Posto qui il commento che ho lasciato al post precedente. Ammetto di essere indignata.
Ieri sera mi sono trovata a finanziare un editore a pagamento. Mio figlio è tornato a casa chiedendomi sette euro per un libro che viene presentato nella sua scuola, Liceo scientifico Cavour, Roma. Il libro è “I ragazzi di via Bravetta”, di Fulvio Melillo, editore Il Filo. Ovviamente non sono in grado di dire se l’avvocato Melillo abbia o meno contribuito alle spese. Ma il Filo è nella lista degli editori a pagamento.
E’ la seconda volta in due anni che si chiede ai genitori di acquistare un libro pubblicato presso editori a pagamento. Lo scorso anno si trattava de “Il tè caldo nell’intervallo” di Sergio Cardone, Bastogi editore.
Se qualche ispettore scolastico o rappresentante AIE passa da queste parti, legga e mediti.
Secondo me, ci sarebbero gli elementi per denunciare questi banditi per “turbativa di mercato”, perché di questo si tratta. Se non addirittura di una vera e propria truffa in commercio.
Quanto poi alla “favola” secondo la quale i veri editori non leggerebbero i manoscritti che arrivano senza presentazione, trattasi appunto di favola fatta girare ad arte dagli imbroglioni. O anche dagli estensori di manoscritti rifiutati. Non è affatto. vero. E parlo per esperienza. Io ho sempre pubblicato per Piemme i miei romanzi e quindi conosco bene la realtà di questa casa editrice. Bene, posso giurare che ci sono diversi scrittori pubblicati da questa casa editrice che sono stati scoperti proprio leggendo i manoscritti arrivati senza alcuna presentazione. Ho assistito a delle scene di vera e propria gioia da parte dei redattori, di fronte a una “scoperta”. E si tratta di scrittori che oggi vengono decine di migliaia di copie!
Quindi mi unisco all’appello di Loredana: non date una lira a questi signori. Sono gli editori che devono pagare gli scrittori, non viceversa. E non valga la scusa che le piccole case editrici hanno bisogno, per sopravvivere, di un qualche finanziamento da parte dei suoi autori. Sono tutte balle. E cito l’esempio della Zero91, piccolissima casa editrice milanese – che credo sia anche intervenuta, a buon titolo, in questo dibattito – che pubblica libri meravigliosi e che ha fatto della battaglia all’editoria a pagamento uno dei suoi punti di forza.
Mi associo all’esempio citato da Chiara.
Non è vero, in nessun modo, che se c’è un minimo di talento le porte restano chiuse: non si apriranno quelle delle major, ma tanti editori piccolissimi, piccoli e medi lavorano con onestà. E onestà è anche dire un no quando quel no è necessario.
Per me, occorre che gli operatori culturali e gli stessi autori, come ben fanno le ragazze e i ragazzi di writersdream – che a quanto mi risulta non hanno pubblicato nulla, ma si rifiutano di alimentare questa vergogna – facciano terra bruciata.
Qui, a mio parere, si apre anche un’altra questione che ha parecchio peso nel “bilancio” del mercato editoriale: i libri scolastici su cui sarebbe bene approfondire.
Da insegnante posso dire che l’adozione dei testi di narrativa nel biennio dello scientifico è a discrezione dell’insegnante. In questo caso mi sembra un romanzo-inchiesta molto interessante, a occhio (senza conoscere i retroscena, in particolare quello più ipotizzabile e cioè che l’insegnante di lettere abbia qualsiasi rapporto con l’autore del romanzo, ma siamo nel regno delle ipotesi e mi pare brutto pensare sempre alla malafede) sarei portata a credere che da un lato l’insegnante di lettere non abbia fatto attenzione alla casa editrice, d’altro canto l’autore abbia pubblicato avendo ricevuto un’offerta che ha ritenuto valida. Sarei insomma propensa a credere alla buona fede e per quanto sia completamente d’accordo con il discorso che porta avanti Loredana, a volte come in questo caso l’argomento del romanzo è effettivamente interessante. Mi pare che sia un po’ ingiusto penalizzarlo per una questione di principio. Piuttosto farei presente all’autore, forse semplicemente inesperto del mondo editoriale, che vi sono tanti editori piccoli e medi onesti e che a volte un po’ di pazienza paga.
Ho letto e meditato, come richiesto. Vogliamo anche parlare di come vengono proposti i libri nelle scuole? Di come si fanno le adozioni? Di quali siano i metodi per “fidelizzare” il cliente? Del regalino fatto alla scuola (o al singolo insegnante), con secondi fini?
