NASCERE GATTA, DIVENTARE CENERENTOLA

Nel 1975 Roberto De Simone diventa “il cavaliere Giambattista Basile” e impara “che la matrigna la si può decapitare troncandole la testa in una cassa di biancheria”. Nella ricerca che lo porterà a scrivere una delle più belle opere teatrali del passato recente, La gatta Cenerentola, va sulle tracce della tradizione orale, e impara altro. Nell’introduzione al testo (la vecchia collezione Einaudi di teatro diretta da Paolo Grassi), scrive dunque:
“c’è sempre una grotta e la vergine che perde una scarpa e la cenere e la pianta e le sei sorelle e la madre e la matrigna e la Madonna e tante madonne e un padre cattivo che si sposa sempre per darci una matrigna o  magari sposerebbe anche la figlia perché è lui che comanda o crede di comandare finché Cenerentola o una Madonna non diventa gatta e gli graffia il viso fino a farlo tremare dalla paura di essere divorato come un topo. Allora egli, dopo aver inventato la sua verginità, dopo aver mozzato il capo ai figli morti prima di nascere, inventa una chiesa dove è l’unico dio che non può morire perché ha creato tutto lui. Ma intanto si accorge che non può partorire e allora la gatta gli ride dietro e si siede come regina al suo posto calzando la scarpa perduta come vuole lui ma fregandosene altamente perfino della Santa Inquisizione”.
La gatta Cenerentola, peraltro, non termina con l’esultanza da parte della medesima, che anzi  non ha nessuna fretta di misurare la scarpa. Quando una delle lavandaie la chiama affinché la prova venga fatta e, insomma, amore e innocenza trionfino, la risposta di Cenerentola è:
“E che nn’haggi’ ‘a fa’ d’ ‘o princepe!…Io ccà sto bbona!…Io nun voglio a nisciuno!”.
Passano gli anni, e quel ritorno alle origini della storia proposto da De Simone viene per lo più dimenticato (purtroppo: chi può, recuperi video e musiche dell’opera). Il malinteso modello Cenerentola – dove la scarpetta viene subito provata e di gatte non c’è traccia –  no, e riaffiora soprattutto in molti libri destinati alle donne e scritti da donne.
Credo di aver già detto che Cinquanta sfumature di grigio (e di nero, e di rosso) ricalca quel modello: più che il versante sessuale, credo che sia il versante fiabesco ad aver colpito e appassionato tante lettrici. Vergine sposa miliardario, punto.
Alt. Fermi. Buoni. Contate fino a dieci.
Qui non si vuole dire che sia un male. Non si vuole contrapporre la gatta alla sottomessa. Mi piacerebbe però capirne di più.  Perché al di là della follia del mercato (dicasi follia quella che porta a creare una linea di abbigliamento per neonati ispirata a Cinquanta sfumature), esiste anche un modello sentimentale di cui il filone letterario è specchio: il che non significa – contate fino a venti – che alcuni libri spingano verso quel modello. Semmai ne sono il frutto. Mi è capitato di leggere, qualche giorno fa, un post interessante,  su un blog che si occupa di romance, dove la questione viene posta con molta intelligenza.
Appunto, mi piacerebbe che venisse posta più spesso.

33 pensieri su “NASCERE GATTA, DIVENTARE CENERENTOLA

  1. E dove altro potevo trovarlo citato, Roberto De Simone?
    Proviamoci sì, a porle più spesso.
    Grazie Loredà – e dàje così.

  2. Come autrice appartengo alla nuova generazione, quella che detesta l’idea di un uomo violento che stupra la compagna o la abbandona, o ancora la disprezza solo per ricredersi e cambiare in maniera talmente repentina da essere irrealistica. Appartengo alla schiera delle donne per cui Cenerentola, come racconta una storiella su Internet, è una gran fregatura. I libri propongono un modello? Sì e no. Propongono una via di fuga, forse. L’idea che qualcuno simile a noi, con lo stesso bagaglio di paura, difficoltà quotidiane e vessazioni “ce la fa” a trovare una vita migliore, più agiata e serena.
    Forse. Perché noi non sappiamo cosa succede dopo la parola fine, ci fermiamo sulla soglia del sogno, quando la quotidianità entra a sporcare l’ideale.
    Non tutte le autrici propongono simili modelli. Penso alle difficoltà dei personaggi di alcune colleghe italiane, come Silvia Zucca ( che ha proposto un modello di coppia con un lui più giovane e con la protagonista vittima di un marito violento) o Barbara Risoli (dove i protagonisti sono due assassini), penso al sangue e rabbia espressi nei romanzi di Elisabetta Bricca. Le generazioni meno legate al modello cenerentola si avvicinano alla gatta, e molto di più.
    Paradossalmente, le autrici meno innovative nel romance classico – non parliamo di erotico- sono quelle americane. Lui bello e ricco, lei bella e nobile e ricca ma anche no. Stop.
    C’è da dire che il romance è un genere fortemente conservatore, proprio perchè ha una funzione: quella di rassicurare e consolare le donne.

