MUTANTI

I piani sono due, e sono sempre stati due, e procedono intrecciandosi: immaginario e sociale. Per quanto riguarda il primo aspetto, leggevo stamattina dei molti rallegramenti per la mutazione antropologica offerta, anche visivamente, dal nuovo governo Monti.  Abiti scuri e filo di perle invece della cravatta mal scelta o del solito, citatissimo, tacco a spillo (il giorno in cui le cronache smetteranno di occuparsi dei tacchi delle donne e parleranno solo del loro pensiero, avremo fatto un notevole passo avanti).
Come sempre, però, si tralascia un particolare: il berlusconismo non è la causa, ma l’effetto. O meglio, è concausa e rilancio di un cambiamento che ha riguardato soprattutto l’Italia ma non solo l’Italia, che affonda le radici negli anni Ottanta e in tutta la deriva anti-sociale, anti-comunità e pro-individuo  che ci portiamo dietro e con cui continueremo a fare i conti. Almeno, finché non ricominceremo a produrre un immaginario diverso e una cultura diversa: perchè se i nostri figli ventenni ascoltano musiche degli anni Novanta, Ottanta, Settanta e leggono preferibilmente libri degli anni Novanta, Ottanta, Settanta e a ritroso, qualcosa vorrà pur dire.
Per quanto riguarda il secondo aspetto. I dubbi ci sono, le paure anche. Cercavo, ieri, il senso dell’accorpamento di Welfare e Pari Opportunità, per esempio. E mi chiedo quali saranno le prime mosse della ministra Elsa Fornero. Alcune, ricordava ieri Barbara Spinelli a Fahrenheit, sono a costo zero:  agire immediatamente contro i licenziamenti in bianco per maternità e informare, a tappeto, sul ruolo delle Consigliere di Parità.  E poi? E poi tutto quello che è contenuto nel Rapporto Ombra Cedaw e nelle recentissime raccomandazioni dell’Onu all’Italia.
Se la mutazione fosse davvero in atto, oggi si sarebbe parlato soprattutto di questo, e non delle percentuali di donne presenti nel governo, e tanto meno delle giacche scelte per il giuramento.  Pian piano (o almeno spero).

19 pensieri su “MUTANTI

  1. Ma alla base della Mutazione c’è un semplice dato di fatto. Lo sprofondamento delle azioni Mediaset a meno 12% ha conferito a Confalonieri la forza sufficiente a persuadere Silvietto al famoso passo indietro… (cfr. Dal Barbiere di Siviglia: “Ma se mi toccano, dov’è il mio debole…” )

  2. Forse è tutta questione di percorsi. Sfoghiamoci con il tacco a spillo così dopo possiamo digerire anche le misure sulla parità reale. Ricordiamoci la Pivetti, trentenne e con i rassicuranti e innoqui taierini pastello, che però toglieva energicamente la parola a chi si dava a intemperanze, nella camera, e che ha sdoganato il lemma ‘presidente’ anche al femminile.

  3. A me non sembra così peregrino l’accorpamento, anzi: spesso le donne sono penalizzate sul lavoro per mancanza di servizi, servizi per l’infanzia e assistenza agli anziani in primis. Un welfare migliore aiuterebbe sicuramente molte donne a entrare o rientrare nel mondo del lavoro.
    E comunque diminuire i ministeri ha un suo senso, adesso, dopo anni di proliferazioni di ministri e ministeri al solo scopo di elargire premi e poltrone ad amici e amichetti.

  4. Dei tacchi non mi importa molto – ma del peso dei ministeri dati alle donne si Loredana, e mi sembra importante riconoscerlo.( Ti faccio notare anche l’uomo all’istruzione che mi pare significativo). Questo a prescindere dalla qualità delle ministre, o della politica che porteranno avanti (ma che te poi aspettà da una che stava alla Luiss?) La qualità del cambiamento sta nel vedere quanto questo cambiamento nelle sfere del potere reggerà, o non ci troviamo magari pure a vincere le elezioni e ritrovarci la composizione che abbiamo visto con PRodi.
    Quello che voglio dire è che non ci è solo il basso – ci è anche l’alto ecco.