Secondo argomento: i libri finanziati (termine invece elegante per indicare libri “a pagamento” però fatti da editori che nessuno avrebbe il coraggio di denunciare in quanto potenti e prestigiosi!) regolarmente immessi sul mercato delle librerie. Insomma, il commercio si nutre di questi “strumenti”. Credo che, oltre alla riflessione, ci vorrebbe parecchia energia per tentare di cambiare le cose! Si accettano suggerimenti concreti: io, al momento, non ne ho (scoramento tanto, oltre ad essere perfettamente d’accordo sull’ignobiltà di certi comportamenti)…
Una piccola postilla: insomma sarebbe ora di sporcarsi un po’ le manine. Non si può continuare a parlare di libri come se fossero entità celeste che stanno al di sopra di tutto mentre il commercio che li veicola è sporco brutto e cattivo. Parliamo sempre di libri, autori, storie: tutto fantastico, tutto idilliaco, tutto bellissimo. Vogliamo parlare del lavoro che ci sta dietro che, lo ricordo, non è solo lo splendido lavoro editoriale ma anche quello sudicio dei, banalmente, commessi viaggiatori che invece fanno il “lavoro sporco” tipo veicolare al pubblico libri a pagamento, che vengono licenziati senza motivo, a cui viene cambiato lo “stipendio” anno dopo anno, a cui vengono cambiati contratti e condizioni di lavoro ad ogni soffio di vento. No, troppo difficile lo capisco. D’altronde sarebbe come parlare, che so, della fashion made in Italy senza chiedersi chi lavora per le nostre firme e a che condizioni… E scusate l’amarezza malcelata ma a volte mi sembra davvero di vivere su Marte.
Claudia, è accaduto per due anni di seguito: e il primo libro, quello di Cardone, era improponibile da ogni punto di vista. Ora: io non dico che vadano invitati solo gli autori più visibili: tutt’altro. Ma se vogliamo parlare di quel tipo di inchiesta, potrei citarti venti titoli italiani, neanche strafamosi, che avrebbero avuto più senso,e tutti pubblicati “free”. Ripeto: in una situazione segnata dal malcostume, trovo ingiusto essere costretta a finanziare personalmente Il filo e sbagliato proporre a un gruppo di adolescenti libri non solo pubblicati in quei termini ma qualitativamente carenti (ho letto anche il secondo).
Desian. Possiamo parlare di tutto: intanto, però, perchè non ci concentriamo su questo, in particolare? 🙂
Esatto, Loredana. E’ inutile spostare il punto della discussione. Che mi pare rimanga il seguente: la denuncia di un’editoria pirata.
E per pirata si intende una pseudo editoria che non intende far profitto, come avviene correttamente in un sistema di mercato, sulla vendita dei libri ai lettori, ma agli autori stessi!
Mi sembra paradosso di non poco momento.
Non penso di spostare il punto della discussione, mi permetto di spostare l’angolo di ripresa, forse. Provo a precisare: l’editoria pirata è odiosa perché inquina il mercato proponendo libri di scarsa qualità (lo dice Loredana di Cardone, ad esempio) e vendendoli agli autori invece che ai lettori. Lettori che non vorranno mai comprare un libro così scadente. O no? Quindi “Il Filo” della situazione (qua prima o poi qualcuno ci querela…) dovrebbe essere espulso dal mercato, spesso editori così non fanno nemmeno parte dell’AIE. Come si fa? E perché Cardone decide di pagare pur di vedere pubblicato il suo volume? Perché è costretto con la forza?
Secondo me, le case editrici-pirata stanno al mercato del libro come il concessionario di auto usate taroccate sta al mercato dell’auto, con la differenza che il concessionario nasconde la magagna “l’auto è un gioiello”, l’editore la dichiara “o mi paghi o non pubblichiamo”: basterebbe una legge che difendesse il consumatore (autore) truffato. Nel frattempo l’autore che si sente rivolgere una richiesta del genere può sempre sottrarsi e “denunciare”, almeno alla pubblica opinione, come in realtà stiamo facendo anche noi in questa discussione.
Poi torno a dire che il costume dei libri “finanziati” è assolutamente diffuso e “legale”: fior di case editrici lo praticano continuamente, ogni giorno e nessuno si scandalizza. Concludo dicendo che il sacrosanto dovere di denunciare l’editoria pirata mi pare finisca col colpire il piccolo per salvare il grande. Ho l’impressione che si sia impadronito di noi l’adagio tutto leghista del colpire gli stranieri con la scusa della sicurezza per poi salvaguardare i grandi ladri della politica e la malavita di alto bordo (“eh, quella come si fa, siamo impotenti”)… Insomma, se posso, continuo ad avere qualche riserva sulla questione!