  3. Crisi culturale, crisi dei valori e quindi crisi dei ruoli.
    Le Donne dicono alle Donne che per essere felici o
    A. devono figliare/stare a casa/pensare alla famiglia o
    B. devono diventare Donne Indipendenti che “non devono chiedere mai”
    Non ci sono “sfumature”. Non ci sono vie di mezzo.
    In tutto questo rimangono sopiti/zittiti/nascosti certi desideri, fantasie. Non possono essere espletati ad alta voce perché si va incontro a pubblica lapidazione, sia dal gruppo A, che dal gruppo B.
    Però entrambe comprano e leggono e criticano (ma intanto hanno letto) le “Cinquanta”.
    Cosa significa?
    Se ci si confida, ci si racconta con sincerità escono fuori delle semplici verità.
    Coetanee, ragazze più giovani, o conoscenti più grandi di me, tutte si chiedono la stessa cosa:
    Ma esistono… gli Uomini?
    Dove sono… gli Uomini?
    Dove sono… gli Uomini di una volta?
    Dove sono… gli Uomini con gli attributi?
    Allo stesso tempo anche amici Uomini, conoscenti più grandi o più giovani, vivono in uno stato di confusione tremenda:
    – Cercano la Donna che “non deve chiedere mai” ma la vogliono sottomettere
    – Cercano la Donna che “sta a casa e pensa ai figli” ma se è troppo mamma la tradiscono
    – Cercano la Donna “solo sesso” però non sanno stare da soli
    La domanda che entrambi si pongono è: Chi porta i pantaloni?
    Quando la risposta sarebbe: Entrambi.
    E chi porta la gonna? La risposta è nuovamente: Entrambi.
    Conclusione?
    Le “sfumature” da aggiornare sono culturali.
    Abbiamo bisogno di un pò d’Educazione Sentimentale.

  4. determinate scelte letterarie danno l’idea che l’ amore vince tutto, che il sacrificio portato all’annientamento della propria persona e del proprio amor proprio è necessario perchè la coppia funzioni…che un uomo per essere tale deve essere anche violento, dominante e che la donna per poter vivere in armonia nella coppia deve utlizzare sottorifugi, mezze verità e sottostare a determinate regole non scritte…la donna deve sopportare …funziona così!!!…si travisa il significato di amore…per l’amore si può calpestare tutto comprese se stesse …perchè gli uomini sono deboli, la carne è debole…ed è fondamentale per una donna, per essere tale, per avere un minimo di valore all’interno della società avere un uomo accanto e possibilmente anche procreare altrimenti è strana, diversa e in lei c’ è qualcosa che non va…molto spesso il romance diventa prima legittimazione di tutto questo …la dimostrazione è anche che per ogni donna raccontata c’è sempre un uomo che alla fine “mette la testa a posto” grazie all’eroina…come se iniziare un rapporto di coppia invariabilmente significasse che l’individuo trovo l’equilibrio totale assoluto da “e vissero felici e contenti” dimenticandosi che il bagaglio pregresso di sofferenze, manie, difetti si può riproporre anche nel lungo termine all’interno della coppia…il Romance si basa sull’ idea romantica che “l’amore vince su tutto” ma gran parte delle volte l’amore diventa la tomba si se stessi.

