MICROCONSENSI

Riflessione per chiudere la settimana: ieri, a Fahrenheit, Pier Luigi Sacco – economista che si occupa di cultura, e con grande acume – raccontava di come, in Polonia, un comitato di cittadini si sia battuto con tanta forza e compattezza contro i tagli alla cultura da ottenere addirittura un aumento degli stanziamenti per la medesima. Perché in Italia accade difficilmente? Una delle risposte possibili, dice Sacco, è nella politica dei microconsensi: accontentare piccole porzioni del paese (qui un festival, qui una sagra, qui uno dei 1800 premi letterari esistenti in Italia) e dunque frammentarlo. Il microconsenso, insomma,  è una bruttissima bestia: da non trascurare affatto, nelle discussioni di questi giorni.
Proverò a porre la questione domani e dopodomani, alle donne con cui parlerò a Umbria Libri: Michela Murgia, Alawiya Sobh, Chiara Palazzolo, Letizia Muratori. Appuntamento a Perugia: siate clementi con la bronchite con cui sto convivendo da una settimana e perdonate tosse e occhiaie, farò del mio meglio.

30 pensieri su “MICROCONSENSI

  1. Un po’ come succede nei piccoli comuni, due palate di catrame per chiudere un paio di buche davanti alla casa di un futuro sicuro elettore. Poi chissenefrega se i giardini pubblici vanno a ramengo e la biblioteca chiude. 🙁

  2. Temo che la sensazione collettiva – anche la mia – sia sull’inutilità dei finanziamenti, percepiti – sicuramente a torto – come un favore agli amici degli amici. Non è corretto tuttavia credo sia da questa impressione si debba iniziare a ragionare: se non la si smonta non si va da nessuna parte.

  3. Cavolo, ma allora esistono anche i blog fatti solo di scampoli di commenti eliminati dai blog perche’ “trolleggianti”. La gente ha un sacco di tempo libero.
    Non ho letto tutti i post di Lapeperini (ho un lavoro, purtroppo o perfortuna) ma se i commenti “censurati” sono tutti del genere “In compenso pare che il grosso del consenso a Berlusconi derivasse dalle donne. Ciapa!”, mi sa che non ci siamo persi molto. Immagino che quelli precedenti fossero una cosa del tipo “Noi maschi siamo piu’ fichi delle femmine, Pappappero!”, “Voi maschi puzzate, bleah” (boccaccia) oppure “Moggi ladro, forza Inter”.
    Ah by the way, rallegrarsi del fatto che la maggioranza dell’elettorato di Mr. B. fosse femminile sul blog di Loredana Lipperini implica non aver letto NESSUN libro di Lipperini, visto che la signora e’ una di quelle che si arrabbiano davanti alle rivendicazioni di un certo femminismo secondo cui “Le donne sono meglio”. Per quel che ho capito io, la sciura Lipperini sostiene solo che “Le donne sono PERSONE” (ne’ sante, ne’ dannate). Quindi non capisco cosa ci sia da stupirsi se, in un paese dove Mr. B. ha la maggioranza, anche molte donne lo votino.
    Secondo me il problema sta a monte, bisognerebbe chiedersi cosa influenzi le scelte elettorali delle PERSONE (sindrome di Stoccolma?, a volte mi chiedo). Il concetto di Microconsensi (o contentini, come li chiamo io), secondo me offre un bello spunto di riflessione. Cerchiamo di non mandare tutto in vacca con queste sciocchezze, perfavore.

  4. Purtroppo al Sud i microconsensi sono clientele, tanto radicati da divenire sistema ed in quanto tali impossibili da scardinare. Molti politici perseguono il fine primo ed ultimo di incrementare il consenso e non di far agire la Politica e così capita che danno il proprio contributo finanziario alle saghe del fusilli, della salsiccia, del broccolo, perchè i loro elettori devono essere gratificati con questi contentini. Il mio Comitato ultimamente per presentare un libro di poesia si è fatto sostenere economicamente da una banca di credito cooperativo. Almeno sappiamo che nel finanziare un’iniziativa culturale essa persegue il fine di incrementare la sua credibilità presso la comunità dell’intero comprensorio, ricavandone anche un ritorno economico. Ma con i politici che usano la legge mancia per la festa in costume storico del paese come la mettiamo? Dobbiamo inevitabilmente coniugare la cultura con la finanza e con quali conseguenze?