Certo che se è una situazione ricorrente allora c’è qualcosa che non quadra. Potresti prendere la palla al balzo e proporre alla classe il boicottaggio di quel genere di libri, così almeno la trasformi in una occasione educativa 🙂
(chiedo scusa, mi rivolgevo a Loredana)
Facciamo chiarezza su un punto.
Una cosa sono i libri di testo, che sono adottati verso maggio dopo un passaggio nel consiglio di classe, secondo determinate norme che, tra l’altro, fissano un tetto di spesa: e quelli sono, brutti o belli, i libri e gli euro da spendere. Ci sarebbe molto da dire su alcuni post soprastanti, ma siccome non è questo l’argomento mi basta piantare il paletto.
Altra cosa sono i libri che un insegnante “fa comprare” nel corso dell’anno: questo è illegale. In rimo luogo, perché il tetto di spesa di cui sopra non può essere oltrepassato; se un insegnante assegna una lettura (come, ad esempio, i classici della letteratura italiana), non può pretendere che il libro sia acquistato piuttosto che preso in biblioteca, passato di mano in mano tra gli alunni, ecc. Se vuole che venga obbligatoriamente acquistato, deve inserirlo nell’elenco dei libri da adottare, all’interno del tetto di spesa, ecc. In secondo luogo, perché TUTTE le attività extracurricolari (cioè al di fuori dell’orario di lezione), comunque e da chiunque organizzate, sono FACOLTATIVE, e devono tenere conto, tra l’altro, “delle esigenze di vita degli studenti”, tra le quali non c’è dubbio ci siano i bilanci familiari. Per essere più chiari, ecco il testo di legge (L. 249/98, noto come “Statuto delle studentesse e degli studenti”, che è una legge dello Stato, e non una generica dichiarazione di principio): «Gli studenti hanno diritto alla libertà di apprendimento ed esercitano autonomamente il diritto di scelta tra le attività curricolari integrative e tra le attività aggiuntive facoltative offerte dalla scuola. Le attività didattiche integrative e le attività aggiuntive facoltative sono organizzate secondo tempi e modalità che tengono conto dei ritmi di apprendimento e delle esigenze di vita degli studenti» (art. 2, comma 6). Se il figlio di Loredana non ha potuto scegliere di partecipare all’iniziativa, o non ha potuto scegliere la modalità di partecipazione, è stata violata una norma. Se il regolamento della scuola di cui stiamo parlando dice alta cosa, è impugnabile, perché non può prevalere su una legge: e su questo devono intervenire i rappresentanti dei genitori in consiglio di classe, ma anche con un esposto al Dirigente Scolastico.
Dopo di che: la mia esperienza mi dice che ogni volta che un autore di non chiara fama (diciamo così) editato da editori di non specchiata reputazione (diciamo così) arriva in una scuola e tot studenti sono costretti a comprare il suo libro, c’è qualcosa che non va (diciamo così) nei rapporti tra la scuola (o alcuni suoi rappresentati) e l’autore o l’editore.
C’è una ragione di fondo che ci deve impegnare tutti nel denunciare e impedire che nel circuito editoriale continui a penetrare e a diffondersi il CANCRO della pubblicazione a pagamento: il deprezzamento del valore “Esordiente”.
Essere esordiente è un qualità di importanza strategica nella cultura di un paese. Tutti gli scrittori sono stati esordienti. Gli esordienti sono necessari. Non si può rinunciare a loro.
Con l’editoria a pagamento questo valore che indica “novità”, “scoperta”, “crescita” è inflazionato. L’immissione nel mercato di un numero eccessivo di opere scadenti, ad opera di Editori-Stampatori, ha fatto precipitare la percezione del livello qualitativo di un esordiente; ormai l’equazione è: esordiente=cagata letteraria (scusate per il termine ma sono le parole del mio libraio!). Si salvano gli esordienti dei grandi gruppi editoriali, riconosciuti dal marchio… per gli altri la lotta è impari!
Questo è uno dei motivi discriminanti la piccola editoria seria, che valuta e ricerca esordienti da lanciare, nei confronti dei librai e della grande distribuzione, che ben consci del fenomeno, che ormai ha raggiunto cifre da capogiro, relegano le pubblicazioni degli esordienti negli angoli più bui e “inospitali” dei loro negozi (quando non le rifiutano direttamente).