  5. Io sono sconcertata. Ma sul serio.
    Non è che io viva sul pero, ma ho la sensazione che il cappio atavico, che da almeno un paio di secoli letterari stringe (e soffoca) la donna in ruoli strutturati di madre/moglie/amante, si stringa sempre di più.
    La novità (che novità), ora, è la donna sottomessa.
    Basta. Non se ne può più. Invece di proporre modelli di riferimento moderni, invece di evolverci e sperimentare, stiamo regredendo. Regredendo alla trita e ritrita dicotomia uomo/donna. “Zitta, tu. Buona. Comando io, fai quello che dico io. Stai al tuo posto.”
    Concordo con Sara: abbiamo bisogno di un’Educazione Sentimentale e culturale. Abbiamo bisogno di rompere la catena. Una donna è essenzialmente una persona. Ha vita propria, non necessariamente speculare a quella di un uomo. Alcuni libri, come dici tu Loredana, sono il frutto della società in cui viviamo. Questo è il male: la società. LA SOCIETA’. Ma un libro (anche un romance, perché no) può, e deve, avere un valore “educativo” e gli autori hanno la responsabilità di gestire in maniera saggia lo strumento comunicativo che hanno in mano. Raccontare una storia di evasione, un sogno (come nel caso del Romance) non significa veicolare messaggi atemporali, non significa raccontare la favoletta. Non significa inculcare nella testa delle adolescenti la storiella del Principe Azzurro. Si può parlare di sentirmenti, di condivisione, di dolore. Sempre e nel pieno rispetto della persona Donna.

  6. ah grazie Loredana, che meraviglia leggere di una Gatta Ribelle di prima mattina!
    Che dici? Si può portare nelle scuole? Ora cerco video e musica.
    Il problema è contrastare il MUT, modello unico televisivo. Lottare perchè questi efficaci modelli alternativi- mi immagino già come potrebbero ispirare le adolescenti ridando loro grinta e slancio- entrino come proposta nelle scuole per equilibrare il notomiserrimo modello unico.
    CI proviamo 🙂

  7. “finché Cenerentola o una Madonna non diventa gatta e gli graffia il viso fino a farlo tremare dalla paura di essere divorato come un topo. Allora egli, dopo aver inventato la sua verginità, dopo aver mozzato il capo ai figli morti prima di nascere, inventa una chiesa dove è l’unico dio che non può morire perché ha creato tutto lui” – in tre righe c’è tutta la storia dell’occidente!
    (quanto alla follia delle 50 sfumature di sugo sul bavaglino, direi piuttosto marketing estremo: non si chiama forse quel genere “mommy porn”?)

  8. @Elisabetta. E’ ciò che io credo e condivido. Che una scrittrice per quanto sia un’autrice di romance, abbia un ruolo e una responsabilità, e che nel suo piccolo debba trasmettere intenti positivi. Non si possono veicolare modelli di donne sottomesse, oggi più che mai. Una cosa è la contestualizzazione storica (è ovvio che nel medioevo non possiamo immaginare una donna con libertà paragonabili a quelle di una nostra contemporanea); un’altra è la mera abdicazione a quelli che sono diritti legati all’essere umano. Il post di Isn’t it è illuminante da questo punto di vista. Chi sceglie di essere sottomessa? Chi può accettare una cosa del genere? Perché?
    Io non posso leggere di uno stupro. Non posso leggere di una donna che “prova piacere” nel venire sottomessa, o che si strugge d’amore per il suo torturatore, come capita spesso di leggere, che magari le porta via i figli o che la maltratta. No grazie. Un uomo così non si redime nemmeno nelle favole.

  9. Sono un’autrice di romance, anche se adesso mi sono spostata verso lo storico. Nel romance non credo ci siano più eroine come quelle descritte da Elena, per il semplice fatto che non ci sono più lettrici così. Per capire il romance si deve partire dalle lettrici. Uno studio ha dimostrato che si tratta in gran parte di donne laureate, che svolgono un lavoro di primo piano (la più alta percentuale è di avvocati) e che la sera vogliono rilassarsi con un romanzo che le trasporti in un universo parallelo. La cosa più importante è che il romanzo, la storia, i personaggi non siano banali. I protagonisti di cui parla Elena non credo esistano più, nei romanzi delle autrici più lette. Anche io ho cercato di operare numerose trasgressioni alle regole del romance e sono state molto apprezzate. Il nuovo romance, quello che io amo, è cresciuto di pari passo con le lettrici, e presenta protagonisti capaci di portare entrambi i pantaloni, nel senso che sono in grado di venirsi incontro senza sopraffarsi, che poi dovrebbe essere la regola basilare dell’amore “reale”. La storia si ferma al “vissero felici e contenti” perché, una volta esaurita la tensione verso l’obiettivo, tipica del romance, la storia perderebbe interesse, anche dal punto di vista letterario.
    Molto interessante questa discussione!
    Ornella Albanese