  5. In passate discussioni ho fatto presente che nel governo Prodi-2 furono due donne – nello specifico Linda Lanzillotta e Barbara Pollastrini – ad agire da garanti degli interessi dei gruppi bancari, nazionali e non, contribuendo a quella precarizzazione dell’esistenza che consegue dalla crisi finanziaria (basta pensare alla catastrofe dei bilanci degli enti locali, sottomessi alla garota dei titoli derivati) che penalizza soprattutto i soggetti deboli, e dunque anche le donne. La crisi della rappresentanza politica comporta anche (purtroppo, si dirà: ma tant’è…) l’indifferenza di chi si presenta in primo piano e finge di poter “rappresentare” gli interessi -anche quelli legittimi quali quelli di genere. Tacchi o non tacchi, cravatte o tajer, il vero non sono le politiche, non chi se ne fa portatore: soprattutto se i “politici” sono dei meri ricettori di ordini impartiti da banche o direttori sovranazionali. Da Dominique Strauss-Kahn a Cristine Lagarde potrà esserci un filo di stile e di discrezione in più, e un paio di palmi di comportamenti privati deprecabili (diciamo così) in meno: ma la sostanza dell’azione del FMI non cambia, né diminuiscono gli effetti. Questo paese, come il mondo di cui fa parte, continuerà a non essere un paese per donne, vecchi@, precari, migranti, studenti.

  6. Girolamo, non so se esplicitamente ti riferissi a me – mi è parso magari no, fa niente.
    I ministeri del governo prodi erano solo due, in posti meno rilevanti su un numero di ministri molto più alti. In ogni caso non condivido l’idea che una donna debba difendere certe e certi interessi in quanto donna, e non essere coerente con la sua formazione poniamo anche cazzona. Anche nel tuo commento sento questo, il fatto che siccome una è femmina l’essere femmina dovrebbe essere anteriore all’essere cazzona. Ma no non lo è.
    POi sugli efferri del governo monti non so, ho le mie perplessità ma mi pare di intuire sulla scorta di ragionamenti diversi e si, con aspettative diverse, quei due palmi che per te contano poco per me sono molto.

  7. No, Zauberei, non mi riferivo né a te, né ad altri in particolare. Questo tema – la fine della rappresentanza politica nell’epoca della dittatura finanziaria, e il carattere di simulacro che assumono i pretesi rappresentanti degli interessi – è davvero tropo importante per farlo scadere a rissa, o polemica ad personam.
    Nel mio commento non anteponevo né posponevo l’esser qualcosa (ad es. donna) all’essere “cazzon@”: cercavo di dire che il carattere classista, o sessista, di una politica discende solo ed esclusivamente dalla politica che viene attuata, senza alcuna derivazione dall’identità del/la funzionari@ che la attua. Quindi non mi porrei il problema delle tre donne su sedici (poche? molte? poche ma qualificate?), e mi concentrerei sugli interessi di cui questo governo si candida ad essere esecutore: che – parere mio, poi magari i fatti mi smentiranno – sono classisti e sessisti.

  8. Post scriptum.
    Quei due palmi di differenza tra Ms. Strauss-Kahn e M.me Lagarde possono essere (e lo sono) importanti per la donna delle pulizie che va a fare la polvere in camera d’albergo senza tema di essere stuprata. Sono irrilevanti rispetto a ciò che tanto il precedente presidente (al neutro) uomo del FMI, quanto l’attuale presidente (al neutro) donna del FMI determinano: un mondo nel quale il dovere di farsi stuprare, anche in senso fisico, per un soggetto subordinato (e quindi anche per le donne) è la norma. In altri termini, la funzione politica – come intuiva Carl Schmitt, al cui dettato sembra ispirarsi il governo finanziario europeo – è, e non può non essere, neutra: il che è un’ulteriore motivo per non accettarla.