Bisogna reagire con forza e coraggio. Serve un MARCHIO DI QUALITA’. La piccola editoria deve dotarsi di un sistema che evidenzi in modo trasparente e riconoscibile il valore delle loro pubblicazioni. Bisogna escludere da ogni circuito le opere che non siano pubblicate da editori “seri” che investono, rischiando i loro capitali, per la crescita culturale del nostro paese e delle loro tasche, come è giusto che sia. Non si devono recensire e pubblicizzare opere a pagamento, NON È GIUSTO!
L’iniziativa di ZERO91 è superba. Una piccola casa editrice con un grande futuro.
Lancio un idea: per i piccoli editori, inserire nella copertina del libro il piccolo logo-simbolo NO-EAP. Si può fare?
Ma vediamo come si comporta una casa editrice italiana medio-grande, al di fuori di ogni sospetto.
Segnalo il seguente scambio tra una ***nota casa editrice italiana*** e il sottoscritto, traduttore letterario con oltre 100 titoli alle spalle.
“Gentile ***,
mi dice Mondadori che lei ha recuperato i diritti della traduzione di Westall, ‘Una macchina da guerra’, e poiché la nostra casa editrice vorrebbe farne una nuova edizione, le propongo 400 euro per l’acquisto della sua traduzione. Che ne pensa? Grazie e a presto.”
Mia risposta:
“Spero che il compenso sia almeno al netto delle solite detrazioni. Perdoni la domanda: mi vincolerei per altri venti anni?”
L’editore:
“I 400 sarebbero lordi, mi dispiace. Gli anni sarebbero venti, sì.”
Mia risposta:
“Dunque. Se l’IVA è il 20 % del 75% del compenso lordo, a me restano 340 euro, che divisi per vent’anni fanno 17 euro all’anno per un volumetto di circa 200 pagine. Imperdibile. Non mi lascio certo sfuggire una ghiottoneria del genere, soprattutto dopo una trattativa estenuante quale quella appena intercorsa. Saluti.”
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Sul tema della sottosalariazione dei traduttori italiani si veda anche l’ormai nota LETTERA ALLA MINISTRA BRAMBILLA:
http://generazionepropro.corriere.it/2010/02/la_lettera_alla_ministra_bramb.html
Orrenda megera. Mi hai censurato di nuovo.
mi sento leggermente chiamato in causa, mai letto tante sciocchezze tutte insieme, sto girando le scuole di roma gratuitamente a presentare un libro che parla di delinquenza giovanile e problemi di integrazione razziale, proprio al cavour, una mamma, a sua volta professoressa mi ha ringraziato perchè un ragazzo che ha 17 anni e non aveva mai letto un libro, si è commosso e ha detto che dopo “i ragazzi di via bravetta..” non smetterà mai più di leggerli; alla fine con i ragazzi parlo del libro ma anche di bullismo di omissione di soccorso negli incidenti stradali, di fatti di cronaca e sono ricambiato e gratificato dal loro entusiasmo, leggete il libro prima di fare i bacchettoni, faccio più per i ragazzi di tanti integerrimi genitori..
avv. fulvio melillo
Gentile avvocato,
per il proseguo della sua attività letteraria, le consiglio quanto segue:
– si girano le scuole di Roma “per” presentare un libro (non “a” presentare un libro).
– un cambio di soggetto richiede un punto e non una virgola. Bisogna cambiare proposizione, per rispettare le regole sintattiche. Non può cambiare soggetto cinque o sei volte all’interno della stessa frase, capisce?
Sa com’è. Lei potrà scrivere come meglio crede i suoi libri, ma su certi blog vige ancora il rispetto della lingua italiana.
Gentile avvocato,
io il libro l’ho letto, eccome.
E le chiedo: non è possibile parlare di bullismo e delinquenza giovanile, nelle scuole, partendo dalla propria esperienza sul campo, ma senza pubblicare a pagamento? Perchè di tante sciocchezze, mi sembra che questa sia l’oggetto del post. Nè, mi sembra, sia stata smentita.
Se lei ha a cuore il problema, questo le fa naturalmente molto onore. Anche a me sta a cuore. Mi sta a cuore anche la trasparenza in editoria. E la qualità letteraria.
