LUPI, AGNELLI, SCRITTORI

Negli Stati Uniti esiste la Writers Guild of America, nel mondo esiste  Pen International. Non ho dubbi, o ne ho molto pochi, sul fatto che una di queste organizzazioni, o magari tutte e due, o magari altre ancora, prenderanno posizione contro le dichiarazioni di Adam Medveczky, emanazione di uno dei personaggi più oscuri dei nostri tempi, Viktor Orbàn. Medveczky ha detto infatti: “Dovremmo pensare a una revoca spirituale della cittadinanza per scrittori come Gyorgy Konràd, Péter Esterhàzy o Imre Kertész”. Un Nobel, Kertész, e due grandi scrittori. Revoca della cittadinanza, avete capito bene.  A rinforzo, il presidente dell´Accademia delle belle arti ungherese (Mma), Gyorgy Fekete: “Nessun membro della nostra accademia può permettersi d´ignorare la sensazione dell´appartenenza genetica alla nazione”. “Il governo non li sconfessa”, è la reazione di  Esterhàzy, che aggiunge: “L´Europa non farebbe male a farsi sentire, ma tocca a noi lottare”.
In America esiste la Writers Guild, nel mondo c’è Pen International. Da qualche parte, si spera, qualcuno poserà le mani sulla tastiera per parlare e condannare, o intraprenderà altre iniziative. In Italia, gran parte degli scrittori – qualunque sia il livello di notorietà e di talento – si diletta a raccontare a che punto è il manoscritto e, nei ritagli di tempo, spettegola sui colleghi, su Facebook o sul blog o a cena non importa.
Peraltro. E’ morto Antonio Caronia. Una delle menti più belle che abbia riflettuto sul cosiddetto genere letterario, specie fantastico: il “cosiddetto” è perché con ogni probabilità Caronia avrebbe rifiutato il termine in quanto antistorico. Il rimpianto è umano in primo luogo, ma è anche e soprattutto intellettuale: perché saranno anche nostalgie a loro volta  antistoriche, ma quelle che persone come lui portavano avanti erano discussioni, anche durissime. Ma vere. Cosa abbiamo in cambio?
La risposta la lascio a Franco Fortini, questa volta traduttore. I versi sono di Hans Magnus Enzensberger:
Deve mangiar viole del pensiero, l’avvoltoio?
Dallo sciacallo, che cosa pretendete?
Che muti pelo? E dal lupo? Deve
da sé cavarsi i denti?
Che cosa non vi garba
nei commissari politici e nei pontefici?
Che cosa idioti vi incanta, perdendo biancheria
sullo schermo bugiardo?
Chi cuce al generale
la striscia di sangue sui pantaloni? Chi
trancia il cappone all’usuraio? Chi
fieramente si appende la croce di latta
sull’ombelico brontolante? Chi intasca
la mancia, la moneta d’argento, l’obolo
del silenzio? Sono molti
i derubati, pochi i ladri; chi
li applaude allora, chi
li decora e distingue, chi è avido
di menzogna?

Nello specchio guardatevi: vigliacchi
che scansate la pena della verità,
avversi ad imparare e che il pensiero
ai lupi rimettete,
l’anello al naso è il vostro gioiello più caro,
nessun inganno è abbastanza cretino, nessuna
consolazione abbastanza a buon prezzo, ogni ricatto
troppo blando è per voi.
Pecore, a voi sorelle
son le cornacchie, se a voi le confronto.
Voi vi accecate a vicenda.
Regna invece tra i lupi
fraternità. Vanno essi
in branchi.
Siano lodati i banditi. Alla violenza
voi li invitate, vi buttate sopra
il pigro letto
dell’ubbidienza. Tra i guaiti ancoramentite. Sbranati
volete essere. Voi
non lo mutate il mondo.

9 pensieri su “LUPI, AGNELLI, SCRITTORI

  1. Pingback: invisiblearabs
  2. Grazie, sono profondamente grata per aver sollevato la questione ungherese. Purtroppo tacciono tutti, l’argomento non interessa, lo si vede anche dall’assenza di commenti a questo tuo post preziosissimo. Grazie ancora.

  3. A me viene da pensare a quei commentatori più giovani che un paio di giorni fa, sotto il post http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2013/01/29/essere-tutto-avere-tutto-dimenticare-tutto/, hanno variamente argomentato sull’irrilevanza della conoscenza del passato ai fini della determinazione delle loro particolari vite, e se non ho capito male della vita di intere generazioni. Io non conosco bene l’Ungheria, ma un pochino sì, e non credo di sbagliare dicendo che, se quel popolo avesse ben sviscerato il proprio passato e ne avesse fatto materia di conoscenza e riflessione (anche) individuale, oggi le cose sarebbero probabilmente diverse. E questa virtuale diversità non penso si possa definire irrilevante né per quanti – ebrei, rom e altri discriminati – si trovano oggi a subire, né per quelli che credono di non essere toccati dai processi politici in atto e ne vengono invece imbarbariti e abbrutiti. Con tacito assenso, quando non esplicita approvazione.

  4. Questa storia è una vera porcheria, non ne sapevo nulla. Dovremmo trovare il modo di dirlo, ad alta voce.
    (un appunto stupido, avrai scritto di fretta: è Imre Kertész il Nobel, non Esterhàzy. Ma ovviamente la cosa non cambia nulla)

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