Non così, non di nuovo.
Non la caccia allo straniero come apparente soluzione alla violenza contro le donne (e in realtà come fiorellino all’occhiello partitico).
Non ci sono stupri più condannabili di altri perchè il violentatore non è (sarebbe) italiano: grazie a Sorelle d’Italia, ecco cosa sta accadendo, per esempio, a Magdalena, rumena, stuprata da un nostro connazionale.
In tempi di crisi economica tirare fuori dal frigo il solito capro espiatorio non fa mai male…
cara loredana, leggo molto qui intervengo mai.
stavolta faccio un’eccezione.
la prima cosa che le è venuta in mente è quella di passare subito dalla parte “della caccia allo straniero”.
come se quel dolore non la riguardasse, non solo come donna, ma anche come cittadina romana.
tanto che il primo commento dei suoi lettori è inevitabile: “In tempi di crisi economica tirare fuori dal frigo il solito capro espiatorio non fa mai male…”
a roma c’è un problema, una questione aperta, molto importante.
così scrivendo si scavalca qualsiasi intenzione di vedere e affrontare il problema. perchè subito si passa a condannare la caccia.
manca solo una parola, già usata ai tempi dell’omicidio della signora Reggian: “il clima di odio etnico”. a roma oggi non c’è nessun clima di odio etnico. casomai c’è una città ferita ancora una volta. ma di questa ferita nulla importa veramente a chi se ne interessa, anche su un blog.
perchè se importasse veramente, non vedrebbe nessuna caccia. e non lascerebbe parlare di “capro espiatorio”.
questa città è sola e il coro di “tolleranti ad ogni costo”, anche quello di non vedere il problema: l’impunità, la violenza e gli accampamenti clandestini (non un semplice alloggio). è un coro di ipocondriaci. che si mettono in fila e rubano il posto a chi ne ha bisogno.
Invece secondo me il problema del capro espiatorio c’è eccome, e sicuramente non si può scotomizzare il problema di due modi diversi di concepire sia il problema degli extracomunitari nella città sia il problema della violenza verso le donne, extracominitarie e non. Perchè dobbiamo dire che non ci sono questi due problemi? Quante donne extracomunitarie sono sottoposte a violenze se non eclatanti come quelle raccontate da sorelle d’italia, ma magari n pochino meno, ma legittimate perchè la psicopatologia trova la forma sociale del maschilismo e il maschilismo trova la legittimazione dell’inferiorità eocnomica. Già sei donna – poi sei pure povera! Pulisci i cessi e sei polacca. Uh E’ una vecchia storia.
La questione è che qui il vertice di osservazione signor Luca sono le donne. E si rimane un po’ perplesse nel vedere i differenti registri – tutti nel complesso deludenti anche nei confronti delle arianissime – usati nei confronti dell’agressione alle donne.
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Ciò però non ci esime, lasciando da parte Luca, dal riflettere sullo scontro di etiche che implica il rapporto con culutre diverse dalla nostra. Mi chiedo sempre se nel mio fuoco sacro ed emancipatore non ci sia dell’eurocentrismo. Avverto un conflitto. Ma forse questo è tema che esula da questo post.
questa è accademia da opinione pubblica.
ci sono due donne violentate.
a roma c’è un problema, fa comodo non vedere.
anzi spostare più in là la cosa.
continuiamo a sublimare la realtà.
Luca: poi la Lipperissima dirà la sua.
Accademie un corno, sarà per te un problema di accademie. Per me che sono donna è un problema di quando torno dal lavoro a casa la sera alle 10, e per me che ci lavoro è un problema di lavoro, a cui devo proporre delle soluzioni teoriche per evitare di fare cazzate nella prassi.
Dici di conoscere questo bog: bene questo blog assume come uno dei suoi interessi principali la discriminazione di genere. La titolare ci ha scritto un libro e spesso è interpellata in tema. Al di la del fatto che si possono avere opinioni diverse sul problema degli extracomunitari a Roma, senza per questo non voler vedere il problema – la demagogia nei confronti delle donne è molto irritante.
