995
6
;
Fones, 1996
7
; Menage, 1993
8
) recentemente però è stato descritto anche dopo
gravidanze non complicate (Ayers, 2001
9
; Creedy, 2000
10
; Czarnocka, 2000
11
;
Soderquist, 2002
12
; Soet, 2003
13
; Wijma, 1997
14
; Lyons, 1998
15
Maggioni 2006
16
).
Questi studi suggeriscono una incidenza del PTSD variabile tre il 2% e 6%.
@zaubrei: questa dell’animalità della cagna intaccata è una tua opinione che non ha nulla a che fare con il tuo pensiero. io non parlo di animalità intaccata bensì di corpo e mente attaccati e umiliati. e ho specificato che questo può avvenire in diversi modi e risuonare nei vissuti del singolo in modo diverso. poi non sono una psicologa ma che non mi si metta in bocca ” il valore dell’animalità della cagna” per favore.
e.c.:con il mio pensiero.
Paolo…
rispondi a questa domanda: quante appendiciti inutili si tagliano in Italia?
Guarda che si facciano tanti tc inutili è vero… ma sono inutili quei tc fatti in piccole strutture?
Un ginecologo pittosto che rischiare la sofferenza fetale sapendo che il neonatologo è reperibile da casa, l’anestesista è uno e al suo terzo turno di notte, stanco e rintronato…. taglia anche quando si potrebbe evitare. Secondo te sbaglia?
“Spero non la necessità di tagliare il budget o di compiacere qualche politico locale.”
Ecco, diciamo che ci sono buone possibilità che di questi tempi il budget e il plauso delle amministrazioni pesino di più dell'”inutilità”…
Anna gli ospedali amici dei bambini… ma gli altri? Tutti si affrettano a mettere su il rooming in (che ci vuole? basta chiudere il nido e taglaire un po’ di personale…) ma poi fiori e parenti raffreddati son sempre lì in camera.
Facciamo uno studio sugli effetti del rooming in sul bimbo nel breve e lungo periodo?
@zaubrei: no mi sono riletta e ho scritto una stronzata: intentedevo la PTSD acuta, per cui è stata dimostrata una correlazione con la modalità di nascita “subita” e non scelta. La PTSD a tre mesi dalla nascita è a prescindere. (poi si entra nel tuo campo e non mi azzardo).
Anna, io ti avevo chiesto lo studio sulla competenza motoria, non quelli che hai citato sopra.
In ogni caso , per commentare in maniera critica ciascun studio, vanno esaminati nello specifico tutti i dati descritti e quelli che non considerati.
Dico questo perchè , come sai benissimo, la maggior parte degli studi riguarda l’utilizzo di alti o medi dosaggi e di anestetici della vecchia generazione. Inoltre molti utilizzano l’infusione continua .
Detto questo, va considerato anche il tipo di gestione ostetrica sui movimenti, tempi fisiologici, ecc, spesso non specificati. Inoltre le variabili posizione del feto, grandezza, qualità della dinamica, ecc ecc.
Ecco….non so se hai colto ciò che intendo dire. Ovvero che la letteratura va presa con le pinze perchè soprattutto in questo campo non considera nei dettagli tutte le variabili che esistono in ostetrica: quelle variabili che si vedono nella pratica clinica e molto poco sui libri.
luna
@luna: diciamo le stesse cose. visto che da 3 giorni critico l’impostazione medica e gli evidenti controsensi dell’ostetricia italiana, non certo le donne. assisto chiunque con la stessa empatia, personalmente, ma non garantisco per la categoria.
però non hai commentato il link con gli studi.
ah, leggo ora il tuo post. ti invito a dare una scorta lo stesso, perchè analizzano e comparano diversi dosaggi di analgesia farmacologica. mica ho pretesa di rivelarti chissàche del tuo mestiere ma, torno a dire, mostrare da dove attingo informazioni accreditate. (non dal peyote)
Si, dici la stessa cosa, ma demonizzi l’epidurale dicendo un mucchio di cagate.
Non ho comemntato perchè non c’è nulla da commentare. ci sono valaghe di studi come questi. Cosa dovrei commentare?
luna
buongiorno contessa. 🙂
@ anna,
il punto su cui vorrei che riflettessi è questo:
non ti sembra di mettere più accanimento nella diatriba con luna per far prevalere le tue comptenze e ragioni, che nell’indignazione per tutte le epidurali negate per motivi di risparmio, sulla pelle delle donne, in questo paese?
scusa, ma il tuo messaggio di andare a far km e cercare con il lanternino l’ospdale dove ricevere l’assistenza che mi sarebbe dovuta di diritto,
mi è sembrato un pat pat sulle spalle che sostanzialmente poco si preoccupa della realtà generale del nostro paese…
insomma da un operatrice del pubblico, che tanto si da da fare per studiare ed informarsi, mi sari aspettata di più…perchè se dobbiamo informarci e scegliere non possiamo far finta che la realtà sia diversa da quella che è,
e non tutte abitiamo nel posto giusto
spero tu abbia voglia di perdere un pò di tempo per fare una riflessione anche su questo
@francescadq: forse non sai che il motivo per cui la peridurale non è garantita nei nostri ospedali non è per il retaggio cieco e ottuso che mi attribuisci (erroneamente peraltro) ma per evidente mancanza di interesse politico e culturale del nostro paese per le donne. Tu affermi così che siamo una nazione di “naturalisti sfegatati” ed è questo il motivo per cui ti viene negato un diritto. Mi permetto di trovarlo quanto meno fantasioso. Ma capisco la tua rabbia legittima.