  10. @Ornella. Purtroppo ci sono “anche” lettrici così. Purtroppo ci sono donne che preferiscono ancora la Garwood o la stessa Woodwiss in cui non si risparmiano violenze e umiliazioni, o altre autrici. E’ vero, è stato una mia mancanza non indicarti tra le scrittrici che seguono una linea diversa, e di questo ti chiedo scusa. L’amore reale però entra poco nel romance. Duchi e conti, o nobili di vario tipo non si incontrano facilmente. Idem per magnati del petrolio, vampiri e mutaforma, i principi azzurri del terzo millennio.
    Le lettrici laureate hanno forse uno spirito critico maggiore. Ma non è una regola: un titolo di studio non corrisponde a una maggiore maturità sociale o culturale, men che meno nel romance. Anastasia Steel è il prototipo di queste eroine vergini e pure di cuore, e basta vedere i numeri di vendita per capire che forse qualche domanda sulla condizione della donna nella letteratura di genere va fatta…
    Ci tengo a precisare che questa contestazione non riguarda te (MAISIA) ma chi si aggrappa a un fantomatico orgoglio di genere senza vederne i limiti.
    Non si tratta di banalità, ma di valori e stili comportamentali che vengono veicolati. E questi ancora non sono cambiati, non in modo realmente incisivo ed efficace. Si è appena iniziato a farlo ed è un cammino lungo, lunghissimo. Altrimenti non avremmo nel fandom persone che si proclamano casalinghe felici ( e ignoranti) in puro stile Costanza Miriano

  11. Ornella Albanese..comprendo il tuo punto di vista, non si vuole fare di tutta l’erba un fascio ma se andiamo a vedere le vendite, in tutto il romance, nelle sue varie accezioni, comprese quelle Paranormal, vediamo protagoniste in cerca di personaggi maschili sempre più “virili”, sempre più tormentati che grazie alla protagonista femminili…toh…trovano l’ amore…sono stati violenti, ma c’era una motivazione, hanno fatto del male ma vengono sempre perdonati e via di seguito…a me non pare che le cose siano cambiate anzi se vediamo la protagonista femminile della James, determinati elementi vengono esacerbati.

  12. Anch’io ‘sarei’ un’autrice romance che cerca di cambiare le regole e questo, tempo addietro, mi era stato contestato. ‘Ma non puoi pretendere che due assassini piacciano alle lettrici’ mi è stato detto e io, effettivamente, condividevo. Ma amo uscire dai canoni, pur mantenendo una linea retta che è quella dell’amore. E qui sorge il dilemma del rapporto uomo-donna. Come devono essere i due eroi che dovrebbero far sognare chi li legge? Complementari, questa la mia risposta. Simili e quindi scevri da quell’obbligo-utopia di poter mutare profonamente animi collaudati. Allora, io intendo la storia d’amore come qualcosa che compensi mancanze del passato, del presente o del futuro: l’incontro tra i due deve avere un senso, dettato dal destino o forzato dall’autore (qui entra in gioco il talento letterario) e la storia deve vertere nella valorizzazione di animi simili, pure difettosi, ma che possano incastrarsi e dare vita dal male a qualcosa di bene. Questo è accaduto con il mio primo esperimento romance e alla fine il lettore mi ha dato ragione, con un’eroina che non abbassa mai il capo pur con le sue debolezze e un eroe che si adatta a lei senza rinnegare se stesso. Secondo me è questo il bello dei sentimenti, l’incontro di due anime.
    Premesso questo, come mera lettrice la sottomissione assoluta e struggente della donna nei confronti di un uomo semplicemente prepotente (e perverso) mi infastidisce, non lo concepisco nella vita e non lo tollero nel mio angolo di evasione. Non che io prediliga il Principe Azzurro con il pagliacetto, ci mancherebbe, ma un violento è qualcosa che mi fa chiudere il libro e leggere Topolino. Trovo pericoloso, culturalmente parlando, accettare e perorare la violenza dell’uomo sulla donna, sia essa psicologica o fisica: la nostra società è ferita dai femminicidi e noi diamo rilevanza e cose che mettono la donna in catena e che ne giustificano l’azione. E’ incosciente e folle permettere questo, l’educazione sentimentale parte anche da ciò che si legge e da ciò che viene offerto, meglio esagerare con i buoni sentimenti piuttosto che strabordare negli stupri ‘piacevoli’ e nelle richieste indecenti accettate per amore. Questo non è amore, può apparire tale se uno si impegna molto, ma non lo è e credo che bisognerebbe pensare alle lettrici giovani quando si immette sul mercato una cosa del genere. Una volta ci veniva insegnato a non accettare caramelle dagli sconosciuti, questo induce ad accettare ben peggio perchè… perchè? Perchè devo giustificare una violenza carnale e trovarvi per forza il lato buono? Non esiste un lato buono. A volte penso che la censura di un tempo era molto meglio di questo sproloquio di oscenità che possono segnare irrimediabilmente la sensibilità e la sessualità delle donne di domani.

