MINACCE

Leggo degli agguerriti propositi
governativi nei confronti di Rule of Rose, il quale avrebbe questa
caratteristica:

 Il videogame conduce il giocatore verso l’orrore
attraverso una strada nuova. Qui non ci sono zombie truculenti o altri mostri
più o meno convenzionali dell’universo videoludico, qui a far paura sono i
bambini, (in qualità di piccoli mostri già ampiamente sfruttati dal cinema
horror), che seppelliscono viva una ragazza, Jennifer di 19 anni, dopo atroci
violenze psicosessuali. "A volte i bambini visti da un adulto possono
terrorizzare – spiega Yuya Takayama, produttore del gioco -, per quella loro
capacità di commettere crudeltà senza rimorsi". I media nel nostro paese
hanno lanciato l’allarme e i politici, ma non solo loro, si sono spaventati.

Ben
fatto, mi sono detta: e già che c’ero mi sono augurata un’altrettanto pronta
riprovazione nei confronti di altre tre vicende che hanno come protagonisti i
bambini. Queste:

 PIG HEAD

Il
dodicenne Ralph, naufragato su un’isola insieme al coetaneo Piggy, deve trovare
gli altri sopravvissuti ad un incidente: grazie ad una conchiglia magica,
riesce a radunare i suoi coetanei e ne diviene il capo. Viene però osteggiato
dai cacciatori capitanati da Jack, che esibisce un’altra arma magica (una testa
di maiale). Ralph deve riuscire a sopravvivere, mentre alcuni suoi compagni
vengono massacrati a calci o gettati da un dirupo.

Rating MA-17Mature Audiences: Not appropriate for
minors. The game was suitable for audiences seventeen years of age or older.
Lots of blood, graphic violence, profanity..

 THE SECRET OF BLY

Una
giovane istitutrice si reca in una casa di campagna per occuparsi dei piccoli
Flora e Miles, belli, intelligenti ed educati. Ma nella dimora avvengono fenomeni inquietanti, come
l’apparizione di una coppia coinvolta in pratiche erotiche poco chiare. La
protagonista scopre che i due bambini sono molto diversi da quello che
sembrano, e viene sottoposta a terribili torture psicofisiche.

Rating MA-17Mature Audiences: Not appropriate for minors.
Graphic violence, profanity.

AMMAZZA LA VECCHIA

Videogioco tedesco particolarmente efferato: due
fratellini sfuggono miracolosamente al tentativo di infanticidio perpetrato dai
genitori: un’anziana pasticcera offre loro cibo e ospitalità, ma i due bambini
la bruciano viva.

Rating MA-17: Mature,
for Intense Violence, Realistic Blood

Ps. So perfettamente che non ci siete caduti e avete
riconosciuto la trama di tre grandi classici della letteratura: Il signore
delle mosche
, Il giro di vite e Hansel e Gretel.
Deduzioni: quattro.
Primo, la rappresentazione di un’infanzia anche crudele,
anche assassina – in quanto umana – non è una prerogativa dei videogames
e tanto meno del Giappone.
Secondo: anche se Marshall McLuhan mi appare in sogno e
cerca di convincermi, resto dell’idea che il mezzo non sia il messaggio.
Terzo: farei leggere a mio figlio dodicenne Il signore
delle mosche
? Non ancora. E probabilmente non lo farei giocare a Rule of
Rose
. Ma voglio essere io a deciderlo.
Quarto: ma guardarsi almeno il sito, la pagina di Wikipedia
su Rule of Rose, prima di parlare, no, eh? Sarebbe stato possibile
almeno scoprire chi ha ispirato l’autore del gioco. Sorpresa! I fratelli
Grimm
.

15 pensieri su “MINACCE

  1. Buoni tutti

    “Adesso”
    disse la mamma,
    “ti leggerò
    una fiaba
    in cui gli orchi
    sono buoni,
    le fate
    sono buone,
    le streghe
    sono buone,
    il protagonista
    è buono,
    l’antagonista
    è buono… ”
    Ma il bambino
    sbadigliava
    di già.
    Horror

    Datemi tanti viscidi
    squamosi trucidi
    verdastri orribili
    (ma riconoscibili!
    ma affrontabili!)
    bavosi mostriciattoli
    perché io possa
    attribuire volti
    e assestare colpi
    ai fantasmi informi
    che mi porto dentro
    [da http://www.filastrocche.it/contempo/angelini/poesie_it.asp ]

  2. La solita ipocrisia di un paese che aumenta le spese militari (in epoca di tagli al sociale) e crea il caso di un videogioco violento.
    Fa piacere che un sito di letteratura non sia cascato nella demonizzazione!

  3. Cara Loredana,
    devo dire che mi hai preceduto. Avevo predisposto un post simile a questo che stavo per pubblicare sul mio blog. A questo punto eviterò di farlo e, tempo permettendo, tenterò di esporre piccole considerazioni e domande qui “in casa tua”.
    L’ultimo numero di Panorama ha dedicato al suddetto videogioco la copertina. Qualcuno potrebbe pensare… ottimo modo per fare pubblicità con la scusa di urlare allo scandalo.
    Proviamo a metterci dal lato dei genitori e degli educatori. La domanda è… cosa può accadere nella psiche di un ragazzo/a che si appresta a mettersi nei panni di due bambini per seppellire viva (virtualmente) una coetanea?
    Conseguente domanda… questo videogioco potrebbe incentivare atti di violenza e depravazione?
    Ulteriore domanda… e se questo videogioco, in fondo, consentisse semplicemente di sfogare (sempre virtualmente) rabbia e violenza latenti (insite) in ciascuno di noi?
    Oppure… andiamo, è solo un gioco.
    O ancora… al rogo, al rogo… e con il videogioco tutti i thriller (romanzi e film), cartoni animati, trasmissioni televisive, ecc., che hanno a che fare con la violenza.