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(Qualche post fa qualcuno parlava male dell’aggettivo intellettuale… ah se lo rivendico! E come se lo rivendico)
Luca, che a Roma ci sia un problema (e fosse solo uno; e fosse solo a Roma) è chiaro come il sole. Ma detto questo, chi è che “non vede”? Chi è che “sposta più in là la cosa”? Non sono forse quelli che rispondono al problema indicando un altro problema?
Oggi le due parti politiche sono abbastanza convergenti, quando sono al governo: dopo l’omicidio Reggiani Veltroni fece sgomberare il campo da cui provenivano lo stupratore e la donna che lo aveva denunciato. Poi è cambiato governo, è cambiata amministrazione comunale, sono arrivate nuove disposizioni, militari, e ci sono stati casi di violenze e raid. Oggi, dopo sgomberi, militari e raid la situazione non sembra migliorata, ma si continua a indicare la causa nella presenza di stranieri in quanto tale invece che nelle condizioni di degrado di interi quartieri e borgate. Per me è questo spostare il problema e sublimare la realtà: denunciare la creazione di capri espiatori, semmai, è proprio il primo passo per riportare la discussione sul problema sulle questioni reali.
A Roma sono tornate le baraccopoli, come negli anni Settanta nei quali Scola girò Brutti sporchi e cattivi: questo è il problema, o no?
Le baraccopoli abbelliscono Roma, o sono la conseguenza di una politica che ha più che fatto raddoppiare il prezzo delle abitazioni senza alcun intervento di edilizia popolare (che avrebbe fatto abbassare i prezzi)?
Gli abitanti delle baraccopoli vengono in Italia perché attratti dal cartone e dalle lamiere, o perché nei cantieri italiani c’è lavoro, purché sia in nero? Sono refrattari al cemento e al mattone, o vivono nelle baracche perché le condizioni di lavoro non consentono loro un affitto regolare?
Amano la campagna i i fiumi, o si insediano lì perché è lì che alle 4 del mattino arriva il caporale per il quotidiano mercato degli schiavi?
Gli stupri sono un esclusivo costume di alcune specifiche popolazioni rigorosamente provenienti dall’estero, o i media parlano solo di quella ristretta fascia di stupri che vedono come protagonisti attivi i non-italiani, ignorando quelli commessi da italiani e quelli commessi su non-italiane (che sono la grande maggioranza delle vittime)?
A mio avviso, gli stupri non son tutti uguali, come impatto sulla pubblica opinione.
Ci son quelli consumati in “famiglia”: padri, mariti, parenti, fidanzati, amici, che sembra siano la stragrande maggioranza.
Ci son quelli compiuti sul posto di lavoro, di solito dal padrone, molto meno numerosi ma abbastanza diffusi.
Ci sono poi quelli per aggressione violenta in strada ai danni di semplici passanti, che sono una netta minoranza.
Però, rispetto agli altri sono anche quelli che sollevano il maggior allarme sociale.
E’ logico: a quelli in famiglia il 99% delle donne, conoscendo la propria cerchia di intimi, penserà di non essere esposta.
Già peggio va a chi lavora sotto padrone, quasi sempre sotto ricatto economico: chi sa cosa può passare per la testa al principale?
Ma è il terzo caso che da una parte alimenta i media e dall’altra terrorizza veramente tutti: nessuna donna si può sentire immune quando basta passare dal luogo sbagliato per finire dritta all’inferno, e nessuna coppietta in qualunque parte d’Italia può ormai appartarsi senza temere aggressioni da arancia meccanica.