  13. Discussione interessantissima, di cui vi ringrazio. Una domanda: il canone del romance è, a vostro parere, sempre condiviso dalle lettrici o è anche una convinzione degli editori? Cerco di spiegarmi meglio: quando cambiate le regole, come venite accolte da chi legge? E, seconda domanda: secondo voi i canoni del romance influenzano i successi letterari apparentemente “mainstream”?

  14. Non sono d’accordo tanto su come è posta la questione. Non credo cioè che l’attività sadomaso e il gioco alla sottomissione totale siano in un continuità netta con l’asimmetria di potere nella relazione quotidiana. Come non penso che il libro sia famoso per una fabula che ha in comune con tanti romanzi rosa. Se vince di più è perchè ha qualcosa non di premoderno, cioè la violenza come sottomissione reale, ma di postmoderno, il gioco alla sottomissione che è percepito come realmente scelto. Ho sempre il sospetto per altro, che sia molto frequente una dinamica contraria per questioni psicologiche su cui mi vado interrogando. Ho sempre il sospetto che il sessismo nella quotidianità si accompagni a modi molto tradizionali e genitli di comportarsi sotto le lenzuola, e che l’emancipazione e un’organizzazione paritaria nella coppia si combinino volentieri con il gioco alla sottomissione. Poi ci sarà sicuramente il tratto sadico, ma ci andrei davvero cauta.

  15. Bella domanda. So per certo che le lettrici vorrebbero leggere per esempio Romance m/M, ossia omosex. Testimonianza ne sono le traduzioni amatoriali di Romanticamente fantasy che sono sempre molto seguite. Ma in Italia si stenta a partire poiché le lettrici che sono fortemente conservatrici non accetterebbero facilmente.
    O almeno così si dice.
    E’ vero che la stragrande parte delle lettrici vuole il “e vissero felici e contenti” ma ciò vale anche perché non conoscono altro. C’è solo una minuscola parte delle lettrici che legge in lingua originale. Quando si scopre il fenomeno (così come è accaduto per il mummy porn e prima ancora per il paranormal romance) l’editore specializzato e generalista “vomita” tutti i titoli possibili infischiandosene della qualità.
    Per la mia esperienza, il mio editore è uno che concede maggiore libertà: mi ha permesso di inserire scene anche “violente” come quelle di battaglia un personaggio omosex. Ma si tratta di aspetti secondari di un romance storico.
    Quanto alla seconda domanda direi che sì, che questo accade. Il lieto fine, la rassicurazione, i ruoli stabiliti sono ancora forti e prepotenti e si insinuano nel mainstream nei modi più subdoli e strani che si possano immaginare.

  16. Il successo di quel libro sta nel sogno. Le donne non vogliono essere sottomesse, vogliono essere amate come principesse. La sottomissione per alcune diventa un mezzo, non certo un fine, o l’espiazione di una colpa, peraltro inesistente, di non essere la principessa di nessuno. Meglio essere qualcosa che niente, meglio giocare ad essere schiava se la favola non esiste. Poi il romanzo fa il resto, crea quella trasformazione da schiava a principessa, quella redenzione del maschio che nella vita non accade mai. Pace così tanto fuggire dalla verita’ per nascondersi nei sogni