  4. …compresa l’Iliade, allora. Come sempre, è un problema di contesti e di saggezza del singolo: faccio un esempio di un paio di secoli fa. Il libro è I dolori del giovane Werther, l’autore è Goethe:
    “Quello che colpisce di più è però il successo “di massa”: qualcuno si è addirittura spinto a considerare il Werther come il primo libro di successo mondiale. Di certo dal 1774 parte da Lipsia una vera e propria mania per Werther, che diventa la Bibbia per i giovani tedeschi, che imitano persino l’eccentrico modo di vestirsi del personaggio e che, come Werther e Lotte, si scambiano silhouettes in segno d’amore. Spesso succede anche che i dolore per amore dei giovani sfoci nel suicidio, che, dopo secoli e secoli di condanna, veniva ora stoicamente rivalutato come prova di sensibilità e di affermazione di libertà. Goethe venne a conoscenza dei drammi seguiti al suo romanzo e il 16 gennaio 1778 si ritrovò a partecipare a Weimar alla veglia funebre per una dama di corte che si era annegata in un fiume, a poca distanza dalla casa dello scrittore, tenendo in mano una copia di Werther. L’opera ricevette dunque aspre critiche dal clero e da molti benpensanti e si arrivò perfino a vietare lo scritto. “

  5. … e Chapman teneva in mano una copia de “Il giovane Holden” di Salinger quando uccise Lennon.
    (sul tema “libri e morte” si potrebbero citare tanti esempi).
    Dici bene Loredana… non è certo un libro o un film o una canzone a scatenare la follia. Potremmo dire, secondo te, che è vero il contrario? Cioè che il folle cerca pretesti per scatenare la propria follia?

  6. i bambini sono, alla bisogna, violenti, infingardi, sadici, crudeli.
    esattamente come noi. e come potrebbe essere altrimenti?
    curioso quindi che la violenza rituale, che è alla base della civiltà, sia additata a causa della violenza reale, quando è evidente che ne è al massimo l’esorcismo (anche terminale e cupo a sua volta).
    (questo per rimanere sul messaggio, ché il medium si affronterebbe parlando di coordinamento occhio-mano, di problem solving, di potenziale-attuale ecc)
    e per continuare l’esempio wertheriano qui sopra e la sua esplorazione degli indiscutiibili cortocircuiti tra testo e comportamento, ma a un livello che più mi si confà: lo sapete che in passato, quando si rappresentava la sceneggiata napoletana (siamo in tema, in mortem merola), l’attore che impersonava il cattivo doveva uscire da una porta secondaria e travestito, perché c’era sempre qualche genio tra il pubblico che, confusi attore e personaggio, rappresentazione e vita, e toccato nell’animo dall’emozione e dall’indignazione cui era stato spronato ad arte, aspettava fuori da teatro il poveretto per fargli pagare a suon di cazzotti la sua finzione di crudeltà e la morte altrettanto finta ma assai patetica da lui causata sulla scena dell’infante (l’infante morente è di rigore), a sua volta causa di successive sciagure strappalacrime del protagonista?
    È vero che non si può semplificare troppo il rapporto tra “vita e arte”, che esso non va solo da A a B ma anche viceversa in modi spesso indecifrabili, ma è un terreno semmai della “critica” e delle “poetiche”, delle ideologie dei testi; rimane piuttosto divertente che un ministro mostri invece sul piano dell’immediatezza la stessa beata mancanza di discernimento di un analfabeta di 100 anni fa, e voglia metter fuorilegge il cattivo e popolare il mondo di favole stitiche di bontà politicamente corretta
    🙂

  7. Meglio, molto meglio, che non siano risaliti ai Grimm: dopo dovevano risalire a Giambattista Basile che ha ispirato i Grimm… e poi chi lo teneva più Calderoli dal dire che, in fondo, anche per i videogiochi è tutta colpa dei napoletani!

  8. ..ma che tristezza, alla fine!
    Chiaro, non questi post: la questione in sé, questo rimasticare pseudo-pedagogismi di matrice cattolicheggiante, questo mammismo e babbismo da Carolina Invernizio sui videogames. L’avessi in casa, scannerizzerei e posterei la lettera di Natale di U. Eco nel “Diario minimo” sui bambini che giocano con le pistole e i bambini che giocano con il Monopoli… A proposito, com’è+ che non sono diventato banchiere né rapinatore di banche, visto che da bambino alternavo pisotle a casette rosse e verdi?

  9. Questo Mastella contro i videogames fa il paio col Fioroni contro “la pervasività dell´immagine” del post di ieri. Il solito paternalismo ipocrita e tragicamente ignorante.

  10. strano che questi ministroidi non considerino mai il fattore G, cioè i genitori.Non dovrebbero essere loro che vigilano su ciò che consuma il loro pargolo?

  11. Leggiadra Loredana, su Marshall McLuhan, che secondo me viene ormai spesso citato a sproposito specie per i nuovi media, concordo con i tuoi dubbi.
    Avrei una teoria e ne anticipo la sintesi qui da te.
    “The Audience is the Message”.
    🙂

  12. Quando qualcuno cita McLuhan a sproposito, mi torna sempre in mente quella scena di “Io e Annie” nella quale McLuhan appare dal nulla a zittire il logorroico di turno, dicendogli: “Lei non ha capito niente del mio lavoro”, e Woody Allen commenta: “Se la vita fosse così!”…

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