Ps. Ci mancherebbe altro che venisse pagato per presentare il libro nelle scuole. Però non tralasci di dire che i ragazzi hanno acquistato il libro obbligatoriamente.
quanto a rochestar metta nome e cognome come ho fatto io. Non accetto lezioni di italiano visto che, peraltro, molte delle cose che ha scritto (forse tutte) sono sbagliate e potrei spiegarle tranquillamente perchè punto per punto ma non lo merita visto che invece di rispondere a ciò che avevo scritto su cose ben più importanti si è messa a fare la maestrina su una mail scritta d’impulso in 2 secondi; quanto alla lipperini smentisco nella maniera più assoluta che i ragazzi siano stati obbligati ad acquistare il libro e se, questo è avvenuto, è successo certamente a mia insaputa (anzi in molte scuole ho fatto una mera presentazione senza alcun acquisto) . La smentisco anche su un altro punto: molti professionisti chiedono soldi per andare ovunque anche nelle scuole, inoltre non sono l’Avv. del Filo ne devo smentire nulla, per quanto ne so io quando chiede soldi, questa casa editrice, vende i libri all’autore (come peraltro moltissime altre) fattura tutto e offre pubblicità e altri servizi; non capisco quindi come la si possa definire “pirata”. ribadisco che vi dovreste preoccupare di cose ben più importanti e se volete fare la guerra fatela alle grandi case editrici che impediscono alle piccole di “entrare” in libreria!
Avvocato Melillo. Io non ho usato l’aggettivo “pirata”, in primo luogo. In secondo, la favola delle grandi case editrici che fagocitano le piccole (a pagamento) e non leggono i geniali manoscritti degli esordienti è, appunto, fatta circolare ad arte per mantenere in vita un fiorente business. Gli editor leggono. E, certo, decidono anche di scartare quello che non ritengono congeniale.
Quanto all’acquisto del libro: mi dispiace per lei, ma a me sette euro sono stati richiesti – come ad altri genitori, e sette euro ho sborsato. Pochi, non dico di no. Ma ad ogni modo, moltiplicando per svariate classi, non pochissimi. E’ stato fatto a sua insaputa? Mi dispiace: si informi però, perchè questo è quel che è avvenuto.
Ultima cosa: un autore, a modestissimo avviso della sottoscritta, non deve pagare (sia pure sotto forma di acquisto di volumi), ma essere retribuito dall’editore. Punto.
Ultimissima: alimentare le illusioni altrui, e camparci, non è piccola cosa.
“quanto a rochestar ”
Rochester, non Rochestar… ha presente il tormentato innamorato di Jane Eyre? L’infelice signore di Thornfield Hall? Il marito disperato di Bertha Mason?
P.S. forse no.
Ops… alla fine ho sbagliato anch’io a firmarmi… ecco il risultato!
Vade retro, Albatros!
Gentile Lalipperini, ultima precisazione: “pirata” non l’avrà usato lei ma alcuni dei suoi interlocutori sì; che fosse stato acquistato il libro io lo sapevo bene ma lei nella penultima mail ha scritto di un “obbligo” che non esiste; nessun professore può aver costretto ad acquistare il mio libro visto che non è un testo scolastico; chi vuole è libero di non acquistare il libro e di non partecipare al dibattito. Quanto alle grandi case sono costretto a smentirla ancora, ho girato nelle librerie (proprio perchè il libro è scarsamente distribuito) parlando con i singoli negozianti e le assicuro che mi hanno raccontato episodi raccapriccianti; se poi “geniali manoscritti” era riferito a me, le dico subito che non mi ritengo ne un genio ne chissà quale scrittore (anche se il libro è all’ottava ristampa quindi evidentemente piace), sono un buon avvocato penalista che ha voluto raccontare una storia che valeva la pena di raccontare. Può darsi che abbia ragione lei su Filo e su altre realtà simili che io non conosco io mi limito a dire che laddove si firma un contratto che “parla chiaro” non c’è nulla di illecito o moralmente disdicevole; comunque rispetto la sua opinione ma la invito a riflettere maggiormente sui contenuti visto che la cronaca ci racconta quotidianamente storie simili a quella da me raccontata e professori e presidi mi chiamano per sensibilizzare i ragazzi sui rischi che corrono. Con questo chiudo la “polemica” che peraltro non riguardava me personalmente. Spero anzi di avere il piacere un giorno di conoscerla personalmente per discutere in manera costruttiva. buona giornata
Magari lo facciamo incontrare proprio con Bertha
rochestar ..era ironico.. ops.. non sa cosa sia l’ironia!
Non saprei cosa, IO?
(prende l’attizzatoio. E’ la fine, per tutti noi)
Preciso che l’ “orrenda megera” rivolto alla Lipperini aveva il senso di “orrenda censuratrice” di un commento che appare solo ora, a distanza di cinque mesi dall’invio. Se la titolare del blog si è rimangiata a ritroso la censura all’origine della mia irritata reazione, da un lato mi congratulo con lei per la correzione del tiro, dall’altro mi auguro che non stia solo giocando un po’ sporco.
mah