  17. Rileggendo i miei commenti precedenti non ho detto una cosa altrettanto importante: tutte le storie d’amore si basano su un confronto tra due esseri umani, il loro problemi etcc… Se nelle storie delle prime autrici romance riscontravo una certa ingenuità e semplicità nel raccontare la storia, diventando così un buon libro d’evasione. Nell’ultimo periodo si è cercata l’estremizzazione delle trame, dei sentimenti ma associato a una generica banalizzazione dello stile , una totale assenza di ricerca psicologica dei personaggi e una trama e un intreccio narrativo che strizza l’occhio con una sorta di malizia pruriginosa alle lettrici.
    e sottolineo parlo da lettrice che legge un po’ di tutto e che si è fatta quest’idea, ovviamente ci sono delle eccezioni. 🙂

  18. Il Romance è un genere che si basa su canoni ben definiti, ma ci si può muovere abbastanza liberamente all’interno di questi “paletti”.
    Entrambi i miei libri, ad esempio, sono stati narrati dal punto di vista del protagonista, un punto di vista maschile, dunque, e non dell’eroina.
    Ho, perciò, inserito anche scene di battaglie (che alcune lettrici hanno considerato “cruente”).
    Il diverso approccio è stato accolto con entusiasmo dalla maggior parte delle lettrici, anche se le più “conservatrici” hanno definito i miei libri “non proprio romance”.
    Ma, secondo il mio punto di vista, nel Romance si dovrebbe continuare a osare, perché è vero che una fetta di lettrici tradizionaliste chiede la sequenza prederfinita rispettosa di tutti i canoni: l’eroina, l’eroe, l’incontro, l’innamoramento, il conflitto, il lieto fine, ma è anche altrettanto vero che le giovani generazioni cercano qualcosa di più “moderno”, come i Romance M/M che ha citato Stefania.
    E sì, i canoni del romance, la struttura narrativa, influenzano il mainstream di successo.

  19. E a questo punto mi viene un’altra domanda. Più sopra, Ornella Albanese parlava di studi sulle lettrici di romance. Esiste un’età media oppure è assolutamente trasversale a tutte le età?

  20. Io ho letto tutti i rami del romance e posso rispondere da lettrice solo per quel che riguarda i miei gusti, mi piace sperimentare e in primo luogo adoro leggere libri di autrici che non conosco.
    Nel romance ci sono alcune situazioni che non amo leggere, non posso assolutamente sopportare la violenza e cosa fondamentale per me, non ci deve essere assolutamente tradimento… c’è abbastanza schifo nella vita vera senza bisogno di trovarlo anche nei libri.
    Amo le storie di vita vere, preferisco di gran lunga un libro ambientato nel west dei coloni che narra di una vita normale, ai duchi e ai conti sempre superbelli, super ricchi… super in tutto.
    Anche io voglio il lieto fine in una storia, ma questa non necessariamente deve essere tra una coppia convenzionale. Io sono una divoratrice di romanzi m/m e infatti ho contagiato tutto lo staff di romanticamente fantasy e le nostre traduzioni amatoriali di questi libri sono molto attese e seguite, questo ci fa capire che sono molte le lettrici che vorrebbero un po di cambiamento.
    Mi redo conto anche di avere dei gusti “barbari” molto diversi dalla lettrice romance standard chiamiamola così. Me ne sono resa conto confrontandoli con i gusti delle altre mie amiche… mi ha lasciato del tutto indifferente il fenomeno 50 sfumature, preferisco di gran lunga una bella storia d’amore senza sesso ad un’accozzaglia di capriole sotto le lenzuola o in qualsiasi altro luogo…. però apprezzo moltissimo anche le storie veramente erotiche dove tutto viene chiamato con il nome giusto… trovo fortemente ridicole espressioni tipo spada, fodero e similitudini vari per descrivere le parti intime dei protagonisti.
    Detto questo non necessariamente il romance deve seguire uno standard predefinito, mi piacerebbe moltissimo leggere più libri dove il protagonista è la figura maschile e non sempre quella femminile. Ci sono libri dove lui è praticamente inesistente, senza mai esprimere nessun pensiero e tutto in un colpo si innamora perdutamente… tutto sempre senza sapere come sia successo…
    Poi se un libro è scritto bene molte cose per me passano in secondo piano.
    Tutto questo per dire che per me , come lettrice, la cosa fondamentale è che il libro sia scritto bene e coinvolgente, con una bella storia d’amore e possibilmente anche un bel contorno lo schema non è così importante.

