“Dopo la liberazione gli uomini avevano dovuto lottare per vivere. E’ una cosa umiliante, orribile, è una necessità vergognosa, lottare per vivere. Soltanto per vivere. Soltanto per salvare la propria pelle. Non è più la lotta contro la schiavitù, la lotta per la libertà, per la dignità umana, per l’onore. E’ la lotta contro la fame. E’ la lotta per un tozzo di pane, per un po’ di fuoco, per uno straccio con cui coprire i propri bambini, per un po’ di paglia su cui stendersi. Quando gli uomini lottano per vivere, tutto, anche un barattolo vuoto, una cicca, una scorza d’arancia, una crosta di pan secco raccattata nelle immondizie, un osso spolpato, tutto ha per loro un valore enorme, decisivo. Gli uomini son capaci di qualunque vigliaccheria per vivere: di tutte le infamie, di tutti i delitti, per vivere. Per un tozzo di pane ciascuno di noi è pronto a vendere la propria moglie, le proprie figlie, a insozzare la propria madre, a vendere i fratelli e gli amici, a prostituirsi a un altro uomo. E’ pronto a inginocchiarsi, a strisciare per terra, a leccare le scarpe di chi può sfamarlo, a piegare la schiena sotto la frusta, ad asciugarsi sorridendo la guancia sporca di sputo: ed ha un sorriso umile, dolce, uno sguardo pieno di una speranza famelica, bestiale, una speranza meravigliosa”.
Così Curzio Malaparte in “La pelle” (da oggi letto in Ad Alta Voce). Romanzo splendido, amato e detestato in pari misura. Il 15 febbraio 1950 il consiglio comunale di Napoli vota all’unanimità “il bando morale di Curzio Malaparte dalla città”. La sua riabilitazione ufficiale arriverà soltanto il 4 giugno 1998. In quello stesso 1950, “La pelle” viene inserito nell’Indice dei libri proibiti del Santo Uffizio, per immoralità.
Chi non lo avesse letto, lo faccia. De te fabula narratur.
La Napoli liberata del ’44 da curiosamente vita a ben tre grandi libri: oltre a quello di Malaparte, c’è ‘Napoli ’44’, di Norman Lewis (il diario di un ufficiale britannico particolarmente osservatore e ironico; Malaparte vi fa una breve apparizione) e ‘La Galleria’ di John Horne Burns (ufficiale americano gay e letteriaramente molto sopra le righe; la galleria è quella Umberto I).
P.s. Con tutto il rispetto, La Pelle, come tutti i libri di Malaparte, si legge con un misto di ammirazione e imbarazzo: il capitolo sugli omosessuali fa parte dell’imbarazzo.
Con imbarazzo si legge pure questo stralcio di memoir di toto`, quando parla dei marocchini. A dimostrazione del fatto che le scelte dei singoli vanno lette alla luce di un contesto storico, anche per imparare muoversi allontanandosi dalle certezze assolute, senza rinunciare all`idea che “coi miti non bisogna avere fretta”(cfr Calvino)
http://www.antoniodecurtis.com/scritti1.htm
Totò scrive nel link di diamonds anche de “La pelle”. Il principe non gradì.
“Lo scrittore Curzio Malaparte, che per vendere il suo libro “La pelle” ha inventato fatti di sana pianta diffamando Napoli e i napoletani, deve considerarsi inquadrato nel plotone dei caporali.”
Malaparte pervade il suo romanzo di situazioni in cui i corpi e/o parti di esso assumono il ruolo di protagonisti in quanto merci di scambio a fini di sopravvivenza (o di tentata sopravvivenza). Il confine sottile tra vita e morte, tra corpi vivi e cadaverici è sempre disturbantemente indefinito o, viceversa, svelato con risolutiva brutalità. Tutto è volutamente ambiguo, a cominciare dal suo affettato amore-odio per il popolo italiano (mirabile la distinzione tra “perdenti” e “vinti” e la mancata assunzione dei ruoli conseguenti) e per l’altrettanto schietta ammirazione verso quello americano, amato in virtù di caratteristiche che sarebbero difetti, più che pregi… Credo che questi due aspetti ci imbarazzino profondamente come lettori italiani, ma sono proprio le caratteristiche che lo rendono un romanzo indispensabile.
Per il resto è pervaso di un (non sempre) sottile razzismo-maschilismo, in particolare contro gli omosessuali, che però non dovrebbe meravigliare, vista l’epoca in cui è stato scritto; anzi, che dovrebbe suggerirci da quali radici profonde derivino mentalità e atteggiamenti che oggi stanno riesplodendo prepotentemente (e di cui troviamo traccia qua e là persino in taluni interventi di alcuni utenti di questo blog quando si affrontano questioni inerenti).
Eh sì, una di quelle letture scomode che andrebbero fatte con una certa frequenza… Intanto grazie a Radio3 x riproporcelo.