  9. Mi aspetto la ‘tassa sul macinato’, sarà per via dell’anniversario dell’unificazione…giuro, tra i dati sull’ignoranza degli italiani, l’aspetto serio e distaccato del nuovo governo, la questione sociale, le banche, eccetera, ora che il governo è fatto, come (ri)faremo gli italiani?

  10. In questi momenti più che interrogarsi sul tipo di pillola ci si interroga su come indorarla. Sembrerebbe che qualche riformina nominale (a costo zero) possa confezionare meglio i riformoni (a costo negativo).
    Il pillolone della Fornero è noto da tempo: l’ opting out con mega taglio delle pensioni estendendo a tutti il contributivo (che dimezza l’ erogato e di fatto fa lavorare tutti di buona lena fino ai settanta). Basta davvero qualche spottino pubblicità progresso per far aprire la fauci alla Spinelli in modo da farle trangugiare una simile medicina? Ma allora il governo Monti ha davvero qualche chance!

  11. @Broncobilly: credo che sulle pensioni ci sia un grosso equivoco. C’è una enorme maggioranza di contrari all’incremento dell’età pensionabile e all’estensione del sistema contributivo, ma sfuggono due cose fondamentali. La prima è che, conti alla mano, nessuno nel corso della vita mette via abbastanza da pagarsi più di 15-20 anni di pensione. La seconda è che finora è stato possibile andare in pensione relativamente presto e con buone percentuali di copertura dell’ultimo stipendio perché le pensioni venivano pagate con i versamenti dei lavoratori più giovani, ancora in servizio. Si poteva fare perché i giovani erano sempre più degli anziani: di fatto, una catena di sant’Antonio, tanto che qualche economista ha descritto i sistemi pensionistici tradizionali come giganteschi “Ponzi scheme”, con riferimento a una delle più celebri truffe del secolo scorso. Ora che la denatalità ha invertito questo trend, semplicemente non ci sono più abbastanza lavoratori giovani per tenere in piedi questo sistema con i loro soldi. Quindi, se accettiamo il principio che ciascuno deve andare in pensione utilizzando quanto ha accantonato allo scopo e non facendosela pagare dai figli, non ci sono alternative: bisogna lavorare più a lungo, dato che la vita media si è allungata (lavori usuranti a parte, ovviamente). Questo anche per avere una pensione decente: se il mio risparmio previdenziale lo devo consumare in quindici anni potrò avere una pensione più alta che se lo dovessi consumare in trenta. Questo ragionamento brutale, ma purtroppo ineludibile, spazza anche via (secondo me) le obiezioni all’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne: le donne vivono in media più a lungo degli uomini, per cui andando in pensione prima sono condannate a una pensione ancora più misera di quella degli uomini: il gruzzolo accantonato deve durare più a lungo. Qui ha ragione la Bonino, l’equiparazione è un vantaggio per le donne, in quanto consente di pareggiare i trattamenti. Si potrebbe magari pensare a qualche forma di compensazione a carico della collettività (e quindi della fiscalità generale) per “risarcire” tutto il lavoro non retribuito e non valido a fini previdenziali che la maggior parte delle donne si è sobbarcata, questo sì. Comunque, in linea di massima, la differenziazione dell’età pensionabile a me pare un elemento costitutivo della ghettizzazione femminile: ti tolgo molto, in cambio ti do qualcosina. Lo so, sono argomenti spesso considerati triviali, non scaldano il cuore né fanno sognare, però rappresentano il principio di realtà. Se lo ignoriamo, siamo fatalmente destinati a lasciarci sedurre dai pifferai e spalanchiamo le porte al populismo. Con quali risultati, anche per le questioni di genere, l’abbiamo potuto constatare in questi ultimi decenni.

  12. care/i,
    se non riuscite a scaricare da SCRIBD il Rapporto Ombra, scriveteci qui, alla mail ufficiale della Piattaforma “Lavori in corsa-30anni di CEDAW) (30YEARSCEDAW@gmail.com) facendone richiesta e segnalando la difficoltà e ve lo inviamo in pdf via mail.

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