  5. c’è anche una specie di dilatazione del concetto di cultura di cui la sinistra ha la sua responsabilità sposato con i microconsensi di cui sopra, non c’è sorveglianza. Che ne so, le finte feste medioevali ad opera di enti del turismo con un disturbo antisociale della personalità con venature sadiche nevvero, ma perchè devono essere pagati? La questione dei microconsensi fa leva sulla mistificazione che c’è all’incrocio tra cultura alta e cultura bassa e alta qualità e bassa qualità. Per paura di essere antidemocratici si diventa populisti e intanto te sorbisci la fiera del corbezzolo colla regazzina nuda di dodici anni colla gonnellina de corbezzoli.
    Quanno se dice a’ cultura.

  6. C’è anche il fatto che in Italia da quarant’anni almeno cultura e democrazia sono sinonimo di sinistra, il che convince i cosiddetti “moderati” che la cultura non sia un bene pubblico. Il populismo è in larga misura, qui da noi, un fenomeno reattivo. In effetti l’egemonia della sinistra nelle facoltà umanistiche e nell’editoria nella maggior parte dei casi ha dato l’impressione di essere più politica che qualitativa, in base a una tacita spartizione (a noi il sapere, a loro la borsa) legata al fattore K, oggi non più attuale. A proposito di passi indietro, non è solo Berlusconi che dovrebbe farne.

  7. Gli operatori culturali che cedono alle piccole “cortesie” creano microconsenso, ma si contraddicono perché questo atteggiamento di accontentarsi di vedere innaffiato il proprio piccolo orticello rinnega l’idea che la cultura sia vera ricchezza. Se si considera un paicere un piccolo finanziamento per un festival vuol dire che si pensa che questo non avrebbe motivo di meritarlo, mentre l’espressione delle culture, delle diversità e delle arti più disparate è sempre, per definizione un arricchimento. In fondo se in Europa ancora abbiamo un minimo di credibilità è per il rispetto che portano verso la nostra produzione artistico-culturale

  8. Microconsenso. Sfruttamento, depressione, paralisi della comunità. Ok, la realtà più diffusa è questa. Esco da un colloquio proprio (anche) su questo. Cosa si può fare? Nulla, questa è stata la risposta. Per ora nulla. Anche la prossima generazione è coinvolta in questi meccanismi. Forse la prossima ancora potrà uscirne… Insomma, un ciclo completo che deve passare, mentre chi può si prepara.
    Problema: almeno da queste parti la questione sul tappeto non è cercare e trovare una soluzione. Basta l’analisi, e poi il riconoscimento di un problema porta alla semplice paralisi. C’è sempre una risposta paralizzante che vanifica qualunque capacità visionaria. E’ una realtà locale, lo so. Spero.

  9. Vorrei fare una provocazione e da donna vorrei portare un momento di riflessione.
    Ieri sera è andato in onda, registrato domenica sera e spacciato come un servizio fatto dopo l’annuncio delle dimissioni di B., un “agguato” di una troupe di Piazza Pulita di Formigli alla Velina di Striscia la Notizia Costanza Caracciolo. Costanza non ha fatto una piega e il giorno dopo non si è scatenata né sul web né in televisione dicendo di essere stata vittima di una “aggressione fascista” come ha fatto la signora Zanardo.
    Perchè non sei intervenuta, Loredana, a stigmatizzare questo fatto sul tuo blog?
    Vi ringraziamo perché, anche grazie alla polemica sulle Veline, la trasmissione va sempre meglio. Sperando che anche le vostre attività ne abbiano tratto giovamento, porgiamo i più cordiali saluti.
    Sara Testori
    Ufficio Stampa Striscia la Notizia

  10. Qualcosa anche sui premi letterari bisogna pur dirlo. Per il passato cito il dissacrante episodio “La Musa”, interprete Vittorio Gasmann ne “I Mostri”.
    Nell’oggi molte opere sembrano confezionate già pronte per farci il film, e comunque per avere la fascetta promozionale… allora quanto l’industria del libro ha aiutato e aiuta capillarmente la cultura?