Siccome pare sia più frequente che queste aggressioni vengano compiute da immigrati per le situazioni di degrado ben descritte prima, ecco che l’allarme sociale si trasforma in caccia allo straniero.
ci sono piaghe domestiche – domestiche nel doppio senso di “italiane” e di “consumate all’interno della famiglia” – sulle quali si tace sempre e comunque, tipo le figlie molestate dai padri, o l’evidenza impressionante del fatto statistico che la maggior parte degli assassinii nel nostro paese sono opera di familiari delle vittime. e oltre a questo si potrebbe insistere di più con articoli come quello apparso oggi sul venerdì di repubblica, in cui si fanno i conti in tasca agli immigrati lavoratori e si scopre che quanto versano di tasse è molto maggiore di quanto ricevono in servizi. ma a tutto questo si preferisce evidenziare il caso eclatante dello stupro commesso dall’irregolare, al quale si reagisce annunciando un incremento del numero dei militari per le strade, come nelle peggiori dittature sudamericane.
La violenza non ha colore o razza, questo è vero, ma non ci sono dubbi sul fatto che tra gli immigrati, percentualmente, il degrado psico-socio-economico è più forte, quindi il terreno è più fertile. Basta girare bene a Roma per rendersene conto.
@ Romano
in qualunque società, in ogni epoca, è così. basta vedere le percentuali di neri, o latinos, nelle carceri statunitensi. Gridare “al lupo al lupo” o azionare le ruspe non serve a nulla rispetto alle cause strutturali, anzi. l punto è che le baraccopoli abitare da irregolari servono a tener su il PIL attraverso un mercato dell’edilizia e dei cantieri che è la vera bolla speculativa.
“Non sono forse quelli che rispondono al problema indicando un altro problema?”
appunto. quello che ho letto in apertura di post e nel primo commento e che ritorno a leggere qui adesso in tutti gli altri commenti.
Repubblica di sabato, pagina 3, intervista in basso.
se la vostra prima reazione è di fare antropologia culturale per scansare il problema, significa che vivete al di sopra dei vostri mezzi e che per fortuna non vi è ancora capitato nulla.
ha ragione alemanno. se per ogni intervento in questione, mi danno del fascista, allora come faccio a muovermi?
ecco.
sapete solo dare del fascista agli altri.
e “giustificare” storicamente, culturalmente le violenze altrui.
ma del vostro vicino di casa, che disprezzate, nulla vi interessa.
Luca, la parola fascista in questa discussione compare solo due volte. Ed entrambe in questo tuo ultimo intervento. Basterebbe questo.
O basterebbe notare che al momento l’unica giustificazione reale che si è vista è stata quella per il giovane italiano che ha confessato lo stupro ed ha avuto solo gli arresti domiciliari perché “è un bravo ragazzo”.
O basterebbe far notare che, di fronte a commenti che parlano di cause socio-economiche, di baraccopoli, di problemi strutturali e di degrado economico invocare l’antropologia culturale è segno di non aver – credo volutamente – capito nulla della discussione.
E comunque, anche ammettendo che qui si sia fatta antropologia culturale, ritenerla un difetto e preferire quelli che hanno fatto demagogia direi che si commenta da solo.
che male abbiamo fatto per dover subire un premier così simpatico? la sua battuta su donne e militari è squallidamete maschilista. Senza parole…
@luca, non è il fatto di dare del fascista ad alemanno; lui E’ fascista!!!!!!!
Quoto Anghelos assai, e trovo il commento di Luca desolante quanto rappresentativo e utile per orientarci.
Perchè è il parere diffuso di chi ben lungi dal farsi un par de quiz, pensa che comprendere le cause equivalga a giustificare un comportamento che producono. Mi rimane difficile come – persino in una prospettiva militaresca – si possa ipotizzare un qualsiasi intervento senza anteriore interpretazione dei fatti. Eppure anche la clava di solito la contempla, anche se non pare.
E anche questa idea un po’ naiv per cui se ci hai la clava sei appassionato e direttamente coinvolto, invece se cerchi di ragionare in base alle competenze di cui disponi alle cose di cui ti sei occupato, o ai profiqui scambi che hai avuto sei uno che se ne frega.
Però boh ecco, lo trovo esemplare.
Ma ‘sto Luca chi è?
Telese?