  21. Cose che mi lasciano perplesso: frasi come “A volte penso che la censura di un tempo era molto meglio..”, chi dice che l’amore è la tomba di se stessi (ma chi l’ha detto? Sì può esserlo ma dipende dalla persona, e alla situazione io nei rapporti d’amore che funzionano e dove lei non fa la fine della povera Adele Hugo ci credo ancora) e chi manifesta un nemmeno troppo velato disprezzo per le lettrici “tradizionaliste” che osano chiedere una storia d’amore a lieto fine (orrore!) e determinati personaggi . Quel che va garantito è la varietà di scelta: chi vuole un romance “tradizionale” se lo legge, chi cerca qualcosa di diverso all’interno dello stesso genere deve poterlo trovare. Per il resto: conosco ragazze che hanno letto ste Cinquanta sfumature, a qualcuna è piaciuto ad altre no, ma nessuna di loro sogna un maschio perverso che le massacri (e lasciamo stare il bdsm che non è violenza vera) così come se uno legge storie di ammazzamenti non è detto sia un serial-killer.
    cose che mi sono piaciute: l’intervento di zauberei ma non credo che quel che si fa a letto (che si tratti di giochi di ruolo o roba tradizionale) abbia una connessione diretta con quel che succede fuori dal letto in un senso o nell’altro, e poi l’intervento di nuvolina che credo riporti le cose nella giusta dimensione quando dice: “Tutto questo per dire che per me , come lettrice, la cosa fondamentale è che il libro sia scritto bene e coinvolgente, con una bella storia d’amore e possibilmente anche un bel contorno lo schema non è così importante.”, ecco, alla fine conta avere una buona storia con personaggi ben delineati e coerenti con il genre letterario e le atmosfere scelte e le ambizioni dell’autore.
    pur non essendo un appassionato di quei libri che generalmente sono considerati “romance” mi piacciono le storie d’amore: per me 22/11/’63 è sopratutto una storia d’amore (con un finale nè lieto nè tragico ma struggentissimo). saramago con Storia dell’assedio di Lisbona ha raccontato magistralmente l’amore, se vogliamo pure Addio alle armi è incentrato su una love story amo le commedie romantiche come le love story più cupe e a proposito di amori cupi e oscuri anche qua c’è storia e storia perchè Buffy & Angel e Buffy & Spike sono molto diversi (migliori, più “veri” secondo me) da Bella & Edward e anche da Ana & Christian.. Comunque, a proposito di storie d’amore e mainstream, avete letto Leielui di De Carlo? Ha raccontato una storia d’amore (con un finale che è stato definito “hollywoodiano” ma a me è piaciuto forse pure per questo) alternando nei capitoli il punto di vista di lui e quello di lei..lei Clare Moletto, è una italoamericana intelligente e “alla ricerca” pure lui Danel Deserti è un uomo che non sa bene cosa vuole, è una specie di Guido Laremi più saccente però nel complesso mi sembra che li abbia caratterizzati bene entrambi. Alla fine il compito della narrativa, di quella “mainstream” come di quella “pop”, di quella “alta” e di quella “di genere” nelle modalità e nelle forme più diverse è raccontare l’umano

  22. Quanti spunti in questa discussione! E mi rendo conto che il romance è un enorme contenitore dove possiamo trovare tutto e il contrario di tutto, purché ci sia amore e lieto fine. Mi piace l’argomento protagonista maschile, che io ho sempre privilegiato e infatti il mio precedente romanzo ha avuto molti riscontri da lettori maschi. Nell’ultimo ho fatto un ulteriore passo avanti,ma così sono uscita dai confini del romance? C’è ricostruzione storica, c’è mistero, ma come rinunciare alla componente romance? Una bella storia d’amore, per quel che mi riguarda, è irrinunciabile. Sono esperimenti. Hai ragione, Lalipparini, a volte è l’editore che è più indietro rispetto a chi legge. Ma poi si trova anche quello che ti lascia libera di spaziare.
    Un’ultima cosa, Stefania, non so chi sei, ma dalle tue parole immagino che ci conosciamo quindi ti mando un saluto!