  11. Ma no, Piccola Dorrit: i troll sono quelli che intervengono per sviare il discorso e riportarlo su di sè, non chi pone domande. Persino Striscia la notizia, in questo caso e suo malgrado, non trolleggia: perchè la sua politica “arrivo e ti risolvo il caso” ha contribuito enormemente a creare la logica del microconsenso soddisfatto.
    Sull’industria del libro: al momento mi sembra che almeno alcuni grandi editori si stiano orientando sul puro marketing e su autori che sono più attenti al medesimo che ai testi. Su questo, torno lunedì.

  12. E che palle! Non so quanta gente abbia conti – veri o immaginari – da saldare con la padrona di casa o con il resto del commentarium, tuttavia troverei molto più interessante discutere sul perché i finanziamenti alla cultura finiscono dove possono creare dei microconsensi a breve termine senza che alcuno si preoccupi di una soddisfazione diffusa per interventi di lungo respiro. Perché alcuni ammistratori/trici credono sia più utile finanziare la sagra del peperoncino in luoghi dove il peperoncino non cresce, diminuendo i finanziamenti alle biblioteche comunali fruite da un numero maggiore di persone che, detto per inciso, vanno a votare anche loro. Non è più interessante rispetto a un’indagine sul supposto egocentrismo di tizio o caia?

  13. Sara Testori: interessante, ma certo non sorprendente, la tua logica del profitto. “La polemica sulle Veline” non importa in cosa sia consistita (e già il modo di riassumere la faccenda la dice lunga su quanto sia stata compresa), ma che abbia giovato a Striscia. D’altra parte la cosa non è sorpendente, come dicevo. Ormai i giornalisti e chi si occupa d’informazione – ovvero la stragrande maggioranza di loro – si sono legati definitivamente al partito “scrivo quel che mi dicono di scrivere” e “difendo il mio padrone”. Per non parlare dei paraocchi, diventati il vostro fiore all’occhiello e immancabili in qualsiasi divisa à la mode.
    Purtroppo non esiste (qualora vi sia mai stata) un’etica professionale. Un limite nel vostro mestiere, oltre il quale vi viene il mal di pancia e non riuscite più a scrivere. Io me lo ricordo quel mal di pancia: è il rigurgito di dignità – anche umana, oserei. E la faccenda più drammatica, anzi tragica, è che se qualcuno ha trovato la cura antibiotica contro il mal di pancia, la maggioranza di voi non ne ha manco più bisogno.
    Come si domandava Moretti: “Ma chi scrive queste cose, non è che la sera, magari prima di andare a dormire, ha un minimo rimorso?”.
    Ecco, io ogni volta che leggo i tuoi interventi mi sento male. Forse spero che tu stia soffrendo per quanto scrivi.
    Scusa Loredana e scusa anche a te Sara Testori per questo commento. Non è mia abitudine, però stavolta mi sono cadute le braccia e il mio priest-side è sbucato fuori.

  14. L’argomento delle sagre paesane è interessante. Spesso i centri storici sono ormai abbandonati e si pensa di rianimarli con queste feste, a base di peperoncino o fagioli e salsicce che siano; da ultimo ho visto anche maxischermo con la proiezione di fotografie, vecchie e anche recenti; la riscoperta delle tradizioni non riesce ad andare oltre e il giorno dopo della festa l’antico borgo torna ad essere dimenticato.
    A nessuno viene in mente che non è questo il modo. Se nei nostri centri storici è nata la nostra identità, se sono le nostre radici, proprio in essi occorrerebbe operare con un più alto senso delle attività culturali. Allora, restaurate e ripulite, si dovrebbero proprio trovare qui le sedi della cultura che cresce: biblioteche, o sale di lettura, piccoli musei e luoghi d’incontro e convegni non avranno mai miglior sede che dentro i centri storici.

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