  23. il combinato disposto dato dall’esistenza di “una linea di abbigliamento per neonati ispirata a Cinquanta sfumature” unito alle ultime 1500 classifiche di vendita dei libri ci porta ad affermare che un buon 75% di coloro che costituiscono la base demografica per tali statistiche non ha la più pallida idea di cosa serva il cervello se non a immagazzinare dati con cui fare conversazione o magari ad azzeccare la combinazione giusta di colori per farsi notare da lui
    http://www.youtube.com/watch?v=7cTMoyY4zRA

  24. Invece io penso che vada decisamente fatta una distinzione fra la demenziale linea per neonati e la lettura del libro. Non mi piace che si definiscano stupidi dei lettori, e credo che il successo di quella trilogia non si possa spiegare altrimenti che con la sua provenienza da un mondo che era abituato a questi canoni. Anche. La discussione nasce anche per questo. E mi piacerebbe andasse avanti, perchè dalle parole delle partecipanti sto cominciando a capire molte più cose.

  25. @Ornella Albanese:“Mi piace l’argomento protagonista maschile, che io ho sempre privilegiato e infatti il mio precedente romanzo ha avuto molti riscontri da lettori maschi.”
    Ah! Ma allora questo genere di romanzo ha anche un insospettabile pubblico maschile?

  26. ebbene sì. Ci sono uomini che leggono romance e uomini che lo scrivono. Vi assicuro che dietro pseudonimi che celano insospettabili signori dal vocione possente 😀
    @ornella. Credo proprio di essere quella che pensi tu 😉

  27. beh,uno dei grandi amori(mancati)della mia vita sosteneva che la parte grande dell’alfabetizzazione la fanno gli harmony e similari;come darle torto.E poi ho lasciato fuori dalla statistica il 25%,ottimisticamente direi.Inoltre si,credo(e forse non solo per salvarmi in corner)che i romance siano i veri libretti dell’opera che si recita nelle strade,persino nelle accademie,tutti i giorni.Penso che possa bastare
    http://www.youtube.com/watch?v=j2R65iRVy7U

  28. Mi permetto di citare dal blog linkato da Loredana “Dei sottomessi solo un 10% delle persone sono maschi, il restante 90% sono donne. Chiedetevi il perché.” E di commentare con l’osservazione di Elisabetta “ho la sensazione che il cappio atavico, che da almeno un paio di secoli letterari stringe (e soffoca) la donna in ruoli strutturati di madre/moglie/amante, si stringa sempre di più.
    La novità (che novità), ora, è la donna sottomessa.” Mi pare che basti.

  29. Vorrei intervenire su alcuni temi che sono emersi nella discussione precedente.
    1)Forse è vero che una elevata percentuale delle lettrici di romance sono laureate, ma forse il calcolo non è stato fatto sul totale delle lettrici ma soltanto su quelle che abitualmente intervengono sui blog.
    2)Scrivo principalmente noir ma anche romance di ambientazione storica e italiana e spesso mi chiedo che cosa piaccia davvero alle lettrici in storie la cui conclusione (lieto fine!) è scontata. Penso che sia questo l’elemento determinante: la lettrice sa che nonostante il percorso travagliato i due protagonisti raggiungeranno il traguardo della felicità. Dipenderà poi dall’abilità dello scrittore rendere abbastanza credibile la vicenda, detto in altre parole “scrivere una bella storia d’amore con lieto fine”. Non tanto facile: la maggior parte delle storie d’amore della letteratura non hanno “tecnicamente” un lieto fine. Avete citato “Addio alle armi”, aggiungo “Anna Karenina”, “La Certosa di Parma”, “Il rosso e il nero”, “Cime tempestose”.
    3)E ora i due protagonisti: ma devo tornare indietro! Cerco di scrivere storie che leggerei volentieri e quindi niente protagonisti violenti e prevaricatori! Mi piacciono gli uomini forti, soprattutto di carattere forte, ma maltrattare e umiliare una donna non è segno di forza: non riuscirei a leggere una storia con un protagonista simile. Non credo neppure ai violenti che si redimono… Forse perché le donne delle mie storie non sono “ochette” che si lasciano usare come zerbino, fanno sesso “per amore” senza bisogno che qualcuno le violenti! Se vengono violentate (nelle mie storie è abbastanza frequente, perché nella realtà lo è), di certo non si invaghiscono del violentatore; se un uomo le ha circuite fingendosi innamorato, l’infatuazione passa.
    4)Qualunque tipo di storia veicola un messaggio, anche in modo inconsapevole. Nel romance, vincolato dal lieto fine e quindi per sua natura consolatorio, direi di evitare messaggi di sottomissione per amore. E di prevaricazione come mezzo per dimostrarlo.

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